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Autore: Enchalott    26/04/2021    3 recensioni
Questa storia è depositata presso lo Studio Legale che mi tutela. Non consento "libere ispirazioni" e citazioni senza il mio permesso. Buona lettura a chi si appassionerà! :)
"Percepì il Crescente tatuato intorno all'ombelico: la sua salvezza, la sua condanna, il suo destino. Adara sollevò lo sguardo sull'uomo che la affiancava, il suo nemico più implacabile e crudele. Anthos sorrise di rimando e con quell'atto feroce privò il cielo del suo colore".
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Carissimi, con questo non manca che l'epilogo. Non aggiungo altro perchè le emozioni si fanno sempre più vive. Vi lascio alla lettura. Un bacio! 

Le ultime notizie
 
«Proprio ora che la regina è a Elestorya!» balbettò Iristan, rigirandosi le mani e camminando ansioso per il corridoio «Che guaio, che guaio terribile!»
Kesthar lo fulminò con un’occhiata tanto truce da pietrificarlo.
L’attendente farfugliò le sue scuse, pensando che, sebbene avesse smesso di imperversare nelle prigioni di Jarlath, qualcosa del terrificante demone Haffgan era rimasto nell’uomo che attendeva impassibile fuori dalle stanze della guaritrice. Si domandò come potesse rimanere tanto distaccato mentre Dessri si stava occupando di Màrsali, che quella mattina era stata colta da un malore. Forse si era trattato di affaticamento, poiché la giovane veggente da mesi stava svolgendo le veci della principessa Adara. Un ruolo molto impegnativo.
La porta si aprì e la donna dai capelli melograno invitò l’energumeno a entrare, senza lasciar trapelare alcun indizio. Iristan riprese la giaculatoria.
Kesthar si precipitò dalla sua sposa, accantonando l’indifferenza che fino a quel momento aveva usato come barriera.  
«Vi lascio soli» disse Dessri in tono rassicurante.
«Màrsali…?»
«C’è qualcosa che neppure io riesco a prevedere» sorrise lei.
Il guardiano lasciò che la moglie gli prendesse la mano enorme, tutt’altro che pacificato, anche se l’espressione serena lo lasciava ben sperare.
«Cosa sarebbe?» borbottò in preda al dubbio.
«Tuo figlio.»
«M-mio… mio figlio?»
La veggente annuì, divertita e commossa dalla reazione impacciata.
«Non mi sono accorta di essere incinta. Mi dispiace averti fatto preoccupare.»
«È una tale gioia, che non riesco…»
«Lo so» concordò Màrsali «Nemmeno io riesco a contenerla.»
Kesthar la baciò con emozione traboccante.
 
 
Aska Rei accolse sul polso lo strik proveniente dal Nord e lesse la missiva, passando a Dionissa il foglietto spiegazzato. Si appoggiò al bordo decorato della balconata, lasciandosi lambire dalla brezza odorosa del deserto.
«Sono notizie meravigliose!» affermò la principessa, accarezzando il piumaggio bianco picchiettato di nocciola dell’uccello.
«Dessri è squisita nell’informarci, sebbene tu e Màrsali siate in costante contatto.»
«Non tutto passa attraverso il Kalah. Per esempio, non ho idea di cosa contenga il secondo messaggio che ha inserito nell’anello.»
«Seh» sogghignò Rei «Solo perché sei discreta e sai che non ci riguarda. La lettera è per Dare Yoon, l’ho già mandato a chiamare.»
 
