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Autore: Feel Good Inc    29/04/2021    2 recensioni
«Non so se è una buona idea, Odette. Lui fa venire i brividi.»
«Sì. È proprio per questo.»
Se non conosceva lui la paura, allora non c’era nessun altro a cui chiedere.

Hogwarts!verse | Rothbart/Odette(?) | con la gentile partecipazione di qualche personaggio Disney
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Odette, Rothbart
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Hoggy Warty Hogwarts'
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Incanto Patronus

 

 

“This ancient and mysterious charm conjures a magical guardian, a projection of all your most positive feelings. The Patronus Charm is difficult, and many witches and wizards are unable to produce a full, corporeal Patronus, a guardian which generally takes the shape of the animal with whom they share the deepest affinity.”

 

 

Bussarono. Lui borbottò qualcosa in risposta. La porta si aprì e una figurina scura si disegnò sulla soglia, tracciando il riflesso di un’ombra sulle pareti illuminate dalle torce.

Rothbart alzò gli occhi dagli appunti e vide la ragazzina nuova, fresca di trasferimento, spedita oltremare dalla vecchia linda Beauxbatons da un tutore preoccupato dall’improvviso estinguersi dell’intera famiglia. L’avevano piazzata a Corvonero con uno Smistamento straordinario quanto veloce. Lei non era particolarmente dedita allo studio – nella sua materia, quantomeno, era un disastro – ma dei Corvonero aveva di sicuro lo sguardo, attento soprattutto nei momenti di quiete. Come questo.

«Ebbene?» la incalzò, dacché lei non parlava.

La mano che teneva ancora sul battente si serrò, e anche attraverso le dimensioni non trascurabili del suo ufficio sotterraneo, Rothbart ne vide le nocche sbiancare.

«Ho bisogno...» si decise infine, deglutì, la voce che si faceva più ferma. «Ho bisogno del suo aiuto, professore.»

Rothbart tornò a intingere la penna nel calamaio e vergò un appunto, prima di lasciarlo scivolare nei recessi della memoria. «Su questo non ci sono dubbi, signorina. Conosco i tuoi voti.»

«Per favore, ho davvero bisogno del suo aiuto.»

Tornò a guardarla. Non era arrossita, non si era mossa.

«Non si tratta dei tuoi compiti, vero?»

«No.»

«Allora di cosa?»

«Il motivo per cui sono venuta qui.» Era pallida, si rese conto. «Devo lasciarmelo alle spalle.»

 

 

Lo vedeva tutte le notti: suo padre fatto a pezzi dal Grande Animale.

La gente lo aveva chiamato così, perché chiunque l’avesse visto davvero non era più tra i vivi, e ogni possibile descrizione era rimasta nelle parole di lei spaventata a morte. Il Grande Animale, peloso, alato, con le zanne affondate nel cuore di suo padre in una foresta non abbastanza buia da nascondere la scena e il sangue e il terrore.

Ogni notte, ogni singola notte nei suoi incubi. E a un certo punto, quando aveva iniziato a vederlo anche con gli occhi aperti – nella torre di Corvonero, il Grande Animale che sbranava Belle, Jane, il ragazzo Grifondoro che a colazione la guardava come se non avesse mai visto una ragazza – era diventato sempre più difficile distinguere l’incubo dalla realtà.

Si era sentita stupida quando aveva capito che era solo un molliccio nascosto sotto il suo letto, ma al tempo stesso – luce calda nella sua mente chiusa come un castello abbandonato – era arrivato il sollievo: sapeva perfettamente cosa fare.

«Lui? Sei sicura?» Tiana l’aveva osservata ansiosa da sopra la pozione su cui lavoravano insieme da un’ora. «Non so se è una buona idea, Odette. Lui fa venire i brividi.»

«Sì. È proprio per questo.»

Se non conosceva lui la paura, allora non c’era nessun altro a cui chiedere.

 

 

what if this storms ends and I don’t see you

as you are now ever again?

 

 

L’aula di Difesa contro le Arti Oscure era spaventosa, di notte.

Pensa a un ricordo felice.

La cassa di legno si aprì. Odette sapeva, era perfettamente consapevole del fatto che là dentro ci fosse il molliccio – catturato da un professor Rothbart giunto all’imbrunire, tetro e silenzioso come un vampiro, a seminare lo sgomento nel dormitorio delle ragazze – e nonostante tutto, era il Grande Animale quello che uscì fuori a uccidere suo padre e poi lei, ancora, ancora, ancora.

