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Autore: Barbra    02/05/2021    0 recensioni
Sequel (spin-off) di Avatar e Pokémon - la Leggenda di Gong. Ambientato una quindicina di anni dopo.
DAL TESTO: "Soprappensiero, Sonia digitò di nuovo il nome di Sanna Lenew. Poi di Sanna Lenu, poi di Senna Lenu. Per un motivo o per l'altro, tutti quei nominativi non esistevano.
Lenu, scrittura quasi fonetica della sigla L.N.U., “Last Name Unknown”, era più comune di quanto Sonia volesse credere. Ma la ragazza che l'aveva appena truffata non era tra i Lenu registrati.
La Professoressa si precipitò alla porta del laboratorio e guardò in lontananza tra i passanti. L'imbrogliona era già sparita.
Allora si aggrappò al telefono, decisa a tagliarle ogni via di fuga dalla città e dalla Regione di Galar."
Personaggi non in elenco: Sird (Pokémon Adventures)
CONCLUSA il 20/05/21
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, N, Nuovo personaggio, Team Galassia
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Manga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avatar e Pokémon'
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10. Isole Spumarine

 

 


Primarina e Dewgong combattevano alla cieca nel Campo Nebbioso, seguendo le dritte delle due Allenatrici.

Quel Dewgong era un osso duro. Al quarto turno, quando la Nebbia stava per diradarsi, non aveva ancora subito alcun colpo significativo.

Primarina invece era in difficoltà.

Quando svenne, una Seel prese il suo posto di propria iniziativa. Spinse un po’ più fuori la lingua rosa e agitò la coda bianca.

Era la piccola dagli occhi vivaci che nelle Isole Spumarine aveva sofferto la fame, dopo la perdita o la separazione accidentale dalla madre, ed era stata salvata e presa in custodia da Mewtwo.

Era stato il Pokémon a “catturarla” e nascondere la sua sfera nello zaino dell’ignara Allenatrice.

Vedendola in campo, il Dewgong di Lorelei ebbe un sussulto.

Lui non aveva dimora fissa nelle Isole Spumarine, non aveva un proprio harem, ma ci tornava ogni anno per la stagione degli amori. Era un esemplare molto forte e non aveva rivali: molti dei nuovi nati erano figli suoi.

Dall’altra parte, la stessa Lorelei non voleva essere costretta ad aggredire un Seel. Era un Pokémon delicato, perseguitato dai bracconieri e a rischio di estinzione. Ferirne gravemente un esemplare l’avrebbe devastata.

«Ritirala! Ritira Seel, e continuiamo!» ordinò all’Allenatrice.

Ma Seel non obbediva a Sedna.

Il portone alle spalle di Lorelei cominciò lentamente ad aprirsi mentre l’illuminazione calava.

«Se non ritiri subito Seel, dovrò squalificarti!» insisté.

«E perché mai?» domandò, alle sue spalle, il secondo Superquattro.

Già aspettava di prendere il suo posto in campo.

Si chiamava Morty, si era specializzato nel Tipo Spettro ed era considerato l’erede di Agatha, benché i due si fossero a malapena incontrati.

Era un uomo pallido e biondo originario di Amarantopoli.

Continuò a parlare con calma: «Noi non conferiamo Medaglie. Noi vinciamo o perdiamo. Tu hai perso, Lorelei. Non importa come».

I Superquattro erano appena uno scalino sotto il Campione.

Potevano osteggiare o favorire gli sfidanti senza perciò giocare sporco. Laran, con la sua aggressività patologica che gettava ombre su un inequivocabile talento, non si era guadagnato da parte loro né amicizia né rispetto.

Ma Lorelei si dimostrò irremovibile. «So bene cosa sia la lotta Pokémon nel mondo reale. Ma qui dentro... è uno sport. E ogni sport ha delle regole. Hai portato un Pokémon troppo debole per combattere con i miei: morirebbe. Se non vuoi essere arrestata, esci da qui adesso, e non ripresentarti prima di un mese».

La giovane sfidante sbiancò, poi divenne paonazza dalla rabbia.

Prese in braccio Seel, girò i tacchi e lasciò la Palestra.

