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Autore: Rox008    03/05/2021    4 recensioni
Quando Merlin inizia a diventare assente e a mentirgli, Arthur teme il peggio.
Ma non tutto è come sembra...
Dal testo:
< Che strano, non ti ho mai visto con questa camicia addosso. > aveva detto con finta nonchalance Arthur.
< Oh ehm sì, è di Gwaine. > rispose il corvino osservandosi.
< Perché indossi la camicia di Gwaine? >
A quel punto Merlin aveva sbarrato gli occhi ed era arrossito, come faceva sempre quando mentiva.
Genere: Angst, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lancillotto, Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Arthur sapeva che sarebbe successo prima o poi.
Tutti hanno un limite di sopportazione, anche la persona più calma, dolce e paziente.
Ma il fatto che se lo aspettasse, non significava che facesse meno male.
Anzi, il contrario.
Inizialmente neanche ci aveva fatto caso, ma giorno dopo giorno aveva iniziato a capire che qualcosa stava cambiando.

Dopo tre anni di convivenza più altri quattro di relazione, Merlin si era stancato di lui, del suo carattere difficile, della sua incapacità di esprimere liberamente i suoi sentimenti.
Così erano ormai quasi due mesi che andava a dormire da solo, si svegliava da solo e durante la giornata vedeva appena il suo fidanzato.

 

La prima volta che si era svegliato senza Merlin attorcigliato a lui, aveva pensato che l'avesse chiamato suo zio Gaius per un imprevisto in farmacia, non sarebbe stata la prima volta che succedeva.
Ma proprio Gaius l’aveva chiamato a metà mattina per chiedergli di dire a Merlin di passare a dargli una mano nel pomeriggio, così quando Merlin era tornato a casa gli aveva chiesto dove fosse andato, più per curiosità che per preoccupazione, e lui aveva detto che Morgana gli aveva chiesto di badare alla sua cagnolina Aithusa dato che la sua solita dogsitter aveva l'influenza.
La sera poi gli aveva mandato un messaggio dicendo di non aspettarlo perché faceva tardi da Gaius e avrebbe cenato con lui.
I due giorni seguenti Arthur doveva andare al lavoro, per cui usciva di casa prima di Merlin. Di solito nella pausa pranzo Merlin lo raggiungeva per pranzare assieme in un bar vicino, ma stavolta il moro aveva detto che non poteva lasciare la farmacia e quindi Arthur aveva mangiato da solo. Entrambe le sere quando era tornato a casa, Merlin non c’era ed era rientrato quando Arthur era già nel dormiveglia.

Una mattina Arthur si era svegliato mentre Merlin si stava vestendo, dicendo che faceva colazione con Gwen e poi la accompagnava a fare shopping, salvo poi incontrare proprio Gwen al supermercato. Lei aveva tentato di coprire l’amico, ma era davvero incapace di mentire. Mezz'ora dopo Merlin l’aveva chiamato dicendo che dopo aver riaccompagnato Gwen a casa aveva continuato a fare il giro dei negozi per trovare una nuova sciarpa, salvo poi tornare a casa a mani vuote giustificandosi che non aveva trovato niente che gli piacesse. Il pomeriggio poi aveva detto di andare da Gaius, mentre Arthur era rimasto a casa e aveva pensato di preparargli la sua quiche preferita, poco prima del suo solito orario di arrivo aveva cercato un film su Netflix e aveva apparecchiato sul tavolino davanti al divano per passare una rilassante serata assieme. Ma Merlin quando era tornato non si era neanche affacciato alla cucina, men che meno al divano dove Arthur lo stava aspettando, borbottando di essere stanco e di preferire andare a dormire.
Da quel momento Arthur aveva iniziato a diventare sospettoso, ma era certo che presto Merlin gli avrebbe dato spiegazioni.

