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Autore: miss yu    03/05/2021    1 recensioni
Sam e Bucky sulle tracce dei Flag-Smashers, condividono un’intimità non voluta né cercata e nelle notti passate uno accanto all’altro nascosti dal buio, si rivelano per quello che sono realmente, abbassando le proprie difese personali e decidendo di essere se stessi.
Liberamente ispirato a TFATWS.
Genere: Erotico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Sam Wilson/Falcon
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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3.Delacroix.


C’è una notte bagnata e stanca che raggomitola fili bui;
c’è una luce che sbircia da est con timidezza;
c’è uno sciabordio ipnotico che sembra una ninna-nanna e il ronfare sommesso di un motore;
c’è un uomo che dorme raggomitolato su una cuccetta stretta, le ciglia lunghe creano ombre sugli zigomi, le piastrine sulla maglia s’alzano e s’abbassano ritmicamente;
c’è il suono di passi ammorbiditi dal legno sopra la sua testa, come un cuore che batte.

***

Bucky dorme profondamente, ma quel ritmico cullare penetra la barriera del sonno e lo fa sentire finalmente al sicuro, come se fosse nell’utero di sua madre.
Quando apre gli occhi lo fa lentamente e con fatica, si guarda attorno aspirando odore di mare, senza sapere da quanto non si sveglia in questo modo, dopo un sonno senza incubi.
Sale la scaletta che lo porta in coperta seguendo l’aroma di caffè e si trova davanti Sam con una tazza in mano, tutt’intorno c’è solo il mare ancora scuro.
“Non eravamo ancorati al porto? Che è successo?”
“Ho voluto collaudare il motore che abbiamo riparato, sembra che funzioni.”
“Di notte?”
“Non riuscivo a dormire a differenza tua, lo sai che russi?”
Bucky, con le braccia strette intorno al torace per cercare di trattenere un po’ di calore, lascia scivolare via una rispostaccia, intento com’è a chiedersi come sia possibile che Sam si sia alzato e abbia avviato il motore, la barca sia uscita dal porto e abbia preso il mare e lui abbia continuato a dormire.
Si passa una mano sugli occhi e sul mento ruvido di barba.
“Non so cosa mi sia capitato, ho dormito pesante… Non è che mi hai dato qualche sedativo?”, poi si versa una tazza di caffè bollente per sconfiggere l’aria fredda.
Sam ridacchia: “E’ la barca.”
“Che?”
“Sì, io qui sopra ci ho fatto le mie migliori dormite.”
Bucky alza le sopracciglia in un’espressione dubbiosa: “Sei tu l’esperto di barche… Comunque per curiosità stiamo andando da qualche parte o stiamo solo girovagando senza meta?”
“Tu quando devi partire?” risponde Sam con un’altra domanda.
“Ho il volo nel pomeriggio.”
“Peccato! Se avessimo avuto più tempo ti avrei portato a fare un pic-nic a Grand Isle, ci venivo spesso da ragazzo con mio padre, così invece posso solo fartela vedere da lontano.”
“Che c’è a Grand Isle?”
“Niente, è un posto magnifico. Ti conviene metterti il giaccone, ci vuole ancora un po’ prima che il sole sorga.”

***

Il mare a levante luccica, la barca taglia le piccole onde senza fare quasi rumore e tutto sembra far parte di un sogno, di quelli pieni di magia. Da lontano tra un lucore di madreperla si intravede un’isola che nella nebbia dell’alba imminente sembra sfocata.
“Eccola lì” indica Sam come se stesse additando un miraggio e del miraggio quest’isola ha i colori e l’incosistenza, poi spegne i motori e getta l’ancora, “Vedi quell’insenatura? Nascosta lì dietro c’è una piccola spiaggia dove mio padre portava me e Sarah, facevamo il bagno e poi mangiavamo quello che mia madre aveva preparato per noi.”
Siede sul parapetto in silenzio, Bucky un po’ discosto attende, poi si avvicina e gli siede accanto: “Cosa siamo venuti a fare qui? Hai voglia di parlarne?”
Sam abbassa gli occhi per qualche istante: “Per prendere un attimo di respiro, un time-out in questo gioco che sta diventando complicato. Sto combattendo su due fronti Buck: per la mia vita, quella di mia sorella e dei miei nipoti e per quello che sta succedendo nel mondo, devo cercare di fare la cosa giusta in entrambe le situazioni ma non è facile; quando c’era Steve mi affidavo a lui e tutto era più semplice.”
“Lo so, era lo stesso per me. Perché non hai portato Sarah e i tuoi nipoti a Grand Isle? Perché hai portato me?”
“Loro sono parte di uno dei problemi, avevo bisogno di non pensarci almeno per un po’.”
“Non sono di grande compagnia.”
“Non è un problema.”

