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Autore: Lady I H V E Byron    27/04/2021    0 recensioni
(DescendantsXKingdom Hearts crossover)
Auradon è stata distrutta da creature oscure chiamate Heartless: i sopravvissuti decidono di divenire custodi dell'arma chiamata Keyblade per difendere ciò che è rimasto loro. Ma dovranno superare una prova...
(Un AU in cui gli eventi ed i personaggi di "Descendants" si incrociano con quelli di Kingdom Hearts. Un AU dove i personaggi di Descendants hanno vissuto nei mondi dei loro genitori fino ad essere condotti o abbandonati da essi su Auradon o nell'Isola degli Sperduti. Un AU dove Auradon non è un regno, ma un mondo. Un AU in cui, ad ogni capitolo, verrà raccontata la storia di ognuno dei personaggi principali di Descendants.)
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Organizzazione XIII, Riku, Sora, Terra, Yen Sid
Note: AU, Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Note dell'autrice: EEEEEEE FINITO! Fine di queste storielle "alla come viene e viene". Adesso solo roba seria. Rimanete connessi per degli sviluppi, perché con questi bei ragazzotti non ho ancora finito... ;-3

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Di cosa hai più paura?
Mal: Che qualcuno faccia del male alle persone che amo.
Evie: Diventare come mia madre.
Jay: Non poter proteggere i miei amici.
Carlos: Restare da solo.
Ben: Essere incapace di proteggere ciò a cui tengo.
Chad: Perdere qualcosa per colpa dell'Oscurità.
Audrey: Cadere di nuovo nell'Oscurità.
Uma: Perdere una persona cara.
Harry: Essere abbandonato.
Gil: Sentirmi inadeguato.
Jane: Non essere degna del mio compito.
Lonnie: Vedere il mio mondo sommerso nell'Oscurità.
Doug: Essere inutile.
 

Cos'è più importante per te?
Mal: Ben.
Evie: Le mie creazioni.
Jay: I miei amici.
Carlos: Le persone che amo.
Ben: Essere un degno sovrano.
Chad: I miei amici e familiari.
Audrey: Non deludere le persone intorno a me.
Uma: Scoprire chi sono.
Harry: Conservare il mio aspetto.
Gil: Sapere che i miei amici non mi abbandoneranno mai.
Jane: Non essere sola.
Lonnie: La mia famiglia.
Doug: Emma e Evie.

Cosa ti aspetti dalla vita?
Mal: Vivere serenamente la mia vita con Ben al mio fianco.
Evie: Dimostrare di non essere come mia madre.
Jay: Essere una persona migliore di mio padre.
Carlos: Ricongiungermi con mio padre.
Ben: Grantire pace e serenità ad Auradon.
Chad: Tornare a casa.
Audrey: Essere una degna regina per Auradon.
Uma: Liberarmi del mio ricordo peggiore.
Harry: Poter tornare dalla mia famiglia, all'Isola Che Non C'è.
Gil: Dimostrare di essere migliore di mio padre e dei miei cugini.
Jane: Dimostrare di essere una degna protettrice di Auradon.
Lonnie: Essere come i miei genitori.
Doug: Ritrovare Emma.

Mal era rimasta traumatizzata dal rapimento di Ansem, ma aveva compreso che, senza di lui, sarebbe divenuta come sua madre.
Evie aveva provato disprezzo per la madre, ma aveva scoperto che un tempo era come lei.
Jay non aveva perdonato il padre per averlo esiliato, ma una volta affrontata la sua ombra si era liberato di quel rancore.
Carlos era l'unico a non avere dubbi, ma dopo il suo Tuffo Nel Cuore aveva delle domande su se stesso.
Ben aveva sempre visto Sora come guida, ma aveva capito di non dover sempre contare sull'aiuto degli altri.
Chad aveva il cuore spezzato, ma era riuscito a ricomporlo.
Audrey si vergognava del periodo in cui aveva ceduto all'Oscurità, ma aveva imparato ad accettare quella parte.
Uma voleva sapere chi fosse, e aveva scoperto di essere anche figlia di un umano.
Harry aveva provato rancore per il padre, ma dopo il racconto di suo zio, provò solo pietà per l'uomo che era diventato.
Gil aveva sempre preso suo padre come esempio da seguire, ma aveva imparato a credere in se stesso.
Jane ancora si vergognava di aver attirato l'Oscurità ad Auradon, ma aveva scoperto di aver già superato quel momento.
Lonnie si era attribuita la colpa della morte del padre, ma aveva scoperto di non avere alcuna colpa.
Doug voleva trovare un modo per portare via Emma dal mondo in cui era stata mandata, e finalmente aveva ottenuto un Keyblade.

