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Autore: curlywriter    03/05/2021    1 recensioni
Alice durante una notte insonne ripercorre la sua adolescenza i suoi stati d’animo altalenanti, l’incontro con Filippo e gli imprevisti che a volte la vita ti pone davanti.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angolo autrice: buonasera a tutti, questa storia nasce circa dieci anni fa per un tema fatto in classe. Avevo 15 anni e la mia docente ci chiese di scrivere un tema ispirandoci al quadro “La Camera di Vincent ad Arles” di Van Gogh. Recentemente ho visto una coreografia di danza ispirata a questo dipinto e quindi ho pensato di riproporre il racconto anche qui, ovviamente prendendo spunto da ciò che scrissi ma riadattandolo ad una maggiore consapevolezza acquisita intraprendendo la vita adulta. In certi stati d’animo della protagonista c’è molto di me quindi è come se un po’ vi facessi leggere alcune sensazioni della vecchia me. Buona lettura.
 
Una notte insonne

 
 
Sono le tre del mattino e, Alice, come suo solito non riesce a dormire: ormai Sono settimane che passa le notti insonne ed Erano anni che non capitava, precisamente dalla sua adolescenza.. quel periodo fatto di angoscia e preoccupazione che pensava fosse sopito e che invece si era presentato da circa cinque mesi. 
Oggi Alice è una donna di 26 anni che può ritenersi tutto sommato realizzata nonostante faccia l’insegnante di italiano precaria in una scuola superiore di una piccola città emiliana, eppure quei “mostri” che pensava di avere abbandonato ogni tanto tornano a farle visita, solo che negli ultimi mesi sono tornati a trovarla troppo spesso, nonostante questo dovrebbe essere il periodo più felice per lei e il suo Filippo. 
Prima di alzarsi dal letto e andare in cucina per prepararsi una tisana rilassante, osserva quel ragazzo dagli occhi celesti e i capelli biondi che come un angelo è entrato in punta di piedi nella sua vita, nonostante fosse così complicata. 
Attenta a non svegliarlo, gli sposta i capelli di lato accarezzandolo dolcemente, ammirando quanto sia rilassato e altrettanto stanco. Come vorrebbe dormire così anche lei eppure i suoi pensieri non glielo permettono…
Si sposta nella cucina di quella casa troppo angusta, ma piena zeppa di sogni e di determinazione e inizia ad osservare come fuori piova. Quel tempo che riflette il suo umore notturno le fa pensare a come da ragazzina amava osservare la pioggia dalla camera della mansarda in cui si rifugiava per scappare dalla monotonia delle giornate: prendeva un quaderno e scriveva racconti, sogni, pensieri oppure leggeva uno di quei tanti amati libri. Gli amici erano pochi in quel piccolo paese che le stava stretto, si sentiva non capita, si sentiva messa da parte perché diversa, perché troppo sognatrice e quindi, pensando di essere troppo per quel mondo retrogrado e fatto di falsità, si rifugiava nella sua stessa mente.
I genitori di Alice erano molto preoccupati per lei eppure spingerla troppo avrebbe scatenato l’effetto contrario: secondo la psicologa, Alice sarebbe uscita dal guscio solo quando ne avrebbe sentito l’esigenza e solo quando si sarebbe sentita protetta e non giudicata. 
I rapporti per lei erano sempre stati difficili a causa delle troppe speranze che si era creata. Sua madre aveva una migliore amica dai tempi delle medie, suo padre lo stesso, e lei per tutta la vita aveva provato a cercare quel rapporto che tanto aveva invidiato ai genitori; eppure per lei sembrava non c’è ne fosse traccia. 
Tutte le persone coetanee che incontrava o per un motivo o per un altro se ne andavano e lei ormai ci aveva fatto l’abitudine.
 
