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Autore: Mayld    01/05/2021    2 recensioni
Due anime vicinissime, affini, quasi gemelle, intrappolate nei corpi di due persone all'apparenza opposte.
Due vite segnate dal dolore e dalle difficoltà; lei, 17 anni di silenziosa sofferenza e di cinismo, causati in buona parte dalla separazione dei genitori; lui, un secolo di vita che gli pesa quanto un millennio e che lo ha lentamente ma inesorabilmente condotto all'indifferenza e all'apatia.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlie Swan, Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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CAPITOLO TERZO
 
Era già buio pesto quando l’auto di Charlie imboccò la stradina di ghiaia che conduceva al giardino della casa dei Black.

Bella si sentiva stanca; per tutto il tragitto aveva tenuto la testa appoggiata al finestrino ed osservato in silenzio i boschi tetri che delimitavano la strada.

Charlie era passato a prenderla alla fine del suo turno alla locanda ed il pick-up era rimasto parcheggiato lì, in attesa di essere recuperato la mattina seguente; anche se inizialmente Bella, che dopo lo spiacevole avvenimento di venerdì sera temeva più che mai per l’incolumità della sua auto, aveva tentato di opporre resistenza, a posteriori si era rivelata una buona idea; la ragazza infatti era talmente spossata da non riuscir quasi a tenere gli occhi aperti.

Probabilmente era stata tutta l’agitazione di quel pomeriggio a sfinirla, e Charlie, fortunatamente, era talmente ossessionato dal voler fare il ‘buon padre’ che -notato il viso stanco ed il passo instabile della figlia- aveva insistito affinché non si mettesse alla guida, benché la casa di Billy distasse al massimo una decina di minuti.

Per tutto il viaggio i due non avevano detto più di cinque parole a testa; Charlie era incapace di trovare un argomento di conversazione che non ritenesse stupido o banale, e Bella troppo impegnata a prendere mentalmente a calci Edward Cullen.

Giunti alla fine della stradina di ghiaia si aprì davanti ai loro occhi un’ampia zona verde, con al proprio centro la piccola casa di mattoni dei Black.

Sebbene Bella non vedesse quel posto da quasi sette anni, era esattamente come lo ricordava; la casa era piccola, ma emanava una sensazione di calore e accoglienza, con tutte le finestre illuminate ed il fumo che usciva a sbuffi leggeri dal comignolo.

Charlie accostò l’auto ad un muretto che delimitava la zona d’erba e, prima di spegnere il motore, suonò tre volte il clacson.

Bella saltò sul sedile, come svegliandosi di colpo.

< Era proprio necessario? > Si lamentò, ansimando per lo spavento.

Charlie alzò gli occhi al cielo.

< Non fare la bacchettona Bells, sai che io e Billy ci salutiamo sempre così >

In effetti, in un angolino remoto e polveroso del suo cervello, lei lo sapeva; ma la distanza prolungata dal padre e da Forks negli ultimi anni l’aveva fatta disabituare ad un sacco di cose.

< Però avvisa la prossima volta > Borbottò lei, mentre si slacciava la cintura ed apriva la portiera per scendere.

L’aria pungente della sera le sferzò il viso.

I suoi occhi vagarono per il prato, poi lungo il confine scuro che separava questo dalla foresta; infine, lo sguardo di Bella si posò sulla piccola casa.

Ora che la guardava bene e da vicino, almeno un milione di ricordi riaffiorarono impetuosi nella sua mente.

Ricordò improvvisamente le serate estive trascorse nel prato attorno al falò, le ricche grigliate di pesce che Billy cucinava dopo le sue battute di pesca con Charlie, le uova di Pasqua nascoste attorno e dentro la casa per la caccia al tesoro.

Bella si trovò a sorridere, mentre ricordava quei momenti spensierati della propria infanzia; continuò a sorridere persino quando le tornò in mente quel rompipalle di Jacob.

Jake era il figlio di Billy, poco più piccolo di lei. Era sempre stato un tormento; le aveva distrutto una marea di giocattoli, tirato i capelli infinite volte, rubato il cibo dal piatto ogni santa volta. Un giorno, mentre lui, Bella e altri bambini della zona giocavano in casa, era salito sul tetto provocando la rottura di una tegola che era precipitata proprio sul piede di uno degli adulti in giardino, per poi dare la colpa a lei.

Trenta giorni di gesso per l’uomo e altrettanti di punizione per Bella.

< Pensi di entrare o vuoi restare lì? > La voce di Charlie riportò Bella alla realtà.

La ragazza si sistemò frettolosamente una ciocca ribelle di capelli dietro l’orecchio e raggiunse il padre sotto l’arco d’ingresso dell’abitazione.