 

 

 

*

 

 

 

«Che cosa caspita ti è venuto in mente?! Mi hai fatta squalificare!».

Era nel sottobosco, e già aveva cominciato a urlare agli alberi come una pazza.

«Dove sei?! Fatti vedere! Sei qui, non puoi essertene andato: ci tieni troppo alle tue pensate, devi sapere se il tuo piano ha funzionato o no!».

Le aveva dato Seel con un preciso ordine: boicottare la sfida, arrivare alla squalifica e forse persino all’arresto.

«Ma io ero certo che avrebbe funzionato. Quella Seel è molto sveglia».

«Sei perfido! Perché l’hai fatto?!».

«C’è qualcosa che non va nella rivalità tra te e Laran. Vi rovinerà entrambi, anziché migliorarvi».

«Non sono affari tuoi!».

«C’è un limite alla libertà d’azione. Tu non sai a cosa stai andando incontro. Non l’hai capito».

«E tu…?! Tu invece sì?!».

«La madre di Mew, Lunala, ha un istinto inquietante ma formidabile nel capire una cosa: come eliminare un bersaglio, facendo sì che la sua morte sembri un incidente o una fatalità. Anche Mew ha un’abilità del genere, istintiva, che a volte usa per lo scopo contrario. Io sono il clone adulto di Mew… e se non volessi figurare nel tuo assassinio, addestrerei i tuoi Pokémon tanto da renderli invincibili, e poi ti incoraggerei a sfidare Laran. La tua squadra non cadrebbe, ma tu…? Sei tu, il bersaglio. Non è affatto facile per noi Pokémon difendere un umano, anche quando la sua protezione è assolutamente necessaria. Anche quando ci impegniamo al massimo».

«Sciocchezze!».

«Che ne sai? Sono io, il Pokémon».

Sedna non seppe cosa rispondere. Insisté: «Sciocchezze...!»

«Ascolta… tu sei venuta a Kanto per ottenere uno Squirtle, non è vero? Ho scoperto che, nelle grotte delle Isole Spumarine, si trovano Squirtle selvatici».

«Degli Squirtle?! Giura!».

«Catturane uno e tornatene a Sinnoh. Dimenticati di Laran. Dimenticati di Kanto».



 

*

 

 

«Yuri…?».

Il bambino alzò gli occhi dal manuale che stava studiando. «Sì?».

«Mi hanno teso un tranello. Lorelei mi ha dato un mese di squalifica. Tu… tu non vuoi affrontare i Superquattro, vero?».

«Più che non volere, non posso. Mia sorella, ieri, è stata categorica: devo fermarmi qui. Avresti dovuto sentirla, come strillava!».

«Ti ha telefonato ieri?! Non lo sapevo! Non ti ha chiesto nulla di me?!».

«Beh… no».

«Come mai…?! Le ho fatto qualcosa? È da quando siamo arrivati sull’Isola Cannella che non la sento!».

«Tu sei la ragazza di Emery, ormai. Non si rubano le fidanzate agli amici. Non a quelli veri, almeno».

Sedna rimase sorpresa, poi aggrottò la fronte: «Rubare le fidanzate...?! Yulia è lesbica?!».

Yuri fece un gesto da presentatore. «Buongiorno e benvenuta nel Mondo dei Pokémon, Bellezza Addormentata! Santo cielo, ci hai messo più tempo di Laran a capirlo!».

«Sì… comunque è “Bella Addormentata”. Quindi… dici che tua sorella mi serba rancore? Dovrei chiamarla?».

«Per dirle “mi dispiace” o “restiamo amiche”? Detesta quel tipo di ragazze. Se la lasci perdere, le passerà tra un po’».

«Io vado alle Isole Spumarine, Yuri».

«Io posso accompagnarti per un tratto, ma penso che tornerò al Laboratorio sull’Isola Cannella».

 

 

 

*

 

 

Avrebbe potuto convincere Yuri a seguirla, ma non l’aveva fatto.

Avrebbe potuto fare tappa da Emery all’Isola Cannella, ma appena scesa dal battello, si era rimessa in mare verso le Isole Spumarine. Voleva trovare Squirtle prima del calar del sole.

Non aveva molto tempo.

