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Autore: Barby_Ettelenie_91    29/04/2021    5 recensioni
Boromir non riesce a trovare riposo a Lothlorien a causa delle parole sussurrate nella sua mente da Galadriel, così decide di scrivere una lettera a suo fratello per condividere con lui tutte le sue paure, anche se molto probabilmente non l’avrebbe mai ricevuta.
Faramir riceverà poi la lettera per mano di Sam, una volta che lui e Frodo vengono catturati dai suoi uomini.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aragorn, Boromir, Faramir, Frodo, Sam
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sono convinto che anche nell'ultimo istante della nostra vita abbiamo la possibilità di cambiare il nostro destino. (Leopardi)

 

 

 

La vostra missione è sulla lama di un coltello, una piccola deviazione ed essa fallirà, per la rovina di tutti.

Ma la speranza permane, fin quando la Compagnia sarà fedele.

(Galadriel, La Compagnia dell'Anello)

 

 

 

Una volta usciti dalle miniere di Moria la Compagnia dell'Anello proseguì il cammino fino a Lothlorien. Erano tutti stremati, nel corpo e nello spirito. La caduta nell’ombra di Gandalf li aveva messi davanti alla quasi certezza che la loro missione sarebbe fallita, e che molto probabilmente nemmeno loro sarebbero sopravvissuti.

Il reame degli elfi era un luogo di pace e meraviglia ma, nonostante questo, l’eterea presenza di Galadriel, Dama della Luce, li mise tutti in soggezione. I suoi sussurri si espandevano nelle loro menti profetizzando terribili sventure. Frodo sentì un brivido di paura scendergli lungo la sua schiena, mentre Boromir abbassò lo sguardo quasi con le lacrime agli occhi.

Dopo l’incontro con Galadriel e suo marito, sire Celeborn, fu concesso ai membri della Compagnia di riposare. Mentre gli hobbit e Gimli ascoltavano rapiti gli elfi che intonavano un lamento per Gandalf, il sovrintendente di Gondor non riusciva a darsi pace. L’incontro con la regina lo aveva profondamente turbato. Boromir decise così di scrivere una lettera a suo fratello, per condividere con lui tutte le sue paure. Molto probabilmente non l’avrebbe mai ricevuta, ma era comunque un modo per sentirlo più vicino e lenire il senso di opprimente angoscia che lo attanagliava in quel momento.

Caro Faramir,

mi manchi da morire.

In seguito al Consiglio di Elrond sono dovuto partire insieme ad altri otto compagni di viaggio. L'Anello del Potere, come aveva ipotizzato nostro padre, è tornato alla luce, e bisogna riportarlo a Mordor per distruggerlo, prima che Sauron ne torni in possesso e il suo esercito distrugga l’intera Terra di Mezzo. Io non ero d’accordo, avrei voluto portarlo a Gondor, usarlo come un’arma contro il suo stesso creatore. Il nostro popolo ha già versato troppo sangue per mantenere il dominio su queste terre, abbiamo un dono simile, perché non sfruttarlo per sconfiggere definitivamente il nemico e riportare la pace? Purtroppo però non sono stato ascoltato e così mi sono dovuto adeguare alla volontà del Consiglio. 

Questa missione si è presentata da subito come un suicidio. A causa di una frana delle montagne siamo stati costretti ad attraversare l’oscurità delle miniere di Moria, dove siamo stati attaccati da orchi e goblin, e alla fine Gandalf, l’anziano stregone a capo della spedizione, è caduto nell’ombra per difenderci da un antico demone di fuoco che dimorava nelle viscere della terra.

Adesso ci troviamo a Lothlorien, ospiti dei signori degli elfi, sire Celeborn e dama Galadriel.

La regina possiede un enorme potere, ho sentito la sua voce sussurrare nella mia mente. È stato terribile, mi ha parlato della caduta di Gondor se la missione dovesse fallire, mi ha mostrato nella testa le immagini della nostra amata Minas Tirith messa a ferro a fuoco dagli orchi! E non solo. Ho visto anche quello che potrebbe essere il mio futuro.

Per questo motivo ti sto scrivendo.