Quando il tintinnio del microonde la porto’ alla realtà, prese la sua tisana e decise di spostarsi nella stanza adiacente che stava cercando di sistemare come meglio poteva per il nuovo arrivo. Si sedette alla piccola scrivania che aveva desiderato di sistemare di fronte alla finestra, e si perse guardando quel cupo orizzonte che in lontananza si incontrava con il mare. 
Quella linea immaginaria l’aveva sempre affascinata e quando lei e Filippo affittarono quel piccolo e dolce appartamento lo fecero solo ed esclusivamente per due motivi: il prezzo allettante e la meravigliosa vista che la rasserenava per quanto fosse possibile.
Sul ripiano di fronte a lei c’erano i temi della 5^ B da correggere ma la sua mente era troppo offuscata per pensare di ottimizzare i tempi e portarsi avanti con il lavoro. 
Sorseggiando la sua bevanda bollente e guardando il mare in tempesta a causa del temporale continuo’ a pensare alla Alice del passato. Quel mare le ricordava la sua adolescenza fatta di rabbia e insoddisfazione.
Come Alice nel paese delle meraviglie, era sempre stata con la testa fra le nuvole, le sue fantasie, le sue speranze e la musica occupavano gran parte delle sue monotone giornate assieme allo studio.
Quando però arrivo’ il periodo delle superiori Alice improvvisamente rinacque. Scelse una scuola umanistica e finalmente si sentiva capita. Aveva trovato persone che la comprendevano e con cui poteva finalmente condividere qualcosa. Pensava finalmente di avere trovato il suo posto nel mondo e invece improvvisamente, di nuovo tutto crollò. Se i primi mesi erano stati facili, verso Natale tutto si complico’ : i professori non la comprendevano, le rimproveravano la rabbia che inseriva nei temi di società e la definivano troppo chiusa mentalmente, lei che da quella chiusura era scappata. Alice si definiva obbiettiva e le sarebbe piaciuto che la docente che tanto le contestava quei temi di denuncia, le avesse chiesto di motivare i suoi pensieri, e invece no dava semplicemente un giudizio su forma e contenuto senza capire il motivo che si celava attorno ad esso. E questo ad Alice dava molto fastidio perché come la maggior parte delle persone nella sua vita, anche la professoressa Borghi rimaneva fissa sulle sue idee senza provare a mettersi nei panni degli altri e soprattutto dei suoi alunni.
Si ritrovò quindi a decidere di compiere una scelta difficilissima: cambio’ scuola abbandonando una classe che la faceva sentire amata ma che non la capiva nuovamente e ne scelse una che finalmente riconosceva quanto valesse. Era così giovane eppure aveva dovuto affrontare già scelte così importanti solo per costruirsi quel futuro che i genitori avevano tanto sognato e che non avevano potuto avere a causa delle difficoltà economiche. 
Era stato tremendamente difficile ma si era detta che era per il suo bene. 
E’ grazie a questo che è diventata insegnante: voleva fare la differenza ed essere quel pesciolino rosso in mezzo ad un oceano che avrebbe reso gli adolescenti più consapevoli e più compresi. 
Alice decise di diventare professoressa di lettere una volta finita la maturità, quando perse di nuovo tutte quelle persone che erano entrate nella sua vita e che l’avevano rimproverata di essere troppo diversa. Aveva deciso che avrebbe chiuso tutte quelle porte che fino a quel momento si erano aperte e avrebbe ricominciato da capo, semplicemente da sola.. lo sapeva si stava richiudendo nel suo guscio, ma era stufa che gli altri la considerassero una sorta di stazione di servizio.
Si trasferì in una grande città e frequento’ l’università; per mantenersi e non gravare troppo sulla sua famiglia  dava ripetizioni e il venerdì e sabato lavava le teste per il salone di bellezza sotto casa. 
Aveva incontrato Filippo proprio dal parrucchiere: era entrato in salone perché aveva perso una scommessa con gli amici; per pagare pegno avrebbe dovuto tingersi i suoi riccioli biondi di un blu elettrico e quel sabato pomeriggio di cinque anni prima si erano ritrovati a parlare per la prima volta. Se ripensa a quel primo scambio di parole poteva ricordare quanto fosse stata stronza. Lui le aveva fatto un sacco di domande, sul perché avesse cambiato regione, su se stessa e Alice si sentiva tremendamente invasa. Non amava parlare di se, ma specialmente non sopportava quando qualcuno che non conosceva affatto le faceva il terzo grado. Quello che però Alice non sapeva e’ che Filippo era stato affascinato all’istante da quella ragazza che quando ti parlava ti guardava fisso negli occhi, e che nonostante dicesse pochissimo parlava con gli occhi: lei però aveva scambiato tutto ciò per invadenza.
Filippo era stato talmente intrigato da lei che ogni due settimane si recava in salone per farsi sistemare capelli e barba anche quando non occorreva, solo per poterla vedere e per provare a conoscerla.
Priscilla, la sua collega e unica amica le aveva detto che per lei quel ragazzo con la faccia da Angelo se lo sarebbe sposato perché più lo trattava male e più tornava. Secondo Alice invece era l’ennesimo caso umano masochista  che le capitava di fronte.
Lei era schiva, non voleva aprirsi con nessuno, tanto meno con un uomo. Non era mai stata innamorata, non cercava l’amore, cercava solo un po’ di pace con se stessa e vedendo tutti i problemi che le sue amiche o conoscenti avevano avuto durante le storie d’amore, non voleva sotterrare quell’orgoglio che tanto amava, si reputava troppo importante per finire a leccarsi le ennesime ferite provocate da qualcuno che tanto prima o poi di sarebbe stancato di lei. 
Eppure, quel ragazzo non si perse d’animo e fece di tutto per conquistarla, ma lei lo allontanava perché in fondo in fondo sapeva che poteva affezionarsi a lui. 
