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Autore: jarmione    26/04/2021    2 recensioni
Fairfarren
Aveva già sentito quella parola, o meglio, l'aveva letta nei suoi libri.
La si dice a qualcuno che deve affrontare un viaggio arduo.
Era un modo per dire “Che la sorte sia con te” oppure “Che la fortuna sia con te nel tuo cammino”
una parola dolce, con un significato molto profondo.
Perché Gliel'aveva detta?
Che mai poteva accadere, per dirle una cosa del genere?
Genere: Fantasy, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jareth, Nuovo personaggio, Sarah
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco a voi la terza prova!

Vi vorrei comunicare, inoltre, che sono intenzionata a pubblicare questi ultimi tre capitoli (uno è l'epilogo) oggi, mercoledì e venerdì così la concludiamo e via.

Devo però valutare bene...lascio a voi la scelta

Ringraziamo Fiore del deserto e Trainzafan per la loro collaborazione (aaaameeeen)

Buona lettura.

 

 

 

Ripresero il cammino e stavolta più spediti.

Solo dopo aver eseguito un paio di svolte Sarah si bloccò all’improvviso.

“Un momento...” disse “...c’è qualcosa che non quadra”

“Spiegati” incalzò Jareth.

“Re Mihal ha uno scopo ben preciso e non credo che farci camminare serva davvero a qualcosa di concreto, se non a farci perdere tempo”

Jareth concordò con Sarah.

“Vuole farci esternare ciò che abbiamo nella nostra anima” disse lui “Vuole che impariamo a fidarci l’uno dell’altra e rispettare le nostre diversità”

Sarah si accigliò “Le prove appena affrontate...” riprese, cercando di non pensare alle brutte parole sentite dal falso Jareth “...hanno esternato i nostri lati deboli e fatto uscire ciò che realmente pensiamo l’uno dell’altro”

“Quindi?” Domandò Jareth, spazientito da tutti quei giri di parole.

“Quindi è altamente probabile che la prossima prova ci colpirà entrambi e non più singolarmente”

Jareth sorrise nervoso “Certo, perché fino ad ora che ha fatto?” domandò.

Mentre tormentava uno di loro, tormentava anche l'altro.

Sarah tentò di riprendere il discorso, ma venne interrotta da un rumore sommesso.

Il terreno iniziò a tremare sotto i loro piedi e le ombre, sempre più allungate per via del sole in continuo movimento, iniziarono a spostarsi ed aprirono un solo ed unico varco fino al centro del labirinto dove, se ne accorsero solo in quel momento, vi era un’enorme ombra scura.

Sarah notò che era l’unica a non essere influenzata dal movimento del sole.

Jareth fece un passo indietro “Il lago di Celebros”

Facendo mente locale, Sarah ricordò di aver letto quel nome in uno dei suoi libri di favole.

Celebros significa schiuma d’Argento, ma non ricordava nulla di terrificante collegato ad esso.

“Non ti avvicinare” aggiunse Jareth, come se avesse intuito i pensieri di lei.

Si chinò e prese un sassolino, lanciandolo esattamente poco distante dall’inizio dell’ombra.

Nel giro di pochi secondi questa si mosse e sormontò il sassolino, facendolo scomparire nel nulla.

Durante quel processo, Sarah poté udire come un clangore di lame che cozzavano fra loro e riuscì a realizzare il perché avevano dato a quel laghetto il nome Celebros.

Non le importava cosa fosse successo a quel sassolino, Sarah decise che era molto meglio per lei obbedire all’ordine di Jareth.

Era sicuramente lì la loro ultima prova, ma non videro nessuna porta o foglia elfica ad attenderli.

Alla fine alzarono lo sguardo e la videro.

Stava calando giù dal cielo, trasportata dalla leggera brezza, esattamente verso il centro de lago.

La osservarono scendere e quando finalmente si posò sull'acqua la videro andare a fondo.

Sarah fece il gesto di voler entrare nell'ombra, ma Jareth riuscì a prenderla in tempo.

Lo stesso rumore che avevano udito con il sassolino si era ripresentato.

“Sei impazzita, Sarah?” l'ammonì lui

“Ma la foglia è caduta dentro!”

