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Autore: vanessie    30/04/2021    0 recensioni
Katelyn e Matthew sono due amici nati e cresciuti insieme fino ai loro 19 e 18 anni. Le loro mamme sono grandi amiche, tra un nascondino e una partita ai videogames hanno condiviso il passaggio dall’infanzia alla prima adolescenza. Le confidenze, le risate e gli sguardi imbarazzati hanno preceduto dei baci veri nati per gioco. Lui aveva sempre avuto il coraggio di dirle che l’amava, lei lo aveva compreso solo più tardi, quando guardandolo nei suoi occhi color del cielo aveva avvertito delle emozioni indescrivibili. Adesso che Matt frequentava il college in America, a Kate restavano solo bei ricordi…almeno fino a quando, sette anni dopo, ormai ventiseienne e con una relazione, lo rivide, partecipando con i suoi genitori ad una grigliata a casa dei loro cari amici di famiglia. Lì in giardino i loro sguardi si incrociarono, Katelyn capì che quelle emozioni sopite si erano risvegliate. In quel cielo azzurro c’erano ancora tutte le cose belle che amava di lui…
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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INSIDE YOUR SKYBLUE EYES

Capitolo 40

“Richard Mc King”

 

 

POV Matt

Lunedì di Pasqua, ultimo giorno intero a Dublino. Il giorno dopo avevo appuntamento all’aeroporto con Daniel e Michael, destinazione New York. Aver fatto pace con Katelyn mi aveva dato la giusta motivazione per riprendermi emotivamente e per riprendere anche i miei studi con più serenità. Trascorsi gran parte del tempo con mamma e papà, facemmo una gita fuori porta. Scattai tante foto, a me piaceva tantissimo la fotografia, trovare la luce giusta, l’angolazione giusta. Ritornammo in città solo alle 17.00. Kate mi aveva invitato ad accompagnarla ad una festa a tema. Iniziava verso le 18.30 con un aperitivo, proseguiva con la cena, infine ci sarebbe stata la festa vera e propria con musica, balli, qualche bevuta. Il tema della festa era lo sport, si teneva infatti presso la palestra alla quale era iscritta. Mi rilassai un po’, feci la doccia e cercai qualcosa di adatto da indossare. Lei mi aveva detto che anche l’abbigliamento doveva rispecchiare l’argomento, quindi controllai nel trolley. Avevo portato giusto poche cose…andare a una festa in tuta era strano. Misi sul letto i pantaloni e la felpa con cerniera e cappuccio coordinati, che avevo portato per stare in casa. Erano color denim, stesi lì anche una canotta a spalla larga bianca e le inquadrai con il telefono. Mandai la foto a Kate.

 

Ma così in tuta?

 

Lei rispose che andava benissimo. Mi vestii, indossai anche sneakers e una bandana, rigirata tipo fascia da tenere sul capo. Kate venne a casa mia, aveva i capelli raccolti, era in tenuta sportiva ma il suo era un abbigliamento sexy. Era una tutina intera a pantaloncino corto, si legava dietro alla schiena con due lacci intrecciati. Aveva una maglia con cerniera da tenere sopra per il freddo e scarpe da ginnastica. Arrivammo alla palestra, ci indirizzarono nella parte inferiore dello stabile, dove c’erano anche le piscine e la zona bar. Era lì che si svolgeva l’aperitivo. Prendemmo un drink a testa accompagnandolo con qualche patatina, nocciolina, mini tramezzini. Non riuscivo proprio a distaccare gli occhi dalle sue cosce scoperte né dal suo sedere sodo, messo in risalto dall’aderenza della tutina. Ci spostammo verso la zona in cui sarebbe stata servita la cena. Appena entrammo lei salutò una persona, qualcuno che riconobbi all’istante grazie a delle foto viste su facebook. Gli andò vicina per salutarlo con un abbraccio, lui era sorridente e amichevole. Mi fece cenno di avvicinarmi, anche se non avevo affatto voglia di conoscere quel tipo che già da New York mi aveva fatto saltare i nervi. Da un lato però ero curioso, ecco quindi dove si erano conosciuti! In palestra. “Voglio presentarti Matt il mio migliore amico” disse Katelyn rivolgendosi al ragazzo “Piacere, Richard Mc King” disse tendendo la mano “Matthew Black” risposi, evitando di precisare che per me non era affatto un piacere. Andiamo…che bisogno c’era di comparire in tutte quelle foto di Kate e di stargli tanto appiccicato?

