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Autore: Rey Skywalker    02/05/2021    1 recensioni
One shot ispirata all’episodio 3x04 “La bella e le bestie”, a parer mio uno degli episodi più belli e toccanti dell’intera serie.
Ho voluto trascrivere i pensieri e le sensazioni che ho sempre immaginato avessero provato Buffy ed Angel, ritrovatisi faccia a faccia dopo l’improvviso e provvidenziale salvataggio della cacciatrice da parte del vampiro dalle grinfie di Pete.
"Era la prima volta in assoluto che lo vedeva piangere e ciò le straziò il cuore. Credeva di conoscere tutti i lati di Angel: quello che l’amava e la guardava con dolcezza e passione, così come quello astioso e pieno di rabbia di quando era privo di anima, che bramava soltanto la sua sofferenza e che la derideva per la sua folle illusione che potesse tornare ad essere il suo amore di un tempo. E invece ora eccolo lì, in ginocchio davanti a lei, i polsi ancora imprigionati nelle catene che sferragliavano sommessamente ad ogni singhiozzo del vampiro, mentre l’avvolgeva in un abbraccio che le trasmetteva una forte sensazione di tepore, totalmente in contrasto con il gelo delle lacrime e del ferro delle catene stesse che percepiva attraverso i vestiti."
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angel, Buffy Anne Summers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo avergli spezzato il collo con le catene che gli avvolgevano i polsi, Angel lasciò cadere a terra il corpo di Pete. Oltre alla vita del ragazzo, la morte ne portò via con sé anche gli artigli e la pelle deformata, restituendogli la sua umanità trasposta in un viso dolce e innocente.
Fissando il cadavere, il vampiro respirava affannosamente; quel tizio gli aveva dato non poco filo da torcere. Normalmente avrebbe fatto fuori un avversario del genere, così insignificante rispetto a ben altri nemici che aveva affrontato nei secoli, in un nanosecondo, ma era ancora molto indebolito da quando era tornato dalla dimensione infernale dove aveva subito atroci torture, e non aveva ancora riacquistato appieno le sue forze.
Una volta ripresosi, si girò immediatamente verso Buffy. Grazie al cielo sembrava star bene e non dava l’impressione di aver riportato ferite gravi. 
Lei era forte, lo sapeva piuttosto bene, l’aveva visto e appurato sugli altri e su se stesso un’infinità di volte e avrebbe sicuramente messo al tappeto quella creatura molto più in fretta di quanto avesse fatto lui poco fa. Ma quando aveva visto quel mostro prenderla a botte, Angel non ci aveva pensato due volte a intervenire. Nessuno doveva azzardarsi a farle del male.
Era scappato dall’edificio dove lei l’aveva incatenato perché aveva un disperato bisogno di rivederla. La cieca furia unita alla confusione e alla paura che l’avevano attanagliato al suo rientro sulla Terra erano improvvisamente svanite, il pensiero di Buffy si era fatto strada come una scintilla nel buio della propria mente: la sola cosa che contava era ritrovare l’unica donna che avesse mai davvero amato.
E ora lei era lì che lo fissava, impietrita. Sul volto un’espressione totalmente indecifrabile che poteva voler dire tutto come niente. Stupore? Rabbia? Incertezza? Paura, forse?
Angel le si avvicinò lentamente. 
Nel farlo si accorse di avere ancora in volto le sembianze bestiali che caratterizzavano la razza dei vampiri.
Gli ritornò alla mente quella notte in cui lui e Buffy si erano dati appuntamento alla pista di pattinaggio, quando erano stati attaccati da quel membro dell’Ordine di Taraka. Buffy gli si era avvicinata per controllare il taglio che si era procurato nella lotta all’altezza dell’occhio. Lui si era ritratto per non farsi guardare quella faccia mostruosa, per non spaventarla. Per tutta risposta, lei gli aveva accarezzato con delicatezza il viso, guardandolo con un’espressione dolcissima e dicendogli che non si era neanche accorta delle sue attuali sembianze. E subito dopo l’aveva baciato.
Non aveva mai dimenticato quel momento. Sembravano passati millenni da allora.
Forse era per questo motivo che, inconsciamente, aveva atteso fino all’ultimo momento per riacquistare i suoi tratti umani mentre muoveva un passo dopo l’altro verso Buffy.
Ma la Buffy di quei tempi era innamorata; che cosa provava ora nei suoi confronti dopo tutto quello che era successo? Dopo tutto il dolore che le aveva causato?
Non faceva altro che fissarlo in quella maniera indefinita. E, del resto, come poteva biasimarla? Ma almeno non si era allontanata, non aveva indietreggiato mentre lui la raggiungeva e questo era già qualcosa.