Filippo aveva capito che  Alice aveva paura, una parola che usava poche volte, ma che la identificava parecchio quindi, quando la ragazza gli disse che ciò che lui avrebbe voluto lei non poteva darglielo, lui le rispose che per il momento poteva andargli bene essere anche solo amici, però voleva conoscere quel mondo che lei teneva  nascosto e che mostrava a pochi. Sapeva anche però che sarebbe stata una sfida ardua perché Alice si mostrava a pochi proprio perché aveva paura a farsi conoscere, aveva paura di non essere compresa e quindi attaccava per non essere attaccata. 
Filippo era entrato nella sua vita in punta di piedi, aveva avuto pazienza. 
Sua madre lo aveva sempre pensato: colui che si sarebbe avvicinato a sua figlia avrebbe dovuto avere molta pazienza e Filippo ci era riuscito con la sua calma e la sua perseveranza. 
Avevano iniziato a incontrarsi nel bar di fronte al negozio dove si erano conosciuti, poi ogni tanto le faceva qualche sorpresa e andava a prenderla in università e per la prima volta era stata Alice ad essere ascoltata e non viceversa, dato che lei nella vita aveva incontrato solo persone che avevano preteso di essere capite senza essere state in grado o non avevano voluto  comprendere  lei.
Filippo, che all’apparenza le era sembrato un ragazzo goliardico e un po’ sbruffone era stato uno dei pochi che aveva ascoltato ciò che Alice aveva da raccontare e in realtà era un ragazzo dall’animo buono e sensibile. Era uno dei pochi che era incuriosito da quello che voleva dire, la incoraggiava a scrivere quel romanzo che era in “cantiere” da troppo tempo e le aveva lasciato il suo spazio e i suoi tempi. Non era mai stato uno di quei ragazzi pressanti che non le permettevano di fare la vita che voleva o che sperava che cambiasse il suo modo di essere anche perché aveva capito che così facendo l’avrebbe solo allontanata .
 In poco tempo Alice si stava affezionando e aveva avuto paura di perdere quell’amicizia che le piaceva così quando Filippo provo’ a baciarla per la prima volta lei si ritrasse. Sapeva che non aveva mai avuto un ragazzo, che non si era mai innamorata perché non aveva mai incontrato nessuno che le faceva battere il cuore e Filippo per quanto le piacesse non era ancora quella persona. 
Pensava che  dopo averlo rifiutato se ne sarebbe andato, e invece era rimasto lì semplicemente come amico. Sapeva però che prima o poi non l’avrebbe più aspettata e quindi era pronta a capire quale giorno di quale anno anche lui avrebbe alzato i tacchi e se ne sarebbe andato e invece no, due anni dopo si erano messi insieme nel periodo più buio di Filippo. Aveva perso suo padre a causa di una brutta malattia che in poco tempo lo aveva portato via dai suoi cari e improvvisamente Alice capi’ che quel ragazzo che aveva sempre una parola buona per tutti, che cercava di fare stare bene i propri cari aveva bisogno di lei perché come una candela si stava spegnendo. Quella tragedia le aveva fatto capire che a Filippo ci teneva davvero perché lui le  aveva fatto scoprire nuovi lati di se stessa che non sapeva nemmeno di avere.
Così lei cerco’ di essere il suo faro nella notte e quella disgrazia le fece capire che forse una possibilità a quel ragazzo che l’aveva aspettata per anni gliela poteva dare. Così per la prima volta fece un gesto molto importante per lei: apri’ le porte della sua casa natia a Filippo, lo porto’ in Piemonte, la sua regione di origine e gli fece conoscere quei posti che non aveva mostrato a nessuno, poi prese coraggio e lo bacio’. Da quel giorno non si erano più lasciati fino a quando la bolla non scoppiò.
Filippo però dopo qualche mese avrebbe voluto correre un po’ troppo: voleva andare a convivere, voleva essere una di quelle coppiette che pianificava il futuro e quando inizio’ a parlare di matrimonio e figli, Alice scappo’ e lo lasciò senza pensarci un attimo semplicemente lasciandogli una lettera dove affido’ alle parole che tanto amava i suoi pensieri: gli disse che era un ragazzo d’oro e che però lei non poteva sentirsi in gabbia, se la voleva doveva rallentare sennò avrebbe trovato sicuramente qualcuno che lo avrebbe amato più di lei e che avrebbe condiviso quei sogni che , al momento, non li accomunava. 
Era stata egoista?! Forse si, però non lo poteva illudere e soprattutto non poteva sentirsi soffocare. 
 Per un mese se ne andò dall’Emilia Romagna e giro’ il sud Italia cogliendo le opportunità delle varie supplenze che dopo la laurea le proponevano. Stava diventando quasi un’eremita. Solamente i genitori sapevano dove si trovasse, i suoi parenti non avevano nemmeno idea di cosa facesse perché aveva deciso da tempo di evitarli. Era stufa di essere costernata da persona che si aspettavano che lei sarebbe stata la madre e moglie perfetta perché nella sua famiglia, a parte i suoi genitori tutti pensavano che ogni donna avrebbe sognato di essere la classica e tipica donna italiana. Però  Alice era tutto il contrario  e  voleva semplicemente vivere perché sentiva dentro di se che in realtà lei non aveva mai vissuto. 
Quando torno’ in Emilia Romagna per sostituire una collega che andava in maternità nel vecchio Istituto agrario dove insegno’ per la prima volta, incontro’ nuovamente Filippo che le chiese semplicemente scusa. Si era fatto prendere troppo dall’entusiasmo perché effettivamente l’amava davvero, ma era proprio per quella ragione che  era disposto a non affrettare le cose e in effetti riuscì a mantenere la promessa, nonostante lei gli avesse esplicitamente detto che non si sarebbe voluta sposare e non avrebbe fatto figli. Filippo come suo solito l’aveva assecondata dicendole che prima o poi le avrebbe fatto cambiare idea, ma lei ostinata e cocciuta come pochi era convinta che nonostante stesse scoprendo come si amava, non era pronta per il per sempre, forse perché non lo cercava nemmeno.
 