Il capitano della Guardia si presentò, impeccabile nella sua uniforme tortora e cremisi, ma con un’ombra malinconica nelle iridi blu mezzanotte.
«Notizie da Iomhar?»
«Tutte positive» anticipò il generale, sventolando la missiva «Attendono il ritorno della loro regina e del suo consorte. Il raccolto è prospero, la ricostruzione di Jarlath è completa, Màrsali è in dolce attesa e Dessri prende marito.»
Dare Yoon strabuzzò gli occhi.
«Per caso non sarai geloso?» ridacchiò il generale.
«Macché, mai stato. Ho già istruito i miei uomini per scortare Narsas e la principessa a Thyda. Suppongo tu mi abbia convocato per questo, non per ventilare assurdità! Perdonate, altezza» aggiunse inchinandosi.
Dionissa sorrise, assuefatta ai rudi sistemi di interazione dei due.
«No, in verità» ribatté Rei «Adara non ha bisogno di difensori, la presenza di suo marito e del suo arco sono più che sufficienti. È giunto anche messaggio per te.»
Il soldato accolse lo scritto con palese stupore. Lo infilò nel copri avambraccio, intenzionato a leggerlo in disparte.
«Conto su una dettagliata sintesi per restare aggiornato» ironizzò il primo.
«Bravo, inizia a contare» ringhiò Dare Yoon «Quando finisci, avvisami.»
Aska Rei sghignazzò, battendogli una mano sulla spalla.
«È così che mi piaci, Yoon! Permaloso e scorbutico! Sei in perfetta forma! Shionade adorerà averti come tutore!»
«Non mi commuovi» ribatté l’altro, lasciandosi sfuggire un guizzo compiaciuto.
 
«Lo prendi sempre in giro» mormorò Dionissa con rassegnato rimprovero.
«È più forte di me» sospirò Rei con aria ben poco contrita «Persino la neve di Iomhar si è sciolta, invece lui…»
«Oh, smettila! Più sei preoccupato, più aumenta la tua faccia di bronzo.»
«Inutile negare.»
«Restagli vicino, Rei. Dal giorno in cui le tenebre sono state vinte, porta in sé una ferita che non può curare da solo. Sebbene gli dolga, non la distingue con chiarezza, pertanto essa non guarisce.»
«Credi non ci abbia provato? È impossibile con lui. Se mi avvicino, va sulla difensiva e in autonomia non intavola l’argomento. L’ultima volta in cui sono intervenuto, non mi ha rivolto la parola per giorni! Tsk, tu la fai semplice.»
«Non sempre lo sfondamento è il sistema corretto per conquistare un obiettivo» asserì Dionissa placida «Dovresti saperlo, sei lo stratega del Regno.»
Aska Rei rimase a bocca aperta.
«Ovviamente questo non riguarda il tuo Kalah» mugugnò piccato.
«Esso non ha parte in ciò che ti ho detto. Se avessi voluto chiamare in causa il dono, ti avrei rivelato che il figlio di Dare Yoon sarà il più caro amico del nostro e che rimarrete legati attraverso le generazioni future.»
«Pare confortant… cosa!? Un momento! Noi abbiamo una femmina, lui non è padre!»
Dionissa trattenne a stento l’ilarità.
«Stai cercando di dirmi qualcosa?» domandò Rei.
«Non sono incinta. Intendevo…»
«Che idea geniale, amore mio!»
«Rei!»
«Non stavo pensando a nulla di sconveniente stavolta! Giuro! Alludevo alla tattica fallimentare che hai evidenziato prima!»
La sacerdotessa ricevette il suo bacio appassionato e lo ricambiò.
«Devo andare» mormorò lui con aria ispirata «Più tardi mi aggiornerai su quale spudoratezza hai immaginato tu, piuttosto. Prometto di accontentarti.»
La principessa nascose il viso in fiamme contro il petto di suo marito.
 
Dare Yoon scese lungo la china che conduceva al cortile delle esercitazioni, dove era atteso dai suoi uomini. Spiegò il foglio, vergato dalla guaritrice nella lingua comune.
 