«Expecto Patronum

Un filo d’argento sgusciò dalla punta della sua bacchetta, debolissimo, e l’essere infernale che infestava la sua vita lo soffiò via con quella che avrebbe potuto benissimo essere una risatina. Aveva del sangue sui denti – il sangue di suo padre.

«Expecto Patronum…»

Non serviva a niente. A niente. Aveva troppa paura. Era su di lei ormai, e tutt’intorno sembrava proprio una foresta, scura, fredda. Aveva ucciso suo padre. Lo faceva ogni volta. Ogni volta…

Odette cadde nello stesso momento in cui una luce accecante circondava la forma del molliccio. Appena prima che lo costringesse di nuovo nella cassa, lei si rese conto, confusamente, che il Patronus del professor Rothbart somigliava moltissimo al Grande Animale.

 

 

Sigillò la cassa e si voltò a osservarla, guardingo.

Non era svenuta. Sembrava che tutto il sangue le fosse defluito dal viso, ma non era svenuta, e aveva gli occhi fissi su di lui. Occhi attenti, non solo nei momenti di quiete.

Sbuffò. «Il tuo ricordo non è abbastanza felice, signorina.»

«Non ne ho molti, di ricordi felici.»

Certo che non ne aveva. Si appoggiò alla cattedra e continuò a fissarla, pensoso. Non era mai stato famoso per la propria discrezione, giusto? Al diavolo Mister Simpatia.

«Pensavi ai tuoi.»

Lei sussultò, ma non distolse lo sguardo. «Sì.»

«Prevedibile.» Rothbart si rigirò la bacchetta tra le dita, un polpastrello dopo l’altro. «Molti ripensano alle cose che hanno perso e le vedono come le migliori della propria esistenza. Non si rendono conto di quanto il dolore della perdita le contamini, di come riesca a cancellarne tutto il valore. No, signorina, devi crescere e crearti altri ricordi, ricordi più felici, incorrotti. Allora, forse, riuscirai a evocare un Patronus

Odette lo aveva ascoltato senza cambiare espressione. Adesso si alzò in piedi – sedici anni di ricchezza, di capelli d’oro, di cortine di seta, di favole della buonanotte finite in un urlo soffocato in un cuscino di una terra non sua. E lo guardò ancora, con quegli occhi maledetti che – lo sapeva – vedevano molto di più di quanto lui non dicesse.

«Lei a cosa pensa, quando evoca un Patronus

Non poté evitarlo: scoppiò in una risata.

«Ti piacerebbe saperlo, eh?»

«Quasi quanto mi piacerebbe sapere qual è il suo molliccio.»

Allontanandosi dalla cattedra, dalla cassa e dall’oscurità che conteneva, si portò alle sue spalle: in controluce. Non l’avrebbe guardata in faccia mentre le mentiva. «Prima faremo un po’ di pratica, e poi magari te lo dirò.»

La sentì respirare, la vide sollevare i capelli sul collo bianco da cigno, e pensò a quante notti avrebbe potuto tenerla lì con sé, nella pozza di luna che filtrava dalle finestre.

Gli appunti potevano attendere.

 

 

now it’s found us like I have found you

I don’t want to run, just overwhelm me

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Secondo il mio computer, ho iniziato questa shot nell’agosto 2017: quasi quattro anni fa. I primi due paragrafi sono rimasti da allora a infestare la mia cartella di capitoli incompiuti, finché oggi mi sono detta “basta, io la finisco, non me ne frega niente se non ha senso”. Difatti un senso non ce l’ha, ma mi è piaciuto da morire aggiungere le ultime due scene, quindi adesso ve la beccate così com’è.

Specifico anche che potete interpretarla come assolutamente vi pare e piace: da parte mia non ho mai deciso se il Grande Animale e Rothbart in questo ‘verse sono la stessa cosa oppure no, e quindi se sia stato Rothbart ad ammazzare il padre di Odette oppure no. So solo che gli “appunti” sono effettivamente quelli delle Arti Proibite, perché sì.

I versi che accompagnano il testo sono tratti da The Lightning Strike degli Snow Patrol, mentre la breve descrizione introduttiva dell’Incanto Patronus è di Miranda Gohawk/Gadula, autrice dei vari Manuali degli incantesimi nel mondo di Harry Potter. Da qualche parte ho letto che i Patronus non funzionano solo contro i Dissennatori, ma contro le creature oscure in genere, e mi piaceva l’idea di una Odette che si servisse di un molliccio per imparare a sconfiggere la sua paura del Grande Animale. (Di nuovo, l’identità del molliccio e del ricordo felice di Rothbart sono a vostra totale discrezione.)

Il ragazzo Grifondoro che ho citato e che ha una cotta per Odette è ovviamente Derek.

Aya ~

   
 
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