Da quando ho visto l'Anello per la prima volta a Gran Burrone, ho percepito il suo terribile potere. Tu mi conosci fratello, sai che le mie intenzioni sono nobili e giuste, eppure in quel momento ho provato per un attimo l’insano desiderio di possederlo e di utilizzarlo solo per me.

Durante il viaggio ho provato altre volte quella sensazione. Il giovane portatore dell'Anello giorno dopo s’incupisce sempre di più, si isola dal gruppo e passa le notti insonni. In quei momenti un istinto malvagio mi dice di strappargli la catenina alla quale lo porta al collo per impossessarmene, in fondo è solo un piccolo mezz'uomo, non avrebbe scampo in uno scontro con un guerriero come me. Quando quel maleficio mi abbandona, mi sento spossato nello spirito e avrei solo voglia di piangere. Ho combattuto contro molti nemici, ma mai in vita mia attaccherei una persona indifesa per il sadico piacere di fargli del male!

La signora degli elfi mi ha mostrato come il potere dell’Anello potrebbe irretire la mia mente e corrompere il mio cuore, fino ad attaccare il portatore e portarmi addirittura alla morte.

Io sto provando a resistere con tutte le mie forze, ma non so se il mio spirito è forte abbastanza. Nemmeno in questo luogo di pace il mio animo riesce a trovare ristoro!

Non lo so cosa ne sarà di me una volta che ripartiremo, spero solo che questo viaggio finisca nel migliore dei modi, e di tornare presto a casa per riabbracciarti.

La regina dice che la speranza permane, fin quando la Compagnia sarà fedele. Io però in questo momento non riesco proprio a vederla. Ho paura Faramir! Lo so che non dovrei pensarlo ma è più forte di me! Da questo viaggio dipende la salvezza di tutti, se falliremo, sarà la rovina, tutti i popoli liberi cadranno sotto le forze del male. Il peso che io e miei compagni portiamo sulle spalle giorno dopo giorno sta cominciando a diventare insostenibile.

Se mai non dovessi tornare, sappi che ti ho sempre amato e che, a dispetto di quello che dice nostro padre, tu sei un uomo forte e coraggioso, presto anche tu dimostrerai a Gondor e all’intera Terra di Mezzo quanto vali!

Ricordati di quando eravamo giovani e spensierati, e se mai qualcuno ti dirà cose terribili sul mio conto, sappi che la colpa non è della mia anima oscura, ma del mio cuore che non è stato abbastanza forte da resistere al Male. Boromir di Gondor è debole come tutti gli uomini, non è il Cavaliere coraggioso e invincibile che tutti credano che io sia! Questo però non significa che io sia malvagio!

Spero che non avrai mai la disgrazia di trovare l'Anello lungo il tuo cammino, ma se dovesse succedere non lasciarti sedurre dal potere e dai sogni di gloria di nostro padre, distruggilo senza nessun ripensamento!

Ti voglio bene fratello mio,

Boromir

Una volta asciugato l’inchiostro, l’uomo piegò con cura la lettera e la mise in tasca con un sospiro. Si perse per qualche minuto a osservare i rigogliosi alberi che si stagliavano tutti intorno alla radura dove si trovava fin quando non venne raggiunto da Aragorn.

“Cerca di riposare. Questi confini sono ben protetti.”

“Non troverò riposo qui. Ho sentito la voce di lei nella mia testa, parlava della caduta di Gondor.”

L’uomo per la prima volta esternò parte delle sue paure anche con Aragorn. 

Il ramingo lo ascoltò comprensivo, ma quando stava per allontanarsi Boromir lo fermò. Dopo un attimo d’indecisione, tirò fuori dalla tasca la lettera e gliela consegnò.

“Spero che un giorno le mostre strade ci conducano entrambi a Minas Tirith, ma se così non fosse, ti prego di dare questa a mio fratello Faramir.”

“Non dirlo nemmeno per scherzo, certo che torneremo entrambi!” rispose Aragorn quasi con rimprovero, stringendogli la spalla per infondergli coraggio.

“Abbiamo tutti paura, ma questo non ci impedirà di combattere per quello che abbiamo di più caro su questa terra!”