“Se entri dentro morirai!” ribatté Jareth “E non ho intenzione di perderti, hai capito?”

“Ma...”

Il clangore, che nel frattempo era cessato, riprese nuovamente e stavolta al centro esatto del laghetto.

Nel guardare attentamente, Jareth e Sarah videro un grosso palo di legno spuntare dal nulla.

Si ergeva lentamente e, nonostante il rumore metallico dell'acqua, non presentava segni di tagli come si aspettavano.

Ciò che non potevano prevedere era quello che il palo aveva con sé.

Sempre dal nulla, iniziarono a spuntare dei capelli neri, poi una fronte, poi gli occhi ed infine la testa per intero.

“Kal!” Esclamarono i due in coro.

Kal riprese a respirare come se fosse stato lì sotto in apnea per ore.

Scuoteva la testa con l'intenzione di asciugarla dall'acqua e cercò di aprire gli occhi per mettere a fuoco Jareth e Sarah.

Era completamente fradicio ed i suoi capelli erano appiccicati al volto.

“Oh mio Dio, Kal!” Sarah voleva fregarsene della riva, voleva entrare in acqua e salvarlo, ma anche in quell'occasione Jareth la fermò.

“Nulla è come sembra” le disse Jareth “Aspetta e fidati di me”

Quando l'intero corpo gocciolante di Kal fu all'esterno, Jareth prese la parola “Sei anche tu un falso?”

Kal fece segno di no “No maestà, ma vorrei esserlo” rispose, cercando di riprendere a respirare regolarmente “Non potevo saperlo, maestà, mi ha colto alla sprovvista”

“Jareth, dobbiamo aiutarlo” disse Sarah, aggrappandosi alla manica della camicia di lui “Dobbiamo tirarlo giù”

“Se volete aiutarmi...” intervenne Kal “...dovrete superare la terza prova.” deglutì “Sono io il vostro enigma”

Jareth e Sarah lo guardarono senza capire, ma il servo iniziò a parlare

 

Sono un servo e il mio compito è ascoltare

Se davvero mi volete salvare

Insieme all’altro mi dovrete raccontare

Quel che nel vostro cuore si può celare

Ma attenzione, a non barare

Se sbagliate, più giù dovrò andare

 

I due ascoltarono impietriti le parole del povero Kal.

“Maestà, mi permettete un suggerimento?” Disse Kal “Sbrigatevi”

Quest’ultima parola risultò come un ordine, ma un ordine a cui Jareth e Sarah avrebbero adempiuto senza batter ciglio.

“Quello che nel vostro cuore si può celare” ripeté Jareth “Che significa?”

Sarah, che aveva capito molto bene cosa quell'enigma significasse, gli lanciò uno sguardo di fuoco “Voi uomini non capite niente quando si parla di amore, vero?”

“Tu dici?” Jareth incrociò le braccia e la guardò in segno di sfida “E sentiamo, Sarah Williams, cosa ti fa credere che si parli di amore in questo momento?”

“Vostra grazia...” la voce di Kal li chiamava, ma loro non sembravano intenzionati ad ascoltare.

“Lo dice l'enigma stesso! E lo hai anche ripetuto” gli ricordò Sarah “Le prove precedenti ci hanno portato ad esternare solo una parte, re Mihal vuole che facciamo l'ultimo passo”

“Sei una ragazzina ottusa, Sarah” ribatté Jareth “Kal rischia la morte e tu parli di amore!?”

“Vostra maestà!” gridò Kal, venendo finalmente ascoltato “Sarah ha ragione...” abbassò lo sguardo verso i suoi piedi, che erano già scomparsi ed il clangore dell'argento si faceva sentire “...Mi dispiace, maestà, ma non intendo tornare la sotto” spiegò, cercando di nascondere la paura che si stava facendo strada in lui “Vi prego, re Jareth, ascoltatela, ascoltate Sarah”

Jareth sospirò, portandosi il pollice e l'indice alla base del naso come se avesse un'emicrania

“Che cosa umiliante...” disse irritato “...un re non dice certe cose in pubblico”

Anche se, fino a poco prima, aveva fatto cose ben più in là di una dichiarazione d'amore...aveva baciato Sarah e per ben due volte.