Mio caro Dare Yoon,
ho riflettuto a lungo sulle parole da inviarvi e il tempo è passato più celere del previsto, perciò scusatemi se non vi ho scritto prima. Vi assicuro che ho pensato a voi e alla maniera migliore per esprimere ciò che porto nel cuore.
Innanzitutto sento una gioia incontenibile.
Se foste a Jarlath, non la riconoscereste più: non solo per via dell’estate, che ha baciato il suolo maledetto della nostra terra, ma anche per gli sguardi carichi di letizia che fioriscono sui volti dei miei concittadini. Ne siamo contagiati e insieme ci stiamo impegnando affinché ogni singola esistenza possa essere inclusa nella possibilità che ci è stata concessa.
Intensa speranza.
È il dono più prezioso che il nostro reggente ha lasciato al Nord, a ciascuno di noi, concretizzandolo. Se un uomo come Anthos è giunto a sacrificarsi per amore, allora esiste la certezza che il domani possa essere cambiato e che nessuna previsione, neppure la più convincente, potrà impedirlo. Finché qualcuno sarà disposto a mettere da parte se stesso e il proprio orgoglio a favore del prossimo. Finché sarà l’amore a vincere.
Consapevole presenza.
La possibilità che ho concesso a me stessa come guaritrice e come donna. Ho messo in conto l’umana eventualità di sbagliare, ma – come avete suggerito - sono pronta ad accettare la sconfitta e a tramutarla in una nuova via. Di questo insegnamento vi sono debitrice. Non rinuncerò a mettermi alla prova, a donarmi. Allontanando l’immagine distorta di me e ricollocandomi nella giusta prospettiva, sono riuscita a osservare l’intorno e il mio sguardo ha incrociato quello amorevole di un uomo. Lo conoscete, si tratta del capitano Tarlach.
Quando è tornato a Iomhar con i superstiti, la nostra vicinanza si è fatta più serrata. Anche lui ha perso la famiglia in quei giorni bui, siamo divenuti l’una il sostegno dell’altro. Ma non è l’incontro tra due solitudini. È un principio, il voler continuare a vivere e ad amare. Anche se il modo non è quello che avevamo immaginato.
Quando mi ha proposto di diventare sua moglie, quasi non sono riuscita a rispondergli per l’emozione che mi ha attraversata. L’ho riconosciuta ed esaudita. Ho realizzato di non desiderare altro, altri che lui. Anelo restare al suo fianco, scoprire con Tarlach quanto ci riserverà il futuro. 
Ci sposeremo tra due mesi e sarebbe meraviglioso se poteste presenziare. Comprendo che risulterà difficile, ma vi vorrei accanto come testimone. Sono persuasa che la mia felicità attuale dipenda dal nostro precedente incontro. Non chiamo in causa il destino per non inquietarvi, dunque preferisco definirlo prodigio: ne siete parte attiva.
Mi auguro di trovarvi accanto alle candele accese. Mi auguro che abbiate raggiunto ciò che stavate inseguendo, che la vostra esistenza sia piena, che abbiate ritrovato i vostri cari, che abbiate imparato a perdonare, che siate in pace con voi stesso come io lo sono.
Gli dei vi accompagnino.
 
La vostra amica Dessri
 
Dare Yoon ultimò di scorrere le righe e scosse la testa sorridendo. Negli ultimi due anni era stato testimone di tre matrimoni: quello tra Anthos e Adara, quello insperato tra lei e Narsas, quello ufficiale tra Rei e Dionissa. A ripensarci, ciascuno di essi possedeva del portentoso, conteneva un insegnamento di speranza, di fede, d’eternità. Forse, se avesse presenziato a quello di Dessri e Tarlach, avrebbe assimilato il valore del perdono. Eppure ne era stato capace: aveva assolto Aylike, pur allontanandola dalla propria vita, e persino suo padre, che aveva rivisto in un incontro che aveva toccato entrambi.
Ma lei… lei proprio no, rifiutava a buon diritto di scusarla.
 
