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Autore: Wild_soul    02/05/2021    1 recensioni
Stiles Stilinski, un giovane poliziotto forse fin troppo sveglio per la sua età.
Derek Hale, dichiarato colpevole dell’omicidio della sua famiglia.
Il loro incontro-scontro avverrà proprio di fronte alla scena di un crimine. Ma sarà possibile per Stiles avere fiducia in un ricercato?
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Buonasera, sono l’agente Stilinski. Sarebbe possibile esaminare le foto scattate sul luogo del delitto di Victoria e Kate Argent? La ringrazio, me le invii pure per email” la voce del ragazzo era parsa estremamente rilassata durante la telefonata, ma il suo interlocutore dall’altro capo della cornetta non avrebbe mai saputo che, in quel momento, Stiles stava girando furiosamente nel suo ufficio con fogli sparsi su tutto il pavimento. Tra le mani, forse fin troppo spiegazzate, aveva le cartelle con le informazioni scolastiche dei cinque tirocinanti di Deaton.

C’era qualcosa nella testa del ragazzo che stava girando in modo estremamente rumoroso, rendendo la sua vista annebbiata: una vecchia cinepresa che gli mandava immagini nitide e sconnesse tra loro.

Gli artigli sulle pareti esterne di villa Hale, Victoria Argent in un bagno di sangue ed un morso profondo all’altezza della gola, la spirale al casale dei Churter, i segni di artigli sul collo di Kate.

E quei cinque studenti che si assentavano quasi in modo regolare alle lezioni. Una volta al mese o, per essere precisi, ogni 28 giorni. Ogni plenilunio.

E quando erano stati trovati i cadaveri delle due donne?

Esattamente il giorno dopo la luna piena, Stiles se ne era accertato poco prima di richiedere i fascicoli sugli omicidi delle Argent.

Il suo sguardo cadde nuovamente sul Bestiario.

Forse era tutto un gioco della sua mente molto provata dal poco sonno. Provò ad autoconvincersi con quell’affermazione per dieci minuti buoni, ma il suo cervello parve ridere della sua stessa strategia. Stiles sapeva perfettamente che non avrebbe mai potuto ignorare, neanche volendo, tutte le prove davanti ai suoi occhi.

E il Bestiario ne era la conferma. Forse, la conferma di un tarlo che Stiles aveva sempre sentito muoversi nella sua testa. Del resto, neanche lui era mai stato convinto delle risoluzioni dei due casi. Ma ora?

“Andiamo” disse freddamente ad Oscar, che aveva continuato ad osservarlo silenziosamente dalla sua postazione. Stiles non si preoccupò neanche del disordine che stava lasciando in ufficio, avrebbe messo apposto più tardi.

 

Il telefono nella tasca della divisa vibrò, segno che gli fossero appena arrivati i documenti richiesti pochi minuti prima. Il ragazzo distese le braccia, stringendo saldamente la presa sul volante per cercare di allentare l’adrenalina che gli scorreva in corpo.

L’avrebbero preso per pazzo. Poco ma sicuro.

Inspirò a fondo due o tre volte per poi convincersi a scendere dalla jeep, aprendo lo sportello anche al compagno. L’animale guaì preoccupato non appena ebbe riconosciuto il luogo in cui si trovavano. Quell’umano era impazzito o cosa?

Sfoggiando con un pizzico d’orgoglio il distintivo, l’agente superò facilmente i vari poliziotti di guardia al portone della villa.

“Buongiorno signor Argent” esordì non appena l’uomo gli ebbe fatto cenno, anche se con una punta di irritazione mal celata, di entrare in casa.

“Buongiorno a lei, agente. A cosa devo la sua visita?”

“Le dovrei fare delle domande…in privato” chiarì, indirizzando velocemente lo sguardo verso i due poliziotti sull’ingresso. Christopher mosse la testa di lato, esortandolo a seguirlo lungo le scale, ma Stiles non si mosse, o non propriamente lui.

“Oscar, che succede?” domandò al compagno, rimasto rigidamente immobile al suo posto “andiamo, dai” lo esortò, tirando lievemente il guinzaglio. Di risposta, il cane ancorò maggiormente le zampe a terra, accennando un ringhio appena udibile “Credo sia infastidito da…qualche odore, temo” si giustificò, guardando desolato il padrone di casa.