“Hai assolutamente ragione! Solo che da tempo non riesco più a vedere speranza… e questa sensazione diventa sempre più opprimente! Spero davvero che ce la faremo! I signori di Gondor torneranno a casa!”

Aragorn annuì con un sorriso, prima di allontanarsi invitandolo a riposare.

Passeggiando incontrò Sam appoggiato al tronco di un albero, ancora sveglio, mentre Merry e Pipino non lontano da lui dormivano profondamente.

“Non riesci a riposare?”

“No. Padron Frodo ha voluto fare qualche passo per conto suo, ma lo vedo che è sfinito, giorno dopo giorno è sempre più cupo, a malapena mangia e dorme… è una tale pena vederlo così senza poterlo aiutare!”

“Lo capisco, porta sulle spalle un enorme fardello, e la morte di Gandalf deve averlo sconvolto.”

“È vero. Gandalf ogni tanto veniva a trovarci a Hobbitville, eravamo molto legati a lui. Granpasso, secondo te ce la faremo?”

“Certo! Per quanto sia difficile, non dobbiamo mai perdere la speranza!”

In quel momento lo sguardo di Aragorn cadde sullo zaino di Sam.

“Posso chiederti un favore?”

“Certo Granpasso, qualunque cosa!”

“Puoi conservare questa lettera nel tuo zaino? Di certo sarà più al sicuro lì che nelle tasche delle mie vesti.”

Sam annuì prendendo la lettera incuriosito.

“Chi è Faramir?” chiese leggendo il nome del destinatario.

“È il fratello di Boromir, la lettera è sua.”

Il giovane hobbit capì il senso implicito di quel messaggio e della richiesta del ramingo, così la ripose con cura in una tasca interna dello zaino, senza fare ulteriori domande. Avevano tutti paura, era comprensibile che pensassero alla propria famiglia in un momento come quello.

Quando Aragorn si allontanò per andare a riposarsi gli augurò la buonanotte e a sua volta provò a cercare riposo.

*

 

Lasciata Lothlorien, la Compagnia scese lungo il fiume Anduin con le barche che gli avevano donato Celeborn e Galadriel. Una volta scesi a terra per poi proseguire il viaggio a piedi furono però attaccati da un gruppo di Uruk-hai lungo le sponde del fiume.

Frodo nel caos generale cercò di allontanarsi da solo per non mettere ancora di più in pericolo gli altri, cercando di raggiungere Mordor senza il loro aiuto.

Sam però non era dello stesso parere. Appena lo vide, gli corse dietro pretendendo di seguirlo. Come aveva promesso al compianto Gandalf, non lo avrebbe mai abbandonato.

*

 

I due Hobbit proseguirono così il viaggio da soli, pregando che i loro compagni fossero riusciti a resistere all’attacco di quegli esseri malvagi.

Lungo la strada riuscirono a catturare Gollum, che da tempo li seguiva per cercare di impossessarsi dell’Anello. Anzi, il tesssoro, come lui lo chiamava. Se in un primo momento pensavano di tenerlo solo come prigioniero, cambiarono poi idea quando si offrì di accompagnarli a Mordor. Lui conosceva bene quei territori, e una guida gli sarebbe di certo venuta molto utile.

Purtroppo però si attardarono lungo il sentiero alla vista di una lunga processione di soldati haradrim seguita da due giganteschi olifanti, che marciavano in direzione di Mordor. I due Hobbit preoccupati, ma al tempo stesso anche affascinati dai grandi animali mai visti dal vivo, non si accorsero di un gruppo di raminghi che, nascosti tra gli alberi, prima attaccò e decimò i soldati, poi li colse di sorpresa e in pochi secondi li catturò. Gollum invece riuscì a dileguarsi prima che si accorgessero della sua presenza.

Arrivati nel loro quartier generale, il capo degli uomini interrogò Frodo, che parlò solo di una missione segreta contro il nemico nominando i loro compagni di viaggio, ma mai l’Anello.

