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Autore: Joy2000    27/04/2021    2 recensioni
Olivia è stata arrestata...e ci eravamo lasciati lì. Dal testo:" Non posso crederci. Chi ha osato toccare il mio pub? Chi si è permesso di darlo in pasto alle fiamme?"
TOM POV
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Thomas Shelby
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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"Riunione di famiglia, adesso" ordino richiamando tutti nel mio studio. Polly, John, Arthur e Ada sono confusi e non sanno cosa aspettarsi. Io purtroppo sì. "Abbiamo un problema" esordisco breve e sintetico, ma chiaramente preoccupato. Tutti mi guardano allarmati e mi fanno domande sparse. Batto la mano sul tavolo per richiamare la loro attenzione, come un giudice che esige ordine battendo il martelletto.
"Il pub è stato incendiato da Margaret Stone, sorella di Olivia, nonché membro dei Birmingham Boys" riassumo in maniera concisa. John sbuffa e ride sarcastico

"Pensavo fosse qualcosa di serio..." risponde "Cosa possono farci? Abbiamo le corse, i poliziotti, il wiskhey e il denaro, siamo invulnerabili!" Esclama lui presuntuoso aprendo le braccia come se fosse Dio. Il mio fratellino sbruffone non ha imparato neanche sotto le armi a tenere la bocca chiusa e quel suo atteggiamento strafottente non lo avrebbe mai portato da nessuna parte.

"Chiudi quella fottutissima bocca" gli dico a denti stretti fulminandolo con lo sguardo. Intimorito, fa come gli dico, per fortuna. "Quando abbiamo iniziato con le scommesse sapevamo tutti contro chi ci saremmo messi: Billy Kimber. Sono stato uno stupido a non arrivarci prima, è vero, ma siamo ancora in grado di difendere ciò che è nostro. Ricordate da dove veniamo, ricordate i sacrifici che abbiamo dovuto fare per arrivare fin qui. Non dobbiamo lasciare che ci prendano tutto ciò che ci siamo guadagnati. Non lo permetteremo." Pronuncio come se fossi ancora quel sergente maggiore che nella guerra impartiva ordini ai soldati.

"E che cosa hai in mente Tom?" mi chiede Arthur, con lo sguardo carico di determinazione, comune a tutti noi in quel momento.

"Devo parlare con Olivia, lei e Margaret devono passare dalla nostra parte. Non ti ricordi del suo sguardo quando parlava dell'incendio?"
"Lo ricordo io!" interviene John, questa volta azzeccato come il sigaro durante un torneo di poker, "Gli occhi chiari le sono diventati scuri, sembrava ferita, nostalgica, c'era qualcosa che non voleva dirci"

"Esatto!" esclamo puntando il dito su di lui, dandogli implicitamente ragione. "Dobbiamo scoprire cosa c'è sotto, e per farlo ci serve Olivia. Andrò io personalmente a parlare con lei"

"Tu non ti muovi da qui!" mi ordina la zia Polly, tarpandomi le ali che avevo già spiegato mentre immaginavo di ritornare dalla mia piccola Lily. La guardo contrariato. "Sei troppo coinvolto, troppo fuoco nel cuore e troppo fumo nella testa, ricordi?" mi punge lei facendo riferimento alla frase sulla foto. Non rispondo colto nel segno. "Ada verrà con te. Domani partite" mi dice, mentre la mia sorellina mi sorride impotente. Mi limito ad annuire, non che possa fare altro.

