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Autore: ROSA66    26/04/2021    3 recensioni
Questa storia partecipa al contest "Pranzo senza dessert" indetto da Freya_Melyor sul forum di EFP.
Dal testo:
Mi guardo allo specchio, la cui superficie levigata mi rimanda l’immagine di una giovane donna vestita in abito da sposa.
Chi è quella ragazza? Me lo domando avvicinandomi per scrutare con attenzione la figura riflessa, nel tentativo di scorgere qualche particolare, anche il più insignificante, che la colleghi a me.
Alla ragazzina fiera e indomita che, qualche anno prima, aveva aiutato Harry Potter a salvare l’intero Mondo magico ma che, adesso, non ha neanche il coraggio di essere onesta con sé stessa.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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“… alea iacta est”, inquit

 
 
 
È la tua ultima occasione, se rinunci non ne avrai altre. Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai.
Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie e vedrai quant’è profonda la tana del bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più.
Morpheus (Matrix)
 
 
Mi guardo allo specchio, la cui superficie levigata mi rimanda l’immagine di una giovane donna vestita in abito da sposa.
Chi è quella ragazza? Me lo domando avvicinandomi per scrutare con attenzione la figura riflessa, nel tentativo di scorgere qualche particolare, anche il più insignificante, che la colleghi a me. 
Alla ragazzina fiera e indomita che, qualche anno prima, aveva aiutato Harry Potter a salvare l’intero Mondo magico ma che, adesso, non ha neanche il coraggio di essere onesta con sé stessa.
Gli occhi sono indiscutibilmente i miei, di un caldo color marrone screziato d’oro, così come i capelli che, anche se trattati con la Tricopozione Lisciariccio e sistemati con cura in un’acconciatura da sposa, fanno fatica a restare al loro posto, scalpitando quasi per ritrovare la loro libertà.
Il mio fisico magro è fasciato da un abito in crepe georgette, dalla trama finissima ed elegante, che mi lascia scoperte le spalle sottolineandomi i fianchi sottili.
Non è bianco, no. Perché il bianco significa purezza e innocenza, e tutti noi l’abbiamo perduta anni fa combattendo una guerra che ha lasciato pesanti strascichi nelle nostre vite.
Quando ho scelto il vestito per le mie nozze, avevo chiesto espressamente di provare solo quelli che non fossero di quel colore immacolato, suscitando le obiezioni di Ginny che non capiva il motivo della mia scelta.
«Tutte le spose di casa Weasley hanno indossato il bianco, Hermione. Perché devi essere tu l’eccezione?». Il rimprovero, neanche troppo velato, della mia futura cognata non mi aveva toccato in alcun modo.
«Anche Fleur ha portato un abito con i ricami neri, e poi io non sono ancora una Weasley» ho risposto leggermente contrariata. Voglio bene a Ginny come se fosse mia sorella, ma il matrimonio è il mio, e non desideravo che vi fosse alcuna interferenza nelle mie decisioni.
E così, una colata di caldo color champagne mi avvolge con un vestito che è splendido, forse anche troppo per me che non ho mai dato importanza all’aspetto esteriore, rifuggendo dalle mode, a volte un po’ scomode, a beneficio della praticità.
Ma oggi è diverso. Oggi niente jeans, né felpe, né scarpe da ginnastica, né l’abbigliamento semplice che indosso al lavoro.
Sarò una sposa perfetta, come si aspettano tutti, perché oggi mi sposo con Ron.
Il mio primo amore, il ragazzo che ho sempre voluto, il primo uomo con cui ho fatto l’amore.
Lui è l’uomo giusto per me.
Lo ripeto, parola per parola, così posso interiorizzarlo e convincere anche me stessa. Fisso quella frase nella mia mente, nella parte più razionale ed evidente, e la lascio lì, in bella vista, a beneficio di tutti coloro che volessero leggere i miei pensieri. Ma c’è un’altra parte di me, quella che non si riconosce allo specchio, che è ben nascosta tra le pieghe del mio animo perché nessuno possa scoprirla.
Il mio sguardo torna alla figura nello specchio. È così che mi vedranno tutti: perfetta ed emozionata come si conviene a una giovane sposa, anche se il mio cuore grida contro la prigione del mio corpo.
Taci, gli impongo, perché la mia proverbiale logica ha fatto la scelta migliore, quella più giusta e più sana. 
Osservo il mio bellissimo abito, passando le dita sulle preziose rifiniture: le sottili stringhe del bustino, che sottolineano la vita e il seno, e che all’inizio mi piacquero così tanto, ora mi ricordano un Incarceramus dal quale mi libererò soltanto a cerimonia finita.
O forse no.
Non essere sciocca, Hermione, ti stai solo sposando, mica vai al patibolo… Me lo ripeto da giorni per essere sicura di non dimenticarlo.
Un raggio obliquo di sole irrompe nella stanza, illuminando il caos che regna tutto intorno, una girandola di fermagli, fiocchi, calze e trucchi, per poi fermarsi sul mio corpo. Osservo quell’insieme disordinato, resistendo a malapena all’impulso di sistemare ogni cosa con un colpo di bacchetta, quando un luccichio sulla mia mano sinistra attira la mia attenzione: quel cerchietto d’oro, con un piccolo solitario al centro, non sembra avermi incatenato solo il dito, ma anche la mia anima.
Tra poco più di mezz’ora Ron diventerà tuo marito. È quello che hai sempre voluto, no?
Già lo immagino: starà aspettando di sotto, al fianco di Harry, con l’emozione alle stelle, mentre cerca di non soffocare allargandosi il colletto della camicia con due dita salutando distratto gli invitati che continuano a congratularsi con lui. Sorrido al pensiero.
Poi, l’avvio di una dolce musica sarà il segnale che la cerimonia sta per iniziare.
Ron mi guarderà avanzare verso l’altare con silenziosa dedizione, quasi incredulo di fronte a tutto questo. E io percorrerò la navata con passi lenti, fiera e orgogliosa come sono sempre stata, ma non lo guarderò negli occhi.
