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Autore: Greenleaf    27/04/2021    4 recensioni
Sotto l’ombra degli alberi di Amon Hen giace il corpo di una ragazza di nome Eldihen. Quando riapre gli occhi ed incrocia lo sguardo di Legolas, entrambi avvertono una sensazione intensa, qualcosa di inspiegabile e ancestrale.
La storia di Eldihen però, prenderà forma attraverso delle scoperte che le indicheranno il percorso giusto da seguire e, tra intrighi e falsi nemici da combattere, si ritroverà a vivere momenti mai pensati. Stregata da parole, sguardi e mostri che in realtà non sono poi così crudeli come lei temeva.
Vivrà l’incanto di un amore minacciato dalla guerra. Sarà vittima di un nemico tanto incantevole quanto misterioso. La sua storia inizia ad occhi chiusi, e per giungere alla fine Eldihen dovrà imparare a camminare nel buio.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eowyn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 9
 
 
Eowyn si alzò presto, appena vide il sole spuntare dalla sua finestra, illuminando il buio della notte. Raccolse i suoi capelli in un’acconciatura morbida, indossò la tiara ed il suo abito nero. Il dolore per la perdita di suo cugino era profondo, ed il colore scuro rispettava il suo stato d’animo.
 
Uscì dalla sua comoda stanza per raggiungere Eldihen. Non voleva lasciarla sola, era una sua ospite, desiderava accoglierla come meglio poteva, offrendole tutto ciò di cui aveva bisogno. Superò il lungo e stretto corridoio, seguendo la luce proveniente dalla finestra infondo, ammirò le bandiere che raffiguravano i prodi destrieri di Rohan, orgogliosa più che mai di appartenere a quella terra.  Si fermò davanti alla porta di Eldihen. La sua stanza non era distante. Guardò la serratura, avvicinando il suo pugno chiuso. Pronta a bussare.
 
“Non troverai nessuno mia signora!”  la richiamò una voce a lei familiare. Eowyn si voltò con il busto, incontrando Aragorn dietro di sé. Erano solo loro due in quel corridoio, ed i quadri appesi al muro.
 
“Dama Eldihen non è qui?” chiese con voce cristallina, notando il volto spossato dell’uomo: sotto i suoi occhi c’erano due profonde occhiaie violacee, segno che non aveva riposato bene. Eowyn abbassò la mano, portandosi in avanti, curiosa di scoprire dove si trovasse la giovane dagli occhi azzurri.
 
“No” rispose evasivo.
 
“Ma come? Ieri sera l’ho lasciata in questa stanza, cos’è successo?” domandò impensierita, sperando che non ci fossero problemi, anche se dalla faccia di Aragorn non si aspettò grandi notizie.
 
“Si è sentita poco bene. Ha dormito nella nostra camera. Forse è meglio che tu la raggiunga, non si è ripresa” profondamente scosso dalla situazione, pensò che l’aiuto di Eowyn fosse fondamentale per tranquillizzare Eldihen. Da quando Legolas l’aveva lasciata, non aveva parlato, né guardato nessuno, inerme nel letto, con lo sguardo fisso alla parete e gli occhi assenti.
 
“Oh cielo, spero nulla di grave!” spostò la sua gonna muovendo dei passi verso Aragorn. In effetti lo scorso pomeriggio anche lei aveva notato del turbamento nei suoi occhi, ma non riuscì a capirci nulla, per Eowyn era tutto come una matassa di filo ingarbugliato a terra, doveva comprendere, sciogliendo lentamente i nodi per venire a galla di quella faccenda.
 
“Penso che parlando potresti darle aiuto mia signora. Si trova nella stanza infondo, l’ultima a sinistra” indicò la porta della camera, alzando il braccio. Eowyn seguì le sue indicazioni, si voltò per guardarlo, ammaliata dagli occhi verdi smeraldo e dal suo viso delicato e gentile.
 
“Vado subito da lei” lo rassicurò, piegando gli angoli della bocca in un sorriso “Ma meglio che tu vada a riposare, vedo che sei molto stanco, mi dispiace!”
 
“No mia signora, io sto bene” disse pensieroso gettando un’occhiata alla camera da cui era uscito. Non poté far a meno di sentirsi in colpa per l’intera situazione, infliggendosi delle mancanze che non gli appartenevano.
 
“Ti posso aiutare in qualche modo?”
 
“Se solo riuscissi a parlarle te ne sarei grato!” si passò una mano in viso, respirando profondamente  “Ti saluto mia signora” si allontanò, avrebbe tanto voluto confidarsi con Legolas, sperando di trovarlo calmo, infondo poco fa non si era mostrato scontroso, anzi, aveva affrontato giudiziosamente la faccenda, ma lui lo conosceva bene, sapeva che era amareggiato.
 
Lasciò che Aragorn si allontanasse, chiedendosi cosa mai avesse potuto passare Eldihen quella notte. Con aria sospetta si voltò e camminò in direzione della camera che le era stata indicata, superando il lungo tappeto rosso che percorreva l’intero perimetro del corridoio. Si bloccò pensierosa davanti alla larga vetrata, osservando le case di fronte al palazzo.
 
Deglutì, in attesa di scoprire cosa si celasse dietro la porta davanti ai suoi occhi. Si morse un labbro, guardando distrattamente le incisioni dorante sul legno, fino a che chiuse un pugno e bussò. La porta si aprì immediatamente, procurando un rumore stridulo. Era stato Gimli a presentarsi. Era vestito come sempre, anche lui sembrava stanco e provato. Eowyn chinò il capo rispettosamente, guardando i capelli scompigliati del nano e il suo viso infelice segnato da profonde rughe d’espressione.
 
“Sperò di non disturbare, sire Aragorn mi ha detto che Eldihen non si è sentita molto bene stanotte, vorrei vederla” i suoi occhi verdognoli vennero illuminati da un raggio lucente, rischiarendoli maggiormente.
 
Gimli contemplò la pelle diafana di Eowyn, rimanendo catturato dalla bellezza del suo volto ”Certo, ma quale disturbo, è un piacere!” le aprì il passaggio alzando gentilmente una mano.
 
Gandalf si alzò dalla sedia, guardando la dama  di Rohan con aria sorpresa.
 
Una volta dentro la stanza, Eowyn non poté far a meno di notare i letti scompigliati, le coperte ingarbugliate a terra, insieme ad alcuni vestiti sparsi sul pavimento in legno. Sbatte le palpebre, ricercando Eldihen con lo sguardo. La trovò distesa sul letto vicino alla parete frontale. Si stupì notando  l’espressione assente del suo volto. Preoccupata si precipitò da lei, sedendosi sul suo letto. Spostò le coperte di lana marrone, per accomodarsi a suo fianco.
 