Non ebbero nemmeno il tempo di suonare il campanello che la porta si spalancò davanti a loro; un ragazzo moro, alto e robusto si presentò davanti ai loro occhi.

Bella per qualche istante lo squadrò stupita, non riuscendo a capire chi fosse; doveva essere alto almeno un metro e novanta e indossava una camicia decisamente troppo stretta, che metteva in risalto in maniera quasi buffa i pettorali scolpiti e i grossi bicipiti. I bottoni sembravano pronti a saltare da un momento all’altro.

< Ciao Jake > Lo salutò Charlie, dandogli una pacca sulla spalla prominente.

Jake?

Bella squadrò sbalordita prima suo padre, poi l’energumeno sulla porta.

Quello era Jake? Che fine aveva fatto il ragazzino piccolo e magro che ricordava?

Certo, erano passati almeno sette anni dal loro ultimo incontro, ma sembrava proprio una persona diversa.

Bella lo osservò attentamente, cercando di trovare una qualche traccia del Jacob che conosceva; e la trovò: gli occhi vispi ed il sorriso giocoso erano rimasti gli stessi.

< ‘Sera ragazzi > Rispose Jacob pimpante, facendosi da parte per lasciarli entrare.

Il timbro della sua voce era decisamente più profondo di quanto Bella ricordasse, ma vi riconobbe la stessa nota di furbizia e mascalzonaggine di sempre.

Bella lasciò che Charlie entrasse per primo ed attese qualche istante affinché si allontanasse abbastanza da non poterla sentire.

< Carina la camicia, ci sei cresciuto dentro? > Bisbigliò con un sorrisetto canzonatorio, mentre passava davanti a Jacob.

Lui, fingendo nonchalance, le diede una gomitata.

< Detesto le camicie > Sussurrò di rimando, cercando di sistemarsi le maniche con fare seccato.  

Bella gli lanciò un’occhiataccia mentre si massaggiava il braccio colpito, ma sotto sotto era estremamente divertita; erano bastate dieci parole a far tornare ogni cosa com’era rimasta. 

I due, senza dire altro, si affrettarono a raggiungere i rispettivi padri che, a giudicare dall’improvvisa caciara proveniente dalla sala da pranzo, dovevano essersi incontrati.

< Bella! > Esclamò Billy Black con un ampio sorriso, non appena la vide < Finalmente una donna in questa casa, era ora! Sono stufo delle solite brutte facce > Aggiunse, rivolgendo un’occhiata allusiva a Jacob e Charlie.

Bella, che nel momento stesso in cui aveva riconosciuto Jacob -compagno di giochi e incubo della sua infanzia- era stata travolta da una strana ondata di vitalità e voglia di innervosire il prossimo, non si lasciò sfuggire l’occasione per punzecchiare il ragazzo.

< Che dici, Billy? Jake la porterà a casa qualche ragazza, ogni tanto > Disse, sorridendo all’uomo con aria innocente.

Proprio come Bella aveva previsto e sperato, la sua osservazione scatenò le risate di Billy.

< Ma quali ragazze! > Sghignazzò, asciugandosi una lacrima con il dorso della mano < Ma l’hai visto bene? Le spaventa tutte >

Bella si unì alla sua risata, sbirciando con la coda dell’occhio il viso di Jacob che si era fatto improvvisamente rosso (difficile dire se per l’imbarazzo o per la rabbia; probabilmente un insieme delle due cose).

Charlie, dal canto suo, accennava di tanto in tanto un sorriso, ma era evidente che quel tipo di discorsi non lo facesse sentire del tutto a proprio agio. Sentir parlare sua figlia di rapporti sentimentali “maschio-femmina”, anche solo per scherzo,
la rendeva meno bambina ai suoi occhi e questo non gli piaceva per niente.

< Oh, avanti Jake > Continuò la ragazza, decisa a non lasciar cadere quel discorso così in fretta e desiderosa di vendicare anni e anni di dispetti e prepotenze < Se hai proprio perso le speranze posso presentarti qualche mia amica, basta che tu me lo chieda >

Jake le rispose con un sorrisetto forzato. Sembrava pronto a ribattere, ma fu battuto sul tempo dal padre:

< Questa non mi sembra affatto una cattiva idea > Ridacchiò, facendo l’occhiolino a Bella; poi, con uno stridulo cigolio di ruote, girò su se stesso e con una mano fece segno al resto del gruppo di seguirlo in cucina.

Un odore forte ed invitante impregnava l’aria dell’intera stanza.

