MAI
STATA BACIATA
L’afa
di quelle settimane di luglio non accennava a dare tregua.
Sia
la protezione civile, che il telegiornale, invitavano le persone a rimanere a
casa e a non uscire nelle ore più calde della giornata, ma ormai era
impensabile uscire anche di sera.
L’unica
differenza la faceva il sole, di notte non ti poteva bruciare la pelle
mandandola letteralmente a fuoco, e la calura di notte ti toglieva comunque il
respiro.
Pilaf
e Shu, in un angolo del laboratorio, cercavano un po' di refrigerio sotto il
condizionatore a palla, che sembrava non bastare, infatti, improvvisarono un
paio di ventagli con i progetti che Bulma aveva
appena cestinato.
Mai
ascoltava con attenzione gli avvenimenti del giorno appoggiata alla parete
piastrellata di verde, indossava una canotta bianca e un paio di pantaloncini neri.
“Ancora
quattro morti per il caldo” Aveva annunciato il giornalista che si tirò il
colletto della camicia bianca con un dito probabilmente tutto sudato.
Come
riuscisse a stare in giacca e cravatta era un mistero, almeno che in quella
stanza non facesse più freddo del Polo Nord.
“Di
nuovo…” Aveva sospirato Bulma asciugandosi la fronte
con il dorso nudo del braccio.
Indossava
una tuta corta leggera azzurra, faceva troppo caldo per infilarsi la tuta
intera e rischiare che in pochi minuti aderisse al suo corpo come un guanto
sudaticcio, non che ora il suo corpo non fosse imperlato di sudore.
“Anziani!”
Puntualizzò l’adolescente cambiando canale.
Aveva
diciotto anni, anzi, forse è meglio dire che ne dimostrava diciotto, era una
cinquantenne imprigionata in un corpo adolescenziale.
“Ah
voi giovani non avete nessun rispetto per quelli con più anni di voi! Guarda
me…”
Mai
si voltò verso di lei “…cinquant’anni e non sentirli!”
“Non
li dimostri, sei sempre stata una donna bellissima, Bulma!”
“Grazie…però
la prossima volta che vedo il drago Shenron gli
chiederò di ringiovanirmi”. Sogghignò sadica “…non è giusto che Vegeta abbia al
suo fianco una moglie che sembra sua madre.”
“I
geni saiyan sono diversi lo sai bene” Mai le passò la
chiave inglese che le aveva appena indicato.
Bulma sospirò “Si, hai
ragione…”
“A
meno che non sia per un tuo capriccio personale!” La giovane le lanciò quella
frecciatina.
“Beccata!”
Bulma schioccò la lingua.
Entrambe
le donne scoppiarono a ridere di gusto, poi l’azzurra gettò un’occhiata fugace
all’orologio digitale attaccato alla parete.
“Mai
tesoro, puoi mettere il canale quattro?” Le chiese mentre digitava qualcosa sul
computer.
La
ragazza ubbidì.
“Pan
e Bra sono di sopra giusto?”
“Si,
un’ora fa quando sono andata a controllarle stavano giocando in camera di Bra”.
La
piccola di Gohan e Videl,
per un paio di giorni sarebbe stata loro ospite, dando la possibilità ai
genitori di fare un piccolo viaggio di lavoro.
Al
canale quattro stavano trasmettendo della pubblicità e nessun programma
interessante.
“Che
cosa ci dovrebbe essere qui, Bulma?” Aveva chiesto
curiosa, forse si aspettava di vedere qualche convegno in diretta, qualche
scienziato famoso che illustrava la sua ultima invenzione, ma mai una soap
opera.
“Cuori
senza età!” Rispose in tono naturale.
“Tu
guardi questa roba?” Mai incurvò il labbro inferiore.
“Mmm…ogni tanto, quando aspetto di aggiornare i
programmi…sai…il tempo non passa mai.” Biascicò un po' in imbarazzo.
Mai
prese due sedie di quelle pieghevoli e le posizionò davanti la tv.
“E
guardiamoci questa soap opera allora”
*
I
primi dieci minuti furono anche interessanti, da quello che aveva capito Mai,
la protagonista era una ragazza un po' matura, forse dell’età di Bulma, che aveva intrapreso una storia con un ragazzo che
poteva essere suo figlio, e tutta la famiglia però, era contrariata per la
troppa differenza d’età.
