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Autore: Lodd Fantasy Factory    28/04/2021    1 recensioni
Non ho tempo per le introduzioni. Devo raccontare questa storia, e voglio farlo il prima possibile. Prima che qualcosa mi possa fermare... prima che loro... sono dietro ogni angolo. Sono nella mia casa... cancelleranno tutto. Persino me...
Genere: Dark, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Il tempo stringe,

 

 

Se mi avessero detto che ad un certo punto della mia vita mi sarei ritrovato in sella ad un motorino, di notte, su strade infangate e male asfaltate, con uno Sciamano, indiano d’America, aggrappato alla vita, probabilmente avrei riso in faccia a questa persona. Avrei poi vuotato il bicchiere, e avrei ordinato un altro giro per tutti.

Invece, per tutto il tempo non ho fatto altro che chiedermi in che modo fossi riuscito a ficcarmi in quella situazione, tra un colpo di cuore e l’altro, ogni volta che le ruote del mezzo s’inabissavano in pozzanghere lunghe come piscine olimpioniche: il buco sbagliato ed entrambi avremmo imparato a volare, ma solo per un brevissimo e glorioso momento, prima di sfracellarci sulla strada; con il cuore in gola, poi, quando alcuni mezzi della polizia ci sfrecciarono accanto, facendoci letteralmente la doccia.

“Perché non torni nella forma di gatto?” ricordo di aver chiesto quando fummo finalmente su una strada decente.

“Non è… semplice” tuonò Zhùt nel mio orecchio.

“Philipp ti ha descritto capace di farlo con una certa rapidità.”

“Ero… giovane”, rispose lo Sciamano, poi rise alla sua stessa battuta, una risata goffa, come se fosse per lui la prima volta.

Decisi d’ignorarlo per il resto del viaggio.

Ci fu tutto il tempo per parlare più avanti, e ammetto una parte di me lo aveva preferito in forma di gatto.

Lasciate che ora vi racconti un po’ del vero Philipp Lloyd…

 

 

Giorno…? Anno…?

 

Quando non ci resta altra opzione che attendere un momento specifico, il tempo pare non scorrere più: rimaniamo sospesi in un periodo che elude il consueto flusso della vita; le ore si spalmano in settimane, i giorni in mesi e le settimane assumono il peso di anni trascorsi ad attendere quel determinato evento. È solo una mia impressione, o è cosa comune all’intera umanità?

Ho avuto parecchio tempo per riflette sui miei gesti, su ogni mia singola azione. Quante volte ho ripercorso i pentagonali cunicoli della Ziggurat a Providence? Quante volte ho veduto i miei compagni di sventura morire davanti ai miei occhi, e quanto dolore ho provato nel subire l’influenza del Prof. Poegrim? Il senso di colpevolezza è difficile da scacciare, quando sei l’unico essere vivente in un’abazia infestata dagli spettri.

Dapprima è stato un lieve mormorio, facilmente superabile grazie allo scoppiettio della legna nel camino, ma quando arrivò a riecheggiare per ogni stanza del tempio, ovunque andassi avvertivo la loro presenza. Bramavano il mio sangue, vendetta!

L’unica cosa che mi convinse a non battermela in ritirata fu il pensiero che la mia dolce Maggie sarebbe stata al sicuro, fintanto che avrei attirato su di me l’attenzione dell’Ombra. Sarebbe venuta per me, e l’avrei fronteggiata. Il ritorno di quegli spettri – e per questo non occorse il consiglio dello Sciamano – era legato alla vicinanza dell’entità. Il male rispondeva al suo sensuale richiamo, e probabilmente contribuì a guidare il Widjigò alla mia porta.

Sapevo con certezza che niente avrebbe potuto proteggermi da quegli esseri, tanto meno le croci che trionfavano ovunque all’interno dell’abazia; e decisi che avrei affrontato il mio destino al meglio della mia intelligenza. Non mi sarei arreso per niente al mondo.

Per un certo periodo iniziai ad avere incubi terrificanti, fin troppo realistici. Non mi basterebbe un secondo diario per raccontarli tutti; per quanto differenti nello svolgimento, erano accomunati da un epilogo crudele, efferato: morii tante di quelle volte che un uomo normale sarebbe stato indotto a cercare da sé la morte. Per quanto mi riguardava, invece, era un lusso che non mi sarei mai potuto permettere.

Poi, in un giorno che ebbi l’impressione non sarebbe mai sorto, ed in un certo senso fu così, perché non vidi mai il sole, l’Ombra giunse all’abazia.

Una coltre oscura si raccolse a strozzare il cielo nella sua tetra morsa, accompagnata da una fitta bruma e da un silenzio che mi diedero l’impressione che l’intera terra avesse cessato di respirare.

Percepii nell’aria il loro odore.

Lei non si sarebbe mai presentata da sola, dopo la sconfitta che era calata sull’entità proprio per mano sua; come mi aveva anticipato Zhùt, sarebbe stata più forte, più veloce, più scaltra e spietata dell’ultima che avevo avuto la sfortuna d’incontrare di persona. Hehewuti era stata una cacciatrice, una custode, in vita; piegò quelle stesse conoscenze impiegate per proteggere gli uomini proprio contro questi ultimi.

Non attesi la mia fine senza fare niente, se è ciò che si può pensare leggendo le mie ultime riflessioni. Anche io avevo un piano d’attacco.

Lei, con la certezza di avermi in pugno, venne a bussare alla mia porta. Furono cinque rintocchi da far gelare il sangue, i quali echeggiarono per tutta la struttura; furono gli spettri ad aprirla. Grazie ad un lanterna appesa di fianco all’ingresso, la vidi varcare la soglia con passo cadenzato, e non parve essere trascorso un giorno da quando avevo avuto il coraggio di abbandonarla a se stessa.