Arrivata alla costa, scese dal dorso di Samurott e lo ritirò nella sfera.

Le due isole gemelle avevano in comune un sistema di grotte caratteristico del luogo. Un cartello vietava la caccia dei Dewgong e dei piccoli e indifesi Seel.

Appena entrata nel sistema di grotte, Sedna si trovò davanti un Pokémon tarchiato dalla forma umanoide e l’aria perennemente sbigottita. La sua chioma ingiallita circondava un viso rotondo dalla pelle viola, e ricadeva su un vestito rosso, parodia di un abito da donna.

I Jynx erano solo femmine. In cattività, lì a Kanto, la loro specie sopravviveva grazie alla spiccata compatibilità coi domestici Mr. Mime, dalla cui linea evolutiva Jynx sembrava essersi distaccata secoli addietro.

I movimenti fluidi e ritmici della Pokémon ricordavano a una danza, non erano disordinati e rapidi come quelli di un Mr. Mime.

Entrambe le specie avevano comunque difficoltà a stare ferme.

Nonostante l’aria poco presente, le Jynx non erano stupide.

Quella Jynx non si lasciò ingannare dall’aspetto innocuo dell’intrusa e attaccò.

Sedna si riparò dal suo ghiaccio sciogliendolo in uno scudo d’acqua.

Poi spinse verso di lei un’onda che invase tutta la frazione della grotta e la travolse.

 

 

*

 

 

«Ho bisogno di parlare con Uxie. Per favore, chiamatelo per me. Io sono…».

“Mewtwo”.

Gli Unown delle Rovine Florabeto si erano disposti a comporre il suo nome prima che lui lo pronunciasse. Lo conoscevano, lo avevano riconosciuto. Singolarmente non erano molto affidabili, ma la loro memoria collettiva durava millenni.

Tutti appartenevano alla stessa specie, ma si dividevano in sottogruppi, e ogni sottogruppo impersonava una lettera dell’alfabeto.

Facevano eccezione i due Unown, più rari, che da soli guidavano il significato e il tono del messaggio: l’esclamativo e l’interrogativo, riconoscibili nello sciame per le palpebre pesanti sull’occhio semichiuso.

Tutti gli altri tenevano il loro unico occhio spalancato.

Si riunirono a centinaia e cominciarono a vorticare. Ognuno cercava il proprio posto in un messaggio ripetuto, o tra una parola e l’altra.

Il messaggio era solo un nome, e non era quello di Uxie.

Al suo posto, apparve Arceus.

Il turbinio si dissipò. Gli Unown si ritirarono nelle pareti delle rovine.

Arceus posò gli zoccoli foderati d’oro a terra e si avvicinò a Mewtwo.

«Cosa vuoi sapere?» gli domandò.

«C’è qualcosa di strano, nella figlia dell’Avatar…» cominciò Mewtwo. «Non so spiegare cosa. Ma ho un brutto presentimento».

«Un presentimento? Visto che sei venuto proprio qui, nel Tempio della Parola… il nome “Sedna” significa… significa... “Rĕmōta et Infĕra”, “Colei che sta negli Abissi”. Lo sapevi? È questo che ti preoccupa?».

«No. Anche se lo avessi saputo… perché mai avrei dovuto preoccuparmene?».

Arceus gli passò accanto e continuò a camminare. Mewtwo lo affiancò mentre lasciava la Sala Florabeto e usciva all’aperto, incurante di essere visto.

Si fermò sulla riva e guardò l’acqua. Poi si voltò a guardare Mewtwo in faccia.