E l'aveva pure abbracciata!

Si era scavato la fossa da solo.

Il clangore aumentò e Kal finì dentro fino alle ginocchia.

“Kal!” Sarah era terrorizzata di perdere il suo amico, così decise di prendere la parola “Jareth io...” si rese conto che era più difficile di quanto sembrasse.

Dire a Jareth qualcosa di così intimo e così...privato, sapendo di essere ascoltata, era veramente umiliante come lui diceva, ma se non lo faceva avrebbero perso Kal.

Cos'era più importante?

Dire ciò che prova realmente per Jareth davanti a tutti e salvare Kal, oppure stare zitta e sperare che re Mihal non facesse davvero morire Kal?

Come ragionerebbe una vera regina?

Cercò di pensare alla madre di Jareth, la regina Elbereth.

Lei era una donna così meravigliosa, amata dal popolo e con le giuste parole al momento giusto.

Le esigenze del popolo prima di tutto, le aveva detto.

Kal era parte del popolo di Goblin, del labirinto di terra e, anche se finta, lei era la regina e come tale doveva comportarsi.

Kal era suo amico, Kal era il popolo ed il popolo veniva al di sopra di tutto.

“Jareth...io non sono degna di essere qui, di essere al tuo fianco e di governare il tuo regno” disse “Sono solo un'umana che ama le favole, i libri e vivere fra le nuvole, tutte caratteristiche indegne di una vera regina” deglutì e ora partiva la parte più difficile “Se anni fa fossi stata zitta, tu ora saresti a capo del regno di Goblin e saresti il re migliore che l'Underground possa avere. Ma io ho preferito fare la stupida ed ora siamo qui per causa mia e del mio stupido orgoglio.”

Jareth la guardò meravigliato e allo stesso tempo sconvolto.

Sarah si stava davvero aprendo, stava davvero dicendo quello che pensava e lui lo poteva sentire non solo con le orecchie ma anche con il cuore.

“Questo periodo nell'Underground e queste prove sono state utili anche a me, per capire i miei errori e quanto il mio ego abbia portato un intero paese sull'orlo della rovina” proseguì “E mi hanno aiutata a capire anche altro...” prese una mano di Jareth fra le sue “...non so se un giorno perdonerai l'affronto che ho causato a te e al tuo popolo, ma desidero dirti che farò di tutto per imediare e ti confesso anche che...” esitò.

Confessare una colpa era semplice, ma l'amore...

Il lago parve accorgersene e Kal richiamò la loro attenzione, le gambe erano completamente scomparse “Sarah, dillo!” esclamò “Per l'amor del cielo, dillo!”

“Jareth io ti amo!” gridò a gran voce, chiudendo gli occhi e pentendosi amaramente di quanto appena confessato.

Lei provava davvero questo sentimento nei confronti di Jareth.

Vuoi per le prove appena affrontate o per qualche altra ragione, ma Sarah si era innamorata veramente di lui.

Lo aveva odiato, sì, ma era un odio infondato in quanto dettato dal suo orgoglio.

Se lo avesse ascoltato, se solo avesse avuto l'idea di trovare un punto di accordo...ma lei era cieca e quello che stavano vivendo era la conseguenza dei suoi errori, che Jareth era stato costretto ad assecondare.

Era proprio vero: lo aveva temuto, lo stava amando e stava facendo quello che le diceva.

Ora, non restava che verificare se anche per lui era lo stesso.

Quando sentì la mano di Jareth stringere la sua riaprì gli occhi e lo guardò sbalordita.

“Sono un re, ed essere orgoglio rientra nella mia figura” disse “Non serve che ti dica quali sono i miei lati peggiori, li conosci già e te ne hanno parlato.” fece un cenno con il capo in direzione di Kal, che distolse lo sguardo e fece finta di niente “Io ho dei doveri da rispettare e un'immagine da mantenere, ma non ho paura di perdere la mia reputazione per confessare qualcosa che si cela dentro di me”

Il rumore metallico dell'acqua interruppe il discorso e Kal si ritrovò dentro fino alla vita

“Ma cosa...?” Jareth non capiva, stava parlando e dicendo apertamente le cose, perché l'acqua inghiottiva Kal?

