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Autore: Aliseia    29/04/2021    2 recensioni
«Artista…»
«Conte…» Leonardo sorrise debolmente dal suo letto di dolore. Le tende candide furono attraversate da una brezza leggera, palpitarono lentamente al ritmo del suo respiro. «Sei tornato.» rimarcò compiaciuto.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'In The Vault Of Time'
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Fandom: Da Vinci’s Demons
Genere: Angst –Romantico
Rating: Per tutti
Personaggi: Leonardo Da Vinci, Girolamo Riario

Note alla storia: La serie Da Vinci’s Demons è un fantasy esoterico. Vi invito però a non prestare troppa attenzione al rituale magico, è solo un pretesto per liberare i miei personaggi dalla Storia.
Dediche: a Miky. Angelo, il tempo è un fiume. Fidati dei nostri monelli.
A Abby: come ci diciamo spesso, il nostro compito è ri-scrivere la storia. E trasformarla in sogno.
Disclaimer: I personaggi e i luoghi presenti in questa storia in gran parte non appartengono a me ma a David S. Goyer, agli altri autori della serie e a chi ne detiene i diritti.
 
I've seen the world
Done it all, had my cake now

Hot summer nights, mid-July
When you and I were forever wild
The crazy days, the city lights
The way you'd play with me like a child

Will you still love me
When I'm no longer, young and beautiful?
Will you still love me
When I got nothing but my aching soul?
I know you will, I know you will
I know that you will
Will you still love me
When I'm no longer beautiful?

Young And Beautiful – Lana Del Rey
 
 
 
Nothing But My Aching Soul
 
Amboise, Francia, 2 maggio 1519
 
Si dice che solo l’amore fermi il tempo, aprendo strade infinite al futuro, liberando corsie al fluire degli eventi, così che ogni avvenimento, remoto o ancora da venire, si presenti nello stesso tempo davanti ai nostri occhi.
 
