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Autore: itsanonymous    25/04/2021    0 recensioni
« Non ti lascio andare, Prue. Scordatelo » mi dice e so che non lo farà davvero. Vorrei guardarlo in faccia, ma non ci riesco, come se non mi fosse concesso.
[...] Ma dovrà lasciarmi andare, so che dovrà farlo. Altrimenti non sarò la sola a rimetterci: anche lui cadrà nel vuoto insieme a me.
Io potrei cavarmela, ma non lui, lui no. E non posso permetterlo.
So che è così importante, da lasciarmi cadere per salvarlo senza pensarci due volte e lo farò.
Inizio a mollare la presa sul suo polso.
« Mi dispiace » mormoro.
Lascio definitivamente la presa, sento la sua voce straziata che riecheggia nei ghiacciai mentre mi preparo a cadere nel vuoto.
So che adesso lui è al sicuro. Io non più.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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VII
 







 
 
« Josh! Josh! » urlo a squarciagola il suo nome. E' circa mezz'ora che lo rincorro da una parte all'altra della strada fino al Centro, ma per una serie di imprevisti non riesco a farmi sentire.
Prima il negoziante della frutta, poi una ragazzina dagli occhi artemisia e, infine, l'andatura assai veloce del Terra mi ha impedito di raggiungerlo.
Svolta a destra e imbocca il corridoio che porta al Dormitorio, l'area pare isolata e decido che questo è il momento giusto per urlare, di nuovo, il suo nome.
Finalmente si volta, mi fa un sorriso luminosissimo « Prue » .
Lo raggiungo, gli metto una mano sulla spalla e l'altra sul mio ginocchio per riprendere fiato.
« E' mezz'ora che ti seguo » ansimo.
« E qual è il motivo di cotanto disturbo? » ironizza.
Mi guardo nervosa attorno scrutando con attenzione il corridoio, faccio un respiro prolungato e gli chiedo l'unica cosa al mondo che mi interessa sapere « Dov'è mia madre? Sta bene? ».
Josh rilassa il viso, preso in contropiede, e mi guarda con comprensione. Come uno che capisse il mio dolore.
« Prue... » comincia.
« Voglio solo sapere se sta bene, Josh, ti prego » lo supplico avvicinandomi ancora di più a lui per guardarlo negli occhi.
Sospira, combattuto « Prue, queste sono cose riservate, che nessuno dovrebbe confidarti »
« Ma... » insisto, lui mi zittisce scuotendo vigorosamente la testa e alzando l'indice.
« Sta bene » sussurra nervosamente alla fine, guardandosi intorno per essere certo che nessuno lo stia ascoltando. C'è un via vai di gente, adesso, ma nessuno presta attenzione a noi.
« E' a Naturalis, la città di massima sicurezza per i Naturali che hanno avuto contatti col nemico » mi informa.
« Non capisco... » dico, aggrottando le sopracciglia.
« Prue, Arkell ha parlato direttamente con lei. Se la lasciassimo nel mondo Naturale la troverebbe ovunque, pur di arrivare a te » mi spiega con ovvietà.
Poi ricordo che non è stata l'unica ad avere un contatto con Arkell, c'era qualcun'altro con cui non ci ha parlato direttamente, ma che ha subìto il suo attacco.
Mio padre.
D'istinto afferro le spalle di Josh, in agitazione « Josh, non mi dire che mio padre è con lei »
Lui si rabbuia « E' complicato »
« NO! » grido e subito me ne pento, qualcuno si è fermato a guardarci ma è subito sgusciato via. Mi ricompongo, senza mollare la presa su di lui.
« Prue ma che diavolo..? »
« Li devi dividere » ordino « Lui non deve stare con mia mamma, ti prego ».
Ora che non ci sarò io a difenderla, come se la caverà con quel cavernicolo?
« Cosa stai dicendo? E' impossibile, non posso... » borbotta lui.
« Josh, ascoltami! » mi guardo bene intorno, in modo che nessuno senta ciò che sto per dire. Intravedo una chioma folta e lunga dietro la porta che affaccia sul balcone ma non fa caso a noi « Lui... lui la maltratta »
Josh sgrana gli occhi, per un attimo una serie di emozioni che non riesco a comprendere gli attraversano gli occhi. Riassumo brevemente quella che per anni è stata la mia vita, senza scendere troppo nei particolari.
« Capisco » dice e deglutisce in tensione « La faccenda è molto più intricata di così. Ma riferirò a chi di dovere »
Sbatto le palpebre « Solo... solo questo? »
Lui annuisce pensieroso « Nessuno dovrà venire a conoscenza di questa conversazione, Prue. Potrei finire in guai molto seri »
« Potresti parlare di questa conversazione come una confidenza che ti ho fatto e che tu hai ritenuto opportuno riferire» dico mentre una chioma scura sparisce oltre la mia visuale, imboccando il corridoio che porta agli ascensori.