Dopo tre settimane, Merlin non aveva ancora detto niente e ogni giorno aveva un qualche impegno che lo teneva fuori casa.
In più, un giorno era tornato a casa con una camicia non sua.
<< Che strano, non ti ho mai visto con questa camicia addosso. >> aveva detto con finta nonchalance Arthur.
<< Oh ehm sì, è di Gwaine. >> rispose il corvino osservandosi.
<< Perché indossi la camicia di Gwaine? >>
A quel punto Merlin aveva sbarrato gli occhi ed era arrossito, come faceva sempre quando mentiva.
<< Eravamo da... Starbucks, si, e mi sono buttato il caffè addosso. Lui per fortuna in macchina aveva una camicia di ricambio e me l’ha prestata, tutto qua. >> aveva risposto leggermente balbettando.
Arthur aveva avvertito un nodo alla gola, ma non aveva fatto altre domande.
<< Vado nello studio, ho delle pratiche da consegnare domani a mio padre. >> aveva invece detto. In realtà quelle pratiche erano da consegnare tra una settimana e lui le aveva già finite, aveva solo bisogno di allontanarsi da Merlin e il profumo di Gwaine addosso a lui.
Mentre era nel suo studio, sentì il cellulare di Merlin squillare e la porta della cucina chiudersi. Un'idea si formò nella sua mente, un’idea totalmente scorretta che fino a poco tempo prima avrebbe trovato inaccettabile. Ma ormai era dietro la porta e non poteva più tornare indietro.
<< Ehi... Oddio è fantastico! … Tra cinque minuti? Certo! … No, è nel suo studio a lavorare, neanche noterà la mia assenza... Sei un tesoro! A tra poco! >>
A quel punto Arthur era rapidamente corso nel suo studio prima che Merlin uscisse dalla cucina.
<< Arthur, sto uscendo! >>
<< Va bene, a dopo! >> aveva risposto mentre sentiva il portone d’ingresso aprirsi, per poi aggiungere frettolosamente << Ti amo! >>
Invece di sentire il portone chiudersi, aveva sentito i passi di Merlin venire verso di lui.
<< Cos’hai detto? >>
<< Ti amo. >> affermò deciso.
Il corvino aveva corrugato la fronte.
<< Anch’io. Va tutto bene? >>
<< Si, certo, perché? >>
<< No, niente... beh io vado, a dopo. >>
<< A dopo. >>

A differenza di quanto Merlin pensasse, Arthur si accorse di ogni singolo minuto in cui lui era via, al punto che dopo venti minuti chiamò l’unica persona che avrebbe potuto dargli qualche rassicurazione sul suo fidanzato: Lancelot.
<< Ehi ciao Arthur, dimmi tutto. >>
<< Ciao Lance, ti andrebbe di vederci al Sol Levante tra dieci minuti? >>
<< Certo! Anzi no! Meglio... che ne dici se tra una ventina di minuti vengo a casa tua? >>
<< Va bene, nessun problema. >>