Alla fine è venuta’, ricordo di aver constatato, tornando ad utilizzare l’americano. Riesco a malapena a descrivervi l’emozione che provai nel tornare a parlarlo; a differenza della conversazione avuta con Zhùt, con lei ebbi modo di adoperare un linguaggio più elaborato; in questo avrei potuto riconoscere le terminologie di Poegrim. L’Ombra aveva finito per assorbire parte degli ospiti nella sua identità. Ma quanta parte restava di essi? Difficile dirlo.

Eravamo illuminati da quelle sole due luci, una accanto all’ingresso, una nella mia mano.

Le promesse devono essere mantenute. Ha viaggiato molto, Philipp. Ho faticato a ritrovarti. Lo Sciamano non ha saputo contenermi come di certo avrà voluto convincerla di essere riuscito; si è indebolito. La sua stirpe è condannata.’

Anche sotto forma di Poegrim era convinto di aver in pugno la liberazione del suo padrone…’

Padrone?’ ripeté facendo qualche passo in avanti, guardandosi attorno con la curiosità di un bambino che entra in un negozio di caramelle. ‘Màlk-ar-Sùm è parte di me. Io ne sono un’estensione: noi tutti lo siamo.’ Si fermò a contemplare il foro nel portone. ‘Sa bene che non posso ucciderla, Signor Lloyd. Può opporsi, e provare un livello di dolore ancora sconosciuto alla sua razza…’

Oppure arrendermi?’ domandai con una punta di divertimento. ‘Ora che mi sono convinto di essere un prescelto? Dovrà sudarsi quest’anima, se la vuole. E quando sarà ad un passo dall’averla, potrei sempre decidere di togliermi la vita’ dissi portandomi la lama di un coltello sino alla mia gola. Scorsi l’ansia nei suoi occhi vuoti Ne approfittai per fare qualche passo indietro, invitando l’Ombra a seguirmi.

Lo farebbe davvero, Signor Lloyd?’ domandò freddamente. ‘Le offro la possibilità di essere parte di qualcosa d’immenso… Eterno. Sappiamo entrambi che non intende farlo; lo avrebbe già fatto. Invece, sono trascorsi molti anni. Il suo corpo sta invecchiando… la sua anima si sta indebolendo’

Colsi le sue parole con una sorpresa che fu in parte sincera, e approfittai della cosa per fare ancora qualche passo indietro. Lei, come da programma, mi seguì, immergendosi nelle ombre. Hehewuti svanì come aveva già mostrato di saper fare nella Ziggurat. Ma nel suo movimento cercò di nascondere l’ingresso nell’abazia di qualcos’altro, che tuttavia potei sentire strisciare sulle pareti. L’Ombra aveva fatto la sua mossa.

Ha portato degli amici. Gli stessi che hanno tormentato i miei sogni?’

Era solo la realtà, Philipp Lloyd. Il dolore, l’agonia, la disperazione, potrà tutti sperimentarli, se lo desidera. Crede davvero di potersi opporre?’

Avvertii poi che l’ombra annusava l’aria; colse subito qualcosa che le fece sgranare gli occhi, che luccicarono nelle tenebre: non ebbi alcun dubbio, era l’odore di Maggie!

Dovetti agire subito, anticipando il mio piano. Non avrei ottenuto tutte le informazioni necessarie, ma avrei salvato la vita di mia figlia, nascondendo il suo segreto.

Per essere originaria dell’America, conosce poco i suoi abitanti: mai sfidare un americano!’ esclamai, schiantando al suolo la lanterna. Le fiamme divamparono lungo un vero e proprio percorso, raggiungendo i magri depositi di polvere da sparo che avevo recuperato dalle cartucce dei soldati; ci furono delle piccole esplosioni, ma fu l’olio a fare il resto, rendendo l’abazia una vera e propria fornace.

La porta d’ingresso venne avvolta dal fuoco, confinando l’essere all’interno del tempio. Vidi tutta la sua rabbia, il suo terrore per quell’elemento che così tanto mi aveva supportato nella mia prima fuga.

Sentii il mio braccio venir avvolto da un tentacolo di tenebra, e l’istinto mi guidò a tagliarlo via di netto con un singolo fendente del coltello. Un liquido nauseabondo m’investi, e quell’orribile essere lanciò uno stridio da far gelare il sangue.

Sapevo bene che mi sarei presto ritrovato circondato, tuttavia mi avventurai fuori dalla muraglia dell’abazia: l’orto pullulava creature simili a chiocciole, capaci di guaire, grandi come enormi topi,che tentarono di avvinghiarmi le gambe con i loro raccapriccianti tentatoli bavosi, emergendo dalla nebbia all’improvviso. Scivolai diverse volte, dopo aver schiacciato i loro carapaci, ritrovandomi immerso in quella melma fetida delle loro interiora.

Quali atroci versi!

Da quando Zhùt era partito, avevo preso una precauzione: uno dei pastori locali avrebbe sempre lasciato un asino poco fuori dall’abazia a partire dall’alba, e l’avrebbe portato via al tramonto.

Lo trovai.

Gli montai in groppa e mi lanciai disperato in avanti, verso una fuga del tutto insperata… alle spalle il diavolo!”

 

 

Quando fummo in una zona sicura, Zhùt si decise a rivelarmi il suo piano. Mi disse due cose particolarmente importanti: che saremmo dovuti andare a cercare i Dadi che avevo smarrito, e che avremmo iniziato a farlo dai sotterranei dove avevo perduto Anduin.

 

 

Aggiornerò,

 

 

Philipp Lloyd

 

   
 
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