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Autore: Immersi nella vita    26/04/2021    0 recensioni
Le avventure tragicomiche delle Nazioni alle prese con i loro sentimenti.
[ Pairing: Gerita, Spamano, Fruk, Rochu ]
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14: Un picnic sul lago

Veneziano osservò con gli occhi sgranati la scena davanti sé. Spagna era svenuto nella pozza del suo stesso sangue e Lovino era privo di sensi affianco a lui, il volto bianco come un lenzuolo. Si sentì tremare le gambe, il principio di un attacco di panico gli soffocò il petto. Un primo singhiozzo gli scappò dalle labbra, che stava succedendo? Cosa era successo a Spagna e al fratellone...? Distolse lo sguardo da quella scena e corse verso il telefono. Ormai stava piangendo a dirotto, tremiti gli attraversavano il corpo, afferrò con mani instabili il cellulare e chiamò l'unica persona su cui poteva contare.
.

Germania era finalmente tornato dal  lavoro, si sedette stancamente  sul divano e chiuse gli occhi. Non ebbe il tempo di rilassarsi che gli squilli del telefono lo riportarono alla realtà. Sospirò appena e rispose:

 " Pronto? "

Dall' altra parte della linea si sentirono singhiozzi incoerenti e una vocina disse in modo rotto:

 " L-Lud...ti pr-ego vie-nii....Spagna lui" un singhiozzo profondo interruppe la frase.
Spalancando gli occhi Germania disse preoccupato: " I-Italien? Stai bene??! Cosa è successo! "

L' italiano dopo un paio di respiri tremanti disse: " È-è successa una cosa, una cosa terribile...i-io, ti prego,  a-aiutami...non so cosa... " e riiniziò a piangere.

Germania si prese la testa fra le mani e disse in un tono autoritario ma gentile: " Italia, calmati. Prendi un respiro profondo e ritorna in te! Sarò subito da te" 

Veneziano lo implorò: " Ti prego vieni "

Germania lo rassicurò ancora una volta e si teletrasportò dall'Italiano. 
.

Ormai era buio, si ritrovò nel giardino della villa romana. Usò il telefono come torcia e notò i due corpi davanti alla porta di casa. Si pietricò. Vicino alle figure vi era Feliciano avvolto nell'appatoio che cercava di sentire il polso di Antonio. Appena vide la luce del cellulare, saltò in piedi e si gettò fra le braccia del tedesco.

Germania fu subito avvolto dall'odore di Veneziano, il suo corpicino tremava, scosso dai singhiozzi, tra le sue braccia. Ludwig gli accarezzò i capelli e cercò di calmarlo. Gli sollevò il viso e asciugò con il pollice le lacrime e gli disse: " Tranquillo, me ne occupo io" . Si tolse la giacca e gliela mise sulle spalle, poi andò ad occuparsi del ferito.

Aveva perso molto sangue, ma era vivo, solo svenuto. Aveva il polso debole e riportava delle ferite da arma da fuoco, nel cappotto vi era una pistola, era scarica. Lo prese in braccio, era pesante. Lo avrebbe portato in ospedale. Si girò verso Feliciano e disse: " Porto Spagna da un dottore, tu metti a letto tuo fratello, è solo svenuto " e aggiunse: " Appena le condizioni di Antonio si stabilizzano ti chiamo". Veneziano annuì in modo meccanico e guardò preoccupato il fratello, il suo volto era estremamente pallido.
.

Dopo che Germania se ne fu andato, Italia trasportò il fratello in salotto e lo mise sul divano. Aveva smesso di piangere e i tremori erano cessati, Ludwig era riuscito a confortarlo.  

Osservò il volto di Romano. Il suo viso addormentato si contorse improvvisamente in una smorfia di dolore e si svegliò urlando. Feliciano lo guardò spaventato, Lovino era ricoperto di sudore freddo e aveva con gli occhi ricolmi di lacrime, sussurrò: " S-spagna... " le sue labbra tremarono.  Dopo un paio di respiri affannosi, tornò in sé. Iniziò a guardarsi intorno spaesato e il suo sguardo incrociò quello sgranato del fratello. 