Dopo la non ultimata apocalisse, il clima di Elestorya era divenuto più clemente, tuttavia la giornata era torrida: il sole picchiava con ferocia sui corpi atletici dei soldati, impegnati in addestramento e grondanti di sudore.
Dare Yoon si terse la fronte e percorse lo spiazzo a lunghe falcate, sbraitando ordini e rimproveri, ignorando la vampa che esalava dal suolo in ondulazioni tremolanti.
«Ben fatto, capitano!»
Il tono autorevole fece scattare gli uomini sull’attenti. L’ufficiale si volse, assumendo la stessa posizione con un istante di ritardo e incontrando lo sguardo d’acciaio di Rei.
«Generale?»
Che diavolo ti prende, Rei?
«Riposo! Sono venuto per un’ispezione. Mi è giunta voce che qualcuno dei soldati scelti batta eccessivamente la fiacca.»
Perché devo sempre discutere con te, Yoon?
«Nossignore» ribatté il comandante della Guardia «Nondimeno la vostra visita ci onora, verificate l’efficienza dei miei uomini a vostro piacere.»
Ma se li sto prendendo a calci da due ore buone! Quale fiacca??
«Lieto di sentirlo, capitano. Siete congedato per oggi.»
Sì sì, quello che ti pare, Yoon, ora levati dai piedi!
Dare Yoon si irrigidì nel saluto militare, poi si diresse verso gli alloggiamenti, rinunciando a darsi ragione della bizzarra improvvisata dell’amico.
Si spogliò ed entrò nella doccia: fece scorrere il getto sul corpo per togliersi di dosso la stanchezza e la polvere. Il mosaico sulla parete scintillava imperlato di stille liquide. Lo fissò distratto, preso dalle riflessioni.
Certo che quando ci si metteva, Rei riusciva a essere davvero pedante. La sua voce stentorea giungeva dal cortile, portata dal vento, mentre forniva le disposizioni ai soldati. Gli avrebbe chiesto spiegazioni sull’iniziativa.
Superiore o meno, avrebbe potuto avvisarmi! Altro che “siete congedato”, per tutte le maledette oasi!
Si avvolse un telo di lino intorno ai fianchi e rientrò nello spogliatoio, assorto. L’istinto gli diede una scossa tale da portarlo a cercare la spada. Sollevò il capo, inquieto.
Sharen era seduta sul tavolo a ridosso del muro, le gambe accavallate in maniera composta, in evidente attesa.
«Che ci fate qui?» domandò secco.
«Aspettavo voi. Recuperate la vostra lama, se vi fa sentire al sicuro.»
«Tsk! Siete in cerca di guai o volete procurarne a me? Non intendo guadagnarmi un mese di consegna perché un’estranea è entrata qui dentro! Andatevene o sarò costretto ad arrestarvi!»
Sharen appoggiò i piedi a terra e il lungo abito arancio frusciò lieve, aprendosi sugli spacchi tipici dell’abbigliamento del Sud. Non era armata.
«Non vi creerò alcun fastidio. Sono venuta a dirvi addio. Partirò domani, aggregandomi alla scorta della principessa. Torno sulla Karadocc
Dare Yoon inarcò un sopracciglio, decisamente spiazzato.
«Oh, non temete» aggiunse lei, intercettando il suo sguardo inquisitorio «Non intendo riprendere la via della pirateria. Il galeone di Dalian è un mercantile.»
Il soldato continuò a fissarla, privo di parole. Le gocce trasparenti sulla pelle ambrata e sulla chioma corvina gli ruscellarono lungo le membra per poi depositarsi sul pavimento, unico suono nell’atmosfera tesa.
«Vi si è seccata la lingua?» domandò l’isolana, interrompendo l’estenuante silenzio.
Dare Yoon strizzò le palpebre sulle iridi blu notturno.
«Buon viaggio» troncò glaciale, serrando i pugni lungo i fianchi.
Sul viso di Tsambika transitò un lampo misto di disperazione e orgoglio. Un taglio di sole da una finestra adiacente al soffitto cadde sulla curva sensuale delle sue spalle. Il tatuaggio con l’onda e il vento spiccò sull’epidermide nivea.
«Tutto qui? Niente ingiurie, niente rimproveri, niente di tutto ciò che state rimuginando da mesi? Preferite cedere il passo al nemico anziché affrontarlo?»
«Pensate ciò che vi pare.»
«Lo farò! Me ne andrò considerandovi un vigliacco!»
Dare Yoon avvampò di collera, frenandosi a stento.
«Vigliacco!? Vi fa comodo giudicarmi tale, eh?! Accusandomi, vi mettete al riparo dall’evidenza che non m’importa nulla di voi! Nulla! Che siate viva o morta, che stiate bruciando all’inferno o siate in estasi tra le braccia del prossimo sprovveduto che cercherete di sedurre! Non m’importa!»
Gli occhi di Tsambika si riempirono di lacrime, ma lui non si placò. Era la prima volta che feriva con coscienza un’altra persona, ma il rendersene conto e il sentirsi in difetto non bastarono a inibirlo. Le rovesciò addosso tutto ciò che non aveva mai detto, come se non ci fosse argine in grado di arrestarlo. Non l’avrebbe mai perdonata. Mai! Per quanto aveva fatto, per come gli era entrata dentro, per essere divenuta il suo ultimo pensiero nell’ora della fine. A lei! Aveva pensato a lei come a un rimpianto, mentre la spada nera del daimar gli trapassava le carni, prima che scendesse la luminosità calda che lo aveva salvato.
Non voglio morire senza averle detto che, se fossimo stati un altro uomo e un’altra donna, in un’altra vita…
Ma la presente di fatto lo era. Era la seconda possibilità omaggiata da Irkalla al creato. Però era troppo presto, era troppo forte, troppo…
Non lo vide arrivare. Si era sempre considerato capace di schivare gli attacchi, ma quello lo prese in pieno poiché era completamente fuori guardia. Lo schiaffo si abbatté sul suo viso, mozzandogli la parola.
Sharen restò con la mano tremante sollevata a mezz’aria. Piangeva senza curarsi dell’orgoglio, lo guardava fuori di sé. Lui l’aveva fatta a pezzi, lei lo aveva permesso fino al limite oltre il quale un essere umano deve difendersi per sopravvivere.
Dare Yoon la afferrò per il polso e lo torse, senza darle la possibilità di rincarare la dose o forse di scusarsi, data l’espressione atterrita che assunse nel realizzare l’atto istintivo. Si sfiorò la guancia dolorante, poi la trascinò sotto una delle docce e spalancò il getto.
«Raffreddatevi a dovere!» ansimò, forzandola sotto l’acqua gelida proveniente dal sottosuolo roccioso di Erinna.
L’isolana smise di strattonare e rimase sotto la cascata, fradicia, i lunghi capelli neri appiccicati al collo, gli abiti incollati al corpo snello. Sì immobilizzò, ma non si arrese. Si sfidarono muti, fissandosi con il respiro accelerato.
Dare Yoon mollò la presa e si allontanò, altrettanto inzuppato. Si passò le dita nella chioma corvina, inalando l’aria nel tentativo di calmarsi. Il sangue gli ribolliva nelle vene e gli pulsava accanito nelle tempie.
«Ho risposto alle vostre aspettative adesso?» sferzò, girandole le spalle per non cedere alla tentazione di ammirare le sue forme, evidenziate dalla stoffa appesantita.
Sharen si tolse i sandali e li gettò da parte, si sfilò l’abito bagnato, strizzandolo e rimanendo con la sottoveste di lino bianco. Cercò qualcosa con cui asciugarsi.
«Avete esibito la vostra paura» ribatté.
Il soldato avvertì l’abrasione feroce di quei termini.
«Meglio dell’apatia» proseguì lei «Questo addio fuori dal comune, come siete voi: straordinario e incompatibile con me. Terra e fuoco contro vento e mare, lo avete espresso in modo inequivocabile. Non l’ho dimenticato.»
Dare Yoon tornò a guardarla, aggrottando la fronte. Involontariamente la mano scattò ai sette raggi incisi sul petto. Continuò ad ascoltarla.
«Nella vostra ferrea filosofia non avete considerato che l’acqua irrora la terra e la rende fertile, mentre essa circonda il mare, lo abbraccia e impedisce che le onde dilaghino. Nell’incontro tra i due elementi voi avete visto soltanto il fango.»
Lui spalancò gli occhi interdetto.
«E l’aria trasporta i semi, solleva le onde, muove le navi nei loro viaggi e la vita stessa, insieme alla sabbia che tanto vi infastidisce» proseguì lei tra le lacrime che l’acqua non riusciva a mimetizzare «Il vento attizza il fuoco e lo rende robusto, gli dona il respiro, senza che divampi necessariamente come un incendio.»
Il soldato la fronteggiò, piantandole addosso uno sguardo furibondo.
«Dannata donna, non riuscite proprio a tacere!»
Tsambika allungò il braccio e gli sfiorò il segno che gli aveva lasciato sul volto. Lui si irrigidì, ma non si ritrasse.
«E quel fuoco vigoroso, senza il vento a giocare con lui, si sente così… solo» ultimò, posandogli l’altra mano sul sole tatuato.
Dare Yoon la scostò brusco, ma quel fuoco era nel suo sguardo. Passò un decimo di secondo. La afferrò ai fianchi, sollevandola d’impeto e pressandola contro la parete. Il telo che lo avvolgeva finì a terra. Lei sussultò, impreparata al contatto con il suo corpo nudo: gli si aggrappò al collo, tremando. Lui spinse, spinse forte, strappandole un gemito.
«Che vi succede, Sharen? Non ditemi che siete una da preliminari.»
«Preliminari? Due anni sono… più che sufficienti.»
«È la vostra versione?»
La tenne nella sua morsa, una posizione precaria e terribilmente eccitante.
«Oh, dèi!» ansimò lei «Siamo avvinghiati come animali e siete tutto dentro di me… che ne dite di tralasciare il voi
L’ufficiale fornì il proprio assenso baciandole il collo e la spalla, fino alle linee semplici che la decoravano. I quattro elementi, nelle parole di Sharen, avevano perso i loro connotati esclusivi. Dove lui aveva visto contrasto, lei aveva letto incontro. Dove lui aveva scorto costrizione, lei aveva interpretato possibilità. Così il destino prescritto aveva perso il suo potere su di lui. Era libero.
Iniziò a muoversi, trascinandola in quella danza rovente di cui era conduttore, con forza, con desiderio, senza pensare a nient’altro, ascoltando i suoi ansiti che si facevano rapidi e soffocandoli bocca contro bocca, nel timore che qualcuno li udisse.
«Non riesco a muovermi, mi sento…» sussurrò Sharen, stringendogli le ginocchia alla vita, abbandonata a quella stretta piacevole e terribile, che la faceva rabbrividire di eros ed emozione.
«Non ti sei mai fidata di un uomo.»
«Di te, Dare Yoon…»
Non le consentì di dire altro, continuò a darsi e a prenderla, a lasciare che accadesse finché lei non gridò, inarcandosi nel climax, cingendolo spasmodica, finché tutto si esaurì in una scia di calore pulsante, che li lasciò senza fiato. Si guardarono negli occhi, lucidi di passione non esausta.
Dare Yoon avvertiva le pulsazioni accelerate, quasi il cuore dovesse scoppiare. I muscoli delle braccia gli bruciavano per lo sforzo continuativo: la mise giù con poco garbo, appoggiando le mani al mosaico per sostenersi. Non aveva mai perso il controllo in quella maniera. Mai.
Sharen gli posò la fronte sul petto, fradicia d’acqua, di sudore, di lui. Le girava la testa, le mancava il respiro.
«C-cosa è… io non…»
«Sesso» replicò l’elestoryano.
«Niente affatto!»
«Vedi una differenza?»
«Inconfutabile.»
Il soldato la fissò interrogativo. Nel suo sguardo fluttuava una lieve ironia.
«Che ti amo. Ti amo davvero. Prima di te non ho mai…»
«Fatto l’amore?» interpretò Dare Yoon «Sapendolo, sarei stato più romantico.»
«Sapendo cosa?»
«Che era la tua prima volta.»
«Stupido…» borbottò Sharen, asciugandosi una lacrima «Hai impiegato talmente tanto che…»
«La prima volta è importante per una donna. Ci deve pensare bene.»
Lei si sollevò sulle punte dei piedi, raggiungendo le sue labbra. Soltanto lui avrebbe potuto trovare una definizione del genere per comunicarle che aveva deciso di perdonarla. Di crederle e di ricominciare.
«Per un uomo non lo è?»
Il capitano abbassò lo sguardo, confermando con il silenzio.
«Stai tentando di convincermi che saresti persino romantico» lo provocò «Pensa che io sarei addirittura più partecipe, se mi lasciassi un po’ di iniziativa.»
Lui inarcò un sopracciglio. Il loro continuo punzecchiarsi aveva effetti collaterali decisamente non spiacevoli.
«Dammi dieci minuti.»
 