Di contro da lui vennero a sapere che Boromir lottava tra la vita e la morte, presso le case di cura a Minas Tirith, ritrovato qualche giorno prima gravemente ferito sulle rive del fiume.

Gli hobbit, molto turbati, scoprirono anche che quello che avevano davanti era il fratello di Boromir, Faramir. 

*

 

La mattina successiva i raminghi trovarono anche Gollum, che non venne ucciso solo grazie alle preghiere di Frodo.

Le sue due personalità cominciarono a litigare, fin quando Faramir non lo interruppe. Il giovane Capitano di Gondor non ci mise molto a capire che il tesssoro che Gollum diceva essergli stato rubato in realtà non era altro che l'Unico Anello.

La tentazione era forte, con l’Anello del Potere avrebbe potuto finalmente mettersi in luce agli occhi di suo padre e ribaltare le sorti della guerra.

Prima però che potesse decidere cosa fare, infauste notizie gli vennero portate. La cittadella di Osgiliath era sotto attacco, entro breve gli orchi l’avrebbero conquistata.

Faramir così fu costretto a mettersi in marcia, seguito dai suoi uomini, portando con sé gli hobbit e Gollum. Una volta giunti sul luogo dell’attacco il Capitano pregò un suo uomo di fiducia di portarli da suo padre.

“Digli che Faramir invia un immenso dono! Un’arma che cambierà le nostre sorti in questa guerra.”

Sam per un attimo rivide la follia di Boromir in quel gesto. Poi gli tornarono alla mente le parole di Aragorn.

“Puoi conservare questa lettera nel tuo zaino?”

“Chi è Faramir?” chiese leggendo il destinatario.

“È il fratello di Boromir, la lettera è sua.”

“Sai cos’è successo a Boromir? Sai perché tuo fratello è a un passo dalla morte? Perché ha cercato di prendere l’Anello a Frodo dopo aver giurato di proteggerlo! Ha cercato di ucciderlo!”

Prima che Faramir potesse rispondere, Sam tirò fuori la lettera dallo zaino e gliela consegnò.

Il Capitano rimase sconvolto nell’apprendere dalle parole di suo fratello che quello che il mezz’uomo diceva era vero, l'Anello lo aveva plagiato e portato a compiere gesti folli. Una lacrima solitaria scivolò sul suo volto, ma non ebbe tempo di fare altro perché un nuovo attacco alla cittadella costrinse tutti a mettersi al riparo.

Quando vide il Nazgul a cavallo del suo enorme mostro alato avvicinarsi minaccioso a Frodo e lo hobbit succube dell’Anello non fare niente per scappare, uscì dal suo nascondiglio e lo attaccò. Le frecce si conficcarono precise nel collo del mostro facendolo sbandare, permettendo così a Sam di aiutare Frodo a mettersi in salvo.

A quel punto Faramir capì che aveva sbagliato tutto, così decise di liberarli, ignorando le leggi di suo padre.

“Vi avevo giudicato male. Credo che infine siamo arrivati a capirci Frodo Baggins.”

Si rivolse poi a Sam.

“Grazie per la lettera. Mio fratello ha un cuore nobile, ma l'Anello l’aveva oscurato, lui stesso se n’era reso conto. Questo non macchierà la sua reputazione! Mi raccomando stai vicino a Frodo, ne avrà bisogno!”

Riportò poi l’attenzione su entrambi per un ultimo saluto.

“Arrivederci miei giovani amici, state molto attenti! Il viaggio che vi aspetta è pericolosissimo e l’esito di questa guerra dipende anche da voi! Spero che un giorno ci rivedremo, in circostanze più felici! Andate, con la benevolenza di tutti gli uomini!”

“Grazie Capitano Faramir. Ci hai mostrato le tue più alte qualità. Boromir sarà orgoglioso di te! Perché sono sicuro ce la farà! Spero di rivedervi entrambi un giorno!” rispose Sam con un sorriso incoraggiante, seguito da un cenno di assenso da parte di Frodo.

 Mentre gli hobbit cominciavano a imboccare il sentiero, Faramir afferrò Gollum per la collottola.

“La morte ti raggiunga in fretta se li condurrai nel pericolo!”