Avevano superato il loro Tuffo nel Cuore. Avevano ottenuto il proprio Keyblade.
Avevano superato gli unici ostacoli che li inibivano.
Erano tutti riuniti nella stanza di Yen Sid.
Lui aveva uno sguardo soddisfatto sul volto, ammirato dalla loro tenacia.
Avevano tutti deciso di ottenere un Keyblade per Auradon. Quello era il loro motivo principale.
-Avete fatto breccia nei vostri cuori e distrutto gli ostacoli che li inibivano, rendendovi dei degni custodi. Ma superare una semplice prova non è abbastanza: i vostri Keyblade non sono solo semplici spade. Ognuno di loro custodisce un potere che voi dovrete liberare. Un Keyblade, come saprete tutti, rappresenta il cuore di chi lo custodisce. Ogni Keyblade è diverso l'uno dall'altro, come i vostri cuori. Il potere che i vostri Keyblade rilasceranno rappresenteranno una parte di voi. Ma adesso sarete stanchi dalle vostre prove. Domani comincerà il vostro addestramento. Ora riposatevi e recuperate le forze.-
Lasciarono tutti la stanza, dopo aver salutato il loro Maestro.
Carlos, invece, aveva deciso di rimanere nella stanza.
Aveva uno sguardo cupo, preoccupato, pensieroso.
-Giovane Carlos...- iniziò Yen Sid, premuroso -Qualcosa ti turba?-
Il ragazzo si morse entrambe le labbra, inspirando dal naso.
-Maestro Yen Sid... durante la mia prova... ho come avuto una visione.- raccontò; il suo cuore batteva forte -La mia “ombra” mi ha rivelato che non è stato un caso se sono stato io a proporre agli altri di divenire custode del Keyblade. Ha detto che il sangue dei custodi del Keyblade scorre nelle mie vene. E poi, prima di tornare qui, ho visto qualcosa. Anche se per un attimo. Un ragazzo che portava la maschera di una capra. Il suo volto era simile al mio.-
Lo sguardo di Yen Sid si indurì.
-C'è altro?- domandò, incrociando le dita e mettendole di fronte alla bocca.
-No.-
Carlos si allarmò nel notare la reazione di Yen Sid alle sue parole. Lui sapeva qualcosa.
-Maestro Yen Sid... che succede...?-
Yen Sid, poco prima, era sereno, fiero dei tredici ragazzi. Ma la rivelazione di Carlos sul ragazzo dalla maschera di capra, lo aveva incupito.
-Giovane Carlos... conosci la leggenda del Maestro dei Maestri e dei suoi sei allievi?-

Jane si stava contando le dita delle mani. Dal suo Tuffo Nel Cuore stava cercando di ricordarsi qualcosa.
Era dal suo risveglio nella Città di Mezzo, che sentiva un vuoto strano nel suo cuore.
Come se si fosse scordata di qualcosa di importante.
-Scusatemi...- disse, con voce flebile.
Stavano tutti scendendo le scale della Torre.
Nessuno si fermò, ma ascoltarono comunque la fata.
-Io ho organizzato il cotillon da sola?-
Ben si mise a ridere, confuso.
-No, ovviamente. C'era un comitato apposito. Ma tu hai saputo coordinare il tutto ed hai fatto un ottimo lavoro.-
-Sei sicuro? Non c'era nessun altro con me? Perché anche io ricordo di aver presieduto il comitato da sola, però... non so. Ho sempre l'impressione che ci fosse stato qualcun altro con me. Ma non riesco a ricordare.-
-Anche io ricordo che sei stata da sola.- aggiunse Doug.
-Per quello che vale, io ricordo ancora che mi avevi tempestato di domande sui regali da fare agli ospiti.- ricordò Mal, anche lei ridendo -Per poco mi esplodeva la testa. Se ci fosse stata un'altra persona, come minimo avrebbe dovuto portarmi via.-
Anche gli altri non ricordavano.
Questo, però, non convinse Jane. Lei sapeva che c'era un'altra persona con lei, in quel periodo.
Altrimenti, perché avvertiva la sensazione di non provare più quella colpa dilaniante di aver attirato l'Oscurità ad Auradon, con l'incursione di Malefica e Gambadilegno il giorno dell'incoronazione dei tre sovrani?
Ancora non riusciva a spiegarselo.
Anche i suoi amici, però, stavano ancora pensando ai propri Tuffi nel Cuore.
Ognuno era perso nei suoi pensieri.
Dopo quella discussione, erano tornati silenti e seri.
Anche nel treno che li stava riportando a Crepuscopoli, nessuno disse più una parola.
Yen Sid aveva ragione a pensare che fossero ancora scossi dalle proprie prove. Avevano bisogno di riprendersi, per iniziare l'allenamento con dedizione.
Per alcuni, una notte non sarebbe bastata.