La
cosa però si fece un po' imbarazzante, per Mai, quando i protagonisti della
storia iniziarono a baciarsi e a consumare un amplesso.
Non
che fosse imbarazzante perché lo stava guardando con Bulma,
ma perché Mai non aveva avuto il piacere di assaporare le labbra dell’altro
sesso, figuriamoci avere uno straccio d’uomo sotto le sue lenzuola.
Cercò
di mascherare il suo disagio come meglio poteva aspettando che quella scena
finisse presto, per fortuna, essendo una programmazione in fascia protetta,
molto di quella scena fu tagliata.
“Accidenti!”
Aveva imprecato Bulma spegnendo l’apparecchio “…tagliano
tutte le scene migliori”.
Mai
strinse i pugni lungo le ginocchia e deglutì un po' di saliva, quasi nulla
visto che le se era seccata anche la bocca.
“Io…io
vado a preparare la tavola” Disse alzandosi non aggiungendo altro.
“Fatti
aiutare da Bra e da Pan” Puntualizzò Bulma prima di
vederla sparire dietro la porta.
*
Mai
attraversò il corridoio con una strana sensazione addosso.
E
non era di certo dovuto a quello che aveva visto in televisione, ma più ad una
considerazione personale.
In
cinquant’anni suonati non aveva mai baciato nessuno.
Troppo
impegnata a rubare, scappare e a trovarsi dimore di fortuna con quegli altri
due idioti che si portava appresso, che aveva perso di vista la cosa più
importante, quella a cui pensano tutti: farsi una famiglia, e non intendeva
come la protagonista della telenovela.
Eppure
ora avrebbe tutto il tempo per pensare veramente ad un futuro e finalmente
togliere le tende da quella casa, non c’era niente e nessuno che la trattenesse
lì.
Nemmeno
Trunks.
Giusto,
Trunks.
Mai
sapeva che aveva una cotta per lei fin da piccolo, si era dichiarato in diverse
occasioni ricevendo sempre un due di picche come risposta.
Purtroppo
in lei non era mai scattata quella scintilla, forse un po' per la giovane età
del ragazzo, oppure proprio perché sapeva, essendo stata testimone di alcune
effusioni amorose tra i due alter ego del futuro, che tra i due sarebbe dovuto
sbocciare qualcosa.
Si,
dovuto.
Un
obbligo.
Ma sapeva
fin troppo bene che quel sentimento non dev’essere un obbligo per nessuno, e
nemmeno frequentare qualcuno solo perché si sa che deve andare così.
Forse
ci aveva pensato troppo, e l’idea di mettersi insieme ad un ragazzo molto più
piccolo di lei la faceva vergognare, cosa che non sembrava essere accaduto
all’altra Mai.
Ma
anche il fatto di cercare una persona della sua stessa età non la faceva
impazzire, agli occhi degli altri poteva passare lei per la figlia.
E
così gli anni passarono, e intorno a lei aveva issato un muro difficile da
buttare giù, allontanando qualsiasi ragazzo cercasse di avvicinarsi a lei anche
solo mentre prendeva un caffè al bar in solitaria, perfino lo stesso Trunks.
Gli aveva
confidato il suo segreto con lo scopo di fargli perdere l’interesse che aveva
su di lei, e sembrava aver funzionato, non insisteva più come prima e da quel
giorno non aveva più tirato fuori l’argomento.
Solo
che questo aveva sortito l’effetto contrario, l’allontanamento di Trunks aveva
fatto crescere in lei il desiderio di averlo sempre di più tra le sue braccia.
Ed
invece si era limitata a vederlo passare da una storia all’altra, andando a
soffocare i suoi lamenti strozzati ogni notte sul suo cuscino.
“Devi
dirglielo” Le aveva consigliato Pilaf una sera mentre bevevano un succo
d’arancia sulla terrazza e le era scappata quella confidenza.
“Non
posso più”.
Si
era ricreduta che tra la lei del presente e Trunks doveva effettivamente andare
così, purtroppo era il prezzo da pagare per aver conosciuto il suo futuro.
*
Volse
lo sguardo fuori dalla finestra, il sole era alto nel cielo e bruciava anche
attraverso le vetrate, si stava chiedendo come Trunks riuscisse a stare a
quelle temperature lì fuori ad allenarsi, con dei pesi piuttosto importanti addosso.