Dopo venti minuti, puntualissimo come sempre, Lancelot era fuori dalla sua porta.
<< Vuoi un caffè o un the? Ti offrirei del succo, ma si è di nuovo rotto il frigorifero, per cui è caldo >>
<< Di nuovo? >>
<< Si, e al solito per cambiarlo dobbiamo chiedere al padrone di casa, Kilgharrah, che però è irraggiungibile da due giorni. Invece la finestra del bagno siete riusciti a sistemarla? >>
<< Più o meno, diciamo che adesso riusciamo ad aprirla ma non a chiuderla, per cui quando c’è vento sbatte. Non vedo l’ora di cambiare casa e non avere più questi problemi. >>
<< Eh già, dovreste proprio cambiare casa, cercarne magari una più grande anche... >>
<< Già. Mi piacerebbe vivere in una di quelle casette piccole ma accoglienti. Tipo la casa che state lasciando tu e Gwen. >>
Lancelot sorrise.
<< Comunque, dimmi tutto. >>
<< Tutto cosa? >>
<< Arthur, ti conosco ormai da anni, se mi hai chiesto di vederci di punto in bianco vuol dice che hai qualche problema che ti affligge. >>
Arthur sospirò, arrendendosi all’idea che Lancelot sapeva leggere le persone come fossero libri aperti.
<< Si tratta di Merlin. >>
Lancelot si irrigidì all’istante.
<< Merlin? >>
<< Si, hai presente il mio fidanzato, nonché tuo migliore amico? Beh, credo che mi stia nascondendo qualcosa >>
<< Cosa te lo fa pensare? >>
<< Da due settimane passa pochissimo tempo con me, è sempre fuori, e temo che mi racconti bugie. Tu quando l’hai visto l’ultima volta? >>
<< Ieri! Mi ha dato una mano a montare un mobile, sai, Gwen continua a comprare mobili online che poi mi tocca montare. >>
<< Credevo che ieri fosse da Gaius. >>
<< Oh sì, infatti è passato un attimo nella pausa pranzo, avrà dimenticato di dirtelo. >>
Arthur strinse le labbra, per niente convinto dalle parole di Lancelot.
<< Arthur, stai tranquillo, è Merlin! Non puoi pensare che ti stia tradendo! >>
<< Ma io non ho mai parlato di tradimento! >> (assolutamente non) squittì il biondo.
<< Lo so, ma ti conosco e... >> iniziò il moro pallido, ma il rumore del portone che si apriva li bloccò entrambi.
<< Ciao Lance, che bello vederti! >> salutò allegramente Merlin.
<< Ciao Merlin! Stavo giusto dicendo ad Arthur di quel mobile che abbiamo montato ieri. >>
<< Oh quel... coso! È stata un’impresa montarlo! >>
<< Già, comunque devo andare, è stato bello vederti Arthur! >> cercò di dileguarsi Lancelot.
<< Ti accompagno alla macchina. >> disse Arthur, ansioso di finire il discorso interrotto dall’arrivo di Merlin.
<< Ehm certo... Ciao Merlin, a presto! >>
Provarono a chiamare l’ascensore, ma era bloccato, così presero le scale, borbottando su quanto quel palazzo avesse bisogno di ristrutturazioni.
<< Quindi, perché hai parlato di tradimento? >> chiese Arthur quando arrivarono alla macchina.
<< Te l’ho detto Arthur, ti conosco! So che è la prima cosa a cui hai pensato. Ma stai tranquillo, Merlin non lo farebbe mai, e lo sai anche tu. >>
Il biondo non si sentì per niente tranquillizzato, ma non insistette più e salutò Lancelot con un sorriso. Quando rientrò nell’appartamento, Merlin era in salotto, con una tazza di the in mano e una copertina sulle gambe. Arthur si sedette accanto a lui, ed il moro poggiò la testa sulla sua spalla.
<< Come mai Lancelot era qui? >>
<< Così, lo avevo chiamato per vederci. Tu invece che hai fatto? >>
<< Quando? >>
<< Quando sei uscito. >>
<< Oh niente di che, ho visto che era finito il the e sono andato a comprarlo. >>
Arthur non disse altro, ben sapendo che lui stesso aveva comprato il the solo il giorno prima.

Quella sera cenarono assieme, Merlin parlava al suo solito dei clienti in farmacia, del gatto di Morgana, della casa di Lance e Gwen, mentre Arthur sentiva un nodo alla gola.
Si chiedeva se Merlin raccontava le stesse cose al suo amante, se anche con lui rideva fino alle lacrime delle sue stesse battute, se si trattasse di Gwaine come pensava o se fosse invece un cliente della farmacia.
Era talmente assorbito nei suoi pensieri che trasalì quando Merlin gli poggiò una mano sulla spalla.
<< Arthur, stai bene? >>
<< Si, sto bene, scusa. Cosa hai detto? >>
<< Ti ho chiesto se domani ti andava di pranzare con tua sorella e Leon. >>
<< Ah, si va bene. Quando? >>
<< Domani, te l’ho detto >> rispetto Merlin alzando un sopracciglio. << Sei sicuro di star bene? >>
<< Si, sono solo un po’ stanco. >>
<< Oh, allora andiamo a dormire, dai. >>

A letto, Arthur sentì il bisogno di stringere più del solito Merlin a sé e di immergere il naso tra i suoi capelli.
<< Arthur, va tutto bene? >> chiese Merlin sussurrando nel silenzio.
Ma lui non rispose, facendo finta di dormire.

Passarono altre due settimane, e Merlin era più assente che mai.