Infatti, non tutti tornarono nella vecchia villa, ove risiedevano.
Uma aveva chiesto di essere lasciata sola.
Alla stazione, aveva preso un altro treno, che l'avrebbe portata in un'altra zona di Crepuscopoli.
Era diretta verso la Terrazza del Tramonto.
Da lì, aveva una vista completa sulla città. Per fortuna, non c'era nessuno.
Poteva finalmente godersi dei piccoli momenti di pace.
Ciò che aveva scoperto nel suo Tuffo nel Cuore l'aveva scossa.
Non voleva farsi vedere in quello stato dagli altri, tantomeno essere compatita.
Aveva preferito stare da sola.
-Ehi...-
Qualcuno si stava avvicinando: Harry.
L'aveva seguita dalla stazione. Stranamente, stava sorridendo. Ma gli occhi erano tristi.
-Harry, devi proprio seguirmi ovunque?- domandò, acida.
-Pensavo volessi almeno la mia compagnia.- si difese lui, prendendo posto accanto a lei, sulla ringhiera che dava sulla ferrovia e sul panorama sulla città.
Lei non cercò di allontanarlo.
Gradiva sempre la sua compagnia. In fondo, era stata la persona che, in qualunque situazione, le era rimasta accanto.
Entrambi, però, stavano tacendo. Perché nei loro Tuffi avevano scoperto una cosa che li accomunava.
-Lo hai scoperto anche tu, vero?- domandò, infatti, Uma.
Era sempre stata diretta. E conosceva Harry come il palmo della sua mano: la sua faccia stava parlando per lui. Qualcosa lo turbava.
E forse era la stessa cosa che turbava anche lei.
-Cosa?-
-Beh... che abbiamo lo stesso padre.-
-Sempre così diretta. Potevi almeno girarci intorno, prima di arrivare al punto.-
Risero entrambi.
-Sì. E ne sono contento.-
Era per questo che Uma non rispondeva ai suoi corteggiamenti: erano fratellastri.
Harry ne fu scioccato. Ma, in fondo, non gli dispiacque.
Aveva un motivo in più per rimanere al fianco di Uma.
Lei si era voltata verso di lui, toccandogli una guancia.
-Pensavo di essere rimasta sola.- disse, sorridendo -Sono contenta di aver trovato un fratello.-
-E io una sorella.-
Uma non aveva nessuna somiglianza con Capitan Uncino. Lo stesso non si poteva dire di Harry.
Ma avevano lo stesso sangue.
Era bastato sostenere il Tuffo Nel Cuore per scoprirlo.
Quella rivelazione li aveva sorpresi, ma era stata una sorpresa buona. Entrambi, avevano trovato una famiglia. Anche se non avessero condiviso il sangue, lo erano già, una famiglia.
-Che tipo era?-
Harry si fece cupo. Riprese a guardare il panorama.
-Capriccioso.- rispose -Gli piaceva dare ordini. E mi trattava da servo. Pensavo che mi avrebbe insegnato a fare il pirata per poi, un giorno, prendere il suo posto come capitano. Che sciocco, vero? Mai la realtà sarebbe stata più lontana. Dal primo istante in cui avevo messo piede nella Jolly Roger, mi ha messo a lavorare come sguattero. In compenso, potevo andare dove volevo, tranne nella sua cabina, specie dietro un paravento. Un giorno mi era capitato di entrarci e nascondermi proprio lì dietro. Avevo scoperto un quadro, con lui e nostro zio. Sì, anche nostro padre aveva un fratello. Ed è stato questo fratello a raccontarmi la sua storia, di come è diventato l'uomo che entrambi conosciamo. La tua faccia non mente, Uma. Anche per me è difficile immaginare nostro padre in un altro modo. Ma ricordo ancora il giorno in cui lo vidi compiere un atto veramente brutale. Non mi aspettavo fosse così crudele. Eravamo fermi in un villaggio e ho visto il nostro nostromo avvicinarsi alla nave con due ragazzi. Lei era riuscita a scappare, l'altro era rimasto. Mi ero nascosto da una parte, per osservare quel ragazzo da vicino. Riuscivo a sentire le sue urla, mentre mio padre lo torturava. A volte, mi sembra di sentire ancora quelle urla, mentre dormo, o quando sono da solo.-
Il cuore di Uma iniziò a battere forte.
Specialmente quando Harry, dalla sua giacca, aveva tirato fuori un bracciale. Alla sua vista, anche il suo respiro si mozzò.