Si fissarono per un minuto in silenzio.
Romano disse a bassa voce: " Che è successo? "

Veneziano lo guardò preoccupato e disse incerto:'' Non so esattamente cosa è successo, ma quado sono uscito dalla doccia ho sentito delle urla e....ho trovato Spagna davanti casa. Era ferito e poi anche tu eri svenuto, e non sapevo cosa fare... " 
Il meridionale si morse un labbro e chiese con un filo di voce: " Lui dov'è ora... "

Feliciano si sedette vicino al fratello e gli prese una mano, disse: " Stai tranquillo, ho chiamato Germania e se ne è occupato lui, vedrai che andrà tutto bene".

In quel momento Lovino notò la giaccia del tedesco sopra le spalle del fratello, era ancora in accappatoio. Strinse la mano del fratellino, con il passare dei minuti era riuscito a calmarsi e a fare mente locale. Veneziano lo abbracciò e sussurro al suo orecchio: " Avevo così tanta paura, prima tu e adesso anche Spagna. Non ce la faccio a vedervi feriti... " la sua voce tremava. 

Romano strinse fra le braccia il fratellino e gli accarezzò i capelli in silenzio. Si ritrovava confortato in quell'abbraccio, non lo avrebbe mai ammesso davanti a qualcuno, ma quello che aveva appena visto lo aveva quasi fatto morire di paura. Si disse che  avrebbe dovuto sgridare lo spagnolo, come poteva fargli prendere un simile colpo?
.

Erano ormai le 22 quando ricevettero la telefonata di Germania. Li informava che Spagna si era svegliato dopo l'operazione, si trovava in un ospedale di Madrid.

Davanti alla porta della stanza in cui era ricoverato lo spagnolo trovarono Germania. Era visibilmente stanco. Romano si precipitò di fronte a lui e gli chiese a bruciapelo: "Come sta il bastardo?".
Ludwig lo fissò per alcuni istanti e disse:" I dottori hanno detto che ha riportato tre ferite da arma da fuoco e ha due costole rotte. Gli ho chiesto di spiegarsi e lui ha detto che non poteva farlo. Ha detto anche di non contattare il suo boss e Romano. " Lovino corrucciò le sopracciglia, il tedesco proseguì: " Ha detto che non vuole farti preoccupare e che non era sua intenzione piombare a casa tua, ma che è stato un errore. Allora io gli ho detto che era un po' tardi per quello e gli ho spiegato che sono stato io a portarlo all' ospedale perché Feliciano aveva un attacco di panico, mentre tu eri svenuto dallo shock".
Il volto di Lovino sbiancò, era evidente che non voleva assulatamente che questo dettaglio venisse rivelato allo spagnolo. Ludwig aggiunse: " Spagna allora si è fatto pallido e mi ha pregato di non farti entrare.... ". Romano avvampò di colpo e borbottò:" Quel bastardo... " poi a voce più alta: " Fammi entrare! ".  Germania sospirò e si fece da parte, non si sarebbe messo a litigare con il meridionale in quel momento, conosceva il suo carattere. 

Veneziano si avvicinò a Germania e gli sorrise debolmente, sussurrò:" Lasciamoli da soli, devono parlare" . Lo sguardo di Ludwig si ammorbidì e annuì. 
Romano entrò nella stanza.
.

Spagna osservò impietrito la porta che si spalancava e Lovino camminare nella sua direzione.  

Romano si sentì sprofondare, la camera gli parve improvvisamente più piccola e soffocante. Si era affacciato alla camera con sguardo sicuro e con un obiettivo in mente, ma appena vide gli occhi di Spagna e le sue ferite, si sentì vacillare.

Strinse i pugni sui fianchi e disse col tono più arrabbiato che riuscì a ricreare: " Che hai fatto, bastardo!? In che razza di casini ti sei cacciato stavolta!? " la sua voce tremava leggermente. 