Si
fermò ad osservarlo.
Era
di schiena, nuda e imperlata di sudore, alcune cicatrici solcavano la
superficie, ferite di guerra che si era procurato durante gli allenamenti con
il padre.
Non
era la prima volta che lo spiava durante i suoi esercizi quotidiani, ma quella
fu la prima volta che la beccò.
Trunks
si era voltato e la salutò alzando la mano.
I
capelli lilla erano fradici e il volto rosso fuoco.
Prese
una bottiglietta d’acqua fresca dal frigo che aveva installato fuori e
trangugiò tutto d’un sorso.
Si
passò infine l’asciugamano azzurro di spugna lungo tutto il corpo cercando di
togliere più sudore possibile.
Aprì
la porta finestra ed entrò, un’ondata di aria fresca lo investì.
“Oggi
fa veramente caldo!” Constatò il lilla.
Mai
abbassò lo sguardo imbarazzata, anche se avrebbe voluto godere della vista dei
suoi pettorali ancora un altro po'.
“S-si”
Balbettò.
“Ti
vedo strana, Mai. Sei sicura di stare bene?”
“Ho
molto caldo. Al tg hanno detto che sono morte ancora persone a causa di queste
temperature.”
“Noi
non corriamo pericolo, siamo giovani!” Ammiccò.
“Parla
per te!” Incalzò.
“Beh!
Davanti a me vedo una ragazza di diciotto anni” Accartocciò la bottiglia di
plastica che gettò poi nel cestino “…e lo sai che saperti più grande per me non
è un problema”
“Lo
so, e ti ringrazio per farmi sempre sentire a mio agio. Ora scusami, devo
andare a chiamare Bra e Pan.”
“Le
fai lavorare in cucina?” Chiese seguendola al piano superiore.
“Si.”
Sorrise divertita.
“Io
faccio una doccia e poi scendo ad aiutarti, ok?”
“Va
bene” Mormorò, anche se l’idea di averlo attorno non la faceva impazzire.
“Ah,
Mai!” Attirò la sua attenzione “…conosco un laghetto niente male tra le
montagne, se oggi ti va possiamo andarci, che ne dici?”
Era
un appuntamento?
Mai
non si aspettava quell’invito e doveva trovare subito una scusa per declinarlo.
“Avevo
promesso a Bulma che oggi guardavo le bambine”
“Portiamo
anche loro!” Il lilla fece spallucce strappandole un ok non proprio
convinto.
*
Lo
specchio d’acqua a cui si riferiva Trunks, era un laghetto a ridosso di una
montagna da cui sorgeva una cascata d’acqua.
Un
posto tranquillo dove lui e Goten da piccoli andavano
a rifugiarsi.
“E’ bellissimo Trunks”
Fece entusiasta la piccola Bra quando notò un piccolo arcobaleno formarsi dove
l’acqua andava a toccare il lago.
S’improvviso
assiema a Pan di essere due principesse ed iniziarono a sguazzare felici nelle acque
fresche.
Mai,
si accomodò sotto l’ombrellone appena impiantato vicino la riva dopo essere
rimasta in costume da bagno.
“Non
ti tuffi?” Le aveva chiesto Trunks.
“Do…”
Non fece tempo a finire la frase che il lilla l’aveva presa tra le sue possenti
braccia ed insieme immersi in quell’acqua.
“E’ fredda!” Disse
lei riemergendo.
“Mmm…donne!”
“Che
vuoi dire che siamo tutte uguali?” Lo punzecchiò.
“Intendo
solo…” Venne colpito da un’onda d’acqua che finì direttamente in bocca.
Trunks
tossicchiò la pochissima acqua finita nei polmoni.
“Chi
la fa l’aspetti, mio caro” Disse Mai sorniona ridendo poi di gusto.
Sapeva
che quello scherzo lo avrebbe indispettito, ma nonostante tutto non aveva
resistito, doveva vendicarsi in qualche modo e non poteva sopportare l’idea di
essere presa in giro solo perché aveva osato dire che l’acqua era fredda.
“Ah!
E’ così?” Trunks s’immerse facendole perdere le sue
tracce, il laghetto era profondo e non si riusciva a vedere il fondo.
Mai avendo
capito la situazione, si affrettò a tornare a riva.
Troppo
tardi, Trunks l’aveva già presa per un piede e tirata sotto.