“Ma che le è successo?” chiese smarrita guardando lo stregone.
 
“Ha passato un brutto momento” spiegò a malincuore guardando le due donne, che anche se completamente diverse, in quel momento sembravano simili, entrambe turbate, per motivi differenti.
 
“Eldihen cara!” Eowyn le strinse la mano, preoccupandosi per il suo incarnato, molto simile alle lenzuola che l’avvolgevano. Eldihen le accennò un sorriso, mostrandosi esausta.
 
“Non volevo farti preoccupare” era da un po’ che teneva le lacrime dentro gli occhi, ricacciandole ogni qual volta sentiva l’esigenza di sfogarsi, di urlare per ricacciare tutto il dolore accumulato. Quando vide Eowyn si sentì piccola, minuscola ai suoi occhi.
 
“Aragorn mi aveva detto che non ti sentivi bene, ma non immaginavo di trovarti così” confessò lanciando uno sguardo allo stregone, come a chiedergli dell’accaduto, ignara di ciò che aveva passato Eldihen.
 
“Sto abbastanza bene” la rassicurò, tornando a guardare la parete di fronte a sé. Si sentì privata del suo cuore, come se glielo avessero strappato a morsi dal petto, consapevole di aver perso una persona cara, l’elfo che l’aveva salvata dalla morte, aiutandola, mettendosi in primo piano per proteggerla, lei lo aveva perso, lo aveva ferito, distruggendo probabilmente il loro rapporto. Era difficile trattenersi quando voleva piangere, in solitudine.
 
“Ma cosa?” Eowyn scostò una coperta, intenzionata a  farla accomodare sul letto, sperando di riprenderla. Trovò la sua sottana imbrattata di sangue, ormai secco, si portò una mano alla bocca sgomentata “Che ti è capitato?” avrebbe tanto voluto sapere cosa le fosse accaduto, troppo confusa e preoccupata.
 
“Non lo so nemmeno io” una lacrima solitaria rigò il suo volto, rotta dal tremolio delle sue labbra rosate. Eowyn lanciò un altro sguardo allo stregone, per poi cingere con le mani le spalle di Eldihen.
 
“Non voglio vederti così, rimani serena!” cercò di infonderle coraggio, ma l’elfa non rispose, accucciandosi nel letto, con il volto coperto nel suo cuscino di piume.
 
“Mio signore, potreste lasciarci sole, vorrei parlarle” propose allo Stregone pensando che fosse meglio parlare in privato. Anche se di due razze diverse, loro due erano pur sempre donne, e sicuramente si sarebbero capite. Gandalf annuì, ma prima di andare considerò il corpo esile di Eldihen avvolto tra le coperte. Sperò che Eowyn riuscisse a farla aprire, per rincuorarla un minimo.
 
“Mia signora, grazie!” disse Gimli preoccupato per la sua amica.
 
Eowyn gli sorrise, vedendoli uscire e chiudere la porta fiduciosi. Eldihen stava piangendo con il viso arrossato, i capelli bagnati e gli occhi velati, nascosta tra le coperte. La donna si inginocchiò a terra, appoggiando i gomiti sul letto, dispiaciuta per la ragazza.
 
“Ehi che c’è?” le carezzò una guancia calda, asciugando le sue lacrime.
 
“Sono un disastro, un fallimento!”premette con prepotenza le mani agli occhi ricacciando le lacrime dal suo viso. Pensò a tutto quello che le era successo. Era stata sempre trascinata dagli eventi: prima dagli orchi, poi da Nihil, sempre succube di qualcuno. L’unica cosa buona di quella disavventura era l’amicizia con Legolas, amicizia distrutta a causa del suo comportamento, ed anche se sapeva che era stato Nihil a causare quella situazione, non riuscì a perdonarsi, né a giustificarsi. Non poteva trattarsi solo di sfortuna, era lei che non aveva preso mai una posizione, scappando una volta dagli orchi, una volta incontro alla compagnia. Come le aveva detto Legolas, era lei a cercarseli i guai, nessuno l’avrebbe più aiutata.
 
“Ma che dici Eldihen? Non è vero” le passò una mano tra i capelli ingarbugliati,  vedendola affondare  il volto nel cuscino.
 
“Mia signora…” si sollevò, aiutandosi a rimanere in equilibrio con i gomiti, si voltò per mostrare tutta la sua insoddisfazione “Io non troverò mai il mio valore. Mai!” disse addolorata, ormai aveva toccato il fondo, non si sarebbe sollevata facilmente.
 
“Non voglio vederti così. Non è facile vivere in questi tempi, non te ne fare una colpa, vedrai che tutto si risolverà, qualsiasi cosa sia successo”
 
“E’ successo tutto per colpa mia. Ho tradito Legolas” gli occhi si coprirono di lacrime “L’ho perso, non mi ha nemmeno guardata” afferrò le lenzuola con rabbia, stringendole con le dita. Si girò, rimanendo supina sul materasso, spostò i fili di capelli incollati alla guancia, avvertendo la vicinanza di Eowyn.
 
“Legolas è l’elfo?” chiese ricollegando il nome al ragazzo biondo che aveva visto ieri.
 
“Sì” spostò il viso, le ciglia erano bagnate ed i suoi occhi assenti, intrappolati dai mille pensieri.
 
“Ma perché? Ti va di parlarne?” era certa che  avrebbe potuto alleviare il suo dolore, ascoltando la sua esperienza, togliendole dal cuore un po’ del peso che si portava. Si alzò dal pavimento in cui si era inginocchiata e si sedette sul letto stringendole la mano con cura.
 
“Non c’è tanto da dire. La mia non è una storia gloriosa, anzi, fino ad ora ho provocato un sacco di guai alle persone che mi sono state vicine” strinse con le dita la mano di Eowyn, tastando il morbido tessuto del suo abito nero “Sono partita da Gran Burrone, per raggiungere le terre immortali, ma un gruppo di orchi ci ha attaccati. Sono fuggita, non ho aiutato nessuno, come una vigliacca!” confessò con amarezza, lasciando che le sue lacrime scorressero calde, per ricacciare la frustrazione che aveva nei suoi confronti “Legolas mi ha trovata moribonda dentro una foresta, mi ha curata, protetta, standomi vicino” si bloccò ripensando ai momenti trascorsi insieme “Mi hanno portato da un elfo che mi ha ingannata, lanciandomi un incantesimo senza che io me ne accorgessi. Stanotte ho tentato di rubare l’arco all’elfo che mi salvato, non so cos’ho fatto, ma lui non ne vuole più a sapere di me, sapessi come mi ha guardata!” asciugò i suoi occhi sospirando “E fa bene, dopo tutto quello che ha fatto per me si è trovato tradito. Non merito la sua comprensione” si alzò dal letto,  incrociando lo sguardo comprensivo di Eowyn “E la cosa più egoista è che io voglio riappacificarmi. Non voglio essergli indifferente, voglio stargli vicino come un tempo!” demoralizzata tirò su con il naso, scuotendo la testa. Non avrebbe mai accettato l’indifferenza di Legolas, il suo sguardo serio e distante, non riusciva a perdonarsi, tutto ciò le sembrò un incubo. Come poteva aver permesso a Nihil di manipolarla? Legolas era troppo orgoglioso, non l’avrebbe compresa, sapeva benissimo che lui disprezzava Nihil, e tutto ciò che aveva fatto era andare incontro al suo nemico, vanificando i suoi gesti, le sue attenzioni.
 