« Sì, sì, mi sembra una buona idea » dice lui allontanandosi per il corridoio « Potrebbe andar bene »
Sospiro per il sollievo: gliene sarò riconoscente a vita.
Josh mi sorride gentilmente, si avvicina di nuovo e mi accarezza il viso « Non pensare a niente, adesso » .
Resto ad osservarlo mentre lo vedo andare via. Cosa intendava quando ha detto che la faccenda riguardante mio padre fosse più complicata di quanto pensasse?
Vado via con la strana sensazione che Josh non mi abbia raccontato tutta la verità.
Sospiro tenendo d'occhio l'ora esatta. Se arrivassi in ritardo Aramis mi ucciderebbe.
Da due settimane mi allena costantemente, senza mollare mai la presa su di me. Sono quella che, a differenza degli altri, è rimasta a sgobbare anche oltre l'orario di allenamento. Ma Aramis insiste che lo faccia, perché devo essere preparata a ciò che mi aspetta.
E non c'è da scherzare o da prendere alla leggera: le sue parole sono oro colato per questa città. Aramis è un Vista, col dono della Chiaroveggenza e non solo. Molti di loro mi hanno raccontato quanto le sue prestazioni in battaglia fossero letali ed io ne ho assaggiato un po' sulla mia pelle.
Almeno in un'ora del mio allenamento quotidiano, Aramis mi acceca momentaneamente, affinché sviluppi gli altri sensi.
La prima volta che ho subìto il suo potere, ha permesso solo a Theo di assistere al mio allenamento. Dopo avermi privato della vista, ha affidato il compito di attaccarmi proprio a lui.
Inutile dire che è stato un fallimento sotto ogni punto di vista. Era la prima volta che capivo cosa significasse essere cieca, mi mancava il senso dell'orientamento, mi sentivo scoperta in ogni punto. E la presenza di Theo, alla fine, non ha fatto altro che peggiorare le cose.
Invece di dimostragli quanto fossi capace di apprendere velocemente, mi sono ridotta ad un inutile bozzolo che non ha speranza di diventare una farfalla.
Quella è stata l'unica volta in cui non ho sentito frecciatine, o frasi sprezzanti. Deve aver provato molta tenerezza per non fare del sarcasmo, il che mi fa ha fatto sentire persino peggio.
Corro agli ascensori, ma sono già in uso. Sono al Settantesimo, devo correre giù per nove piani. Guardo di nuovo l'orologio: sono le nove in punto. Non ho altra scelta: dovrò affrontare le scale.
Finalmente, dopo aver saltato cinque scalini alla volta, leggo la targa dorata al centro del muro, imbocco il corridoio arrivando in fondo e svoltando a sinistra che da sul vicolo cieco con una sola porta: la Palestra.
Mi precipito all'interno aspettandomi la furia di Aramis, ma non ricevo nulla.
La Palestra è piena di Sovrannaturali già all'opera, Aramis non c'è e nemmeno Theo a sorvegliare gli allenamenti.
Sono ancora piegata sulle ginocchia per prendere fiato e, non appena si accorgono di me, tutti si ammutoliscono e si rinuiscono in gruppetti parlottolando e lanciandomi, di tanto in tanto, delle occhiate.
Sospiro amareggiata: credevo che il periodo riguardante la ragazza nuova fosse passato.
Vedo Amilia poggiata al muro accanto alla vetrata, con le mani conserte, circondata dalle sue tirapiedi, con un ghigno soddisfatto sul viso. Si volta e mi fa un saluto con un cenno della mano e l'occhiolino. La ignoro e decido di esercitarmi con la spada, tra i sussurri che mi accompagnano.
Seleziono la modalità di difficoltà del mio allenamento, e l'aumento di un livello come mi ha consigliato Aramis, o forse dovrei dire come mi ha ordinato Aramis e parte il conto alla rovescia sul monitor.
Questo tipo di allenamento è il mio preferito: consiste nell'abbattimento di dieci manichini virtuali che compaiono in direzione e altezza casuale, prima che arrivino a posare il loro pallino rosso su di me.
Sento ancora il vociare confuso alle mie spalle e questa volta riesco a sentire chiaramente il mio nome.
Scrollo le spalle, respiro profondamente e tento di ignorarli e concentrarmi sul mio allenamento.
Apro gli occhi giusto in tempo per vedere il primo nemico comparire in basso a sinistra, sfodero la spada e lo colpisco dritto in testa.
Abbatto senza difficoltà il secondo fantoccio che precipita verso di me dal soffitto e il terzo subito a seguire.
« Sì, è proprio così come vi dico » sento dire da una voce melliflua alle mie spalle.
Colpisco il quarto manichino roteando su me stessa, il quinto viene dritto verso di me e lo colpisco al centro degli occhi senza problemi.
« La poveretta subiva maltrattamenti ogni giorno » la voce si fa strada con insistenza dentro al mio cervello, impedendomi di chiuderla fuori.
Indietreggio per portarmi a destra e colpire il mio avversario.