«Stavo per addormentarmi, per tutte le oasi!» sbottò Dare Yoon «I miei uomini potrebbero rientrare da un momento all’altro. Rei li ha massacrati, è più di un’ora che sta disquisendo sotto il sole!»
«Mh» fece Sharen, stiracchiandosi tra le sue braccia «Sostiene che il suo record di dissertazioni militari sia di due ore.»
«Che…!? E tu come fai a saperlo?»
Ovvio. Quel maledetto impiccione l’ha lasciata entrare nel quartiere e le ha dato modo di incontrarmi con la scusa dell’ispezione!
Alzò gli occhi al cielo, indeciso se strangolarlo o essergli grato a vita.
«Non ti arrabbiare con lui. Era preoccupato, non era sua intenzione fare da mezzano, voleva che ci chiarissimo.»
«Seh. Intanto quei disgraziati sono schierati ad ascoltare il suo sproloquio per il nostro comodo.»
«Se sono aitanti come te, non se ne accorgeranno nemmeno.»
Dare Yoon le lanciò un’occhiataccia e finì di infilarsi i pantaloni. Un vociare distinto lo mandò sul chi vive: il generale aveva esaurito gli argomenti e lo scalpiccio strascicato dei soldati si avvicinava.
«Altro che record» bofonchiò, osservando l’inclinazione del sole «L’ingresso principale è da escludere. Devi uscire da lassù.»
«Ma…»
«Niente discussioni! Muoviti!»
Sharen sbuffò e accelerò le procedure. L’ufficiale la trascinò sotto la finestra e la aiutò ad arrampicarsi.
«Vai! Non farti vedere!»
«Con chi credi di parlare?» rise lei.
Fece per allontanarsi, ma si fermò di botto.
«Dare Yoon!» lo richiamò con una vena d’ansia nella voce.
«Che altro c’è?»
«Non ho preso le erbe anticoncezionali!»
«Cosa!?» eruppe lui dopo un istante di gelo «Sei impazzita?»
«Non guardarmi così! Come facevo a sapere che mi saresti saltato addosso!? È due anni che non ho uno straccio d’uomo, che motivo avrei avuto?»
L’agitazione del capitano sbollì a quelle parole, che confermavano il suo radicale mutamento: una sirena che aveva smesso di incantare per diletto.
«Ne parliamo dopo» disse.
 