< La nostra cena: filetto di salmone appena pescato e patate arrosto > Disse con orgoglio, puntando il dito verso una grossa teglia ancora fumante appoggiata sui fornelli.

< Sembra quasi che tu voglia farci credere di averlo cucinato da te > Commentò Charlie sarcastico, scuotendo il capo.
Lui e Billy erano fatti della stessa pasta; erano uomini semplici e un po’ all’antica; anche se entrambi erano rimasti presto senza una donna in casa, non avevano mai ritenuto di dover imparare certe cose, come cucinare o lavare i pavimenti. Già era tanto che avessero imparato ad usare la lavatrice.

Bella, appena arrivata a Forks, aveva preso un colpo quando, sbirciando nel frigorifero del padre, ci aveva trovato dentro solo un barattolo di maionese, della panna spray, una mozzarella scaduta e tre lattine di birra; grazie a lei gli scaffali della cucina si erano pian pianino ripopolati ed il frigo, dopo diversi anni, aveva finalmente rivisto qualcosa di verde (che non fosse muffa).

< Figuriamoci, lui darebbe fuoco alla cucina se ci provasse > Ridacchiò Jacob, prendendo uno straccio umido ed afferrando con quello la teglia bollente.

Charlie lo fissava con un sopracciglio inarcato.

< Quindi sei stato tu? > Il tono della sua voce, estremamente stupito, tradiva però una nota di ammirazione.

Jake sollevò le spalle con noncuranza, come a voler dire che era una cosa da niente, e senza proferir parola si diresse in sala da pranzo con la teglia tra le mani.

< Sicuro che sia figlio tuo? > Bisbigliò Charlie all’orecchio di Billy.

< Tuo no di certo > Replicò l’altro ed entrambi scoppiarono in una fragorosa risata.

Bella alzò gli occhi al cielo; aveva dimenticato quanto quei due assieme riuscissero a dare il peggio di sé. Prese piatti e posate e seguì Jake nella sala adiacente, mentre i due uomini alle sue spalle continuavano a scambiarsi battutine e a sghignazzare rumorosamente.

Jacob, appoggiata la pietanza al centro del tavolo, si voltò a braccia conserte verso la ragazza e per alcuni istanti i due si fissarono impassibili; poi, quasi come se avessero comunicato telepaticamente, si sorrisero nello stesso istante.

< Allora, Swan? Tornata per restare? > Chiese il ragazzo, con un tono quasi di sfida.

< Questa è l’idea > Rispose lei, dandogli le spalle mentre distribuiva le stoviglie sulla tovaglia.

< Mh > Fece Jake, ostentando un’espressione seccata < Forks è piccola, ma se ci organizziamo potremmo riuscire ad evitarci >

Voleva fare il sostenuto, ma era chiaro come il sole che sotto sotto la ricomparsa di Bella lo mettesse di buon umore; non era bravo a nascondere le proprie emozioni.

In fin dei conti avevano condiviso moltissimo da bambini, e per quanto entrambi fingessero di ricordare solo i brutti momenti passati assieme, ce n’erano stati anche di molto belli.

< Sembra un ottimo piano; io mi tengo la Forks High school e la locanda Ai tre merli > Acconsentì Bella divertita, stando al gioco.

Jake si sedette a cavalcioni su una sedia ed iniziò a fissare il soffitto con aria pensierosa.

< D’accordo, allora… io la spiaggia e l’officina >

Bella, di colpo incuriosita, chiese:

< Quale officina? >

< L’officina del vecchio Tobias > Tagliò corto Jacob, ma notando l’espressione interrogativa sul viso della ragazza capì di dover fornire qualche informazione in più. < Dai Bella, te lo ricordi Tobias! Veniva sempre qui per le grigliate… baffi grigi, occhiali, dente d’oro…? > Vide che le sue parole non stavano suscitando in Bella alcun tipo di reazione e con un sospiro si arrese.

< Beh, Tobias era il miglior meccanico della zona; la sua famiglia si è tramandata quell’officina per quasi quattro generazioni, ma Tobias non ha avuto figli e da quando è andato in pensione l’officina è diventata una specie di discarica piena di ottimi attrezzi inutilizzati; quindi, ogni tanto – con il suo permesso, ovvio – ci vado io, a sistemare un po’ di cose >

Bella si fece improvvisamente interessata.

< Sistemare cose… tipo cosa? >

Jake si strinse nelle spalle.

< Non saprei, quello che capita; motociclette, elettrodomestici, mobili… >

< … Auto ammaccate? > Lo interruppe lei, fissandolo con aria speranzosa e quasi supplichevole.

Il ragazzo, insospettito, le rivolse uno sguardo torvo.