Spagna richiuse le labbra che aveva aperto in consciamente, aveva continuato a fissare Romano come se si trattasse di un' apparizione. Tossicchiò e disse piano: " Scusa Lovi. Io...è stato Svizzera. È stato lui a ferirti quella sera. "  Non guardava Lovino negli occhi, stava fissando le coperte bianche. 

Romano si sentì andare a fuoco e allo stesso tempo raggelare. 

Antonio continuò il suo discorso: "Ho scoperto che il proiettile che ti ha colpito apparteneva a un'arma di manifattura svizzera. Allora sono andato da quel disgraziato per chiedergli spiegazioni " corrucciò le sopracciglia e disse con rabbia: " Quel bastardo ha detto che lo ha fatto per 'vendetta'. A quanto pare non gli è andato giù quello che hai detto su Austria." 
L'italiano strinse i pugni e chiese: " Perché sei andato da solo senza dirmi nulla dei tuoi sospetti? Tu... " il suo viso era un'insieme diverso di emozioni.  

Antonio lo guardò come trafitto, disse con franchezza: " Volevo vendicarti. Volevo vedere versato il sangue di colui che ti aveva ferito. "  

Romano iniziò a tremare e disse: " Stupido.... " si morse il labbro, : " T-tu....perché devi sempre comportarti in questo modo" la sua voce si incrinò. Pensò ' Perché devi sempre metterti in pericolo a causa mia!?'

Diede le spalle ad Antonio, i suoi occhi bruciarono, piccole lacrime iniziarono a sgorgare dalle sue ciglia.

Spagna si sentì spezzare il cuore, cosa aveva fatto? Lui voleva solo vendicare il suo querido...

Disse: " Ehi Lovi, scusa....davvero" allungò la mano e gli afferrò la camicia. Romano si girò di scatto e borbottò: " Lasciami stare bastardo" le lacrime gli solcavano il viso, aveva le guancie imporporate. 

Spagna tirò la camicia e si ritrovò ad abbracciare l'italiano. Gli accarezzò i capelli con il braccio sano e gli sussurrò all'orecchio: " Tu sei l'unica luce della mia vita, il mio dolore più grande è che ti venga fatto del male ". Romano sussurrò appena: " Stai zitto...scemo" aveva tutte le guancie rosse, chiuse gli occhi e si abbandonò fra quelle forti braccia, il cuore gli batteva all'impazzata.

Antonio gli baciò la fronte e continuò ad accarezzarlo. 

Romano passò il resto della nottata accanto a Spagna.

Antonio fu dimesso dopo due giorni dall'ospedale.
.

[Due settimane dopo]

Veneziano era disteso sul letto. Era un pomeriggio tranquillo e il Sole filtrava dalle finestre, i suoi raggi illuminarono un dipinto incompleto sul cavalletto. Feliciano osservò distratto il modo in cui la luce faceva risaltare le tonalità azzurre e blu impresse dal penello sulla tela. Abbracciò la giacca di Germania, gli aveva detto che poteva tenerla. Gli mancava terribilmente il tedesco, Ludwig era sempre occupato con il lavoro. Si alzò a sedere e fissò con più attenzione il quadro, ebbe un'idea. 

Nonostante fosse Ottobre inoltrato, quella era una settimana di particolare bel tempo. Inoltre si stava avvicinando il weekend, il che voleva dire che poteva invitare Germania a un picnic, magari potevano farlo vicino a un lago, dove il clima è più mite. Sorrise solo all'idea, prese il telefono.  Qualcosa però lo fece esitare, fissò la chat con Germania in modo pensieroso, e un possibile scenario si affacciò alla sua mente. Ludwig non voleva passare del tempo con lui e lo rifiutava. Questo pensiero lo fece quasi impazire. Si diede uno schiaffetto sulla guancia e pensò che forse se non erano solo loro due non lo avrebbe rifiutato. Gli venne in mente che avrebbe potuto invitare anche Gilbert, sicuramente il prussiano avrebbe trascinato il fratello all'appuntamento. Si disse tra sé e sé ' ma sarebbe strano in tre forse dovrei invitare anche Lovi..' . 