Torno a casa, ad Arley Hall, anche se in cuor mio vorrei solo correre da Olivia perché mi preme parlarle. Se è ricapitata sulla mia strada un motivo ci deve pur essere no? Mia madre mi aveva detto di starle lontano e io ci avevo provato, ma adesso la situazione è diversa e io non so se sono ancora disposto a rinunciare a lei per uno stupido sogno. Quegli occhi scuri e così sofferenti mi hanno fatto pentire di averla lasciata sola e adesso che lei ha bisogno di me, devo rimediare. Vado nella mia stanza e mi sdraio un po' sul letto, mi accendo una sigaretta e fisso il mio sguardo sul soffitto come se mi aspettassi un qualcosa. In realtà penso, come al solito. Penso a cosa potrei fare per diventare un uomo migliore, che vive tranquillamente senza essere sottoposto a continui rischi per affermare il suo nome. Ma la verità è che questa vita mi piace e per quanto possa essere pericolosa e al limite con la giustizia, io mi sento così soddisfatto nel viverla. Forse sono malato. Non avrei mai dovuto andare in guerra, a quest'ora sarei un commerciante onesto probabilmente sposato e con una bambina di cui prendermi cura. Ho sempre desiderato essere padre, amo i bambini, la loro ingenuità nel dire le cose e la loro pura felicità per la vita. È sempre stato il mio sogno diventare un buon papà, non farei mancare nulla ai miei figli, li proteggerei a costo della mia vita. Ma evidentemente adesso la priorità è la mia famiglia, non far mancare niente a loro, portare avanti l'attività per garantire a tutti un futuro prospero. Eppure più volte mi fermo a pensare: che ne sarà di me una volta finito tutto? Sarò solo, vecchio e decrepito e a quel punto il denaro o il terrore seminato nella mia città non serviranno a nulla. Avrò rinunciato a tutti gli affetti per erigere un impero che crollerà su sé stesso perché troppo alto e immenso. E allora a che serve tutto ciò? Aspiro una boccata di fumo dalla sigaretta, mia fedele compagna di vita e mia più grande risorsa in guerra. Butto fuori diramando una nuvola grigia nella stanza che spero un giorno o l'altro mi faccia sparire definitivamente da questo mondo che ancora non capisco cosa voglia da me. Immerso nei miei pensieri immagino di sentire bussare alla porta. No, in realtà bussano veramente: la mia domestica Frances si precipita ad aprire e io con le orecchie attente mi focalizzo su ogni rumore. Sento una voce femminile, che parla piuttosto frettolosamente, e corro di sotto per vedere chi sia. A metà scalinata intravedo la figura di una ragazza che riconosco subito: è Lily, in lacrime. Scendo gli ultimi gradini e le vado immediatamente incontro. La prendo per le spalle e le chiedo che succede, ma lei sbatte la testa e si appoggia a me, non posso fare che stringerla. La abbraccio e le accarezzo la testa provando a tranquillizzarla, ma le sue lacrime continuano a scendere: dai suoi occhi cadono calde sul mio collo e io non posso far niente affinchè smetta. Frances ci lascia soli, e io provo a chiederle che cosa sia accaduto, ma Lily è sopraffatta dai singhiozzi e dal pianto e io mi sto seriamente preoccupando. La porto nella mia stanza, si siede sul letto e io accanto a lei le offro un bicchiere di whiskey che beve tutto d'un fiato, e poi una sigaretta che stringe tra le labbra adesso gonfie di pianto. Aspira un paio di tiri guardando il vuoto e asciugandosi frettolosamente e meccanicamente le lacrime che continuavano a sgorgare incessanti.

"Si tratta di Margaret" mi dice stringendo i denti "Mi ha lasciato questo biglietto" Lily me lo porge e io lo leggo mentalmente facendo caso alla scrittura della sorella che mi sembra addirittura più elegante di quella usata dietro la foto. Il biglietto recita così:" Non cercarmi, starò bene, vedrai. Devo risolvere dei problemi. Addio". Lo ripasso a Lily.

"Sai dove possa essere andata?" le domando cortese, nascondendo la mia preoccupazione dovuta ad un'idea che è appena apparsa nella mia mente. Olivia scuote la testa

"Ecco perché sono preoccupata Tom" aggiunge "E mio malgrado, sei l'unico che può aiutarmi" dice fissando i suoi occhioni scuri e lucidi nei miei. Vorrei darle una soluzione, far apparire sua sorella con uno schiocco di dita solo per farle tornare il sorriso e quella luce negli occhi che mi ha fatto innamorare di lei, ma non posso. E ho il presentimento che Margaret abbia un conto in sospeso con Kimber e che presto noi Shelby ci saremmo trovati in grave pericolo.

"Olivia, ho già una pista. Sarei venuto da te domani per spiegarti tante cose, ma ora non mi sembra il caso. Sei stanca e stravolta devi riposare" le suggerisco prendendole la mano sinistra e accarezzandole la pelle liscia e vellutata.

"Non riuscirei a dormire, spiegami adesso" mi dice poggiando l'altra mano sopra alla mia. È così piacevole il suo tocco, così caldo, così disarmante: mi sento indifeso quando sono con lei, vulnerabile, nudo nella mia anima.