“È qui per le vacanze di Pasqua, lui studia a New York” lo informò lei, annuii senza aggiungere altro, per fortuna avevo in mano il bicchiere del cocktail così diedi un sorso per non mostrare tutta quell’ostilità che sentivo. “New York! Accipicchia che bello” rispose lui “Tu di che ti occupi?” mi sforzai di domandargli “Sono un personal trainer, lavoro qui” affermò. Fantastico, ora capivo! Probabilmente agli inizi del suo percorso in palestra, Richard era stato il personal trainer di Katelyn. Già immaginavo la scena: lui che le suggerisce come rassodare i glutei, le cosce e così via, mentre le mostra gli esercizi e l’assiste nel farli toccandola qua e là. “Anche tu vai in palestra a quanto vedo” disse lui. Avevo tolto la felpa, legandola in vita ed ero rimasto con la canotta a spalla larga “Sì” “Bella struttura, complimenti!” esclamò, Kate sorrideva, non capivo proprio che cazzo avesse da ridere. “Bene, magari parliamo dopo, andiamo a sederci” disse lei, facendo finalmente finire quella conversazione.

Prendemmo posto ad un tavolo per due, presi in mano il cartoncino del menù fisso che sarebbe stato servito. Ero abbastanza agitato e innervosito, concentrarmi su qualcosa avrebbe funzionato per calmarmi. “Hey, va tutto bene?” mi chiese dopo un po’ “Sì” “Stai leggendo quel menù da dieci minuti senza proferire parola. Cos’è? Leggi alla velocità di prima elementare?” domandò ridendo “Ero curioso” “Si può sapere cos’è successo? Ti sei incupito tutto insieme” affermò. Per fortuna il cameriere interruppe, chiedendoci cosa volevamo bere per cena. “Ma è per Richard?” chiese “No, perché dovrebbe?” mentii “Perché è da quando vi ho presentati che sei diverso” “No, ti sbagli” “Credevo ti facesse piacere incontrare qualcuno che conosco. È stato il mio personal trainer all’inizio, poi quando ho capito gli esercizi migliori per il mio fisico ho proseguito da sola” spiegò. Annuii “Mi pare che siate ancora in contatto” la provocai “È una persona carina, gentile, abbiamo fatto amicizia. Cioè…amicizia è una parola grossa, è una conoscenza. Talvolta è uscito con me e i nostri amici portando anche i suoi” raccontò “Fantastico” “Perché fai così?” mi chiese. Il cameriere lasciò gli antipasti, decisi in quel frangente che le avrei fatto le domande giuste, ormai non aveva senso fingere che non mi girassero le scatole a causa di quel bellimbusto coi capelli biondi, gli occhi azzurri e il bel fisico. “Oh sì, che è uscito con te l’ho visto. Hai facebook invaso di vostre foto scattate in qualsiasi posto della città. Non ti facevo così appiccicosa, ti sta sempre attaccato” affermai irritato. Lei trattenne un sorriso “Cos’è? Hai controllato le mie foto di facebook una ad una?” “No, ce ne sono così tante che non è necessario” risposi “Ecco cos’hai: sei geloso!” esclamò aprendosi in un sorriso “No, geloso? E di che cosa? Stavo solo constatando ciò che vedo. Sei liberissima di uscire con chi vuoi” “Infatti. Richard è davvero un bel ragazzo, non trovi?” domandò “È uno che pensa eccessivamente al fisico, è il suo lavoro lo capisco, ma hai notato che anche a me ha chiesto subito della palestra? Insomma, magari credevo che a te piacessero altri tipi” blaterai “Ha un qualcosa che ti somiglia, non hai notato? A me ricorda un pochino te” affermò. Sì già dalle foto avevo notato che qualche suo lineamento somigliasse a qualcuno dei miei. “Me? Beh non mi pare. Immaginavo che tu avessi di me un’altra idea, insomma parlare di palestra, di muscoli, di bella struttura fisica non è nelle mie corde” dissi ostile. Lei scoppiò a ridere “Oh quanto sei geloso! Quando ti arrabbi sei sexy e comunque non vorrei ti saltassero i punti al sopracciglio, calmati” mi prese in giro. Cominciai a mangiare per non risponderle, lei mi accarezzò la mano “Guarda che forse non hai notato la cosa principale: Richard è gay. Non hai visto come ti guardava interessato?” chiese. Continuai a mangiare. Lui era gay…cioè io a Manhattan mi ero logorato il fegato guardando le loro foto insieme, immaginando che tra loro ci fosse chissà cosa, avevo litigato furiosamente con Michael e mi ero surriscaldato tanto da prendere un pugno in faccia, con conseguente spaccatura della mia sopracciglia, tutto ciò per quel tipo che era omosessuale? Che idiota! Sentii la mano di Kate accarezzarmi la nuca. La guardai, aveva un’espressione carina, quasi compiaciuta per la mia stupida gelosia. “Non ho mai pensato che la somiglianza fosse caratteriale o negli interessi” precisò “Scusami” “Non devi scusarti, mi basta che tu ammetta a voce alta che eri geloso” mi sfidò. Sorrisi, mi ero fatto beccare come un quindicenne.