L’amore inganna il tempo e ci nasconde il pensiero della morte in quei primi giorni gloriosi, quando la passione brucia e le carni fresche s’infiammano e si consumano nel desiderio… Ma può una passione bruciare per trent’anni? Può la sola vista dell’amato ferire gli occhi e far esplodere il cuore in un tempo che per gli altri misurerebbe la morte di ogni stimolo, di ogni curiosità? Può un amore durare per sempre?
«Artista…»
«Conte…» Leonardo sorrise debolmente dal suo letto di dolore. Le tende candide furono attraversate da una brezza leggera, palpitarono lentamente al ritmo del suo respiro. «Sei tornato.» rimarcò compiaciuto.
«Io torno sempre.» rispose l’altro.
«Ma è troppo tardi.» disse Leonardo con stanchezza ma senza troppa enfasi.
«Non lo è.» rispose il Conte.
«Non è tardi per la mia seconda vita, una vita alchemica di pura spiritualità. Quando la ruota avrà compiuto un giro completo, tornando al punto di partenza, uscirò dal ciclo di morte e rinascita…  »
«Per diventare eterno.» annuì Girolamo.
«Sì, eterno. Con questo aspetto. – Leonardo sollevò una mano diafana con la sua ragnatela di rughe – Con questi occhi… - Rovesciò il capo sul cuscino mostrando iridi acquose nella sclera giallastra – Con questo corpo.» Le fragili dita giocarono distrattamente con i lunghi capelli argentati, più radi alla sommità del capo.
«Non mi importa. Non è tardi.» ripeté Girolamo.
«Sì invece. È tardi per noi.» sospirò Leonardo.
«No!» gridò il giovane bruno. Con uno scatto fu accanto al letto, il ginocchio si piegò agilmente. Chinando il capo non poté evitare che una ciocca di capelli corvini scendesse sulla fronte, ad ombreggiare lo sguardo lucente di grandi occhi dal colore indefinito.
«Ma ti sei visto? – mormorò Leonardo – Sei… un capolavoro, una statua.» L’artista sorrise mentre il suo sguardo carezzava le braccia muscolose, il volto intatto dell’antico amante. «Sei un dio pagano. Un angelo caduto così bello da far invidia al Paradiso…»
Girolamo abbozzò una smorfia, forse per non piangere. «Non mi specchio più da tanto tempo. Da quando… me ne andai. Ma nei miei occhi si specchiano le tue fattezze… Gli occhi intensi del colore delle foglie, i lineamenti purissimi, la grazia e l’eleganza che sempre ti appartennero. Sotto la tua camicia s’intravede un petto possente e sulla tua fronte venerabile è scritta la storia del mondo.»
«Sono vecchio.» disse Leonardo con semplicità.
«E bellissimo. E desiderabile.»
«Non puoi desiderarmi, non in queste condizioni. Non sarebbe… giusto.»
«Sagge parole: non in queste condizioni. Non posso desiderarti mentre soffri. Ma sarò qui nel momento del passaggio. Andremo via assieme.»
«Sei pazzo.»
«Lo sono stato. Credere che tu non mi amassi, che preferissi la gloria dei Borgia alla nostra vita ritirata e perfetta.»
«No, io ero pazzo. Volevo essere potente. Mostrarmi alla tua altezza…salvare la tua famiglia. Ma non potei niente per Caterina.» Gli occhi verdi, che il tempo aveva scolorito senza spegnere la luce che li animava, si riempirono di lacrime.
«Nessuno poteva. – Girolamo sedette a terra, accanto al letto. Un gesto vago, un dito alzato che disegnava in aria una parabola, poi con aria ispirata prese a raccontare - Nascosto tra i suoi complici l’aiutai a scappare da palazzo Belvedere, ma subito la ripresero. E Castel Sant’Angelo era ben altra prigione. Allora per la prima volta lasciai che la ragione prevalesse sull’impeto: l’audacia va bene in battaglia, ma con un Papa, lo so bene, si gioca d’astuzia. Così mi presentai a mio cugino Raffaele, il cardinale…»
Leonardo quasi si sollevò per lo stupore. «Lui sapeva?»
Girolamo sorrise. «No… non potevo turbare le convinzioni di un uomo di fede. Mi presentai a lui di notte, con l’aspetto di un fantasma – le labbra mobilissime si distesero in un sorriso – Tetro e velato come si conviene. Lo convinsi a parlare con mia moglie, a farle firmare i documenti con cui avrebbe rinunciato ai suoi Stati. Per un’ironia della sorte la sua nuova casa poteva essere solo Firenze, le ville del suo ultimo marito: Giovanni de’ Medici. Non dissi nulla neanche a lei, mi movevo tra i suoi uomini travestito e incappucciato. Ma Caterina era troppo intelligente… Mentre me ne andavo, confuso tra i suoi servitori, mi chiese: signore, sapete che al Papa non sembrerebbe vero di condannarmi come bigama? Mi fermai e le risposi senza voltarmi: sarebbe vero se il vostro primo marito potesse definirsi “vivo”»
Leonardo rise. «Gran donna Caterina.»