Quando le fu abbastanza vicino la guardò intensamente, quasi intimorito. Avrebbe voluto dirle un mucchio di cose, ma non sapeva nemmeno da dove cominciare. Avrebbe voluto chiederle perdono per averla fatta soffrire quando aveva perso l’anima, dirle quanto fosse felice di rivederla, quanto le fosse mancata in quel periodo di lontananza, che non c’era un solo giorno in cui non l’avesse pensata, che era stata l’unica cosa che gli aveva permesso di andare avanti. Dirle che l’amava più di ogni altra cosa al mondo, che l’amava come non aveva mai amato nessun altro. Ma quando aprì la bocca per parlare, ne uscì solo una parola: “Buffy…”.
No, non ce la poteva fare. Nessuna frase, nessuna spiegazione o scusa sarebbero state in grado di concretizzare l’enorme baraonda emotiva che stritolava la sua anima ormai ritrovata.
Tutto ciò che riuscì a fare fu buttarsi in ginocchio davanti all’amore della sua vita e abbracciarla stretta, piangendo.
 
Buffy osservava il vampiro che in quel momento la stava avvolgendo con le sue possenti braccia, la testa di lui appoggiata al suo petto, le lacrime che gli rigavano il volto e le bagnavano il tessuto della maglietta.
Il suo primo istinto fu di abbracciargli la testa e accarezzargli i capelli. L’unico motivo per cui non lo fece fu perché Angel la stringeva talmente forte da bloccarle le braccia e impedirle qualsivoglia movimento. Ma anche in mancanza di ciò, era troppo confusa per poter reagire. Perciò si limitò a fissarlo.
Pensò che aveva combattuto e ucciso tantissimi vampiri, demoni e mostri, praticamente tutti più grossi di lei, però non aveva mai avuto realmente paura di nessuno di essi. Invece ora quell’intenso abbraccio da parte di quel corpo così possente la faceva sentire piccola, vulnerabile e indifesa. Ancora un po’ di pressione e avrebbe potuto spezzarla come un fuscello. Fu solo osservando le sue lacrime che scorrevano copiose che capì che egli si sentiva fragile almeno quanto lei.
Era la prima volta in assoluto che lo vedeva piangere e ciò le straziò il cuore. Credeva di conoscere tutti i lati di Angel: quello che l’amava e la guardava con dolcezza e passione, così come quello astioso e pieno di rabbia di quando era privo di anima, che bramava soltanto la sua sofferenza e che la derideva per la sua folle illusione che potesse tornare ad essere il suo amore di un tempo. E invece ora eccolo lì, in ginocchio davanti a lei, i polsi ancora imprigionati nelle catene che sferragliavano sommessamente ad ogni singhiozzo del vampiro, mentre l’avvolgeva in un abbraccio che le trasmetteva una forte sensazione di tepore, totalmente in contrasto con il gelo delle lacrime e del ferro delle catene stesse che percepiva attraverso i vestiti.
“Buffy” era stata l’unica parola che era riuscito a dirle. Come a voler appurare che lei fosse realmente lì e non si trattasse di un’illusione, quasi a volerle chiedere conferma. Nella pronuncia del suo nome e in quell’abbraccio, la ragazza percepì perfettamente le parole che il vampiro era stato incapace di proferire: voleva dire che gli dispiaceva. Chiedeva il suo perdono. E probabilmente dirle quanto l’amasse.
Ma Buffy non aveva niente da perdonargli. Anzi, era lei stessa a volergli domandare il suo. Per avergli fatto perdere l’anima, per non averlo aiutato tanto quanto avrebbe voluto. Ma, soprattutto, per averlo ucciso e condotto in un inferno dove non poteva neanche immaginare gli immani tormenti che poteva aver subito.
E dirgli che era felice di rivederlo e che, sì, lo amava ancora, nonostante si fosse sforzata con fatica di dimenticarlo e rassegnarsi alla sua perdita. Non poteva mentire a sé stessa. Angel era il suo primo vero amore, l’amore della sua vita, e sempre lo sarebbe stato.
Aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì alcun suono. Troppe erano le cose da dire, troppa poca la lucidità per riordinarle e insufficiente la loro efficacia per rendere giustizia alle proprie emozioni.
Furono i suoi occhi a parlare per lei, iniziando anch’essi a versare ingenti e mute lacrime, in quell’immenso silenzio rotto solo dai singhiozzi di Angel, tra le cui braccia Buffy continuava a restare immobile, augurandosi che non la liberasse mai da quella stretta e sperando che durasse per sempre.
   
 
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