 

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“Ok, ero un po’ geloso” confessai “Un po’?” ribattè sorridendo “Sì, solo un po’” sminuii. Lei non continuò ad insistere e di questo le fui grato, era imbarazzante. A fine cena ci fecero spostare nuovamente nella prima zona, quella in cui avevamo fatto l’aperitivo. L’atmosfera era cambiata: luci diverse, musica con volume più alto, bar disponibile a preparare drink, alcuni già impegnati a ballare. Notai Richard poco distante, intento a parlare con delle persone. Mi dispiaceva per il mio atteggiamento di prima, ero stato scostante e lo avevo fatto senza un valido motivo. Quando finì di conversare venne verso di noi, bene, almeno avrei potuto mostrarmi meno ostile alle sue domande “Allora Katelyn, che te ne pare della serata?” le domandò, dato che lui era un dipendente della palestra, dunque aveva con certezza partecipato all’organizzazione dell’evento. “Mi piace, la cena è stata ottima e per quel che vedo anche la festa appena cominciata lo sarà” lo incoraggiò “Sì, in questa fase, oltre a ballare e divertirsi, ne approfitteremo per parlare anche con gli amici dei nostri clienti, insomma…spirito di mercato, magari li convinciamo ad iscriversi in palestra” ammise divertito “Ottima strategia” rispose lei. “Tu ad esempio…so che vivi in America, ma ti va di fare una piccola prova?” domandò rivolgendosi a me “Ok” “Venite da questa parte, allora” ci invitò. Lo seguimmo, entrando in una sala della palestra in cui c’erano alcune attrezzature. Tolsi la felpa che avevo intorno alla vita, lasciandola a Kate, che rimase seduta a sorseggiare il suo cocktail. Richard mi fece provare alcune macchine per il fitness, suggerendomi anche degli esercizi diversi per utilizzarle. “Ogni quanto vai in palestra?” mi chiese “Dipende dagli impegni, diciamo che ci vado due volte a settimana di sicuro” risposi “Per quanto tempo?” “In media due ore” “Hai un personal trainer?” si informò “Solo all’inizio, ormai non più” “Beh oltre a fare i giusti esercizi per il tuo corpo, hai la fortuna di avere un’ottima base di partenza, parlo di struttura fisica. La palestra può sviluppare al meglio la tua muscolatura, ma ci vuole la giusta predisposizione per avere un ottimo risultato” affermò. Annuii, abbozzando un sorriso. “Ok, vestito così con la canotta per adesso ti ho fatto fare degli esercizi in base a ciò che vedo dei tuoi bicipiti, dorsali e pettorali. Adesso non posso chiederti di toglierti i pantaloni per vedere i quadricipiti e i glutei, anche se mi piacerebbe” disse, mentre ero intento a fare un esercizio con la faccia voltata dal lato opposto, indirizzai lo sguardo su Kate, che si tratteneva dal ridere. Forse ero solo malizioso perché lei mi aveva parlato della sua omosessualità, in fondo stava solo facendo il suo lavoro. “Beh però posso chiederti di toglierti la canotta, così vediamo i tuoi addominali” aggiunse. Tolsi la canotta e la poggiai su un macchinario alla mia sinistra. “Ah complimenti, non credo tu abbia bisogno di consigli. Hai tutti i muscoli addominali ben evidenziati. Uno, due, tre, quattro” diceva toccandoli mentre li contava “Cinque e sei” concluse. Rinfilai la canotta perché forse era scemo pensarlo, ma mi sentivo in imbarazzo “Possiamo tornare alla festa?” domandò Kate avvicinandosi “Certo” rispose Richard. Lo salutammo e tornammo nell’altro lato della palestra. Andammo a ballare insieme, adeguando il ritmo di volta in volta ai brani veloci o a quelli più lenti. In quel preciso istante eravamo faccia a faccia, le tenevo una mano sul fianco, l’altra intrecciata alla sua. Ci osservavamo da vicino, occhi negli occhi, volevo baciarla, ma l’avevo combinata grossa e dubitavo che lei lo volesse. Poggiai la fronte sulla sua, per avvicinarmi ancora. Lei sorrise, abbassando lo sguardo.