“Eldihen sei provata. Ti sono capitate cose molto brutte. Sei in pieno stato confusionale, cerca di non condannarti. Non puoi cambiare il passato, ma potrai sempre riparare ai tuoi errori. Guarda mio zio Thèoden, anche lui è stato vittima di un maleficio, ma adesso sta bene ed io ho perdonato la sua lunga assenza. Vedrai che Legolas comprenderà la situazione, ne sono certa!” la accarezzò premurosamente, mostrandogli un sorriso sincero. Era addolorata per la vicenda che aveva ascoltato, soprattutto per la voce terrorizzata e confusa di Eldihen, le sembrò che fosse avvolta dall’oscurità, come se non riuscisse a vedere la luce in fondo al tunnel.
 
“Ma io l’ho deluso e mi sento così male. Non voglio perderlo, il solo pensiero mi distrugge” la sua voce era scossa. Guardò la parete. Aveva avuto la forza di andare avanti grazie a Legolas, ed anche quando si erano separati, lei l’aveva sempre pensato, portandoselo dentro al cuore. Si sentì svuotata, inutile, priva di forze e di volontà. Se fosse stato per lei sarebbe rimasta dentro il letto per tutta la giornata, a fissare il vuoto. Sembrò che Eowyn avesse già capito le sue intenzioni poiché con decisione sfilò le coperte, scoprendo il corpo minuto di Eldihen.
 
“Prima di ogni cosa alzati, vedrai che si risolverà tutto, senti il mio consiglio” si piegò prendendole il mento con una mano. Sorrise, rincuorandola “Vieni con me Eldihen, andiamo, hai bisogno di darti una ripulita, di mangiare qualcosa e di respirare un po’ di aria fresca. Non risolverai niente rimanendo sdraiata a letto, su!” afferrò il suo braccio, pronta a farla alzare dal letto.
 
“Fosse per me ci rimarrei ancora!” Confessò guardando il suo braccio sollevato. Sembrava un pezzo di legno sballottato da una parte all’altra.
 
“Allora fallo per me, ti prego!” insistette Eowyn con uno sguardo determinato “Non saresti felice di rimanere un po’ insieme? Voglio mostrarti tutte le stanze  del palazzo, farti vedere i cavalli dentro la scuderia. Dai, non accetterò un no come risposta!” tirò il suo braccio debolmente, giusto quel po’ che bastava per farla sollevare dal letto. L’aiutò a rimanere in piedi, sostenendola con le mani.
 
“Io amo i cavalli” sorrise flebilmente, lasciandole uno sguardo colmo di gratitudine per le belle parole e l’interesse che aveva dimostrato, standole vicino in un momento buio come quello.
 
“Si anch’io, vedrai insieme a me starai meglio”
 
“Sto già meglio!” riconobbe alla donna stiracchiandosi, sentiva i suoi muscoli intorpiditi. Era indolenzita e molto debole, passò una mano sul viso, palpando le guance morbide e inumidite dal pianto. Sospirò affannata, ricacciando il peso che le grava sul petto.
 
“Ne sono felice, adesso che ne dici di lasciare questa stanza? Andiamo nella mia, è decisamente più ordinata” le propose avvolgendole la vita affettuosamente.
 
 
“Va bene” accettò, superando insieme ad Eowyn la porta d’entrata, lasciandosi alle spalle la camera e tutto ciò che era successo lì dentro. Si coprì quando giunse nel corridoio, conscia di essere sporca di sangue e con una leggerissima sottana addosso. La luce proveniente dalla finestra illuminò i suoi capelli castano chiaro, il corridoio composto da un parquet  di legno, e le bandiere poste ai lati. Il sole fuori brillava più degli altri giorni, pareva che fosse  primavera inoltrata.
 
Insieme a Eowyn oltrepassarono l’androne isolato, raggiungendo la camera della ragazza, che era già aperta. Eldihen si intrufolò immediatamente, contenta di non essersi imbattuta in nessuno durante il tragitto, non desiderava mostrarsi in quello stato, l’avrebbero presa per una pazza, ed era comprensibile.
 
Eowyn la seguì a ruota e comprendendo i pensieri della ragazza richiuse svelta la porta a chiave. Non richiamò la servitù, né pensò di farlo, sicuramente Eldihen si sarebbe opposta. Era stato già molto difficile convincerla ad alzarsi dal letto, non avrebbe voluto metterla a disaggio.
 
“Ed eccoci qua!” camminò lungo la sua stanza, fermandosi sul tappeto di pelliccia bianco e marrone.
 
Eldihen l’affiancò, guardandosi intorno: la camera era piccola e ordinata, il letto matrimoniale era largo con sopra una coperta intrecciata, colpita l’accarezzò. Di fronte si trovava una larga tenda in velluto, di un color cremisi molto bello. Si fermò quando notò dinanzi a sé, uno specchio ovale nel quale era riflessa la sua figura.
 
Era molto magra, con i capelli arruffati e la pelle pallidissima. Il suo viso era scavato, si potevano notare i suoi occhi azzurrissimi in contrasto con i capelli scuri e la carnagione biancastra. Colpita dalle macchie sulla sua sottana passò la mano sul suo petto, guardandosi allo specchio. Sembrava reduce di una feroce battaglia.
 
“Non ti preoccupare, ti preparo un bagno, anche se in realtà l’acqua è già abbastanza tiepida, l’ho cambiata dopo essermi sistemata” Eowyn comparse con lei dentro il riflesso dello specchio, con il suo sorriso raggiante ed un’espressione amichevole.
 
“Guarda come ho ridotto la vestaglia!” alzò il tessuto chiaro della sottana. Il sangue era duro e scuro, ma puzzava ugualmente, nonostante si fosse già essiccato.
 