***

Sam è scomparso in cambusa ma è solo quando Bucky scende per vedere se va tutto bene, che si rende conto di quanto sia piccolo quel locale: si trova schiacciato tra Sam e la dispensa e la cosa gli crea una stretta allo stomaco non prevista, troppo simile a quando Steve se lo tirava vicino mettendogli un braccio sulla spalla e gli sorrideva.
“Non ci si sta in due, cosa vuoi?” sbuffa Sam intento a tagliare delle fette di pane.
“Che diavolo stai facendo?”
“Preparo qualcosa da mettere sotto i denti, arrivo subito.”
I panini sono appetitosi e il caffè forte e scuro al punto giusto, la “Paul&Darlene” beccheggia leggermente mossa da una brezza appena alzata, che fa spumeggiare le onde più lontane e Bucky cerca di ignorare quella sensazione che lo ha aggredito di sorpresa poco prima e che conosce bene, anche se l’ultima volta che l’ha provata è stata una vita fa. Guarda il mare che schiarisce e l’isola che sembra galleggiare sulle onde e dà ragione a Sam: tutti hanno bisogno di riprendere fiato, di sospendere le paure e i rimorsi, tutti hanno bisogno di riempirsi gli occhi e l’anima di bellezza e di pace, anche se solo per un po’.
Sam gli si accosta gomito contro gomito, ha l’aria distesa e tranquilla di chi ha deciso che direzione dare alla propria vita: “Bello spettacolo, vero? Non c’è niente di meglio che vedere sorgere il sole sul mare per riconciliarsi con la vita.”
“Hai ragione, ma ora penso che sia ora di tornare, che ne dici?”
Sam gli getta un’occhiata indagatrice, ma il viso di Bucky non lascia trapelare nulla e quindi fa un cenno affermativo, ritira l’ancora, accende i motori e l’imbarcazione si apre la strada tra le onde.

***

Quando la barca si muove e Grand Isle svanisce, Bucky tira un sospiro di sollievo perché sa che deve scendere il più in fretta possibile da quella barca, che gli sta facendo uno strano effetto: non aveva preventivato che gli succedesse questo, non in questo momento della sua vita, non con tutti i problemi che sta cercando di risolvere senza per altro riuscirci, non con la vita che gli sembra un tunnel senza vie d’uscita, ma soprattutto non con Sam.
Dopo un paio d’ore però, quando la costa appare all’orizzonte e diventa mano a mano sempre più dettagliata e definita, Bucky prende la decisione di mandare all’inferno la voce della ragione e quella del buon senso, di seppellire imbarazzo e vergogna e la voce del Soldato che gli sta urlando nella testa che lui non ha bisogno di nessuno e che ciò che ha in mente è un azzardo pericoloso che potrebbe costargli troppo e scende sottocoperta, dove Sam è andato a controllare che la pompa funzioni a dovere.
La sala motori è calda e in penombra, Sam si gira sentendolo entrare e lo guarda interrogativamente, lui non parla ma con il braccio di metallo lo spinge contro una parete, poi lo bacia mentre il braccio gli ricade al fianco ormai inutile, perchè paradossalmente per Bucky un abbraccio significherebbe troppo, un gesto che sa di non poter ne pretendere ne sostenere.
E’ Sam che gli circonda il fianco e con il palmo della mano aperta gli accarezza la schiena, mentre con l’altra gli sfiora la nuca e gli piega un po’ la testa perchè il bacio diventi più profondo.
  
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