 

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Tornò con gli occhi nei miei, rimasi immobile perché non volevo esagerare, mi aveva perdonato pochi giorni fa ed era logico che non fosse pronta a concedermi la sua fiducia dopo il mio gesto. Dopo qualche sguardo intenso lei distaccò la testa “Insomma…dovrei essere io quella gelosa di Richard! Ti ha riempito di complimenti” disse per rompere quel clima che si era creato tra noi “Uhm non è il mio tipo” scherzai “Dai è un bel ragazzo” “Sì forse, ma preferisco altre forme rispetto alle spalle larghe e al torace muscoloso” risposi divertito “Spero che la festa ti stia piacendo” affermò “Certo che mi piace. A me basta stare con te prima di ripartire” ammisi. Lei si fece più seria, calando lo sguardo, poggiai di nuovo la testa alla sua, forse pensava che l’indomani sarei di nuovo sparito, tornando negli Stati Uniti. Anch’io avrei preferito restare.

 

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“Quando ritorni?” mi chiese “A luglio, per le vacanze estive, come ho fatto lo scorso anno” “Mi mancherai” sussurrò al mio orecchio “Anche tu. Ora che abbiamo fatto pace, posso scriverti o chiamarti su Whatsapp?” “Certo” rispose sorridendo.

 

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“Mi prometti che rimetterai in ordine le cose con l’università? Intendo ciò che hai tralasciato, non mi va che tu adesso a fine percorso rischi di restare indietro a causa mia” “Kate non è colpa tua, la colpa è soltanto mia” “Hai detto che almeno quel laboratorio lo seguirai appena torni al college, giusto?” “Sì” “Sono preoccupata, perché hai detto che a giugno non riuscirai a fare più di due esami” “Farò gli ultimi due a settembre” la rassicurai “Sì però non erano i tuoi programmi, in questo modo avrai le vacanze meno libere e non potrai dedicare alla scrittura della tesi il tempo che serviva” insistè “Ti ho detto che riuscirò a sistemare tutte le cose, stai tranquilla” “Mi sento in colpa” ammise “Ti ho spiegato che non devi, tu non hai nessuna responsabilità in questa situazione” “Sei rimasto indietro perché avevamo litigato e io non volevo scusarti, non direi che non ho nessuna responsabilità” ribattè. La attirai a me, mettendole le mani sui fianchi, il suo corpo si spalmò contro il mio. Mi avvicinai al suo orecchio “Se solo fossi venuto al funerale non avremo litigato. Avrei perso quell’esame, è vero, ma avrei avuto la tranquillità di darlo ad aprile e ora sarei perfettamente in pari. Non sentirti in colpa, l’idiota sono stato io e mi deve servire da lezione. Ti giuro che farò il massimo per finire tutto entro settembre. Mi basta sapere che non mi odi e che lentamente potrò riconquistare la tua fiducia” sussurrai. “Hai appena fatto un giuramento, è una buona occasione per dimostrarmi che lo rispetterai e se così sarà, mi darai anche una dimostrazione del fatto che posso darti un po’ di fiducia” rispose.

 

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Annuii guardandola negli occhi “Ok” “Sono felice di aver fatto pace con te, era straziante averti perso” aggiunse. Sfiorai la punta del naso sul suo “Non succederà mai più” la consolai “Ho bisogno di sapere che mi sei vicino Matty” “Ci sono” risposi. Avevo una tale voglia delle sue labbra “Non ti bacerò, sappilo” disse sorridendo, avendo forse intuito le mie intenzioni. Più tardi la accompagnai a casa, erano gli ultimi istanti con lei, la mattina dopo sarei partito. Le ricordai che ci saremo sentiti spesso, che le ero vicino anche se fisicamente molto lontano, che ci sarei stato se avesse avuto voglia di sfogarsi nei giorni tristi in cui suo padre le sarebbe mancato di più. Mi fece rinnovare la mia promessa di impegno per l’università, poi ci abbracciammo, ci scambiammo un bacio sulla guancia e la salutai. L’avrei rivista di persona soltanto tra poco più di due mesi.   

 

NOTE:

Ciao, finalmente scopriamo l'identità di Richard McKing! Matthew non vedeva l'ora di saperne di più, fin da New York, preoccupato che il tipo avesse preso quel piccolo posto che Katelyn gli aveva concesso. Per fortuna non è così, sono solo amici e per di più lui non è interessato al genere femminile. La piccola gelosia che proprio non sa trattenere diverte Kate, tanto che lo provoca un pochino sul tema, salvo poi confessare la verità. Questa è la loro ultima serata insieme, ormai è pace fatta, ma lei si mostra un tantino preoccupata per il percorso di studi di Matt, per questo lo sprona a recuperare e gli fa apertamente capire che aveva davvero bisogno di ritrovare la loro amicizia. A venerdì,

Vanessie

   
 
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