-Il giorno seguente, mio padre mi ha dato questo. Lo avevo visto sul polso di quel ragazzo. Mi aveva detto che potevo tenermelo e che lui non sapeva cosa farsene. Non so se considerarlo come un regalo, ma almeno potevo dire di aver ottenuto un qualcosa da mio padre, non necessariamente l'amore. Nostro zio mi ha raccontato che questo bracciale lo aveva visto su un'altra persona. La prima donna amata da nostro padre: tua madre Ursula.-
Uma aveva preso quel bracciale: delle lacrime stavano scendendo su di esso.
Era lo stesso bracciale che aveva dato a Delfino, per poter diventare umano.
Anni prima, era stato indossato dalla madre Ursula, per il medesimo motivo.
-È stata a causa di nostro padre, se tu madre è divenuta la strega del mare.- Harry aveva nuovamente messo la mano in tasca; estrasse una conchiglia, molto simile a quella che Uma aveva al collo -Tua madre voleva cantare per rendere felici gli umani. E nostro padre le ha rubato ciò che lei aveva di più caro. Questo le ha spezzato il cuore.-
Per quel motivo, Ursula era sempre stata evasiva alle domande della figlia su chi fosse suo padre.
Uma non la biasimò.
Fissò quella conchiglia, curiosa, ma anche affascinata.
-Gliel'ho rubato sotto il naso e da allora l'ho sempre tenuta con me. Anche questa è una dimostrazione della crudeltà di nostro padre. Una voce, in cambio di ricchezze, ti rendi conto? Ma sembra che nostro padre abbia sofferto quella scelta. E forse ne soffre ancora, secondo nostro zio. A volte, lo vedevo portarsela all'orecchio e piangere. Non lo biasimo, in effetti. Vieni, ascolta la voce di tua madre.-
Harry le stava porgendo la conchiglia: lei avvicinò la testa, poggiando l'orecchio sull'incavo.
In una conchiglia, solitamente, sentiva il suono del mare. Ma in quella... sentì una voce.
Una voce meravigliosa.
Era la voce di sua madre. Quando aveva la sua età. Era un'altra Ursula, piena di sogni e speranze.
Uma sentì l'istinto di cantare, seguendo la melodia. Le due voci si somigliavano.
Altre lacrime scesero dai suoi occhi. Era un lato che Ursula aveva sotterrato, lasciando emergere la temuta Strega del Mare.
Anche Harry pianse, commosso dalla reazione della sorella.
-Nostro padre ha rovinato tua madre e ucciso quel ragazzo.- disse -Capisco quello che provi. Anche io ho sofferto per entrambi. Se vuoi vendicarli, io di certo non ti fermerò. Sarà la nostra missione, una volta che ci saremo addestrati con il Keyblade.-
Uma si asciugò le lacrime.
-Che vuoi dire, Harry?-
Harry sospirò. Poi storse la bocca e riprese ad osservare la ragazza.
-L'Isola Che Non C'è, Uma. Il mondo da dove mio padre mi ha esiliato. Sta rischiando di fare la stessa fine di Auradon.- spiegò, serio e preoccupato -L'Oscurità di mio padre sta per divorarla completamente. Io ho ancora una famiglia, lì, e non voglio perderli. Tuttavia, nostro zio ha detto che non devo essere da solo ad eliminare nostro padre. E non sarà Peter Pan a combattere con me. Ma tu. Siamo entrambi sangue del sangue di nostro padre, per questo dovremo essere noi a liberarlo dalla sua Oscurità.-
Uma, prima del suo Tuffo Nel Cuore, desiderava conoscere l'identità del padre: fu uno shock scoprire che si trattava dell'assassino del suo primo amore. La vendetta l'aveva spinta a rapire Ben per ricattare Mal: voleva scappare dall'Isola degli Sperduti per cercare quell'uomo ed eliminarlo.
Non le importava che fosse suo padre: aveva fatto soffrire sua madre, privandola del suo canto, ed ucciso il suo primo amore.
Per lei non aveva fatto nulla e nemmeno per Harry.
Nessuno dei due figli avrebbe esitato ad eliminarlo. Una per vendetta, l'altro per proteggere la sua vera famiglia.
-D'accordo. Verrò con te.- decise lei, senza indugi -Sto cercando quell'uomo da anni. Grazie, Harry, non so proprio cosa farei senza di te.-
Lui, finalmente, le sorrise.
Si abbracciarono, non più come complici. Ma come fratello e sorella.