Arthur pensava che il suo umore non potesse diventare più nero, ma fu contraddetto quando si ruppe lo scaldabagno nel bel mezzo di una doccia.
Uscì dalla doccia con la pelle d’oca, si legò un asciugamano in vita e andò nella sua stanza a cercare i vestiti di ricambio. Per sbaglio invece di aprire il suo cassetto della biancheria aprì quello di Merlino, e ci trovò dentro un foglietto con un numero telefonico scritto sopra.
Restò a lungo a guardarlo, ignorando la piccola pozza d’acqua che si stava formando sul pavimento, combattuto tra l’ignorare quel foglietto o chiamare quel numero.
Alla fine richiuse il cassetto, si vestì e andò in cucina, intenzionato a farsi una cioccolata calda e dimenticare completamente quel biglietto.
Dopo mezz’ora si ritrovò seduto sul divano con il biglietto in mano e il cellulare all’orecchio, aspettando che rispondesse chiunque aveva quel numero di telefono.
<< Pronto? >> rispose una voce femminile.
Arthur andò in agitazione e staccò senza dire niente.

Aspettò un’altra settimana, ma la situazione non era ancora cambiata.

Arthur, dopo essersi svegliato per l’ennesima volta da solo, telefonò a Merlin, che non rispose. Così decise di chiamare tutti i loro amici in comune per sapere dove fosse Merlin.
Chiamò Gwaine, Leon, Lancelot (che era con Gwen), Percival, Morgana e Gaius, ma nessuno di loro sapeva dargli una risposta.
Infine prese un profondo respiro e chiamò l’ultima persona che avrebbe voluto chiamare.
<< Arthur? >> si sentirono delle voci e dei rumori strani in sottofondo
<< Ciao William, come stai? È da tanto che non ci sentiamo. >>
<< Beh, non mi hai mai chiamato prima. >>
<< Già, già, scusa. Mi chiedevo solo se Merlin fosse con te. >>
<< No, Merlin non è con me. >> Arthur sentì nuovamente della confusione in sottofondo.
<< Beh, se lo dovessi sentire gli dici che lo sto cercando? >>
<< Non sono mica la segreteria telefonica, sai? >>
<< La prossima volta che ci vediamo ti portò quel liquore all’arancia che ti piace tanto. >>
<< Gli riferirò sicuramente! >>

Arthur non finse neanche sorpresa quando 5 minuti dopo Merlin lo richiamò.
<< Art... >>
<< Si può sapere dove sei finito? >>
<< Oh io ecco, sono... Ma è successo qualcosa? Stai bene? >>
<< È successo che vorrei sapere cosa sta succedendo! Non sei mai a casa, mi dici bugie, parli al telefono con chissà chi e torni a casa con le camicie di Gwaine! >>
<< È successo solo una volta! >>
<< E mi è bastata! Voglio sapere la verità Merlin, o è finita. >>
Dall’altro lato della linea ci fu il più totale silenzio, tranne un borbottio di sottofondo.
<< Ok, sto arrivando a casa e ne parliamo con calma. >>

Merlin arrivò venti minuti dopo e trovò Arthur ad aspettarlo all’ingresso, con le braccia incrociate e i capelli spettinati dal continuo passarci le mani.
Si guardarono in silenzio per alcuni minuti, poi Merlin sospirò.
<< Vieni con me. >> disse piano.

Salirono in macchina e fecero un breve tratto di strada, senza neanche accendere la radio come faceva di solito Merlin.
Parcheggiarono davanti a delle villette a schiera bianche con i tetti rossi e camminarono fino ad una di quelle, con un grazioso giardinetto davanti e la porta blu.
Merlin prese dalla tasca delle chiavi che Arthur non aveva mai visto e aprì la porta.
<< Siamo qua ragazzi. >> disse il moro.