No. Perché il mio cuore non vuole quegli occhi azzurri, limpidi e sinceri come il mare d’estate.
Perché il mio cuore si è perso dietro due occhi grigi, all’apparenza freddi, scostanti e inavvicinabili come il loro proprietario, ma che in realtà nascondono un mondo rimasto sommerso per anni, pieno di emozioni, di sentimenti, di rabbia, di paura, e che nessuno è mai riuscito a penetrare, tranne me.
Ricordo bene il giorno in cui mi sono scontrata con quelle iridi chiare, profonde e gelide come due laghi di montagna, tanto magnetiche quanto pericolose.
Quando, dopo la guerra, sono iniziati i processi ai Mangiamorte, e sono stata chiamata a testimoniare gli innumerevoli crimini perpetrati dagli oscuri servitori di Voldemort, ho raccontato tutto ciò che ho visto e che sapevo, felice di poter contribuire al raggiungimento della tanto agognata pace.
Tra gli imputati c’era anche lui, Draco Malfoy. Dritto come un fuso, imperscrutabile come un oracolo, sembrava quasi che ciò che stava succedendo intorno a lui non lo toccasse. Durante tutta la durata dell’udienza non guardò nessuno di noi, né Harry, né Ron, né me. Soprattutto non me. Non una Mezzosangue, non la Mezzosangue. Poi, a un certo punto, si girò verso di me… e fu come se una secchiata d’acqua gelata mi precipitasse addosso, perché in quegli occhi lessi un caleidoscopio di emozioni che, al momento, non riuscii a distinguere tutte. C’era rabbia, tormento, rimorso, paura, delusione ma, soprattutto, una silenziosa richiesta d’aiuto.
Non ci pensai due volte: la mia testimonianza fu così sincera e appassionata tanto da impressionare piacevolmente tutto il Wizengamot.
Fu assolto, e anche se non lo diedi a vedere, questa cosa mi fece immensamente piacere.
Non ebbi più sue notizie per parecchio tempo, e pensai che fosse giusto che mantenesse un profilo basso, come del resto tutta la sua famiglia, soprattutto in quel momento in cui ancora si piangevano i morti e si cercava di risanare le ferite del corpo e dell’anima.
La mia vita continuò a scorrere seguendo il flusso naturale delle cose: la ricostruzione di una Hogwarts quasi distrutta, il settimo anno scolastico, il conseguimento dei M.A.G.O. con il massimo dei voti, la collaborazione con Shacklebolt, nominato nuovo Ministro della Magia, il fidanzamento con Ron.
Ogni tanto, però, la sensazione che avevo provato nell’incrociare quegli occhi grigi tornava a farsi sentire, ed era viva e vera, e mi riscaldava nell’intimo.  Allora, non potevo fare a meno di chiedermi dove fosse Draco e cosa stesse facendo, fino a quando non lo incontrai nuovamente al Ministero.
È stato circa un anno fa. Venne nel mio ufficio per discutere alcune problematiche inerenti Malfoy Manor, ancora sotto sequestro nonostante fosse trascorso parecchio tempo dalla fine del processo. All’inizio era titubante ad aprirsi con me, forse per quella naturale ritrosia che aveva sempre avuto nei miei confronti – certe abitudini sono dure a morire – oppure forse perché pensava che avrei sfruttato la mia attuale posizione per ripagarlo di tutte le umiliazioni che si era sempre prodigato di infliggermi durante gli anni di Hogwarts. 
Rimase sorpreso, invece, nello scoprire che non solo non nutrissi alcun tipo di risentimento nei suoi confronti ma, addirittura, che lo stessi trattando con gentilezza e cortesia, dimostrandogli come, per me, il passato fosse morto e sepolto.
Iniziò una frequentazione discreta, sempre per motivi lavorativi, ma da lì a scivolare verso questioni prettamente private il passo fu breve.
Scoprii, così, che Lucius si rifiutava di uscire dal Maniero, rinchiudendosi per giorni interi nel suo studio privato in un disperato tentativo di aggrapparsi con le unghie e con i denti a un mondo che non esisteva più, mentre Narcissa cercava di riabilitare il buon nome della famiglia facendo cospicue donazioni a favore delle famiglie colpite dalla guerra.
Draco era ancora alla ricerca della propria strada in quell’oceano di contraddizioni che era la sua vita, tra il desiderio di portare avanti le tradizioni di famiglia e la speranza di riuscire a liberarsi di certi preconcetti diventati anacronistici e fuori moda. Fu così che, senza accorgermene, mi macchiai di un tremendo crimine, senza alcuna possibilità di assoluzione.
Mi innamorai di Draco Malfoy. E permisi che lui si innamorasse di me.
Come sia potuto accadere, ancora non lo so. Io che mi sono sempre vantata di sapere tutto, leggendo e studiando senza sosta, ora mi devo arrendere di fronte al mistero insondabile di due anime, così diametralmente opposte, che si sono ritrovate inspiegabilmente attratte l’uno dall’altra.
Draco non aveva l’aria dell’eroe romantico quanto l’anima di un antieroe imperfetto, a volte timido e insicuro, altre volte talmente scostante e contrario alle regole del buon vivere da risultare antipatico e odioso.
Avremmo potuto costruire qualcosa di veramente bello e unico insieme, ma la casa che racchiudeva il nostro amore era stata costruita sulla sabbia, senza fondamenta, talmente fragile da non resistere a lungo, abbattendosi senza pietà alla prima tempesta.
Fu con poche parole, pronunciate in una mattina di novembre senza guardarmi negli occhi, mentre il cielo minacciava pioggia, che mise la parola fine alla nostra storia.
«Non possiamo più vederci. Mia madre sta cercando di riabilitare il nome dei Malfoy e vuole che mi sposi con Astoria Greengrass… Mi dispiace, Hermione».
Non ti sei smentito, non avevi il coraggio di combattere per il nostro amore, ritirandoti elegantemente senza neanche accennare una controffensiva.
Mi abbracciasti da dietro, affondando il viso nei miei capelli, inspirando il mio profumo leggero che, a tuo dire, ti faceva impazzire, mentre una lacrima solcava il tuo volto pallido.
Da allora non ti vidi più.
 