Anche dalla Torre della Stazione si aveva una panoramica sulla città.
Gil si era sdraiato sul parapetto, lasciando le gambe verso il vuoto.
Il suo sguardo era rivolto verso il cielo.
Da quando era precipitato nel dirupo, nel suo mondo natio, aveva paura delle altezze. Per questo non si era seduto.
Ma non sapeva dove altro andare, per stare in pace e silenzio.
Non si aspettava il volto di Ben apparire all'improvviso.
-Gil!- esclamò.
Il ragazzo urlò e scattò in avanti. Per poco non perse l'equilibrio e cadde di sotto.
Ben lo prese per il colletto del gilet appena in tempo, riportandolo al sicuro.
-Ben! Mi hai fatto prendere uno spavento! Lo sai che ho paura dell'altezza!-
-Allora perché sei venuto qui sopra?-
-Beh, perché... non sapevo dove altro andare!-
Notò solo in quel momento che Ben aveva in mano due gelati sullo stecco.
-Ho preso questo. L'ho visto mangiare da quei ragazzi che abbiamo incontrato l'altro giorno. Dicono sia un gusto di moda e ho voluto prenderlo.-
-Potevi offrirlo a Mal.-
-In realtà, volevo parlare con te. E so che hai sempre un appetito da leoni.-
Sorridendo, Gil prese il gelato dalla mano dell'amico.
Il figlio della Bestia ed il figlio di Gaston erano seduti uno accanto all'altro.
Entrambi morsero il primo pezzo di gelato. Sbatterono le palpebre e storsero la bocca un attimo dopo.
-Wow! È salato!- notò Gil -No, è dolce. Che razza di gelato è questo?-
-La signora ha detto che è al gusto di sale marino.- spiegò Ben, lievemente stranito -Non mi sembra questo granché.-
-Io lo trovo originale. Ma oggi non ho molto appetito...-
Il suo sorriso, infatti, era triste.
Solitamente, sorrideva, spensierato. Ma qualcosa sembrava turbarlo.
-Ben, io... ho visto qualcosa nel mio Tuffo nel Cuore.- raccontò, abbassando lo sguardo -Non sono scivolato, i miei cugini mi hanno spinto nel dirupo!- la sua mano libera si stava stringendo a pugno, ed il suo tono si faceva più furioso -I miei cugini! La mia famiglia! Lo sapevo che non avevano rispetto per me, che mi consideravano inferiore a loro, ma farmi questo! Io...!-
-Gil... io lo sapevo già.-
La frase di Ben sconvolse ulteriormente Gil.
-Quel giorno...- il tono di Ben si era fatto più flebile, insicuro; non era facile per lui raccontare una storia simile; dopotutto, coinvolgeva un tentato omicidio -Io ed il mio amico Chicco eravamo saliti sulla torre più alta, dove ci piaceva fare osservazione degli uccelli. Ogni volta facevamo a gara a chi ne indovinava di più. Ma io avevo notato qualcosa, vicino al ponte che portava al castello. C'eri tu, chino sul dirupo. Altri due ragazzi si erano avvicinati a te, e uno di loro ti ha spinto. Io ho cercato di avvertirti, urlando, ma era troppo tardi.-
Gil aprì la bocca, sgomento.
-Cosa...? Tu sapevi...?!- da un certo punto di vista, si era sentito ingannato -Ben, perché non me lo hai mai detto?!-
-Non è un argomento da trattare alla leggera.- si giustificò il principe -Ti vedevo così sereno, ad Auradon. Non me la sentivo di rovinare il tuo buonumore.-
Tutto Ben voleva, meno che prendere in giro Gil. Talvolta si compiono scelte sbagliate per ciò che si ritiene giusto. Anche tacere.
Riprese a raccontare, più sollevato e confidente, stavolta.
-Ma ricordo di essere corso dai miei genitori, raccontando quello che avevo visto. Con i servitori, ti abbiamo cercato nelle pendici della cascata, ma ti te non c'era più alcuna traccia. Se avessi saputo che eri nell'Isola degli Sperduti, avrei scelto anche te, tra i primi ragazzi ad abitare ad Auradon. Ma non sono riuscito a riconoscerti dalle descrizioni delle guardie. Solo quando ti ho visto all'Isola degli Sperduti, mi sono ricordato di te. Ero sollevato di rivederti, vivo. Avevo proposto di inviare anche a te l'invito di stabilirti ad Auradon, ma... quale complice di Uma, di una incorsa illegalmente ad Auradon, mi è stato proibito. Mi dispiace, Gil.-
Il figlio di Gaston guardò di nuovo il suo gelato: c'era ancora il segno del primo morso.
Ben sapeva. Sapeva già quale fosse stata la realtà dietro la sua “scomparsa”. Ma aveva taciuto, per non turbare il suo quieto vivere.
Lui avrebbe detto subito la verità. A Uma, infatti, aveva subito rinfacciato di averli abbandonati, dopo la sua incursione individuale ad Auradon, senza curarsi della sua reazione.
Ma apprezzava, comunque, che Ben si fosse preoccupato di lui. Dopo una vita da escluso o da deriso, faceva una strana impressione avere un vero amico.
I loro padri erano rivali, ma loro erano diventati amici.
Lo perdonò.
-Beh, ora lo so. E questo mi basta.- rivelò, addentando un altro pezzo di gelato -Tutta una vita a farmi sentire inadeguato solo perché non somiglio a nostro padre e poi decidono di uccidermi.-
-Sono loro i veri inadeguati, Gil.- cercò di consolarlo Ben -Hanno fatto loro credere di essere perfetti solo perché somigliano a Gaston, ma al di fuori di questo non sono nessuno. Tu, invece, hai avuto una scelta. Non devi somigliare per forza a tuo padre, per essere qualcuno. Guardati, ora hai un Keyblade! Entrambi abbiamo un Keyblade. Abbiamo imparato qualcosa, dalle nostre prove e ne siamo usciti vincenti. Questo non è abbastanza, per dimostrarti che sei superiore ai tuoi cugini?-
Non aveva torto. E lo aveva verificato nella sua prova, quando aveva preso il quadro di suo padre e gettato nel camino: i suoi cugini si erano gettati tra le fiamme, per recuperarlo, finendo, di conseguenza, bruciati.
Era la conseguenza della loro venerazione verso il padre Gaston. Un tempo, anche lui era come loro.
Ma poi aveva incontrato Uma, Harry e anche Ben. Loro lo apprezzavano per quello che era, non per essere il figlio di Gaston.
E Ben sapeva bene cosa provasse: in quanto figlio di una delle Principesse della Luce, anche lui veniva spesso paragonato alla madre. Un giorno avrebbe ereditato il suo compito, in fondo.
Gil gli rivolse un sorriso sincero, di ringraziamento.
-Sai che ti dico? Hai ragione, Ben. Che i miei cugini continuino a seguire l'esempio di nostro padre, io andrò per la mia strada!-
-Ben detto.-
Fecero scontrare i loro gelati e continuarono a mangiarli.
-Ehi, Ben, guarda! Ho vinto!-
Sul bastoncino, infatti, c'era scritto “Hai vinto!”.