E così nacque il piano di quel "appuntamento" a quattro.

Chiamò il prussiano: " Ciao~" 

Prussia disse calorosamente: " Hallo, che bello sentirti Klein Italien (piccolo Italia) !! " 

Feliciano gli chiese: " Gilbert mi chiedevo che ne pensi se tu e Ludwig venite da me per un picnic questo weekend-"

Non ebbe neanche finito la frase che l'albino accettò entusiasta l'invito. 

Veneziano tirò un sospiro di sollievo, questa era stata la parte più facile...ora doveva convincere Lovino. Improvvisamente il suo piano non gli parve più così geniale, come avrebbe fatto a persuadere il fratello ad uscire con due tedeschi?

Andò in salotto e vide il fratello sonnecchiare sul divano. Decise che non era una buona idea svegliarlo e iniziò a cucinare uno dei  piatti preferiti di Lovino. 

Romano si svegliò circa un'ora dopo, trovò il fratello indaffarato in cucina. Si sedette al bancone, Veneziano gli sorrise e gli passò un cannolo. Lovino lo mangiò e pensò ' perché cucina il mio cibo? gli ho detto mille volte che ci vuole più zucchero...'.

Dopo che Romano ebbe svuotato mezza teglia, Feliciano chiese a bruciapelo: " Mi chiedevo, questo weekend perché non andiamo a fare un picnic insieme? ". Il maggiore lo guardò scettico, Veneziano disse:" Sai c'è bel tempo, volevo farlo lungo il lago...e poi...ci saranno anche Lud e Gilbert e sarebbe un po' strano in tre, quindi.... " Romano per poco non si strozzò con un cannolo. 

Strabuzzò gli occhi, e dopo aver ingoiato il resto del dolce, gridò allibito: " COSA!?'' 

Feliciano si grattò la testa e disse piano: " Ve, te lo chiedo come favore, ti prego" 

Romano disse : " Stai scherzando, vero? Io, con quei crucchi!? Mai nella vita, scordatelo! Ma ti sei bevuto il cervello...Io-" la sua indignazione scemò una volta che ebbe incontranto lo sguardo bastonato del fratello, sembrava un cane abbandonato. Veneziano gli afferrò le spalle e avvicinò il volto al suo, lo supplicò : " Ti prego Lovi, solo questo favore! Farò io il tuo lavoro per un mese, mi occuperò di tutto, tu devi solo venire".

Romano allontanò lo sguardo da quegli occhioni supplicanti, sospirò amaramente e disse: " Va bene, ma devi lavorare al mio posto pe tre mesi!". Feliciano lo abbracciò felice.
.

[Al lago]

Veneziano osservò quell'ampia distesa d'acqua dolce. Il sole pomeridiano era leggermente oscurato dalle nuvole, Feliciano le guardò scettico, il meteo aveva dato soleggiato.

Si era piazzato accanto alla riva e aveva steso un lenzuolo a quadri, stava aspettando gli ospiti. Romano era seduto  e si era messo a tirare fuori dal cestino di vimini le diverse pietanze e le vettovaglie.
 
