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Autore: gio194    01/05/2021    1 recensioni
Il protagonista è Sean, un personaggio, un uomo, una coscienza immerso/a in un viaggio “interiore” alla ricerca di risposte su sé stesso/a e sulle persone che ruotano intorno alla sua vita. Sospeso sulla soglia tra sogno e realtà, sanità e follia, Sean si trova ad interagire con il ‘mondo’ circostante… e lo fa in un modo tutto suo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-“I can't do well when I think you're gonna leave me...But I know I try...Are you gonna leave me now....Can't you be believing now....”

-“Sta zitto pennuto. Perché continui a ripetere queste parole”, esclamai sbadigliando e con malcelata irritazione.

-“Sean, Sean! Vieni a pranzare oggi o rimani a crogiolarti nel tuo mondo pieno d’illusioni!”

-“Forse”. 

-“Dai sbrigati che poi devo andare a prendere Rudolph, oggi ha avuto la prima lezione di piano. Sono curiosa di sapere com’è andata. Non vedeva l’ora di iniziare”, disse Dizzy con particolare enfasi ed entusiasmo.

-“Ah, wow”.

A malapena afferrai le parole ‘Rudolph’ e ‘piano’, giacché stavo cercando una spiegazione alla cantilena di Polly. 

Stavo fissando dritto negli occhi il volatile, quando all’improvviso mi ritrovai Dizzy in stanza.

-“Ho parlato con Homes, dovresti andarlo a trovare al più presto”.

-“Ma va. Lo conosco da dieci anni e non ho ancora capito perché è così rinomato”, controbattei accennando un sorriso.

-“Potrebbe aiutarti e lo sai bene!”

-“Io so di non sapere mia cara Dizzy, ed è già tanto per un matto come me”.

-“A volte sai come farti odiare”.

-“Eh pazienza, ce ne faremo una ragione, vero Polly?”

Dizzy si spazientì a tal punto che lasciò la stanza di fretta e furia sbattendo la porta. 

Non mi curai molto del suo atteggiamento scontroso e ritornai prontamente a fissare il pennuto. 

-“Bene, bene a che cosa si riferivano le tue parole? Lasciami indovinare... mah, sembrano i versi di una canzone, ma quale?

-“Sean, Sean dai sbrigati a venire di sotto, altrimenti si fa tardi! Sean!? Ah ma vuoi vedere che si è nuovamente addormentato?”

Quella serata fu davvero indimenticabile. Durante il tragitto in auto devo ammettere che non riuscii a pensare ad altro che ad Iris. Percepii una sensazione d’amarezza, un senso d’incompiutezza, un misto di inquietudine, ansia e delusione per ciò che sarebbe potuto essere e non è stato. 

L’umidità di quella nottata estiva mi penetrò fin dentro le ossa, facendomi provare una sensazione di soffocamento che perdurò persino quando mi adagiai sul letto per cercare di prendere sonno. Al mattino salii sul treno per fare ritorno a Rockport. La giornata era uggiosa, quasi come vi fosse una sorta di sintonia, di contrappunto tra il mio stato d’animo pensieroso e il grigiore atmosferico. 

 

-“Bella Sean, come va? Sean ma che stai sempre a dormire? Ma come stai messo? Rudy ma non si sveglia? Oh, sveglia!?”

-“Avvicinati, avvicinati bro, senti cosa mormora!”

-“Boh, non si capisce nulla, sembra un lagna, no!?” 

-“Fa così da diversi anni bro, non ne esce più. È sempre in dormi-veglia! Ora lo sveglio io, guarda... Polly vieni a svegliarlo!”

-“Ammazza che intelligente sto pennuto bro! E cosa riesce a dire?”

-“È l’ora del tè Bruco mela...it’s time to wake up, bro, it’s time to wake up...”

-“Questo Polly è proprio uno svitato, mi fa scompisciare dalle risate!”

-“Divertente, vero Dave? Guarda si sta per svegliare.” 

 

Non appena arrivai a destinazione mi diressi verso le porte del treno. Oltrepassare quello soglia mi pesò tanto, non né avevo voglia, avevo il timore di lasciarmi indietro per sempre quanto di bello avevo vissuto e di cui mi ero inebriato, di non riuscire a rivivere, ad immergermi in un’esperienza così ‘piena’, così intensa, così ‘mia’. In fondo l’idea di  essere il protagonista del mio vissuto, di non pentirmi delle mie scelte, di cogliere l’attimo, forse non sarei mai riuscito a renderla concreta. Le mie ansie, i miei timori, le mie paure... il mio essere, era come se stessi affogando nel tentativo  di ‘contenerli’, mi stavano divorando dal di dentro. Maturai la consapevolezza che sarebbe stato difficile accettare la mia condizione interiore, giacché il mio cuore era pieno, traboccante e la mente era stanca, opaca. Scendendo dal treno sentii una voce familiare che mi sussurrava...

 

-“Bro si sta svegliando ahahah, muoio!”

-“It’s tea time guys. It’s crazy time!”

-“Che sballo questo Polly bro, lo adoro!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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