“Ma non ti devi assolutamente preoccupare. Tu vai pure a farti il bagno, io ti cerco qualcosa da mettere”
Distolse lo sguardo dallo specchio incorniciato, stupita dalla bontà di quella donna. E pensare che si erano viste una sola volta ”Io non so come ringraziarti!”
 
“Non devi ringraziarmi. Guarda, se te lo stessi chiedendo la vasca è dietro quella tenda rossa, vai pure, io guardo dentro il mio baule per trovarti qualcosa da mettere”
 
Annuì, sforzandosi di sorridere. Non voleva mostrarsi insolente, aveva apprezzato molto il gesto della donna, riuscendo ad allontanarsi dalla stanza in cui aveva trascorso la notte solo grazie al suo aiuto “E va bene! Ma voglio qualcosa di  estremamente semplice, sperando di restituirti il vestito intatto”
 
“Ci penserò io”
 
 Detto ciò le due donne si separarono, Eldihen entrò nella vasca, cacciandosi di dosso la sottana sporca di sangue, ed Eowyn si  fiondò nel baule per trovare un vestito adatto alle esigenze di Eldihen, lanciando di tanto in tanto uno sguardo in direzione della tenda.
 
L’acqua tiepida sciolse la tensione accumulata. Si lavò bene, rimuovendo il sangue dalla sua pelle e dai suoi capelli. Le faceva ancor un po’ male la testa, ma a differenza di poco fa si sentiva decisamente meglio. Non rimase a lungo dentro la vasca, era talmente agitata da non trovare sollievo nemmeno con il bagno caldo che le era stato preparato. Ripose la saponetta che aveva usato dentro un contenitore di legno. Si asciugò con una tovaglia che aveva trovato vicino alla tenda, coprendosi il corpo.
 
“Ed eccomi!” sbucò dalla tenda, trovando Eowyn inginocchiata vicino al baule.
 
“Sei stata velocissima!”
 
“E già” attorcigliò i capelli con le mani, rimanendo immobile dietro la tendina.
 
“Guarda!” Eowyn le mostrò un vestito di raso verde, molto semplice.
 
 Le sembrò elegante, a guardarlo bene faceva al caso suo, era piccolo, non largo come quello che le aveva dato Nihil. Quel bugiardo di Nihil. Digrignò i denti, appoggiandosi alla parete. Se lo avesse avuto davanti, come minimo gli avrebbe tirato un pugno in faccia.
 
“Ehi non ti piace?” Eowyn la raggiunse, incuriosita dalla sua espressione distante.
 
“Eh…” si voltò vedendosela di lato “Si, va benissimo. Scusami sono un po’ sovrappensiero”
 
“Basta pensare!” si spostò dentro la tenda per prendere un olio profumato che nascondeva in una piccola mensola. Le mostrò l’ampolla porgendogliela con gentilezza “Metti un goccio sui capelli, è buonissimo!”
 
“Non serve ver…”
 
“Insisto!”
 
Accettò, facendo come Eowyn le aveva detto. Indossò velocemente il vestito verde, notando che aderiva perfettamente al suo corpo, rendendo le sue curve un po’ piene rispetto alla realtà. Eldihen legò con un nastro i capelli, trattenendoli in una coda alta e voluminosa. Le onde morbide le ricaddero davanti al viso. Rimase sorpresa dell’essenza gradevole del profumo fruttato che le aveva donato Eowyn, era dolcissimo. Guardandosi allo specchio non si riconobbe. Il bagno l’aveva trasformata, cancellando i segni sulla sua faccia, il sangue dalla sua pelle. I capelli erano perfettamente ordinati e lucidi. Sistemò velocemente il ciuffo che le ricadeva al lato della fronte, finalmente pronta a lasciare la stanza.
 
Eowyn era stata una spalla forte su cui fare affidamento. Era incredibilmente comprensiva e determinata, non si era mai tirata indietro, neppure quando le aveva raccontato la sua storia. Uscirono entrambe dalla camera, tornando a percorrere il corridoio.
 
Eldihen camminava infelice, cercò di non farlo notare, torturandosi con le dita le maniche dell’abito verde che indossava, privo di qualsiasi decorazione, con uno scollo a cuore poco profondo e le maniche molto aderenti. Semplice e lineare come aveva chiesto. Guardò i suoi piedi, avanzare lungo il tappeto rosso. Oltrepassò distrattamente le porte delle camere, raggiungendo la sala del trono, ma prima di metterci piede, si bloccò, trovandosi davanti Legolas e Gimli.
 
Alzò il viso, completamente imbambolata. Rimase ferma, come se l’avessero pietrificata. Schiuse gli angoli della bocca, respirando lentamente per calmare il cuore che batteva all’impazzata dentro al suo petto. La camicia di Legolas aderiva perfettamente al suo torace, enfatizzando i leggeri muscoli e la sua pelle perfetta, priva di imperfezioni. Gli donava molto.
 
Legolas dal canto suo sembrava rigido. Si bloccò anche lui davanti ad Eldihen, abbassando il capo per guardarla meglio. La sua reazione stupì Gimli, non si aspettava che l’elfo si fermasse, ma pareva proprio che si fosse sbagliato. Rimase immobile, guardando insieme a Eowyn, gli sguardi profondi  tra Legolas ed Eldihen, attenti a non perdersi nessun dettaglio.
 
Un brivido le percorse la schiena quando Legolas passò i suoi occhi sul suo corpo, soffermandosi infine a guardare il suo volto, con la bocca serrata ed un’espressione seria. Si sentì toccata dalla sua occhiata ascoltando per tutto il tempo i battiti del suo cuore in delirio ed un forte calore al petto, espandersi su ogni punto del suo corpo. Non disse nulla sollevò il viso contemplando il volto di lui, la sua espressione rigida, un po’ stupita a tratti. Rimasero immobili per diversi secondi.
 
L’elfo non poté fare a meno di trovarla bella e nonostante il dissapore che provava, le lanciò un altro sguardo, costringendosi infine a guardare Gimli, allontanando i suoi occhi dal corpo esile di lei, dal suo volto delicato e dagli occhi azzurri, come li ricordava, riconoscendola perfettamente.
 
La superò senza parlarle, mentre Gimli rimase a suo fianco. Sentì la sua occhiata piena di rimprovero. Il nano agitò la testa contrario dall’allontanamento di Legolas, stringendo la mano ad Eldihen.
 
“Sono felice di vederti. Ti sei ripresa” contemplò la sua immagine. Era decisamente un’altra persona, bella ed elegante, non sporca e spenta come poco fa.
 