Il settentrionale vide due figure avvicinarsi, alzò il braccio e li salutò. Avevano anche portato i loro cani. Blackie, Berlitz e Aster corsero ad accogliere Feliciano. L'italiano si inginocchiò per terra e iniziò ad accarezzare i tre cagnoloni, che avevano preso a saltargli intorno e a scondizolare festanti. Germania e Prussia li raggiunsero. Veneziano sorrise raggiante ad entrambi e li salutò. Romano che era intento ad ingozzarsi con un tramezzino sussultò quando vide l'arrivo dei tedeschi, ma sopratutto dei cani. Si irrigidì, la paura gli gelò il sangue nelle vene. Berlitz, il doberman, si avvicinò a Lovino e iniziò a sbavare davanti al tramezzino, il meridionale si tirò in piedi con uno scatto improvviso e disse: " Legate i vostri cani, mangiapatate! " . Gilbert sorrise sprezzante e rispose: " Ciao anche a te! " disse  poi a Veneziano: " Feli, dovevi proprio invitare anche lui? " Germania gli diede una gomitata. Feliciano gli sorrise e disse: " Perché non iniziamo a mangiare, ho preparato un sacco di cose~" . Ludwig disse: " Non volevamo lasciare i cani a casa da soli, quindi abbiamo deciso di portarli con noi, spero non vi dispiaccia? " . I due italiani risposero all'inisono:

 " No, non è un problema"

 " Sì, che mi da fastidio bastardo!!"

Si guardarono, Lovino aveva un cipiglio arrabbiato, tutto il suo corpo era teso; Feliciano aveva un'espressione confusa, iniziò a pentirsi di essersi portato dietro il fratello. 

Gilbert scoppiò a ridere in quella sua aspra risata e disse accarezzando Blackie, il pastore tedesco: " Ma perché dici così? I miei cagnoloni sono così adorabili, non sono mica aggressivi" la sua mano passò nel manto della sua fida compagna. Si sedettero sul lenzuolo. Aster, il golden retriever aveva poggiato il muso sulle gambe di Feliciano, mentre Berlitz stava accucciato accanto a Ludwig. Romano non rispose e iniziò a mangiare una fetta di crostata. 

Veneziano guardò attentamente Germania, si era vestito in modo sportivo, un look casual che raramente  mostrava. Feliciano sentì il suo cuore battere più forte, era così bello. 

Feliciano accarezzò la testa del golden retriver e disse a Ludwig: " Sono felice che siete venuti, è da tanto che non passiamo del tempo così, forse la prossima volta dovremmo invitare Kiku" . Il tedesco gli regalò un piccolo sorriso, gentile, e annuì. Italia si sentì arrossire, tolse la mano dal pelo fulvo del cane e la allungò lungo la tovaglia, la poggiò su quella del tedesco. Gli si avvicinò e gli chiese: " Vuoi assaggiare la mia frittata di pasta? " .

Germania fremette per qualche secondo, la mano calda di Italia era poggiata sulla sua, il suo viso così vicino era così luminoso, accesso da quel sorriso così gentile e caldo. Il calore si propagò dalle loro mani giunte e gli spolverò le guancie di rosa, annuì. Le reazioni dell' italiano non smettevano mai di stupirlo, si illuminò tutto e iniziò a tagliargli una fetta di frittata. Ludwig non avrebbe mai capito la Nazione mediterranea, era sempre così solare e gioioso, sorrideva per tutto e i suoi occhi conservavano ancora il candore e l'innocenza di un bambino, almeno così gli pareva.  Germania assaggiò la fetta era molto buona, ogni cosa che usciva da quelle mani era deliziosa. Stava per fargli i complimenti, quando il fratello accanto a lui disse: " E al magnifico me ,Feli, non la offri una fetta di frittata? " . L'italiano rispose gioioso: " Certo, Gil! Tieni~! " e gliene porse un pezzo. Prussia lo prese e gli disse: " Danke! " .

Romano era in disparte, e osservava di sottecchi il fratello che interagiva con quei crucchi. Era stata una pessima idea accettare l'invito! Lovino aveva una particolare paura dei cani di grossa taglia, e quei sacchi di pulci non facevano altro che girargli intorno, facendogli salire l'ansia a mille.  