« Certo, cosa c'è da aspettarsi da un padre Naturale » pronuncia l'ultima parola in uno sputo dispreggiativo.
Sento il respiro divenire irregolare e il sangue affluire alle guance. Sta calma, mi dico, non parlano di te.
« E mentre lei veniva maltrattata, la nostra Prue se ne infischiava » insinua perfida e il mio cuore inizia a martellarmi il petto.
La rabbia diviene accecante e si impossessa di me così rapidamente da riuscire ad incanalare le mie abilità e dirigerle dove mi è opportuno.
Neutralizzo il settimo e l'ottavo senza alcuno sforzo, con una precisione tale da stupire persino me stessa.
« Ecco forse perché è così presuntuosa » suppone lei, con l'insidia nella sua voce.
Mi volto, scanso il puntino di uno dei miei nemici, con una capriola mi trovo alle sue spalle e lo colpisco al centro del cuore.
Nove.
« Come possiamo considerare una persona così... » continua maligna, lasciando la frase a metà per destare suspance nei suoi patetici ascoltatori.
Mi sbarazzo dell'ultimo fantoccio anticipandolo.
Dieci.
« E' proprio come lui » dichiara alla fine, subdola e soddisfatta.
Senza nemmeno fermarmi, impugno ancora più saldamente l’elsa della mia spada e la lancio.
La spada si va conficcare nel muro, esattamente due millimetri sopra la sua testa; attorno alla punta della mia spada, c’è impigliata una piccolissima ciocca di capelli marroni. I suoi.
La palestra si ammutolisce all'istante; mi tremano le mani, ma cerco di nasconderlo sollevando il palmo della mia mano verso la spada. La spada, come se avesse una vita propria, ritorna nel palmo della mia mano. Sento i miei occhi carichi di un'intensità diversa, sono come il ghiaccio eppure li sento incandescenti, carichi della mia furia.
Le sue tirapiedi hanno finalmente smesso di ridere, ed io le guardo con aria di sfida, come se stessi aspettando che qualcuno avesse da ridire delle mie azioni.
Amilia è rossa di rabbia, non si aspettava una reazione così radicale da parte mia. L'ultima volta mi ero limitata ad un sorrisino indistinto, questa volta sono passata ai fatti.
« Come.. hai... osato » asserisce fumante di rabbia, camminando minacciosamente.
Non rispondo, mi faccio più avanti aspettandola trepidante. Si sfila un pugnale dalla caviglia e me lo lancia, non fa nemmeno in tempo a giungermi che ho alzato la mano e la mia barriera difensiva si è attivata, spedendo la lama ai suoi piedi con un tintinnio.
Tutti sussultano all'accaduto e mi guardano sbalorditi e ammirati al tempo stesso. La faccia di Amilia è una maschera di orrore e invidia, anche se non capisco bene per cosa.
« Cosa diamine sta succedendo qui? » è Aramis, accompagnato da Theo che ci scruta attentamente.
Non so da quanto tempo siano arrivati, quindi non so a cosa abbiano assistito.
Amilia sembra aver perso la voce, guarda prima me come se volesse uccidermi, per poi cambiare totalmente espressione quando incontra il viso di Theo.
Lo guarda con ammirazione, imbarazzo, con uno strano luccichio negli occhi..
Sgrano istintivamente gli occhi davanti a quella rivelazione: prova qualcosa per lui.
La cosa mi provoca un leggero pugno nello stomaco, ma cerco di ignorarlo.
« Allora? » insiste Aramis con adirazione.
« Prue ha cercato di colpirmi con la sua spada, e allora le ho lanciato un pugnale. E' stato per leggittima difesa » riassume Amilia.
« Bugiarda! » le urlo e faccio un altro passo verso di lei, ma Theo si interpone tra di noi, dando le spalle ad Amilia.
I suoi occhi mi scrutano a fondo, come se potessero leggermi dentro, mettendomi soggezione. Deglutisco rumorosamente, mi sudano le mani.
« Non sono tollerati atti di violenza, qui » sibila Aramis alle mie spalle.
Mi volto per affrontarlo « Ha spiattellato in giro i miei fatti personali! »
« Non mi importano i motivi » dichiara lui « Sarai punita comunque »
« Ha origliato una conversazione e non doveva! » sento la mia voce divenire stridula e il respiro irregolare « Non si doveva permettere, lei non sa niente, non sa niente! »
« Vedete? » annuncia Amilia riferendosi alla folla « E' instabile »
Vorrei fiondarmi su di lei ma Theo me lo impedisce, bloccandomi nella morsa delle sue braccia. Il mio viso è così vicino al suo corpo che riesco a sentire il profumo di lavanda.
« Me ne occupo io » assicura, rivolgendosi ad Aramis.
Poi mi trascina di peso fuori dalla Palestra, sbattendo la porta alle nostre spalle.
Mi lascia andare e guarda davanti a sé.
« Vieni » asserisce offrendomi la sua mano. Ed io l'accetto.
 
 
   
 
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