Aska Rei entrò nello spogliatoio e si accomodò sulla panca, esibendo un’espressione insopportabilmente soddisfatta. Dare Yoon lo ignorò caparbio.
Il generale scostò il telo che gli copriva le spalle.
«Almeno qualcuno si è divertito parecchio oggi» commentò, esaminando i graffi inequivocabili sulla sua pelle.
L’amico sogghignò, nascondendoli sotto la camicia pulita.
«Vacci piano, Yoon. Dionissa ha appena profetizzato che mio figlio maschio sarà il migliore amico del tuo
Il soldato si bloccò, fissandolo a bocca aperta.
«Ti ha detto quale dei due sarà il maggiore?»
«No, ma intendo portarmi avanti stanotte. Perché?»
«Perché penso di essere quello in vantaggio.»
«Prego?» eruppe il primo, trattenendo a fatica l’ilarità.
Dare Yoon gli rifilò una gomitata nelle costole, cogliendo la poco velata allusione alle ramanzine sull’uso del cervello che gli aveva propinato negli anni.
«Ahia!» si lagnò Rei, lacrimando per non ridere «Allora, come lo chiamiamo questo discendente?»
Dare Yoon abbandonò la finta aria risentita. Rei gli stava dimostrando a suo modo che possedeva la sensibilità di comprenderlo e affiancarlo persino quando rifiutava di confidarsi. Preoccuparsi era una sfaccettatura della sua amicizia.
«Grazie» mormorò, stringendogli il braccio.
«Ma grazie non è un nome!» scherzò il generale.
 