Annuisco. "Ho dovuto allontanarmi da te, per il bene di entrambi. Mia mamma me l'ho ha detto in sogno prima che mi risvegliassi, in ospedale. Polly ha appoggiato"

"Naturalmente" sussurra in tono sprezzante, ma la capisco e ignoro il commento.

"Quindi ho dovuto far sì che le nostre strade si dividessero. Poi si sono rincontrate grazie a tua sorella che mi ha incendiato il pub e io sospetto le sia stato ordinato dai Bimingham Boys e da Kimber. Vogliono che noi Shelby ci mettiamo da parte nelle scommesse ippiche. Tua sorella deve avere qualche conto in sospeso con loro, non ti ha fatto capire proprio nulla a riguardo?" chiedo a Olivia che mi guarda concentrata e pensierosa. Si morde il labbro inferiore mentre ha gli occhi puntati in alto a sinistra mentre ricorda qualcosa.
"Tom, io e Margaret non siamo proprio sorelle, ma sorellastre. Mio padre ha tradito mia madre prima che io nascessi ed è nata Margaret. L'ho scoperto solo dopo la morte di papà, mamma mi ha raccontato tutto e sapere di avere una sorella, per quanto illegittima, è stata una rassicurazione. L'ho trovata a Londra e non ti ho mai parlato di lei perché dopo aver passato del tempo insieme abbiamo litigato. Poi lei è venuta a recuperarmi dal carcere e il resto lo sai." Mi racconta lei, con un sorriso amaro sulla bocca.

"Londra hai detto? E non hai notato niente di strano?"
"Non lo so. Viveva in una delle villette a schiera, e la casa era grande e ben arredata, tipica di persone ricche. Aveva un cofanetto pieno zeppo di gioielli, collane, orecchini e anelli di tutti i tipi. TOM!" esclama all'improvviso come se fosse stata fulminata da un'idea "Ricordo benissimo che aveva un anello in bella mostra, di oro bianco, con uno smeraldo al centro. Sembrava un anello di fidanzamento. E se avesse una relazione con questo Kimber?" propose lei. La guardai, riflettendo, e sembra un'idea brillante.

"Lily, sei un genio!" esclamo sorridendole e dandole istintivamente un bacio. Così, senza pensarci, d'improvviso ho voluto gettarmi impavido tra le sue labbra morbide che sanno di tabacco. Mi è mancata così tanto, quel profumo di lavanda che sento provenirle dal collo e insinuarsi prepotentemente nelle mie narici. Mi stacco subito, imbarazzato. Ha la bocca schiusa e lo sguardo inerme, non sa che fare e così io. Decido di indietreggiare, per non crearle guai, ma appena lo faccio la sua mano destra si posa sul mio braccio per bloccarmi. Mi accarezza il viso con la sinistra e poi si avvicina, regalandomi a sua volta un bacio passionale, carico di voglia, di sentimento e della mancanza che abbiamo sentito reciprocamente. Le poggio le mani sui fianchi premendola più vicino a me, mentre lei mi getta le braccia al collo, e ancora uniti nel bacio per timore di staccarci, ci adagiamo sul letto. Labbra a labbra prendo a sbottonarle il vestitino, mentre lei mi allenta abile il nodo della cravatta. Ci ritroviamo presto nudi, in preda all'adrenalina e alla smania di volerci assaporare nel modo assoluto. Ho così voglia di lei, di sentirla vicina, di sentirla da dentro... le bacio il collo e l'aroma della lavanda mi solletica anche le papille gustative. Lily geme dal piacere, ma io non mi fermo e continuo a baciarla ovunque, seni, addome, sul suo sesso e proprio a quel punto trattiene un grido strozzato mentre mi stringe i capelli in segno di consenso. Poi mi tolgo le mutande e la sovrasto riprendendo a baciarla in bocca, facendo intrecciare la mia lingua alla sua in un nodo saldo che non si scioglierà più. Questa volta no, questa volta non l'abbandonerò e non permetterò a nessuno di dividerci. È una promessa. La penetro agilmente mentre stringe le caviglie intorno alla mia vita. Si stacca ad istanti ritmici dalla mia bocca per godere della presenza e quando sento di essere anche io vicino all'apice del piacere aumento il ritmo, la fisso negli occhi pieni di lussuria e passione e tocco il cielo con un dito, mentre lei si morde le labbra in preda ad un estasi estemporanea che ci fa presto cadere nell'oblio, avvinghiati uno all'altra come per farci coraggio, indispensabile per combattere i demoni della notte.

 

  
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