La
strinse forte a sé per non darle modo di divincolarsi e quasi mancò un battito
quando Mai fece la stessa cosa ed appoggiò la testa sul suo petto.
Si
guardarono per qualche breve secondo negli occhi, anche se l’acqua gli impediva
di vedere bene, avvicinarono di loro visi e quando le loro labbra stavano quasi
per toccarsi, Pan e Bra li trascinarono in superficie.
“Tutti
bene Trunks?” Chiese la piccola azzurra seriamente preoccupata.
“Ci
avete fatto prendere un colpo, siete quasi annegati, lo sapevate?” Continuò
ingenuamente Pan.
Trunks
e Mai si guardarono entrambi visibilmente imbarazzati.
“Grazie
a dio ci avete salvati!” Sospirò Mai cercando di stare al gioco e tossicchiando.
“Già…”
Le diede man forte Trunks “…non so cosa avremo fatto se non ci foste state voi
due.”
Le
due bimbe batterono i pugni in segno di vittoria per poi rituffarsi in quelle
acque cristalline e nuotare come due sirenette.
Quando
furono soli Trunks parlò per primo “Mai…”
“Mi
stavo solo aggrappando a te per non affondare” Si limitò a dire senza sentire
che cosa avesse da dire lui.
Si
stava bene in quel laghetto, ma quando la situazione tra Trunks e Mai si fece
d’improvviso seria, con un bacio quasi sfiorato, la mora imbarazzata aveva
decretato la fine dei giochi.
*
Trunks
ci aveva pensato tutta la sera lì disteso sul suo letto a rimuginare su quanto
accaduto quel pomeriggio.
E
per quanto nel corso di quegli anni aveva tentato di reprimere il sentimento
che provava per lei interessandosi ad altre ragazze, perché non era detto che
se il suo alter ego del futuro e la Mai del futuro stavano assieme, anche loro
meccanicamente lo dovevano fare, questi bussò puntuale alla porta del suo
cuore.
La
voglia di stringerla a se, baciarla, sfiorarle il suo
corpo perfetto, quel pomeriggio è stata tanta, e sentiva che anche lei provava
dei sentimenti veri e sinceri per lui.
C’era
qualcosa che la bloccava, che non le dava quella spinta per lasciarsi andare
completamente a lui.
Si
girò e rigirò nel letto, e non era di certo per il caldo.
La
Capsule Corp. poteva vantare del miglior impianto di condizionamento della
città, sia in termini di risparmio energetico che in termini di macchinari
all’avanguardia.
Trunks
realizzò che non avrebbe dormito molto quella notte se prima non avesse risolto
la questione con Mai.
Doveva
sapere che cosa provava lei, se il sentimento che li lega è solo di amicizia.
Si alzò
dal letto e s’infilò pantaloni e maglietta, forse presentarsi in camera sua con
le sole mutande addosso non sarebbe stato un bel biglietto da visita, anzi, se
la conosceva bene, l’avrebbe cacciato scaricandole addosso tutta la cartuccia
della pistola che teneva sotto il cuscino.
*
Il
lilla era sempre stato un ragazzo che sapeva concedere i suoi spazi e conosceva
bene il rischio se in passato avesse cercato di assillare Mai con la storia che
erano destinati a stare insieme, bla bla bla…se ovviamente quello era il suo
destino.
Trunks
sapeva anche in cuor suo che le storie che mesi addietro aveva intrapreso,
erano finite per colpa sua, perché non riusciva a lasciarsi andare come voleva
e perché il suo cuore era sempre occupato dalla ragazzina mora che viveva in
casa sua.
Si
era chiesto a lungo se quella fosse solo un’infatuazione solo perché sapeva che
il suo alter ego già sistemato con lei.
Ecco
perché nessuno dovrebbe conoscere il proprio futuro!
Però
è anche vero che basta saper riconoscere i segnali, e Trunks in quegli anni ha
cercato a lungo una spiegazione al suo continuo disagio, al cuore che gli
batteva all’impazzata quando stava vicino a Mai.
Bussò
alla sua porta un paio di volte e quasi quasi sperava che non rispondesse.
“Avanti”
Gli disse.
Trunks
deglutì, era bellissima seduta sul bordo del letto con quella canotta di raso
bianco illuminata dalla luce della luna, non avrebbe mai smesso di guardarla.