«Nuliajuk1, la Sedna del mito, era una bellissima ragazza immatura e viziata, legata da una relazione morbosa al padre e incapace di separarsene. Qualsiasi pretendente le si presentasse, lei lo rifiutava. Il padre, in un inverno particolarmente difficile, la concesse a un misterioso forestiero in cambio di una scorta di pesce. Il forestiero portò la ragazza con sé su un isolotto sperduto, e lì si rivelò per quello che era: un gigantesco volatile dalla livrea scura, simile, per fattezze, a una procellaria. Le procellarie sono uccelli che si nutrono di pesce e perciò usano seguire le imbarcazioni dei pescatori. Sedna si sentiva prigioniera e umiliata, non riusciva ad accettare la sua nuova vita. Tagliata fuori dal mondo, nutrita dal becco dell’animale, costretta a vivere nella sporcizia, le sue grida di disperazione e le sue preghiere arrivarono al padre. L’uomo si mise in mare per raggiungerla, la trovò sola e la portò via con sé. Quando la canoa era ormai in mare aperto, la ragazza vide un puntino nero all’orizzonte. Era la procellaria, che, non trovandola al suo ritorno al nido, si era lanciata all’inseguimento del kayak. Il battito furibondo delle sue ali generò una burrasca che avrebbe affondato la piccola imbarcazione. Il padre capì solo allora di aver rapito la legittima moglie dell’animale. Buttò Sedna in mare, per restituirgliela. Ma la ragazza si aggrappò disperatamente alla canoa. Il padre, in preda al terrore, batté il remo sulle sue dita e gliele mozzò».

«Cruenta. Erano queste le leggende degli umani, prima che arrivassero qui?».

«Sedna soccombette alle onde e affondò, mutilata, negli abissi. Lì perse la natura umana e divenne una divinità potente. Dalle sue dita mozzate nacquero foche, balene, e gli altri mammiferi marini».

«L’ennesimo mito della Creazione…».

«Sì, ma ora ho divagato. Il punto è: Lunala conosce questa storia. Gliel’ho raccontata io, quando eravamo nel Mondo Distorto. Come le ho parlato delle antiche divinità belliche confluite nella figura del dio Marte: il greco Ares e l’etrusco Laran».

Mewtwo scrollò le spalle. «Perché è così rilevante che Lunala conosca queste leggende? Sono come le favole...».

«Perché Lunala è un Lich2 con una spiccata propensione al vampirismo: danneggiare la vita delle vittime è parte della sua essenza, anche quando non vuole. Anche quando il pensiero la addolora. Ha ipnotizzato, forse morso, sia Sedna che Laran quando erano neonati. In un angolo della loro mente, dopo l’ipnosi, potrebbe annidarsi la convinzione di essere rispettivamente una Dea del Mare e un Dio della Guerra. Per quel poco che capisco dei poteri occulti di tua madre, Mewtwo… è possibile che abbiano operato un mutamento ancora più profondo. È possibile che quei due bambini non siano rimasti affatto umani».

Fece una pausa e di nuovo guardò l’acqua ai suoi piedi. «Dov’è Sedna, adesso?».

«Alle Isole Spumarine. Sta cercando di catturare uno Squirtle. Le ho detto io dove trovarlo».

«Lì vive Articuno...».

 

 

*

 

 

Dopo aver sistemato nello zaino la sfera di Jynx, Sedna aveva continuato la sua ricerca. Il suo istinto l’avrebbe portata a scovare e catturare tutti i Seel della grotta, solo per portarli con sé. Ma così facendo, avrebbe rovinato l’ecosistema e dato il colpo di grazia alla loro fragile vita da selvatici.

Aveva ignorato ben tre Seel, quando una tartaruga azzurra dal guscio marrone chiaro e la coda a ricciolo emerse dall’acqua.
Lo Squirtle continuò a nuotare seguendo la corrente. Sedna era alle sue spalle, non l’aveva vista.

La ragazza aveva tre opzioni: o lanciargli contro una sfera e sperare di catturarlo senza sforzo, o mandare uno dei suoi Pokémon ad attaccarlo, o manifestare la sua presenza.

Richiamò un tentacolo d’acqua e con quello gli toccò il guscio.

Il Pokémon, tranquillo, si voltò a guardare che cosa lo avesse toccato.

Vide l’umana col braccio circondato d’acqua, ebbe un sussulto e terrorizzato cominciò a scappare gridando. Era veloce nel nuoto, molto più che a terra dove risultava lento e comicamente goffo.

Sedna lo inseguì a corsa. Quando uscirono dalla grotta, saltò sulla groppa di Samurott e insieme si lanciarono al suo inseguimento. Lei doveva comportarsi come un’Allenatrice normale, ameno alla luce del sole.