Ma Chris non ricambiò lo sguardo dell’agente, anzi, parve come catturato dalla vista dell’animale. “I cani non entrano qui” sussurrò con un tono quasi maligno, continuando a studiare Oscar.

“Come?” domandò il poliziotto.

“I cani non possono entrare” ripeté l’uomo, tornando a guardare l’agente di fronte a lui “Mia figlia ne è allergica” spiegò, lanciando un’ultima occhiata all’animale, rimasto con le zampe ancora rigide sulla soglia d’ingresso. Dopo aver affidato Oscar ai due poliziotti di guardia, Stiles seguì Argent al piano superiore, dove fu fatto accomodare nello studio.

Sembrava non essere particolarmente spazioso, ma vantava un’enorme libreria a muro che occupava due delle quattro pareti della stanza. I vari volumi erano disposti in modo non molto ordinato ma che, nel complesso, conferivano un’aria di vissuto all’ambiente. Al centro capeggiava una scrivania in legno con altrettanti documenti e fogli sparsi, oltre ad una piccola cornice con una bella foto di famiglia.

“Le chiederei di poter riprendere il discorso da dove l’avevamo interrotto qualche giorno fa” esordì.

“Quindi dal punto in cui mi inveiva contro, agente?” domandò l’uomo, poggiandosi contro la scrivania ed incrociando le braccia al petto.

“Per essere precisi, dal punto in cui le faccio notare che tra il ritrovamento di sua moglie e la scomparsa di Kate sono passati esattamente trenta giorni” sentenziò il minore, osservando il maggiore stringere appena le dita attorno alle proprie braccia.

“E dunque?”

“Forse lei saprebbe dirmi di più. Quel ‘più’ di cui lei stesso si è rifiutato di parlare” rispose calmo l’agente “Oggi sono qui per ascoltarla”

“I due casi sono stati chiusi. Mia moglie e mia sorella sono morte. C’è una squadra di agenti che mi sta tenendo rinchiuso nella mia stessa casa. Non credo ci sia molto di cui parlare” affermò con freddezza l’uomo, arpionando le unghie sulle maniche.

“La sua famiglia possiede un porto d’armi, dico bene?” all’annuire dell’altro, Stiles continuò “Posso chiederle di farmi vedere qualche fucile…pistola…sono sempre stato un grande appassionato” prima di muovere qualsiasi muscolo del proprio corpo, Christopher lanciò al minore una lunga ed attenta occhiata. Prevedere le mosse di quel ragazzo sembrava essere impossibile.

Scesero nuovamente al piano terra, nella zona dei garage.

“Beh, niente male” affermò sinceramente l’agente, non appena ebbe fatto ingresso nella stanza. Su ogni parete era esposta con la massima cura un numero generoso di fucili di ogni dimensione, e Stiles poté contare anche tre o quattro balestre. Su un bancone laterale erano sistemati diverse tipologie di proiettili ben confezionati  ed, evidentemente, pronti alla vendita.

“Mi occupo del commercio di armi” spiegò l’uomo, facendo vagare lo sguardo tra i suoi cimeli “Un lavoro di famiglia che portiamo avanti da anni ormai”

Gli occhi di Stiles caddero su un piccolo contenitore in legno in un angolo più nascosto del ripiano. Al centro era disegnato un minuscolo fiore stilizzato con venature viola scuro. Lo stesso che aveva visto sulla copertina del Bestiario.

“Qualche giorno fa ho fatto la conoscenza di suo padre” improvvisò, muovendosi lungo il garage e fingendo interesse per qualche fucile qua e là.

“Sì, mi ha detto di aver fatto visita alla centrale. MI scuso ma a volte Gerard sa essere…estremamente indiscreto” rispose l’uomo, afferrando una pezza da un mobiletto e lucidando alcune frecce che a Stiles erano parse già abbastanza pulite.