Gli altri, invece, erano già tornati nella vecchia villa.
Aveva molte stanze da letto. Ognuno dei tredici ragazzi aveva una stanza propria.
-Doug?-
La voce di Evie sembrò non raggiungere le orecchie di Doug.
Aveva la testa altrove. Stava ancora pensando alla sua prova. Ad Emma.
-Sì?-
-Non pensi che sia ora di dire di Emma anche gli altri? Voglio dire, ora hai un Keyblade, potresti raggiungerla...-
-No, Evie. Non ancora.-
La ragazza inclinò la testa, confusa.
-Non capisco... Ci tenevi così tanto.-
Avvicinandosi a lui, Evie si accorse che qualcosa lo stava preoccupando. Era più pallido del solito.
Il riflesso sulla finestra accentuava il suo pallore.
-Sta per accadere qualcosa.- le disse -Non posso ancora portarla qui. Mi è accaduta una cosa, nel mio Tuffo nel Cuore.-
Le raccontò dettagliatamente le prove che aveva superato, la voce che aveva sentito.
Anche Evie impallidì, alla notizia di un pericolo incombente.
-Dovremo dirlo a Yen Sid.-
-Forse lui lo sa già. Per il momento, dovremo tutti concentrarci sull'allenamento. Dopotutto, noi dobbiamo solo pensare ad Auradon. Non è compito nostro combattere l'Oscurità.-
Non era il loro compito. Perché non erano i Guardiani della Luce.
Non avrebbero avuto ruoli, nella Guerra del Keyblade.
Questo lo avrebbero scoperto settimane dopo.