Veneziano guardò il cielo, si stava annuvolando. Disse: " Ragazzi, volete fare un giro in barca? C'è ne è una un po' più in là... " . Prussia guardò il fratello e Lovino , disse: " West, perché non vai con Feli a farti un giro? Io e Lovi rimaniamo qua a mangiarci tutto il cibo" . Ludwig sussultò e guardò in modo interrogativo il fratello, Gilbert aggiunse in tedesco: " Così potete stare da soli [so können Sie allein sein]" . Germania distolse lo sguardo dal ghigno del fratello e guardò Feliciano che lo stava fissando con aspettativa. Arrossì leggermente e annuì.
.

Romano guardò con orrore quei due allontarsi da soli, adesso doveva subire il supplizio di stare da solo con quel bastardo megalomane. Aster e Berlitz gli si avvicinarono, Romano imprecò tra i denti. Disse: " Non puoi legarli?! ". Prussia lo guardò sorpreso e chiese:" Hai paura? " . Romano rispose velocemente: " Certo che no bastardo! " . Il prussiano assottigliò lo sguardo, ma non disse nulla. Gli si avvicinò e disse: " Come va tra te e Antonio? Ho saputo quello che è successo con Svizzera, me ne ha parlato mio fratello... ". Romano lo fissò sorpreso, pensò 'ecco cosa succede a raccontare le cose a Feliciano'. Il viso di Gilbert si fece più vicino e gli disse: "Allora? ", i suoi occhi erano due sfere incandescenti che lo trafiggevano da parte a parte. Romano si ritrovò come spoglio di fronte a quello sguardo ipnotico. Chiuse gli occhi e sputò: " Non sono affari tuoi, bastardo! ". La risata ironica dell'albino gli fece riaprire gli occhi, lo fissava con rabbia trattenuta, ringhiò:" Certo che mi riguarda! Il mio amico continua a fare il pazzo a causa tua, e tu che fai ? " . Romano sentì la vena sulla sua testa ingrossarsi e gridò: " No che non ti riguarda!! Che faccio, mi chiedi!? Io non faccio un bel niente, quel cretino fa le cose che fa da solo, io non c'entro! Cosa dovrei fare secondo te!? " aveva iniziato a gesticolare. La risposta del prussiano arrivò glaciale: " Non illuderlo, forse? "

Romano spalancò gli occhi e disse: " Eh, illuderlo!? Ma sei scemo, quando mai lo avrei fatto!? " . 

Gilbert disse: " È da quando è stato dimesso dall'ospedale, cioè due fottutissime settimane, che Spagna continua a girarti intorno! Sai, va da te, ogni singolo giorno, e poi quando torna non fa altro che parlare con me e Francis di quanto tu sia carino, e di come tu sia diventato più affettuoso ecc ecc!! Due settimane, capisci!? Se continua così impazzirò!".

L'italiano lo guardò male e rispose: " Quindi sei solo irritato perché parla solo di me? " I loro sguardi tesi si incrociarono.

La tensione si spezzò quando Aster poggiò la testa sulle gambe di Lovino, l'italiano si lasciò sfuggire un gemito di orrore, sbiancò. Sul volto  del prussiano si dipinse un sorriso malizioso, disse: " Avevi detto che non avevi paura, allora perché tremi? ". Romano era troppo occupato a non dare di matto per ascoltarlo. 

Prussia afferrò la mano di Lovino e disse:" Perché non provi ad accarezzarlo? Non ti fa male.. " . 

Romano gli diede un schiaffo e staccò la sua mano dalla sua. Il cane poggiato sulle sue gambe alzò la testa all'improvviso rumore e andò a leccare la gamba del padrone. Gilbert si portò la mano alla guancia colpita e disse: " Be' se ti comporti così... ".  Disse qualcosa in tedesco e Blackie e Berlitz si scagliarono contro Romano.
.