Udì un grido acuto dietro di lei. Il grido di un uccello. Voltandosi vide un enorme volatile dalla livrea azzurro ghiaccio. La sua apertura alare superava l’altezza di Sedna, le penne della coda a strascico erano più lunghe del resto del suo corpo. Il becco corto e tozzo era spalancato, l’espressione degli occhi rossi infuriata.

Articuno era molto protettivo verso gli altri abitanti del suo territorio, soprattutto verso i Pokémon più giovani e deboli.

Lucario uscì dalla sfera e fu colpito dal suo Geloraggio al posto dell’Allenatrice. Rimase congelato.

Sedna e Samurott andarono sott’acqua evitando un secondo Geloraggio.

Lucario venne risucchiato nella sfera.

La ragazza tornò su con corrente ascendente. Congelò le estremità dei suoi tentacoli d’acqua multipli così che formassero degli uncini, agganciò Articuno e cercò di portarlo con sé sotto il mare.

Sorpreso e ferito dagli uncini, il Pokémon si sbilanciò e cadde giù.

Primarina lo aspettava sott’acqua. Schizzò contro di lui con la velocità di un freccia e lo colpì con una Acrobazia subacquea. Sott’acqua, era molto più veloce e forte di una creatura nata per volare.

Articuno non ebbe la forza né la concentrazione per contrattaccare. Affogava, voleva solo tornare in superficie.

L’umana era stata più veloce e lo aspettava. Generò un mulinello e Articuno ne rimase prigioniero.

Quando la forza del mulinello diminuì, lui riuscì a volare via.

Il suo secondo Geloraggio si infranse contro uno scudo di ghiaccio poggiato sulla superficie. La ragazza era sott’acqua.

Risalì in superficie imbracciando lo scudo e con la mano libera gli lanciò una Pokéball.

La sfera cadde in mare e, piena, affondò. Articuno era protetto al suo interno, ma non si rassegnò alla cattura. Divincolandosi, mandò in frantumi la sfera.

Si ritrovò in balia delle correnti, incapace di raggiungere la superficie.

Una Ultraball lo raggiunse. Dopo pochi, sfiduciati tentativi di uscirne, il Pokémon si rassegnò. Avrebbe voltato per chilometri sulle distese oceaniche senza sentire la fatica. Ma non resisteva un minuto sott’acqua.

Sedna tornò in superficie con la Ultraball di Articuno in una mano.

Un movimento repentino attirò la sua attenzione. La coda di Mewtwo frustava l’aria a destra e a sinistra. La sua espressione era dubbiosa e angosciata, e per un attimo le parve quasi spaventata.

La ragazza sollevò le sopracciglia per la sorpresa: «Che ci fai q…?!»

«Sono arrivato tardi…».

«Tardi per cosa?».

Samurott emerse così da sollevarla sulla sua schiena. Lei alzò il braccio per mostrare compiaciuta la sfera a Mewtwo. «Ho catturato Articuno!».

«Rilascialo. Subito. Dimenticati anche di lui».

«Cosa?! Ma che ti prende?! Venus 2.0!».

«Io sono Mew 2.0. Vuoi che te lo tolga con la forza?».

Sedna guardò di nuovo la Ultraball e poi alzò la testa.

Guardò Mewtwo dritto negli occhi. «Sì».

Greninja uscì dalla sfera e finì in mare. L’acqua salata non le piaceva, ma poteva sopportarla per i pochi minuti di una lotta.






 

 



 

1Nome utilizzato in inuit (comunque non è l’unico perché non è una lingua sola) della Madre del Mare, più comunemente nota come Sedna -forse- anche grazie al pianeta nano che porta il suo nome.

2 Entità non-morta, maligna, il cui nome deriva dalla parola in inglese arcaico "lic" = "cadavere"

 







NOTA AUTRICE: dedico sempre meno tempo a questa storia e mi dispiace, perché essendo più corta della prima volevo provare a fare un lavoro migliore... comunque, per quanto poco dettagliata, spero che almeno non sia pesante da leggere... cerco sempre di tagliare un po' i venti chilometri di pergamena di dialoghi che mi vengono fuori, ma oltre un certo limite non riesco ad andare... :/
 




 

   
 
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