“Non divagate, maestà!” disse Kal “L'acqua lo sa se state girando intorno! Vi supplico, ditelo subito!”

“Ci sto arrivando, dannazione!” si lamentò Jareth, non rendendosi conto che questo fece sprofondare di più il povero Kal.

“Oh goblin!” si lasciò sfuggire Kal, dimenandosi “Ditele quello che avete detto a me, fate quello che mi avete confessato!”

Jareth trattenne un'imprecazione.

Re Mihal aveva permesso a Sarah di confessare di tutto prima di farla dichiarare, mentre con lui voleva che si dichiarasse subito.

Jareth non era un sentimentale e nemmeno un romantico, ma sapeva riconoscere quanto fosse sconveniente fare certe cose in un contesto simile.

Ma non ave altra scelta e Kal stava sempre più sprofondando.

“Sarah, credimi, è difficile parlarti in questo contesto e...”

“Maestà...” Kal era scomparso fino al collo

“Sarah, il sentimento che provi per me è reciproco...” disse “...e possiamo renderlo ufficiale, se lo desideri”

Kal era sceso ancora “Maestà, sbrigatevi!” disse, mentre la bocca veniva pian piano coperta.

Non era romantico così, ma il terrore di perdere il suo più fedele amico e di conseguenza Sarah prevalse su tutto.

“Sarah Williams io ti chiedo...di rendere ufficiale il nostro legame, di rendere valido il matrimonio e, sempre se lo desideri, di regnare al mio fianco sulla città di Goblin e sul labirinto di terra” fece un profondo respiro “Io ti chiedo di essere mia”

Sarah era rimasta senza parole o meglio, ne aveva parecchie, ma si trattava della stessa identica parola ripetuta in più lingue del mondo.

Era talmente assorta nei suoi pensieri da non accorgersi che Kal era completamente scomparso.

Per fortuna restò sotto pochi secondi.

“Sì!” esclamò Sarah “Sì, Jareth, lo voglio”

Il clangore cessò e al suo posto si udì lo scrosciare normale dell'acqua.

Kal riemerse e prese una gran boccata di aria, mentre le corde che lo tenevano legato si sciolsero e lo fecero cadere in acqua.

Anche se avrebbe voluto fare altro in quel preciso istante, Jareth si gettò nel laghetto e andò a recuperare Kal.

“Maestà...”

“Non credere che ti lasci qui a crogiolarti nell'acqua” lo ammonì Jareth con un sorriso scherzoso “Abbiamo parecchio lavoro da fare io e te e...la nostra regina”

Kal riprese fiato e sorrise “Non intendo abbandonarvi, maestà e credo di averne abbastanza dell'acqua per oggi”

Una volta tornati a riva, Sarah si fiondò fra le braccia di Kal, infischiandosene dei vestiti che si bagnavano.

“Ho avuto paura di perderti” pigolò lei, mentre tutte le lacrime fino a quel momento trattenute fuoriuscirono copiose lungo le sue guance.

“Non vi libererete facilmente di me” Kal ricambiò la stretta “State bene?” domandò, poi, rivolto ad entrambi.

Jareth annuì e stessa cosa Sarah, che si staccò e si asciugò le lacrime.

“A questo punto devo dichiarare la prova superata” disse Kal “Maestà, non ero al corrente delle sue intenzioni, ve lo posso garantire”

“Ti credo, amico mio, non temere” lo tranquillizzò Jareth, voltandosi verso il castello “Hai ottenuto il tuo scopo!” esclamò “Non sono più disposto a tollerare questo affronto!”

Il silenzio regnò sovrano per alcuni istanti lunghi quanto l'eternità e alla fine una luce dorata apparve poco distante dal trio.

“Possiamo tornare?” domandò Sarah incredula “Abbiamo davvero finito?”

“Sì, mia preziosa.” confermò Jareth “Possiamo tornare a casa”

Kal si inchinò e fece cenno ai suoi regnanti di avanzare per primi e poi li seguì.

La luce li avvolse completamente e poi scomparvero nel nulla.

  
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