La creatura emise un basso ringhio prima di sfuggire alla sua presa e tornare dal suo padrone.

Faramir guardò il gruppo allontanarsi con un sospiro, prima di ritornare verso la città.

Avrebbe continuato a combattere, per salvare la sua gente e la sua terra, e per suo fratello, che ancora lottava contro l’ombra oscura della morte, causata delle forze del male che li stavano minacciando.

*

 

Boromir aprì lentamente gli occhi sentendo qualcuno che gli bagnava la fronte. Si guardò attorno confuso, non riconoscendo il luogo dove si trovava.

“Mio signore, finalmente si è svegliato!” esclamò il guaritore che lo stava visitando. “Si trova a Minas Tirith, nelle case di cura.” Aggiunse poi notando il suo sguardo.

Prima che potesse fare altre domande però l’uomo si allontanò per raggiungere l’uscita della sala. Poco dopo ritornò insieme a Faramir.

I due fratelli si guardarono per un attimo che pareva interminabile, per poi abbracciarsi con le lacrime agli occhi.

“Oh Boromir, ce l’hai fatta! Lo sapevo che non ci avresti abbandonato!”

“Ma che cosa è successo? Ricordo gli orchi, le frecce… pensavo che sarei morto, quando sono arrivato al fiume…”

“Ero di pattuglia con i raminghi, non lontano da Osgiliath, quando ho visto arrivare una barca giù per il fiume, e dentro c’eri tu. Per un terribile momento ho creduto fossi morto, poi mi sono accorto che respiravi ancora. Ti abbiamo portato subito qui, abbiamo curato le ferite delle frecce, ma avevi la febbre alta, deliravi… tutto questo è successo quindici giorni fa, e da allora ti sei ripreso solo oggi! Che cosa ti hanno fatto per ridurti così?”

Boromir fissò il fratello angosciato, ripensando a quei momenti.

“Dopo l’incontro a Gran Burrone sono dovuto partire con otto compagni per un’importante missione…” si fermò indeciso su come continuare.

Faramir fece un piccolo sorriso incoraggiante.

“So tutto dell'Anello, ho letto la tua lettera.”

“Non pensavo l'avresti mai ricevuta! Hai incontrato Aragorn?”

“No, io la lettera l’ho ricevuta dal giovane mezz’uomo che accompagnava il portatore dell’Anello.”

“Hai visto Frodo e Sam? Stanno bene?”

“Sì… per fortuna. Quando ho scoperto che avevano l'Anello anch’io sono stato tentato, volevo farlo avere a nostro padre, per vincere questa guerra e… per dimostrargli che anch’io ero alla tua altezza.” Sospirò rattristandosi. “Per fortuna che ho letto le tue parole e ho capito che stavo sbagliando! Oh Boromir come mi dispiace!”

Faramir istintivamente lo abbracciò, ma si ritrasse appena sentì il fratello emettere un gemito di dolore.

“Oh scusa!”

“Figurati, non è la prima volta che vengo ferito! Comunque non c’è niente da perdonare, anzi, è tutta colpa mia! Il potere dell’Anello mi aveva dato alla testa… Lasciato il reame degli elfi, siamo scesi in barca lungo il fiume, poi ci siamo accampati sulle sponde per riposare prima di continuare il viaggio a piedi. Non lo so cosa mi sia preso, ho sentito l’Anello che mi chiamava, ho cercato di aggredire Frodo per prenderglielo! Poi gli orchi ci hanno attaccato… per fortuna che in quel momento la ragione ha avuto la meglio su quel maleficio! Ho cercato di aiutare gli altri, di difendere gli hobbit da quei mostri assetati di sangue, e ho rimediato tre frecce piantate nella spalla e sul fianco! Se non fosse stato per Aragorn che ha ammazzato quel mostro prima che mi desse il colpo di grazia, a quest’ora non sarei qui!”

Una lacrima rigò la sua guancia mentre continuava a raccontare con voce rotta.