“Oh, lo trovo un uomo di grande cultura in realtà” continuò l’agente, avvicinandosi al bancone “Spesso capita che mi porti il caffè in ufficio e rimanga a parlare del più e del meno” afferrò la scatola in legno, approfittando del fatto che Christopher gli stesse rivolgendo momentaneamente le spalle “È una piacevole compagnia, devo ammetterlo” la aprì silenziosamente, trovandovi dentro dieci comunissimi proiettili da fucile. Ma una vocina gli suggerì di assicurarsene e così si ritrovò a nasconderne uno nella tasca dei pantaloni, mentre riponeva la scatolina al sicuro sul bancone.

Cleptomane.

“E mi ha parlato di Allison”

“Allison?” Christopher si voltò, per nulla convinto da quell’affermazione.

“Si è confidato ed ha detto di essere piuttosto rammaricato nel non essere riuscito a legarsi con sua nipote. Non posso biasimarlo, la distanza rende difficile gli affetti”

Dopo qualche secondo di silenzio, il maggiore parve rinsavirsi “Lei non è venuto qui per parlare di questo”

“No, ha ragione” ammise l’agente “Sto temporeggiando per farle trovare il coraggio di dirmi ciò che sa”

“Io non ho nulla di cui parlare” rispose l’uomo tornando nuovamente sulla difensiva.

Sospirò.

“Lei crede nelle leggende, signor Argent?”

“La mia apertura mentale potrebbe sorprenderla” Christopher lanciò al ragazzo uno sguardo indecifrabile “E lei?”

“No. Il mio lavoro è basato su calcoli, analisi, prove.” gli occhi del maggiore si spensero per un attimo “Ma mi fido molto delle parole che mio padre mi disse un giorno. ‘Il primo è un incidente, il secondo è una coincidenza’ ” prese dalla ventiquattrore il Bestiario che aveva preso dall’ufficio e lo appoggiò con un tonfo sul balcone “il terzo è uno schema

L’uomo di fronte a lui era rimasto rigidamente ancorato al suo posto ad osservare il libro. “Gliel’ha dato Gerard?” chiese con un tono che malcelava la sua preoccupazione. Ma Stiles ignorò la domanda.

“Glielo chiederò un’ultima volta, signor Argent. Mi dica ciò che sa, perché non voglio arrivare al terzo punto per scoprirlo. E neanche lei” attese ancora alcuni secondi, osservando l’uomo di fronte a sé evidentemente combattuto sul da farsi. E Stiles era davvero sicuro che se ne sarebbe andato da quella villa con delle risposte, ma così non fu quando, ormai spazientito dal silenzio del maggiore, si ritrovò ad uscire dal garage con passo nervoso, trattenendosi dal mandare al diavolo quella famiglia. Stava cercando di aiutarli.

“Agente” la voce di Christopher lo bloccò nell’intento di aprire il portone d’ingresso “Non si intrometta in questa faccenda. Lo dico per il suo b-”

“Faccenda? Lei la chiama ‘faccenda’? Non mi sono impuntato su questi casi semplicemente perché mi sta simpatica la sua famiglia, Argent, ma perché è mio dovere proteggere Beacon Hills da qualsiasi minaccia. Ora, se non ha altro di davvero importante da aggiungere, andrò alla centrale a continuare le mie ricerche per mettere fine a questa storia, ma forse queste per lei sono solo sciocchezze” e spalancò il portone, ritrovandosi Oscar che, ancora in una posizione stranamente rigida, lo osservava con orecchie dritte.

“Stilinski”

“Buona giornata, Argent” rispose seccato l’agente, senza neanche voltarsi.

“Stiles” il poliziotto si bloccò nuovamente nell’intento di accarezzare il muso del compagno, che ancora volgeva il suo sguardo al portone d’ingresso.

“Si?” domandò, ricambiando lo sguardo di Christopher.

“Fa attenzione” mormorò, dopo un profondo sospiro “Alla base di ogni leggenda c’è sempre un fondo di verità” sussurrò, consapevole del fatto che il poliziotto non l’avesse sentito. Non lui almeno, perché in pochi secondi si udì l’inconfondibile ringhio di avvertimento di Oscar.

“Smettila di aggredire qualsiasi membro della famiglia Argent” lo riprese Stiles, mentre apriva la portiera per farlo salire “Sto seriamente iniziando a sospettare che sia tu l’assassino, Oscar” concluse, e il suo compagno fu sorpreso nel non percepire vera cattiveria nelle parole dell’umano.