Il giorno seguente, tornarono tutti e tredici nella Torre.
Da quel momento, avrebbero dedicato le proprie forze a sviluppare i poteri dei propri Keyblade.
Yen Sid aveva già sistemato dei bersagli, nel cortile della Torre.
Il primo passo fu scoprire il potere dei Keyblade di ognuno dei tredici profughi di Auradon.
Bastava solo che puntassero il Keyblade contro un bersaglio, per scoprirlo.
Alcuni poteri si manifestarono al primo impatto. Altri erano poteri particolari, non necessariamente visibili.
Inoltre, scoprirono che i loro Keyblade potevano persino cambiare forma.
Con un accurato allenamento, avrebbero perfezionato le loro tecniche. Non solo sarebbero stati finalmente capaci di proteggere qualsiasi mondo dagli Heartless, ma avrebbero persino avuto la possibilità di ricostruire Auradon.

Il Keyblade di Mal poteva trasformarsi in un paio di ali meccaniche ed in un paio di artigli da drago. Il suo potere era il fulmine.
Il Keyblade di Evie poteva trasformarsi in due grandi specchi fluttuanti che potevano creare delle copie della loro portatrice. Il suo potere era l’illusione.
Il Keyblade di Jay poteva trasformarsi in una frusta. Il suo potere era il fuoco.
Il Keyblade di Carlos poteva trasformarsi in un mitra a canne mobili. Il suo potere era lo spazio.
Il Keyblade di Ben poteva trasformarsi in uno scudo con un rilievo della testa di suo padre da Bestia, che ruggiva ad ogni contrattacco. Il suo potere erano i campi di forza.
Il Keyblade di Chad poteva trasformarsi in una balestra con il potere di rallentare i movimenti di chiunque venisse colpito da una delle frecce ed in un paio di scarpe di cristallo che acceleravano il suo, di movimento. Il suo potere era il tempo.
Il Keyblade di Audrey poteva trasformarsi in due ventagli, uno rosa l’altro azzurro. Il suo stesso Keyblade poteva dividersi in due Keyblade. I suoi poteri erano la luce e l’oscurità.
Il Keyblade di Uma poteva trasformarsi in un tridente. Il suo potere era l’acqua.
Il Keyblade di Harry poteva trasformarsi in due grandi uncini, uno per mano, di cui uno dotato di catena per attacchi a distanza. Il suo potere era il vento.
Il Keyblade di Gil poteva trasformarsi in due tirapugni, di cui uno dotato di due lame che ricordavano le corna di un alce. Il suo potere era la terra.
Il Keyblade di Jane poteva trasformarsi in un giglio dai poteri curativi. Il suo potere era la guarigione.
Il Keyblade di Lonnie poteva trasformarsi in una palla catenata. Il suo potere era il ghiaccio.
Il Keyblade di Doug poteva trasformarsi in un keytar con un bocchino simile a quello di una tromba in grado di emettere raggi stordenti. Il suo potere era la confusione.

In soli pochi giorni, erano riusciti a scoprire i poteri nascosti dei propri Keyblade. Non sarebbe passato molto tempo, prima che avessero avuto l'occasione di misurarsi con i primi Heartless che erano comparsi a Crepuscopoli.
Ma il loro allenamento non era ancora completo.
Qualcosa si stava avvicinando, minacciando di nuovo i mondi.
Ed i profughi di Auradon ne avrebbero preso parte...

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"I'm rotten to the core
Rotten to the core
I'm rotten to the core
Who could ask for more?
I'm nothing like the kid
Like the kid next door
I'm rotten to the core
I'm rotten to the core."


 

   
 
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