“Sono svenuto poco dopo tra le sue braccia mentre cercava di aiutarmi, ma lui e gli altri probabilmente erano convinti che fossi morto così mentre continuavano a combattere contro quei mostri mi hanno lasciato indietro. Non so nemmeno io dopo quanto tempo mi sono svegliato… il mio unico pensiero era tornare a Minas Tirith, a casa, così sono riuscito a trascinarmi fino alla barca, poi tu mi hai trovato.”

“La colpa non è tua!” Lo rimproverò Faramir. “Anzi, non è di nessuno di noi! L’Anello contiene un potere troppo grande e terribile perché qualcuno possa usarlo! Spero che Frodo e Sam riescano ad arrivare a Mordor sennò per noi sarà la fine!”

“Frodo è molto più forte di quello che sembra, sono sicuro che ce la farà. E poi c’è Sam con lui! Ora che mi hai parlato di loro, ricomincio a vedere la speranza dove prima vedevo solo morte e devastazione… grazie fratellino! Forse io sarò più forte con la spada, ma quello più saggio sei tu!”

Faramir sorrise ma scosse la testa.

“Anch’io sono stato tentato, ma sono state le tue parole a riportarmi sulla retta via. I Valar nella loro benevolenza le hanno fatte giungere fino a me quando ne avevo più bisogno! Ora però non possiamo fare altro che pregarli affinché questa guerra finisca… in ogni caso, qualsiasi cosa dovesse accadere, sono felice che siamo di nuovo insieme!”

“Come ti ho detto prima di partire per Gran Burrone, io per te ci sarò sempre!”

Lo sguardo di Boromir all’improvviso venne attirato da una giovane dai capelli dorati che si era fermata sulla soglia, indecisa se entrare o meno nella stanza. Faramir quando notò quello che aveva visto il fratello, abbassò lo sguardo, mentre sentiva le guance scaldarsi.

“E bravo fratellino che in mia assenza hai fatto colpo! Adesso vai da lei!”

“Ma ci siamo appena ritrovati, ho ancora così tante cose da dirti…”

“Su, non fare il timido e non trovare scuse! Non bisogna mai fare aspettare le donne!”

I due fratelli risero insieme come quando erano fanciulli. In quel momento, per la prima volta, la guerra aveva finalmente abbandonato i loro pensieri.

*

 

Qualche settimana più tardi.

Frodo con l’aiuto di Sam era riuscito a distruggere l’Anello, mentre Aragorn e il resto della Compagnia insieme all’esercito di Gondor e Rohan avevano marciato sul Nero Cancello di Mordor. Sauron era stato definitivamente sconfitto e il sole era tornato a splendere sulla Terra di Mezzo.

Dopo parecchi giorni trascorsi a Gran Burrone per permettere a Frodo di riprendersi dalle ferite e agli altri di trovare riposo e sollievo, la Compagnia ritornò a Gondor, dove Aragorn avrebbe sposato Arwen e sarebbe stato incoronato re, occupando il trono che gli spettava dalla nascita, ripristinato l’antico casato caduto in disgrazia alla morte di Isildur.

La sera prima dell’incoronazione venne organizzato un grande banchetto alla corte di Minas Thirith per i membri della Compagnia e i loro amici, i giorni successivi sarebbero poi stati dedicati alle celebrazioni ufficiali.

In attesa della cena, le persone che cominciavano ad arrivare si fermavano nel salone o sulla terrazza davanti all'Albero Bianco, a chiacchierare o a osservare il cielo terso dove il sole era da poco tramontato.

Aragorn e Gandalf stavano ridendo di un aneddoto divertente di Merry e Pipino quando i due Hobbit ammutolirono di colpo.

Il futuro re e lo stregone non ebbero tempo di chiedersi cosa fosse successo che li videro correre incontro all’uomo appena entrato nella stanza.

“Boromir sei vivo!”

“Che piacere vederti!”

 “Perché mai non dovrei esserlo? Ho la pellaccia dura io!” rispose l’uomo ridendo insieme a loro mentre si lasciava abbracciare.

Poco dopo Aragorn li raggiunse.

“Mi fa piacere che tu stia bene! Scusami se non ti abbiamo aiutato, gli orchi ci stavano addosso, tu sei svenuto e io pensavo...” concluse con un leggero imbarazzo.