Furono i grandi occhi di Girolamo a velarsi di lacrime. «So che l’avresti salvata, se solo fosse stato in tuo potere. Il potere dei Borgia era troppo anche per noi. E perdemmo l’unica cosa bella…»
Leonardo annuì. «Ora è troppo tardi. Troppo tardi per qualsiasi cosa che non sia una vita di penitenza, da dedicare agli altri. Ricordi? Eri sempre tu a parlare di espiazione. Ora sono io. Ho sbagliato troppo. Ho sprecato troppo. Quando questa mia prima vita terrena sarà finita, di me resterà solo quest’anima dolente, questo corpo fragile, che tu potrai forse venerare. Ma in altro modo…»
«Ti amo.» mormorò il ragazzo bruno stringendo forte la mano del vecchio, le dita forti e nodose su quelle fragili come cera.
«No!» a Leonardo sfuggì un singhiozzo. «Non ora. Non farmi questo. Non farmi rimpiangere gli anni che abbiamo perso… Non ora, quando non è più possibile.»
«Perché no? – lo sguardo d’ambra divenne ancora più febbrile e acceso – Credi che le mie siano solo parole? Il mio amore è fatto di carne e sangue… Ti voglio come allora, anima e corpo.»
«Toccava a me – singhiozzò Leonardo – Toccava a me tutto quanto, dovevo dirlo io. Dichiarare l’amore completo, anima e corpo. Dirti che ogni anno separato da te è stato un tempo separato dal mio angelo, dal mio doppio… e che nessuna delle creature che ho avuto potrebbe mai rimpiazzarti.»
Francesco, il Melzi, fece capolino dalla porta socchiusa. Il suo bel viso gentile esprimeva una sincera preoccupazione.
«È un figlio.» spiegò Leonardo fissando intensamente il proprio visitatore.
«Lo so.» annuì Girolamo tra le lacrime.
«Mentre Salaì… - Leonardo annaspò in cerca di parole – Non avevo mai pensato a lui in quel modo… finché una notte tornò in bottega, dopo averla abbandonata per anni… Era il 1501. E da ragazzo era diventato un uomo. Bello come un demonio e altrettanto perverso. Un’unica notte…»
Le dita flessuose del Conte sfiorarono le labbra esangui del vecchio. «Non devi dirmi nulla.»
«Te lo devo invece. Dopo quella notte mi sentii indegno di te.»
«Di me? Di me che sono stato un pazzo assassino, un uomo violento, un signore spietato?»
«Di te che sei l’uomo più audace che io abbia mai conosciuto… e l’amore della mia vita.»
Girolamo scosse la testa. «Io non ti merito.» Piegando il capo posò le labbra su quelle dell’artista, premendo prima con gentilezza e poi con crescente passione. Il vecchio socchiuse gli occhi languidi per un lungo, lunghissimo istante, e quando li riaprì essi avevano lo sfacciato bagliore delle età più verdi. «La fine sta arrivando – disse con un filo di voce – l’inizio è vicino.»
«Resto con te.»
«Va bene… Ma dietro questa tenda. Non voglio che tu veda quello che si annuncia. Come un parto spirituale – rise – Sto per rinascere, già uomo ma fuori della vita. Accanto al tempo ma separato dalla storia. Un viaggiatore senza nome… E non so chi o che cosa sarò tra qualche istante, so solo che il mio viaggio non è ancora terminato.»
«Io ci sarò.» rispose Girolamo celandosi dietro la tenda, la mano ancora stretta su quella dell’antico amante.
«Non accorrere se mi sentirai gridare… Stringi solo, più forte, la mia mano.»
E così trascorsero molte ore, con il respiro di Leonardo sempre più debole. Girolamo teso e immobile, seduto sul pavimento accanto al letto, con il capo abbandonato contro il muro. Sembrava che ogni grido dell’altro gli aprisse una ferita nella carne viva, ma come promesso rimase celato, la mano stretta ora in quella dell’altro.
«Il tempo è un fiume! – gridò Leonardo – E io lo sto risalendo controcorrente. C’è un prezzo da pagare per allontanarsi dal flusso … E io l’ho pagato per trent’anni. La mia anima è libera da legami… E il mio prezzo l’ho pagato.» Sospirò.
Girolamo voleva slanciarsi per assistere Leonardo nell’ultima agonia, ma la morsa che serrava la sua mano divenne all’improvviso più forte e imperiosa. Abbassò lo sguardo e vide quella mano stretta sulla sua. Era bella e liscia. Forte. Giovane. Si alzò di scatto e scansò le tende. Sul candido letto di convalescente un uomo bellissimo, lunghi e fluenti capelli di un castano fulvo, le spalle nude e tornite, il petto ampio. Un sorriso di bianchi denti perfetti diffondeva la sua luce fino agli occhi, verdi e brillanti come gemme. Sorridendo arricciava il naso con un vezzo irresistibile che Girolamo ricordava bene.
«Conte.» disse l’uomo con dolcezza.
«Artista.» mormorò Girolamo, e ridendo gli posò la fronte sulla spalla.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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