Sharen lo aspettava all’ingresso del quartiere. Gli abiti erano ancora bagnati, mentre la chioma scura si era asciugata e risplendeva come seta nera sotto il sole.
«Stai attirando l’attenzione» brontolò Dare Yoon, notando che i soldati in libera uscita le rivolgevano occhiate ammirate.
«Chissà di chi è il merito» questionò lei, accettando la sua stola «Sei geloso?»
«Mai stato» sbuffò lui, accomodandola a coprire le trasparenze.
Oh, al diavolo!
«Sino ad ora» si corresse «Problemi?»
«No. Continuerò a ripeterti in segreto che ti amo da impazzire e non ti darò mai occasione di dubitarne. Che ne dici?»
Dare Yoon smise di preoccuparsi dei passanti che li osservavano e si rese conto che soltanto lei aveva dichiarato i suoi sentimenti.
«Tsk, in segreto…» ruminò.
Si abbassò e la baciò davanti a tutti.
«Mi hanno vaticinato un unico amore, una persona con la quale avrei trascorso la mia vita. Come se non ci fosse alternativa. Invece una scelta l’ho operata. Sei tu Sharen, ultimo raggio del mio sole, sei la donna senza la quale non posso vivere. Rimani con me, per sempre.»
«Oh per la grande onda! Questo è meglio di qualunque ti amo!»
Dare Yoon sorrise. La luce decisa del giorno balenò nelle sue iridi blu mezzanotte, rivelando una gioia finalmente conquistata.
   
 
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