Un lieve bussare alla porta mi distoglie dai miei ricordi e Ginny, visibilmente emozionata, entra nella camera sfoggiando un largo sorriso «È ora, Hermione» e, porgendomi un bouquet di rose rosse, mi dà un veloce bacio su una guancia.
«Tra poco diventeremo davvero sorelle» mi sussurra guardandomi con occhi lucidi.
Un’ultima occhiata allo specchio, e sono pronta.
Scendo lentamente le scale e giungo all’ingresso. Mi fermo davanti alla porta d’entrata lasciata aperta.
Ho bisogno di respirare. Un attimo, un attimo soltanto.
Il mio sguardo abbraccia in lontananza il gruppo di persone che aspettano soltanto la mia entrata in scena e tra tutti lui, Ron.
Sarà un buon marito, e io sarò una buona moglie per lui.
All’improvviso una figura scura, elegantemente vestita, avanza verso di me, fissandomi con quegli occhi grigi che, nonostante tutto, non ho mai dimenticato. Non è possibile.
Il mio cuore ricomincia a gridare, ma non posso ascoltarlo, non devo ascoltarlo, non voglio ascoltarlo.
Taci, gli impongo di nuovo.
Ron mi sta aspettando, è il mio futuro, il mio porto sicuro, la mia tranquillità.
Ma allora, perché le mie gambe non si muovono per affrontare quei dieci passi che mi separano dall’altare dove sarò unita per sempre a lui?
Guardo Draco che, in trepidante attesa, aspetta un mio segnale scrutandomi con attenzione nel tentativo di capire quale sarà la mia decisione.
Ma allora, perché non riesco a muovere un solo muscolo?
Chiudo gli occhi sospirando, in preda a una battaglia interna tra cuore e ragione.
Davanti a me due uomini agli antipodi, due strade divergenti, due destini diversi.
Ma una sola scelta.
E questa volta non tornerò indietro.
 
 
 
 
 
 
Avviso ai lettori: Questa storia partecipa al contest "Pranzo senza dessert" indetto da Freya_Melyor sul forum di EFP. Lo scopo è quello di scrivere una storia incompiuta, ossia una storia che abbia un inizio, uno svolgimento  ma non un finale. Una volta che saranno trascorsi i 15 giorni dalla pubblicazione delle valutazioni da parte del Giudice, darò un finale a questa breve one shot.
Il titolo “ …alea iacta est” inquit significa “…il dado è tratto” disse (Cesare) ed è una frase di Svetonio in Vita divi Iuli. Tutti conosciamo questo celebre detto pronunciato da Giulio Cesare, che sta a significare “la decisione ormai è presa”, in riferimento alla scelta definitiva che farà Hermione.
La citazione, invece, è presa dal film “Matrix”.
 
  
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