“Scusami Gimli” si morse internamente una guancia. Non poteva ignorare il distacco di Legolas, ed anche se lui si era stranamente fermato per guardarla, rimase triste vedendolo andare come se nulla fosse. Non riuscì a mascherare le sue sensazioni “Non volevo farti preoccupare, prometto che non accadrà mai più” disse ad alta voce in modo che l’elfo sentisse. Si era fermato su una porta, per aspettare in disparte Gimli.
 
“Non pensiamoci, è acqua passata” la tranquillizzò sorridendole. Le lasciò la mano per seguire Legolas, chinando rispettosamente il capo in presenza di Eowyn, grato per l’aiuto offerto ad Eldihen.
 
La giovane, si girò per guardare un’ultima volta l’elfo. Lui dietro di lei fece lo stesso, girando di poco il viso, lanciandole un lungo sguardo, pieno di pensieri e parole non dette. Uno sguardo difficile da dimenticare. Eldihen rimase sorpresa, non distolse i suoi occhi dall’elfo, nemmeno quando lui le voltò le spalle andandosene con Gimli.
 
Eowyn, da attenta spettatrice rimase colpita da quella scena, guardando sia Legolas che Eldihen. Captando immediatamente il senso dei loro sguardi. Si avvicinò all’elfa, scuotendola dal braccio, per farla girare verso di sé “Eldihen?”
 
“Non mi ha parlato, hai visto?” dispiaciuta incrociò le braccia, accarezzandole ritmicamente.
 
“Ti ha guardata”
 
“Ma era distante!” disse preoccupata guardando il punto in cui lui era appoggiato poco fa. Alzò il viso, sbattendo le ciglia velocemente con preoccupazione. Non le avrebbe più rivolto la parola ne era sicura. Si tormentò, ricacciando dentro di sé il forte desiderio di corrergli dietro, per parlargli.
 
“Eldihen!” la richiamò Eowyn notando la sua reazione.
 
“Non so perché mi sento così, ma non voglio che lui mi eviti facendo finta di niente, mi fa troppo male” ammise sospirando.
 
“Questo è perché ci tieni particolarmente” le strinse una mano, trattenendo un commento in particolare.
 
“In che senso?”
 
“Si vede da un miglio Eldihen”
 
“Cosa?” chiese tornando a guardare il corridoio, pensando a Legolas.
 
“Che lo ami”                                                        
 
 
 
 
Prese tra le mani la sua tunica verde, indossandola sotto gli occhi attoniti di Gimli che si chiedeva come potesse continuare ad andare avanti come se nulla fosse, senza parlare o lamentarsi dell’accaduto. Guardandolo gli sembrò scosso ma contenuto, forte e impavido. Aveva alzato intorno a sé una muraglia, in modo che niente e nessuno lo potesse più colpire, anche se, in cuor suo soffriva per la ferita ricevuta. Era riuscito a giungere alla conclusione che Eldihen non c’entrava niente, ma anche se ne era consapevole, non poté far a meno di allontanarsi da lei. Aveva ancora l’amaro in bocca. Di certo poco fa non gli era stato indifferente, o almeno, vedendola non aveva provato rabbia, la stessa rabbia che sentiva quando lei non c’era, perché quando i loro occhi si incrociavano tutto crollava.
 
“Menomale che la ragazza sta bene, sai quanto ha pianto per te?” Gimli tentò di addolcirlo, facendogli presente ciò che aveva patito Eldihen quando lui se ne era andato “Eowyn è riuscita a farla alzare dal letto, ci ha sorpresi” lo guardò mentre stringeva bene la cintura chiudendola con un nodo. Guardò Gimli senza dir nulla, afferrò il suo mantello e lo legò al collo, armandosi di arco e faretra. “Legolas!” lo bloccò prima che lui si girasse, fermandosi sui suoi passi, con l’ascia in mano e un espressione grave.
 
“Che c’è Gimli?” costretto a rimanere sui suoi passi piegò il volto. Le trecce ai lati dei capelli erano perfette, il suo viso privo di stanchezza o delusione. Era bravo a trattenere le sue emozioni, celandole persino ai suoi amici più cari.
 
“Dimmi la verità: la odi a tal punto da rinnegare ogni cosa?” chiese sperando di ricevere una risposta, era stanco dei silenzi, degli sguardi indecifrabili o dei sospiri che non gli permettevano di capirci nulla.
 
“Io non la odio”chiarì abbassando le palpebre, esaudendo i desideri del nano che di fronte a lui alzò il capo, annuendo.
 
“E’ allora perché non cerchi di comprendere la situazione? Lei sta malissimo, te lo assicuro!” pensò alle lacrime versate per l’amico, agli occhi di Eldihen privi di luce e a come aveva reagito quando Legolas aveva ritratto la sua mano, lasciandola sola. Non mostrandole nessuna compassione, si era mostrato inflessibile, ponendole un sacco di domande, come se fosse una spia degli orchi.
 
“Lei sa quante volte mi sono esposto. L’ho consigliata, quando è tornata con il falco ho messo da parte la missione per portarla indietro di persona, ti rendi conto?” lo superò camminando lungo la stanza, in mezzo a quei letti sfatti, che a confronto ai suoi pensieri e alla collera che provava risultavano ordinati.
 
 
“E’ perché me ne rendo perfettamente conto! Non puoi  girarle le spalle perché quel disgraziato gli ha lanciato un incantesimo per mettertela contro, pensaci, veramente giovanotto!” alzò la voce, lasciando che la sua barba oscillasse e si muovesse insieme alla sua bocca, perché di cose da dire ce ne aveva tante.
 
“Gimli, io mi sono fidato di lei ciecamente e forse ho sbagliato. Mi sono fatto trascinare molto, non dovevo. Mi ritrovo a rimanerci deluso, ma la colpa è anche mia” si fermò in mezzo la stanza. Gimli guardò le sue spalle, ed il mantello verde.
 
“Sai cosa penso? Se posso permettermi di dire la mia” camminò, appoggiandosi alla sua ascia. Affiancò Legolas, appoggiando le mani sulla sua arma, col mento sollevato per vederlo meglio, per guardare dopo tante ore il suo viso infelice. Il guerriero letale aveva lasciato posto all’elfo sensibile, per un momento aveva abbassato la guardia, solo in quella stanza, al lato del letto che aveva accolto Eldihen durante quella buia notte.
 
“Cosa pensi?” chiese in attesa che l’amico gli donasse la sua considerazione, anche se aveva le idee abbastanza chiare.
 