Un tuono spavento’ Alice che si volto’ di scatto verso il muro dove le poche fotografie appese colsero la sua attenzione: c’era una foto di lei da bambina che la madre le aveva scattato mentre era intenta a raccogliere le conchiglie sulla spiaggia, c’era una foto di Filippo che lo raffigurava  in braccio al padre durante il suo primo compleanno e infine c’era un quadro che raffigurava lei e Filippo in Svezia. Quel ragazzo l’anno  prima l’aveva seguita in quel paese nordico che le aveva offerto un progetto di insegnamento per un anno e insieme iniziarono una nuova avventura. Quel viaggio fece bene alla coppia, li rafforzo’ e improvvisamente Alice capi’ che Filippo era davvero innamorato di lei così un anno dopo tornati in Italia, si erano ritrovati ad andare a convivere. Nonostante  Filippo le chiedesse tutti i giorni di sposarlo Alice rispondeva negativamente, anche se una cosa era davvero cambiata: affianco alla foto di lei e il suo compagno sui monti svedesi c’era una piccola ecografia incorniciata di rosa.
Alice era incinta di quattro mesi e Serena sarebbe arrivata in estate. Non era stata pianificata e la notizia l’aveva scioccata,se Filippo era l’uomo più felice di questo mondo lei l’aveva presa malissimo. Aveva fatto attenzione tutti quegli anni e poi per colpa di una cura antibiotica la pillola non aveva fatto effetto. Amava i bambini, ma non si sentiva adeguata, pensava di essere troppo giovane e non sapeva di certo come si badasse e crescesse un bambino. Alice non sapeva ancora del tutto che cosa volesse dalla vita, da se stessa, era sempre alla ricerca di nuovi stimoli, figuriamoci se poteva crescere una nuova vita. 
Quando lo scoprirono Filippo, sapendo che Alice non era felice le chiese che cosa volesse fare. Effettivamente la giovane donna non si sentiva pronta e all’altezza di essere madre, aveva messo in conto di poter interrompere la gravidanza, ma non ne ebbe il coraggio perché comunque lei aveva imparato ad amare Filippo e quella creatura era sua tanto quanto del suo compagno. Non avrebbe mai potuto non renderlo partecipe.. lui aveva fatto così tanto per lei e forse in quel momento lei doveva iniziare a fare qualcosa per entrambi.
 