Veneziano e Germania camminarono verso la sponda del lago dove li aspettava una piccola imbarcazione a remi. Feliciano prese la mano di Ludwig e lo trascinò lungo la strada, camminando all' ombra degli alberi. A un certo punto si fermò, si chinò a terra e indicò dei fiori disse: " Guarda Lud, sono delle viole del pensiero" gli sorrise " sono quelle di cui parlava Shakespeare! " accerezzò dolcemente qualche petalo e si ritirò in piedi. Gli sorrise e disse: " I fiori autunnali sono così belli, anche se non fa più così caldo, loro fioriscono ancora in questo periodo portando un po' di colore e allegria" . Germania non fece altro che annuire. Feliciano era estremamemte incantevole, aveva iniziato a parlare di fiori con quella sua  voce allegra e melodica. 

Arrivarono alla barca e vi salirono, Ludwig prese entrambi i remi e iniziò a remare. Feliciano gli spiegò che quella barchetta era sua e che quel lago era uno dei suoi posti preferiti per questo la teneva lì. Li aveva portati infatti in un posto secluso, solo un piccolo villaggio si trovava alle sponde del laghetto. Veneziano prese coraggio e iniziò a parlare: " Vedi, Ludwig, vi ho invitati a questo picnic, ma in realtà volevo passare del tempo con te" le sue guancie si imporporarono: " È da un po' che non usciamo insieme, l'ultima volta il pranzo è stato breve e mi sono anche sporcato la camicia... " si fermò, ripensare al loro ultimo appuntamento lo rese triste. Germania disse: " Oh, capisco. Scusa Italien, ma sai che sono molto impegnato con il lavoro. A proposito dovevo parlarti del tuo debito-" . Feliciano gli mise un dito sulle labbra per zittirlo e disse: " Ve, non parlare di lavoro, Lud" i suoi occhi erano tristi. Germania sgranò gli occhi, si rese conto di essere stato insensibile, prese delicatamente il polso dell'italiano e lo spostò dalle sue labbra, disse piano: " Mi dispiace" . Feliciano gli prese la mano, fece scivolare le dita fra le sue, intrecciandole. Veneziano gli sorrise, un silenzio piacievole si venne a creare fra di loro, solo il suono delle onde e il frusciare del vento tra le fronde lo disturbava. Era come se fossero rimasti solo loro due al mondo. Una foglia trascinata dal vento si depositò sui capelli dell'italiano, Ludwig allungò l'altra mano e la tolse, per farlo si era avvicinato col busto, si ritrovarono a fissarsi negli occhi. 

Feliciano si sentì mancare il fiato, erano così vicini. Era come alla festa, Veneziano si sentì andare a fuoco, voleva baciare così tanto quelle labbra, che qualcosa dentro sì sé faceva male. Germania, come sotto un incantesimo, accarezzò con mano tremante la guancia dell'italiano e avvicinò ancora di più il suo viso  a quello dell'altro.
Vennero interrotti da delle urla.

Ludwig tolse velocemente la mano dal suo viso e si allontanò, piegò il capo dall'altro lato, le guancie e il collo arrossati. Feliciano si toccò il cuore, batteva così forte che credeva che l'altro se ne fosse accorto. Guardò in basso, gli occhi erano lucidi e le guancie erano in fiamme. Cosa era successo?

Non ebbe tempo di metabolizzarlo, che il tedesco li stava riportando a riva, stava dicendo qualcosa, ma le sue parole gli arrivavano distanti, come se fosse sott'acqua.
.

Gilbert osservò divertito la scena davanti ai suoi occhi. L'italiano stava urlando, impanicato, e scalciava, mentre i suoi cani lo tenevano a terra. Più si agitava e più i cani abbaiavano, ben presto divennero aggrassivi e iniziarono a morderlo. Prussia non si mosse. C'era qualcosa di sadico nel suo sguardo, ma infondo era colpa di quel bastardo se manco un mese prima Antonio gli aveva ficcato del piombo nella rotula, non era ancora del tutto guarito. 

Uscì dal suo stato trasognato quando sentì le urla di suo fratello e di Feliciano. I cani si fermarono non appena Ludwig li richiamò con severità.

Romano era distrutto. Era steso terra, ansante, le lacrime rigavano il suo viso, diversi morsi gli aveveno lacerato gli abiti e dilaniato le carni. Più che il dolore, era il panico che lo schiacciava a terra, si sentiva soffocare.   