“Tu ci sei rimasto così male perché le vuoi bene, molto bene. Ti sei affezionato ed è stato un duro colpo, ed anche se non lo ammetterai, perché sei orgoglioso, è così!” spiegò senza peli sulla lingua agitando il viso ed alzando le palpebre, come se la sua deduzione fosse ovvia, palese al mondo intero.
 
I rumori attorno a Legolas sembrarono svanire all’ascolto di quella frase. Era vero, ed anche se aveva ricacciato con tutto se stesso la consapevolezza di essersi affezionato, non poté far nulla per chi gli era accanto, perché si erano accorti del sentimento che provava e che dimostrava realmente.
 
“Cercherò di essere più determinato” fece per allontanarsi, ma Gimli lo trattenne dal mantello, obbligandolo a rimanere di fianco a lui.
 
“Perdonala, soffrite entrambi”
 
“Gimli non riesco a lasciarmi tutto alle spalle!” confessò sperando che il nano chiudesse il discorso e si concentrassero sulla guerra, sul re e su come avrebbero agito per affrontare quella minaccia. Aveva bisogno di staccare.
 
“Ma non è colpa di Eldihen se è stata ingannata!” insistette come se la cosa fosse logica.
 
“Lo so, ma ho ancora l’amaro in bocca” la sua voce risultò dispiaciuta, dimostrando per la prima e probabilmente ultima volta a Gimli la sua profonda frustrazione.
 
Aragorn si era fermato davanti alla porta, felice di trovare dentro la stanza completamente illuminata Gimli e  Legolas. Li stava cercando da una mattinata intera, aveva perlustrato tutto il palazzo non scorgendoli in nessun posto. Si appoggiò alla parete con le braccia conserte, stimando la luce che proveniva dalle finestre.
 
“Ma passerà” commentò facendo girare il volto ai suoi amici. Legolas rimase sorpreso, guardandolo avvicinarsi a sé. Le sue labbra erano secche, e la barba più lunga del solito. Aragorn gli diede una pacca sulla spalla, guardandolo con dispiacere.
 
“In realtà penso che abbia avuto un ruolo in questa storia: ho insistito io per portare Eldihen da Nihil, in parte è colpa mia. La ragazza ha sofferto per una scelta che non dovevo prendere. L’ho condannata senza immaginare le conseguenze. Ti chiedo scusa, non avrei mai pensato!” dichiarò mortificato, abbassando le ciglia. Il calore del sole, passò oltre al vetro delle finestre, riscaldandogli il viso e la camicia di un porpora chiaro.
 
“Non avrei voluto condurla da Nihil perché immaginavo, ma non possiamo farci nulla. Non è colpa tua Aragorn” ricambiò la stretta di Aragorn in modo amichevole.
 
“Ma non è nemmeno colpa di Eldihen, anzi, lei a meno colpa di me a dirla tutta”
 
“La questione riguarda me e lei” disse lasciandolo accanto a Gimli. Non avrebbero e voluto discuterne ulteriormente, i suoi amici dovevano accettare il suo pensiero, senza immischiarsi “Gandalf sarà dal re, raggiungiamolo!”
 
 
Nella stalla, un piccolo pony si lamentava. Il suo manto era scuro, di un marrone ramato che Eldihen apprezzò molto. Senza che nessuno le dicesse niente, accarezzò il piccolo muso dell’animale, prendendosene cura. Eowyn le era vicino, e per tutta la mattinata rimasero dentro la scuderia, a sistemare alcune cose, come portine rumorose o travi penzolanti.
 
“Sono la figlia di un carpentiere” disse Eldihen stringendo il martello. Abilmente riparò la cuccia del piccolo cavallo, in modo che non potesse più uscire.
 
“Lo vedo che sei brava” Eowyn si piegò sulle sue ginocchia, stringendo un filo di paglia tra le dita.
 
La giornata fuori era bellissima. Il sole splendeva alto nel cielo azzurro, senza nuvole, illuminando le casa di Edoras, le piccole vie e i volti dei cittadini.
 
“Eldihen, che ne dici di rientrare a palazzo? É da un po’ che siamo fuori”guardò i soldati darsi il cambio, segno che erano già le undici.
 
“Sì!” lasciò il martello dentro un secchio e si avvicinò ad Eowyn. In realtà non vedeva l’ora di entrare a palazzo, voleva parlare con Gimli e ringraziare Gandalf, sperando di incontrare Legolas. Sapeva che lui non le avrebbe rivolto la parola, ma in cuor suo le bastò sapere che era lì, a palazzo e che poteva guardarlo, dimostrandogli con i suoi occhi tutto l’affetto che provava “Andiamo”
 
Uscirono dalla scuderia, superarono il sentiero cosparso di paglia e fiori gialli, arrivando velocemente alle larghe scalinate ricurve.
 
“Eowyn , tu pensi che dovrei parlargli?” chiese indecisa superando i primi gradini. L’ombra del palazzo le aveva raggiunte, oscurando le loro chiome, rese chiare dalla luce del sole.
 
La dama di Rohan capì a chi si stesse riferendo Eldihen. Sorrise, accompagnata dal profumo di rose proveniente dal roveto affianco alle mura “Eldihen, vedrai che appena passerà il momento sarà Legolas stesso a parlarti. Solo che adesso è un po’ scosso. Anche tu stamattina non stavi molto bene, ma adesso sei bellissima. Persino lui è rimasto spiazzato quando ti ha visto” l’abbraccio dalle spalle, convinta che il suo commento sarebbe stato gradito. Vide il volto di Eldihen colorarsi di un rosa che le donava parecchio. Respirò velocemente, alzando ed abbassando il petto.
 
 
Sistemò la coda, portando le ciocche ondulate in avanti, in modo da coprire parzialmente la scollatura del vestito. Non era abituata e si sentiva un po’ a disagio, pensando anche che si era mostrata così davanti a Legolas, in quel vestito aderente che delineava le sue forme femminili “Mi ha guardata, ma solo qualche secondo!”
 
“A me pareva abbastanza colpito, non ti ha tolto gli occhi di dosso” disse superando i grandini uno dopo l’altro, ignorando lo sguardo delle due guardie che le osservavano ai lati delle colonne.
 
“No, sono sicura che tu ti stia sbagliando” strinse bene il nastro dorato che portava alla testa, trattenendo i capelli nella coda. Superarono insieme il piazzale entrando a palazzo.
 
Re Thèoden gli presentò due bambini, un maschio ed un femmina, tutte e due stanchi ed affamati. Eldihen per ripagare il favore ricevuto quella mattina aiutò Eowyn ad accudire ai piccoli, concedendogli cure ed attenzioni. Gli cantò una dolce ninna nanna in elfico, lasciandoli dormire in un comodo letto. Erano stanchissimi, soprattutto il bambino, si addormentò udendo le prime strofe della canzone. Una volta svegli insieme alla dama li portarono nella sala del trono, per dargli da mangiare.
 