Le sue riflessioni vennero interrotte da dei passi e da una mano che le si Poggio’ sulla spalla.
“Alice, sono le quattro del mattino, cosa fai sveglia?” Le chiese Filippo sbadigliando.
“La nausea gravidica mi tormenta” gli rispose pensierosa, senza guardarlo in volto e abbozzando un finto sorriso.
“Sono mesi che sei nuovamente tormentata, vieni a dormire è tardi”. Continuo’ tornando nella loro camera da letto dopo averle dato un bacio sul capo.
Alice gli disse di stare sereno e che l’avrebbe raggiunto ma in realtà sapevano entrambi che non sarebbe accaduto.
Da quando aveva scoperto di essere in dolce attesa Alice era  tremendamente nervosa, le nausee la tormentavano così come le sue ansie e paure però al suo fianco aveva Filippo , un angelo che il cielo le aveva messo sul suo cammino. Credeva nel destino e quindi questo bambino doveva essere arrivato per uno scopo ben preciso eppure in cuor suo Alice era perennemente terrorizzata di non essere felice; è per questo che sperava che Serena, una volta arrivata, avrebbe portato con se’ quella felicità e consapevolezza che aveva ricercato da tutta la vita e che pensava che a lei non fosse destinata, ma che forse, solo sua figlia le avrebbe fatto trovare.
 
 
 
   
 
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