Feliciano si avvicinò al fratello, disse: " L-Lovi... " gli mise una mano sulla spalla. Gli occhi di Romano si fermarono sul viso preoccupato del fratello, si passò una mano sulla faccia e asciugò le lacrime. Si tirò lentamente in piedi, la gamba sinistra era  ferita, zoppicò in avanti, il fratello gli passò una mano dietro la schiena e lo sorresse. Romano si lasciò sfuggire un gemito di dolore. 

Germani gridò arrabbiato al fratello: " Gilbert, che cavolo facevi!? Che è successo!! " Prussia sollevvò le mani e disse: " Non ho fatto niente, i cani volevano solo giocare, Lovino si è agitato e le cose sono precipitate, lo avrei aiutato... " una goccia di sudore gli scese lungo la tempia, gli sguardi di Feliciano e di Ludwig erano come coltelli che lo inchiodavano a terra. Distolse lo sguardo e disse: " Mi dispiace, ok? " . 

Romano lo guardò malissimo e disse: " Avevi detto che non erano aggressivi! " il suo corpo tremava. 

Feliciano guardò preoccupato il fratello, e gli disse: " Dovremmo andare a casa... " 

Romano disse: " Me  ne vado da solo, ma prima... " si avvicinò a Prussia zoppicando, gli mise una mano sulla  spalla e gli tirò un calcio sul ginocchio con quanta forza aveva in corpo.  

Il prussiano sbiancò e precipitò a terra con un urlo strozzato. Si toccò la gamba ferita, la sua fronte si bagnò di sudore freddo, lo aveva colpito nel ginocchio malato. 

Germania e Veneziano guardarono allarmati la scena, Ludwig si precipitò al fianco del fratello. Lovino sputò a terra e poi si girò a incenerire con lo sguardo il fratellino, abbaiò: " Giuro che non esco mai più con te! " . Feliciano osservò sperduto il fratello, prima che potesse dirgli qualcosa era scomparso utilizzando la via. 

Germania tirò in piedi il fratello e guardò preoccupato il settentrionale. Veneziano gli sorrise e disse: " Mi dispiace per quello che è successo! Ve, possiamo considerato questo picnic come finito! " teneva gli occhi chiusi, se gli avesse aperti si sarebbe sicuramente messo a piangere. 

Prussia disse: " No, non preoccuparti, un po' me la sono cercata" Ludwig lo guardò male, avrebbe dovuto fargli un discorsetto su come non far attaccare le persone dai cani. 

Si salutarono e se ne andarono.

 Rimaso solo, Feliciano fissò tristemente la tovaglia e le pietanze sparpagliate, nella colluttazione la sua frittata di pasta era finita nell'erba. Iniziò a raccogliere gli avanzi, si sentì pizzicare gli occhi. Ripensò a tutto quello che era successo, si sentì invadere dalla tristezza. Alzò lo sguardo al cielo, una prima goccia di pioggia gli colpì il viso, anche lui voleva piangere. Un singhiozzo uscì pietosamente dalle sue labbra tremanti, si afferrò il petto, perché andava sempre a finire così? Era felice di essere amico con Ludwig, ma lo amava così tanto che a volte faceva troppo male, voleva stringerlo a sé e baciarlo, ma c'erano certi confini che non potevano essere valicati.

Si strinse nelle spalle, la schiena venne sconquassata dai singhiozzi, il cielo continuò a piangere insieme a lui.


Note dell'Autrice:

Salve a tutti! 

È stato un capitolo più lungo del solito, è diviso essenzialmente in due, la prima parte ci mostra che fine a fatto Anto', la seconda è un picnic finito male...(Mai portare Romano ad un appuntamento!!)
Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate~! Sono sempre felice di leggere le recensioni^^

Alla prossima ヾ(❀╹◡╹)ノ~.  


 


 



   
 
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