Completamente spiazzata si fermò sui suoi passi appena vide Legolas fermo sulla colonna. Era fiero e bello, affascinante dentro i suoi vestiti verdi. Lo guardò finché lui gli concesse uno sguardo riflessivo, per poi spostare l’attenzione al re che stava parlando dal suo trono con Gandalf.
 
Lo stregone fu piacevolmente felice di notare che Eldihen stesse bene, avvolta in una veste elegante, di un verde scuro. La stoffa aderiva come una seconda pelle, sottolineando la sua vita da vespa ed il seno all’insù, dettagli che prima non potevano essere notati facilmente.
 
Gimli stava mangiando del formaggio, sembrava essere meno stanco. Tagliò un pezzo di pane e seduto al tavolo sorrise ad Eldihen, con la barba ricoperta di briciole.
 
Per l’elfa fu veramente difficile camminare senza guardare Legolas, seguì le spalle di Eowyn accomodandosi nel tavolo dall’altra parte della sala, l’opposto alla compagnia. Prese posto a sedersi su una panca in legno, di fronte ai bambini che si erano lanciati sul piatto. Erano affamati. Si morse un labbro, costringendosi a non girare la testa, nemmeno quando si sentì toccata dagli occhi di Legolas. Per scacciare l’imbarazzo giocherellò con una ciocca morbida e ondulata, guardando il sorriso furbo di Eowyn e la bellissima tiara dorata che le incorniciava il volto. La donna si avvicinò ad Eldihen, porgendole un piatto di minestra. La studiò a lungo, mentre l’elfa impacciata si muoveva, sistemandosi una volta il vestito, una volta i capelli. Eowyn notò lo sguardo di Legolas e dopo qualche istante vide Eldihen rispondere, come richiamata da una nenia antica, una musica silenziosa che in quel momento era udibile solo a loro due.
 
“Mi starei sbagliando dunque?” domandò a bassa voce alzando un sopracciglio in direzione di Legolas. L’elfo tornò a guardare Eldihen, con il suo viso serio, le sue labbra serrate e quell’aria misteriosa che tanto le piaceva.
 
“Che intendi dire?” portò i suoi capelli in avanti, lasciandoli roteare sinuosamente su una spalla. Il dolce profumo inebriò l’olfatto di Eowyn, che divertita la guardava, mentre Eldihen accarezzava la sua chioma lucente, con le gambe accavallate, la schiena dritta ed il volto arrossato.
 
“L’elfo ti guarda da quando sei entrata!” spiegò ammirando il taglio degli occhi sfilati della ragazza, incorniciato dalle ciglia incurvate.
 
Eldihen alzò le palpebre in direzione dei bambini, posò il gomito sul tavolo coprendo il suo viso con il manto ondulato di capelli castani, in modo che Legolas, se la stesse realmente guardando, non potesse scorgere il movimento delle sue labbra “Mi guarda anche ora?” chiese curvandosi su un fianco, lasciando che l’abito evidenziasse le curve del suo corpo sottile.
 
“Ti guarda anche ora” Eowyn si accertò, annuendo con il viso. Sorrise e sul suo volto si formarono due fossette, vicino agli angoli della bocca.
 
“Allora non me lo sono sognata!” era stranamente felice di quella conferma, sentendo per l’ennesima volta gli occhi di lui.  il suo cuore batteva a ritmo dentro il petto “Forse ho qualche speranza”
 
La bambina la guardò senza capirci niente, a differenza di Eowyn che non riuscì a trattenere una piccola risata.
 
“Immaginavo che gli elfi fossero delle creature estremamente serie, ma tu sembri come me!”
 
“Non siamo molto diverse infatti. Io sono molto giovane per essere un elfo, e da come hai potuto capire sono una maldestra!” asserì sedendosi meglio. Si costrinse a non girare il suo volto, aggiustandosi i capelli con le dita, ignorando i discorsi tra Gandalf ed Aragorn, si avvicinò dopo qualche minuto ad Eowyn, lanciandole uno sguardo obliquo “Mi potresti gentilmente dire se mi guarda ancora?” chiese massaggiandosi il braccio, reprimendo dentro di sé il desiderio di alzarsi e raggiungerlo.
 
“Adesso no, ma ho notato che ti ha guardato poco fa, prima che tu ti avvicinassi” spiegò pacata sistemando due coperte di un verde menta sul tavolo.
 
Eldihen notò che il suo viso era turbato, cercò di comprenderla attraverso un’occhiata indagatrice “C’è qualcosa che non va?”
 
“In realtà stavo ascoltando i discorsi di mio zio, parla sottovoce. Vorrei che comunicasse anche con noi. Sai anche Aragorn tenta di capirci qualcosa, ma come me si deve accontentare di origliare”
 
Trovò curioso il fatto che Eowyn notasse il comportamento di Aragorn, si chiese il perché, lasciando da parte le domande quando notò il volto preoccupato della donna, girarsi in direzione dello zio. Si trovò a fissare le coperte sul tavolo ed un’idea le balenò nella mente, accendendo il suo viso ed i suoi occhi blu ”Eowyn, ho un piano, vedrai che tuo zio ti ascolterà: prendi le coperte, alzati, avvolgi la bambina e spiega ad alta voce l’aggressione che hanno subito. Sono sicura che il re non ti ignorerà!” le strinse la mano, infondendole tutto il coraggio che possedeva. La luce delle fiaccole illuminò il suo volto deciso, sollevando Eowyn.
 
“Tentiamo!” afferrò svelta la coperta tra le mani, si avvicinò alla bambina che, senza farlo apposta le chiese di sua madre. Un ottimo incentivo per aprire il discorso. Eldihen la guardò facendogli un cenno con il capo.
 
“Shh!” posò la coperta sulle spalle della piccola che aveva richiamato l’attenzione di tutti “E’ stato all’improvviso, erano disarmati. Ora i Bradi attraversano l’Ovestfalda bruciando qualsiasi cosa: fieno, capanne ed alberi “
 
Legolas, Aragorn si lanciarono uno sguardo complice. Il re si alzò dal suo trono con uno scatto felino, scottato dalle parole dello stregone che lo pregava di montare a cavallo, per ricacciare Saruman dal suo regno.
 