“No, lo capisco benissimo. E poi non ti devi scusare, se non era per te a quest’ora non sarei qui! I signori di Gondor sono tornati, alla fine questo è l’importante!”

Gandalf, che nel frattempo si era avvicinato, cominciò a raccontare a uno sbalordito Boromir cos’era successo a Moria e come anche lui si fosse salvato.

Sam sul terrazzo intanto osservava ammirato l'Albero Bianco.

“Padron Frodo non lo trovate meraviglioso? Non ho mai visto un albero così bello in tutta la Contea!”

“Hai ragione Sam! Adesso però torniamo dentro? Comincia a esserci un po’ d’aria qui fuori…“ rispose Frodo osservando il paesaggio che si estendeva davanti a loro.

Gandalf stava ancora parlando quando vide Frodo e Sam rientrare, così gli fece cenno di raggiungerlo.

Gli hobbit guardarono incuriositi il gruppo di persone che lo circondava, ma si fermarono quando notarono Boromir.

Sam rivolse un’espressione incerta a Frodo, ben sapendo cosa fosse successo tra loro in passato.

L’altro hobbit alzò le spalle, come se la questione non avesse alcuna importanza.

L’uomo di Gondor si rattristò appena li vide.

“Frodo mi dispiace! Io non so cosa mi fosse preso, non volevo farti del male! Sono così felice di vedere che sei vivo e che stai bene!”

“Boromir non è colpa tua! L'Anello aveva un potere terribile… tu non hai idea di come sono stato io! Se non ci fosse stato Sam forse non ce l’avrei fatta e adesso saremmo tutti sotto il dominio di Mordor!”

“Padron Frodo, ma io non ho fatto niente!”

“No Sam, Frodo ha ragione!” s’intromise Faramir. “Anch’io sono stato tentato, ma se non fosse stato per la lettera che mi hai consegnato io l'Anello l’avrei preso davvero!”

“Quale lettera? Che cosa ci siamo persi?” chiese Pipino, ma venne ignorato.

“A quanto pare è tutto merito tuo piccoletto!” esclamò Boromir rivolto a Sam, ormai con le guance arrossate per tutti i complimenti ricevuti.

“Oh beh allora grazie a tutti!” borbottò l’interessato al colmo dell’imbarazzo.

Poco dopo due voci che discutevano animatamente attirarono l’attenzione del gruppo.

“Stasera voglio la rivincita!”

“A Minas Thirith non scorreranno fiumi di birra come a Edoras.”

“Non m’interessa! Hai paura che questa volta un nano possa batterti?”

“No. Mi chiedevo solo cosa pensasse il re di Gondor di tutto questo!”

Aragorn, sentitosi tirato in causa, si avvicinò a Legolas e Gimli per quietare il nano.

“Nessuno mette in dubbio le tue capacità di resistenza all’alcol, ma domani al ricevimento al re piacerebbe avere un nano sobrio!” esclamò fingendo di avere un tono serio che fece scoppiare a ridere tutti.

Boromir sorrise sollevato a vedere come tutto fosse tornato alla normalità. Erano passati solo pochi giorni eppure la tragedia che tutti avevano vissuto sembrava ormai solo un ricordo lontano.

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolino dell’autrice

Eccoci arrivati alla fine… dopo tante disgrazie abbiamo finalmente dato una gioia al povero Boromir e riunito la Compagnia!

Da amante del lieto fine ho voluto fare questo tentativo, sperando di non aver snaturato troppo la storia! Spero vi sia piaciuta quanto a me mentre la scrivevo!

Ultimo ma non ultimo, voglio fare un ringraziamento gigante a Amily Ross che mi ha sopportato e supportato durante la scrittura di queste storie! Spero che ora non comincerai a odiare il povero Boromir per colpa mia! xD

E un altro grazie speciale lo voglio dire a Abby_da_Edoras, quando ormai mi ero impantanata con questa nuova versione e pensavo di lasciar perdere, la tua recensione arrivata al momento giusto è stata un incoraggiamento non da poco per continuare! <3

Alla prossima mellyn!

Barby

   
 
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