“C-cosa
volevi?” Balbettò vedendo che non proferiva una parola.
“Scusa”
Disse ridestandosi dal suo sogno “Volevo parlarti”
Mai
deglutì e gli fece cenno di accomodarsi accanto a lei.
“Hai
bisogno di aiuto con una ragazza?” Chiese cercando di non dare importanza a
quanto accaduto nel pomeriggio.
Trunks
iniziò a torturarsi le mani “In un certo senso si”.
“Spara!”
“Mai…la
ragazza in questione…sei tu” La guardò dritta negli occhi facendola rimanere di
sasso.
Si
alzò quasi rassegnata “Trunks, ne abbiamo già parlato…non può funzionare!”
“E
chi lo dice? Non lo puoi sapere”
“Ti
prego, non continuare”
“Non
puoi negare i sentimenti che provi per me, e l’ho visto bene anche oggi”
“Ti
sei sbagliato, non c’era niente!”
“So
riconoscere i segnali e per me Mai, tu sei un libro aperto”
La
corvina si morse un labbro, aveva ragione, dannatamente ragione.
Lei
lo amava, e ogni volta che le raccontava di una nuova fiamma lei moriva dentro.
“Parla
con me, che cosa c’è che ti frena nel lasciarti andare?”
Si
vergognava.
Mai
si vergognava per due ragioni.
La
prima, la più ovvia, si era innamorata di un ragazzo molto più piccolo di lei e
la seconda, non aveva esperienza in campo, sarebbe stato un emerito disastro e
presto Trunks, l’avrebbe lasciata o peggio ancora l’avrebbe derisa all’istante.
“Non
sono alla tua altezza!” Si coprì il volto con le mani.
“Cosa?
Ma che dici?” Si avvicinò per toglierle e guardarla negli occhi.
“Sono
una frana, Trunks.”
“Sei
la ragazza più incredibile che conosca. Forte e decisa. Non ti tiri mai
indietro se incontri una difficoltà.”
“Presto
ti accorgerai che sono un’impedita e ti stuferai di me”
Trunks
non capiva da dove nascesse quell’insicurezza, le stava mostrando un lato di se che aveva sempre tenuto nascosto, un lato che nonostante
tutto la rendeva ancora più irresistibile e più vera.
“Continuo
a non capire, Mai” Trunks si sarebbe aspettato di sentire di tutto, ma non
questa frase pronunciata con tutta la vergogna che nascondeva bene.
“N-non
ho mai…avuto un ragazzo” La disse a fior di labbra guardando il pavimento
attendendo una fragorosa risata, ed invece la reazione del lilla le fu
inaspettata.
Le
alzò il volto con due dita e lentamente avanzò verso di lei, iniziò a baciarle
la guancia e ad asciugarle con la bocca le lacrime che le stavano rigando il
volto, fino ad avvicinarsi alle sue labbra e stamparle un tenero bacio.
Mai
sentì mancarle la terra sotto i piedi e una scossa lungo tutta la schiena
sembrò farla sollevare da terra.
Chiuse
gli occhi per assaporare ed imprimere meglio quel momento così importante.
“Ora
non hai più scuse per non stare con me” Le disse continuando a sfiorarle le
labbra.
“Ho
bisogno di altra pratica, però” Gli sussurrò avvicinandosi ancora.
“Tutta
quella che vuoi”.
*
Fine
*
Angolo
dell’autrice: ciao a tutti…non vi dico la fatica per scrivere
questa one shot su Trunks e Mai, e spero che il risultato sia almeno decente.
Era da tanto che
non scrivevo su di loro, da quasi un anno dalla long ALLA RICERCA DI MAI
e dalla one-shot PART
OF ME.
Per questa storia
ho immaginato che, nonostante Mai abbia in realtà cinquant’anni, il fatto di
essere una nomade, non le abbia mai permesso di sperimentare che cosa sia
l’amore, anche un semplice bacio, essendo sempre in compagnia di Pilaf e Shu.
Potrei comunque
sbagliarmi, anzi sicuramente sarà così XD.
Per fortuna arriva
Trunks, il nostro cavaliere senza macchia e senza paura a salvarla XD.
Se vi è piaciuta
lasciatemi una vostra impressione, ma anche se non è stato così, accetto
qualunque critica purché costruttiva.
Vi mando un forte
abbraccio, Erika.