Aragorn con la pipa tra i denti osò dargli un consiglio ma venne immediatamente ammutolito. Il re gli disse che era lui a decidere, ma quando lo stregone lo raggiunse per chiedergli sul da farsi, egli non rispose, dicendo di voler riflettere. Avrebbe dato i suoi ordini quello stesso giorno.
Eowyn scosse la testa, tornando ad accarezzare la spalla della piccola bambina. Pregò per il suo futuro. Lanciò impulsivamente il suo sguardo  su Aragorn, sugli occhi verdi come gli smeraldi, incantata rimase immobile a scrutarlo mentre fumava, per poi vederlo alzare e andar via insieme a Gandalf.
 
Gli occhi di Eldihen caddero invece su Legolas, ma lui non la stava guardando, anche se lei era certa che se ne fosse accorto. Gimli continuava a mangiare, mentre Aragorn e Gandalf discutevano animatamente riguardo la decisione del re. Non riuscì a rimanere seduta, non poteva, perché era attratta da lui come da una forza, come il metallo che si attacca ad una calamita senza poter fare a meno di esserne attirato.
 
“Vado da lui!” annunciò ad Eowyn senza sentire la sua opinione. Spostò una ciocca di capelli e si mosse nella sua direzione, con gli occhi puntati sul volto di Legolas, che non si era girato, né mosso dalla colonna, nemmeno quando lei gli fu vicina, a pochi centimetri dal suo corpo.
 
Gimli si alzò repentinamente, allontanandosi senza dir nulla. Non avrebbe voluto disturbarli, dovevano parlare soli, sperando che Legolas abbattesse quel muro che si era costruito intorno senza motivo. Raggiunse dama Eowyn per ringraziarla del suo prezioso aiuto, rimanendo in disparte con lei vicino al tavolo.
 
Eldihen osservò il profilo, e l’ombra tracciata dietro. Scrutò la colonna marrone e rossa, il tavolo, il pavimento, cercando di trovare le parole giuste, per parlargli senza che lui si allontanasse, non l’avrebbe permesso. La luce proveniente dalle finestre ravvivò il suo abito verde, ed i suoi occhi chiari. Incoraggiata da quel piccolo e luminoso segno, alzò il viso e lo guardò, anche se lui non si voltò.
 
“Legolas” pronunciò il suo nome dolcemente, avvicinandosi giusto quel poco che bastava per fargli sentire il profumo dolciastro dei suoi capelli.
 
L’elfo abbassò le palpebre, concedendole uno sguardo, in attesa che lei continuasse a parlare. Eldihen sembrava determinata, teneva le mani strette e le spalle aperte, offrendogli la vista del suo collo scoperto e del seno lievemente accennato dalla leggera scollatura.
 
“Io sono veramente dispiaciuta, non puoi immaginare come mi sia sentita. Scusami tanto, non ero in me, non ricordo nemmeno cos’ho fatto, non lo so, l’unica cosa di cui sono sicura è che non volevo. Ti devo molto e mi dispiace per averti ripagato rubando il tuo arco. Sono mortificata!” il suo viso si incupì, in un’espressione colma di dispiacere e vergogna.
 
Legolas guardò il modo in cui stava toccando le sue dita, passando più volte la mano sopra con nervosismo. Abbassò la testa, per guardare i suoi fianchi asciutti, risalì con lo sguardo, vedendo la vita ristretta nel bustino del vestito, ed infine si fermò a guardare i suoi occhi, gli occhi che aveva visto quando l’aveva salvata, gli occhi che ricordava, con delle sfumature di blu scuro, molto simili all’azzurro del mare. Le sue labbra erano tese e carnose, non più bianche, ma rosate, sembravano petali di un fiore. Meditò sulle sue parole, distogliendo lo sguardo da lei.
 
“Sei stata vittima di un incantesimo, me ne rendo conto…” riportò l’attenzione su Eldihen, che fiduciosa attendeva la conclusione della frase “Ma non me la sento di far finta che non sia successo niente. Questa storia mi ha lasciato scosso. Cerca di comprendermi, al momento non sono pronto a dimenticare il tuo gesto” confessò parlando giudiziosamente, rimanendo quanto più delicato possibile per non turbarla. Già si sentiva in colpa per averle procurato dei lividi suoi polsi. Sapeva che la colpa era di Nihil, ma era veramente difficile per lui perdonare totalmente Eldihen, anche se era stata manipolata.
 
“Ho capito” annuì con la testa, accettando il suo pensiero. Era dispiaciuta, ma non lo avrebbe mai forzato, infondo lei stessa faceva fatica a perdonarsi, convivendo costantemente con i sensi di colpa. Si girò per raggiungere Eowyn, nascondendo il suo volto infelice all’elfo che, guardandola mentre stava per lasciarlo, si allontanò di poco dalla colonna, allungò la sua mano e la bloccò dal polso, con estrema delicatezza. Eldihen si voltò, estremamente stupita dal suo gesto. Guardò la sua mano, il suo manicotto di ferrò, la camicia verde ed il suo viso, stranamente inquieto.
 
“Eldihen, c’è una cosa che voglio sapere…” non le si avvicinò, tenendola dal polso. Da quando avevano parlato gli ronzava in testa una domanda. Aveva cercato di darsi mille risposte, senza però essere soddisfatto. Non riuscì a trattenersi, così, approfittando del momento le parlò  “Hai detto che Nihil era molto sfrontato e invadente. Voglio sapere se ti ha fatto qualcosa!” la guardò, non sapendo cosa pensare.
 
Eldihen meravigliata posò i suoi occhi sulla mano di Legolas, notando quanto fosse minuto il suo polso in confronto. Ripensò al periodo trascorso a casa di Nihil, incupendosi di colpo, cosa che fece preoccupare l’elfo “Io poco fa ti ho compreso, chiedo la stessa cosa a te, perché non me la sento di dirti cos’è successo Legolas. Non ci pensare più” ritrasse il suo polso e se né andò, lasciandolo con quel tarlo in testa.
 
 

Note autrice:
Salve ragazzi/e ^.^ ed ecco il nuovo capitolo, che ne dite? Non ho avuto proprio tempo, per cui ho dovuto pubblicare dopo cena, spero vi piaccia, fatemi sapere. Ringrazio come sempre chi recensisce, legge segue-preferisce-ricorda la storia. Grazie a tutti di cuore <3
Legolas è parecchio orgoglioso e, anche se ha parlato ad Eldihen rimane del suo pensiero sulla questione dell’arco, beh ne vedrete delle belle, spero di non deludervi ;)
Riguardo gli aggiornamenti: il prossimo è di sabato. So che passeranno alcuni giorni e mi spiace  ma siccome ho concluso la storia, vorrei approfittare per rileggere e sistemare alcune cose e, spero entro sabato di avere tutto completo, vi farò sapere.
Adesso vi lascio, un abbraccio :)
 
 
   
 
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