L’ingresso era spoglio, con solo un attaccapanni, una sedia e una scala che faceva da protagonista. A destra Arthur intravide quella che sembrava una cucina, con un tavolo straripante di roba al centro, mentre a sinistra, dove Merlin lo condusse, c’era il salotto, con un caminetto, un elegante divano rosso, una libreria, un lungo tavolo in vetro e legno raffinato e, soprattutto, una grande vetrata che si affacciava su un altro giardinetto, più grande di quello anteriore.
<< Ti piace? >> chiese Merlin con un piccolo sorriso.
<< Si, ma non capisco... >> rispose Arthur.
<< Seguimi. >>
Tornarono all’ingresso, e stavolta Arthur notò anche una porta che probabilmente dava l’accesso al giardino, ma Merlin salì invece le scale. Si ritrovarono in un corridoio con cinque porte.
Merlin le aprì tutte, dicendo di volta in volta di che stanza si trattasse perché erano ancora vuote, sorridendo gioioso.
<< Questo è la stanza degli ospiti, ha il bagno collegato... Questo è uno studio, decisamente più grande di quello che hai a casa, ci stanno due scrivanie... Questa invece è la camera matrimoniale, anche questa ha il bagno collegato dove, tra l’altro, ci sarà una vasca idromassaggio. Tutte le stanze hanno un balconcino, che davanti alla camera da letto si allarga per fare spazio ad un divanetto. Ah, a proposito, i mobili arriveranno entro questa settimana. >>

<< È una bellissima casa, ma di chi è? E dove sarebbero gli altri? >>
<< Una domanda per volta. >> rispose ridacchiando il corvino. << Gli altri sono nel giardino sul retro, dal soggiorno non si vedevano perché stanno lavorando di più alla zona di fronte alla cucina, vieni. >>
Scesero di nuovo le scale ed entrarono nella cucina, dove in fondo c’era una porta scorrevole e fuori, sotto un gazebo a parlare di qualcosa guardando apparentemente i piani superiori, c’erano i loro amici: Gwaine, Lancelot, Gwen, Morgana, Leon, Will e una ragazza che Arthur non conosceva.
<< Arthur, ti presento Freya, la fidanzata di Will. >>
<< Ehm, piacere di conoscerti. >> rispose Arthur perplesso.
<< Il piacere è tutto mio. Non vedevo l’ora di conoscerti, Merlin parla continuamente di te. >>
<< Non è vero! >> sbuffò l’interpellato, ma evidentemente felice.
<< Questa è casa vostra allora? >> chiese Arthur a Will e Freya.
<< Oh no no, però l’ho trovata io, facendo l’agente immobiliare. >> rispose la ragazza.
<< Non posso credere che tu sia così ottuso, Arthur! >> sbottò Morgana ridendo.
<< Sarebbe la nostra nuova casa, se lo vuoi. >> sussurrò Merlin guardando a terra.
<< Nostra? Cioè mia e tua? >>
<< Beh per ora si, poi magari potremmo prendere un cane, come desideri da sempre. La volevo con un grande giardino proprio per questo. Ed è più vicina sia al tuo ufficio che alla farmacia di Gaius, così la mattina possiamo svegliarci più tardi. E soprattutto non è in un condominio con il bisogno costante di riparazioni. >>

Arthur restò a guardarlo a bocca aperta, e Merlin guardandolo scoppiò a ridere.
<< Testa di fagiolo, dì qualcosa! Ti piace? Non ti piace? Ho passato 3 settimane a cercarla e 5 a sistemarla! >>
<< Quindi stavi sistemando questa casa? Non eri in giro con gli amici, o da Gaius, o a badare ad Aithusa o a fare qualunque altra cosa dicevi? >>
<< All'inizio ero in giro, si, ma a cercare una casa, finchè Freya non mi ha mostrato questa, e dopo ero qui per sistemarla. Scusa se ti ho mentito, ma volevo che fosse una sorpresa. Quando però mi hai chiamato, ho capito che dovevo dirti la verità. A cominciare dal fatto che Gwaine mi ha dovuto prestare la sua camicia perché mi sono macchiato con la vernice mentre dipingevo la cucina. >>
<< Merlin, tu... io... Non potevo immaginare che tu stessi facendo questo... Temevo che... Beh... Che ci fosse qualcun altro. >>
<< Non ti tradirei mai, Arthur. >>
<< Lo so, ma non sono certamente il fidanzato ideale. >>
<< Sei il mio fidanzato ideale. >>

Si baciarono dolcemente e sorridendo felici, Merlin accarezzò Arthur mentre il biondo lo stringeva forte a sé.
<< Ti amo, Arthur Pendragon. >>
<< Ti amo, Merlin Emrys. >>

<< Mi devi comunque quel liquore all’arancia, Pendragon! >>
<< Will! >> urlarono tutti, mentre Arthur e Merlin restarono a sorridersi a vicenda.

   
 
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