 

All’ennesimo sospiro dell’umano, Oscar rispose con un guaito infastidito. Quel ragazzino stava mettendo a dura prova la sua pazienza.

“Come si può essere così idioti? Dimmelo, avanti. Avevo il Bestiario, il maledettissimo libro con tutte le informazioni, e cosa faccio? Lo lascio a casa Argent. Il Bestiario. L’unico oggetto in grado di mantenere la mia salute mentale intatta” si lasciò cadere pesantemente sul divano del salotto, incrociando il suo sguardo distrutto con quello scettico del compagno “Mi ostino a parlare di sanità mentale quando è da un quarto d’ora che sto parlando con un cane” mormorò, passandosi una mano sul viso. “E sto arrivando anche a sostenere l’esistenza del soprannaturale” sospirò, abbandonando la testa sullo schienale del sofà.

D’un tratto, la sua mente parve riaccendersi e il ragazzo saltò prontamente in piedi, schizzando verso la cucina. Il cane si ritrovò, malincuore, a dover abbandonare la sua comoda posizione sul divano -sì, si era autoguadagnato il permesso di salire anche sul divano oltre che sul letto- e a seguire il suo umano.

Lo trovò chinato sulla penisola della cucina, intento ad analizzare un qualcosa che teneva tra le mani. Si avvicinò cautamente proprio mentre Stiles stava ravanando nel cassetto alla ricerca di…un coltello? Cosa diavolo stava combinando quel ragazzino? Si issò fino ad appoggiare le zampe anteriori su uno sgabello, e vide l’agente usare la lama per aprire un proiettile che aveva in mano. Un proiettile?

Dopo varie imprecazioni, Stiles riuscì a separare il bossolo dalla palla, fino a far fuoriuscire la polvere al suo interno. Rimase perplesso alcuni secondi non appena notò lo strano colore che aveva assunto alla luce, sembrava essere di un viola scuro. La sparse delicatamente sulla superficie della penisola.

“Ok, puliamo questo disastro” asserì, dopo alcuni secondi “Domani dovrò fare una ricerca anche su questa roba” concluse,  analizzando i rimasugli di polvere rimasti sulle sue dita e soffiandoci distrattamente sopra per pulirsi. Di fronte a lui, ancora alzato sulle zampe posteriori, Oscar emise un forte ringhio. “Ehi, calma ragazzone” lo ammonì, lanciandogli un’occhiata severa. Quel cane era davvero bipolare. Come risposta, il compagno emise un ringhio ancora più forte, mentre scendeva dallo sgabello e iniziava a passarsi le zampe sul muso in modo frenetico. “Ti è finita della polvere nel naso?” l’agente corse ad inumidire un foglio di carta assorbente per poi inginocchiarsi all’altezza del cane “Calmati, sto cercando di pulirti” ma, di risposta, questi si allontanò, continuando a muovere le zampe sul naso “Fermo” lo riprese Stiles in tono più duro, afferrandolo per il collare e costringendolo ad avvicinarsi.

Oscar, preso dal panico, iniziò a dimenarsi, emettendo un ringhio più forte e mordendo la mano dell’agente che ancora teneva il panno umido. Il poliziotto, scivolato a terra per la sorpresa, mollò la stretta sul collare, stringendosi la mano sanguinante e guardando l’animale incredulo “Che diavolo ti…”

Ma il cane scattò in avanti, il pelo sulla schiena ritto dalla rabbia, e Stiles per un attimo fu certo che lo stesse per attaccare, fino a quando Oscar non lo superò con un balzo, correndo nuovamente verso il salotto. L’agente si alzò in piedi, aiutandosi con una mano, ma quando fece per raggiungerlo, sentì un inconfondibile frastuono. Vetri rotti.

“O merda” mormorò, non appena si fu diretto in sala, osservando la finestra completamente distrutta. Rimase immobile per qualche secondo, con la mano che stava iniziando a sgocciolare sul pavimento, fino ad autoconvincersi a prendere la decisione più folle della sua vita. Afferrò cappotto e chiavi e corse fuori casa.

   
   
 
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