< Che hai fatto al pick-up?! >

< Io nulla, ma… > Protestò lei, ma dovette interrompersi perché in quel momento entrarono nella sala da pranzo anche Charlie e Billy, portando con sé vino e bicchieri.

A Charlie non aveva detto nulla dell’incidente del pick-up, perché temeva che avrebbe avuto una delle sue solite reazioni leggermente esagerate; non che lei provasse alcuna pietà per Edward Cullen, ma l’idea di una squadra notturna della polizia di Forks che setacciava la città armata di fucile per trovarlo non le pareva la soluzione migliore.

Il problema, ora, era riuscire a sistemare l’ammaccatura prima che Charlie se ne accorgesse.

< Di che parlavano i nostri giovani? > Chiese Billy allegro, intento a riempirsi il calice di vino.

Bella, un po’ per evitare che Jacob potesse lasciarsi sfuggire qualcosa riguardo al pick-up e un po’ perché improvvisamente credeva di aver trovato la soluzione ai suoi problemi, si affrettò a rispondere:

< Ah, nulla di che.. Jake diceva che vuole portarmi in un posto dopo cena >

Jacob si voltò a fissarla con un’espressione interrogativa dipinta in faccia.

< Ma certo, un’ottima idea! > Disse Billy, rivolgendo ai ragazzi un grande sorriso < Dopotutto vi stiamo rubando il sabato sera >

< Quale posto? > Si intromise Charlie, squadrando Jacob con aria indagatrice.

Il ragazzo impallidì, confuso; non capiva cosa diavolo avesse in mente Bella e, di conseguenza, non aveva idea di cosa dovesse rispondere per reggerle il gioco.

Borbottò, grattandosi la nuca < Ci sono dei miei amici che hanno organizzato un falò >

Charlie per alcuni istanti non disse nulla e Bella, involontariamente, trattenne il fiato.

< Uhm.. non fate il bagno, vero? Fa ancora troppo freddo > Si raccomandò infine l’uomo, rivolgendo prima a Jake e poi a Bella un’occhiata severa.

La ragazza sospirò sollevata, e con un gran sorriso scosse la testa.      
 
***

< È proprio necessario farlo adesso, di notte? Non possiamo aspettare almeno domattina? > Brontolò Jacob mentre lui e Bella, a bordo della vecchia macchina di Billy, sfrecciavano lungo le strade deserte e illuminate solo dalla luna e da qualche raro lampione in direzione della locanda.

< Ti chiedo solo di dargli un’occhiata > Disse Bella con tono supplichevole; < Se poi mi dirai che è troppo mal messo e che non riusciresti ad aggiustarlo troverò un’altra soluzione >

Proprio come la ragazza aveva sperato, le sue parole fecero breccia nell’orgoglio di Jacob.

< Ma figurati se non lo posso aggiustare > Borbottò, quasi offeso da quell’insinuazione.

< Accetti quindi? Possiamo andare all’officina già stanotte? > Esclamò Bella eccitata, saltando sul sedile e voltandosi verso il guidatore con occhi scintillanti.

Jake, con una mano, spinse Bella affinché tornasse a sedersi dritta.

< Calmati un po’ > Le rispose seccato, ma senza volerlo gli sfuggì un sorriso.

Lei si lasciò sprofondare nel sedile, felice e soddisfatta.

< Potrei presentarti davvero qualche amica; te lo sei meritato >

< Cretina. >

Dopo un paio di minuti svoltarono a destra ed entrarono nello spiazzo sul retro della locanda, dov’era rimasto parcheggiato solo il pick-up di Bella.

La ragazza, impaziente, si slacciò la cintura e saltò giù dall’auto prima ancora che questa si fosse fermata.

Raggiunse di corsa il pick-up e gli girò intorno, pronta ad indicare a Jake il danno, ma -inspiegabilmente- dalla portiera era svanito ogni segno di lesione.

< Ma che… > Sussurrò confusa, facendosi luce con lo schermo del telefono per vedere meglio.

Jacob, che a sua volta stava cercando di individuare i segni della “catastrofe” di cui Bella gli aveva parlato per tutto il tragitto, era confuso quanto lei.

< A me sembra in ottima forma > Commentò, battendo un colpo sul tettuccio del pick-up < Anzi, vedo che gli hai anche messo degli pneumatici nuovi >

Bella sgranò gli occhi e fissò le ruote del veicolo; non erano di certo le stesse vecchie ruote con cui era uscita quel pomeriggio. I cerchioni erano lucidissimi e la gomma, senza alcun graffio o traccia di consumo, profumava di nuovo.

< Ma che… > Ripeté Bella, a bocca aperta.
   
 
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