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Autore: InvisibleWoman    04/05/2021    0 recensioni
Irocco | Una scena da me inventata. Avrei voluto che Dora e le altre 'pagassero' per aver parlato di Irene alle sue spalle, dato che si definiscono sue amiche. Sono stanca di vedere tutti giudicarla, senza che lei ne sia a conoscenza. Qui ho voluto che Rocco le rimettesse al suo posto e la consolasse. Anticipando, inconsapevolmente, ciò che sarebbe accaduto più avanti con la storia degli abiti e di Armando.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Irene sapeva bene di avere un carattere difficile. Non era semplice amarla o starle accanto, anche perché sostanzialmente lei riusciva a farsi sempre terra bruciata attorno. Più un meccanismo di autodifesa, che reale e profonda cattiveria. Certo, era pungente, sarcastica e tendeva facilmente a giudicare gli altri, ma in fondo non era veramente il mostro che gli altri credevano che fosse. Aveva creduto che Rocco se ne fosse accorto, che in quel tempo trascorso insieme fosse riuscito a comprenderla, laddove le sue colleghe avevano fallito. Si era aperta a lui e per cosa? Per trovarsi quel siparietto davanti? Irene era stata rimessa al suo posto sia da Maria che dalle sue colleghe. Per non parlare del modo in cui Rocco aveva guardato Maria con quella nuova acconciatura: gli occhi da pescelesso e nessun interesse verso di lei e la sua espressione palesemente delusa. Sembrava addirittura quasi fiero del modo in cui Maria era riuscita a tenerle testa e per giunta anche zittirla. Aveva ragione la signorina Moreau, Irene si era meritata quella stoccata da parte della siciliana. C'erano però due cose che non si sarebbe mai aspettata: la reazione di Rocco e, soprattutto, quelle delle sue amiche.
Stava rientrando in camerino per cambiare una calza che si era smagliata ed era stato in quel momento che le aveva sentite. Non aveva volutamente deciso di origliare, ma poco prima di aprire la porta aveva sentito il suo nome e allora si era fermata sul posto. Aveva sentito Dora e Paola augurarsi un suo prossimo allontanamento. "Il suo principe azzurro non arriverà mai troppo presto" aveva detto Dora con un tono tanto acido da colpirla dritta al petto come una stilettata. Paola al suo fianco che ridacchiava. Entrambe desideravano che Anna rimanesse e prendesse il suo posto. Irene aveva sentito il corpo gelarsi, incapace di fare alcun passo. Ma non avrebbe mai voluto farsi vedere in quel modo. Non avrebbe dato un'altra soddisfazione nemmeno a loro due. 
Aveva chinato la testa, aveva cercato di mandare giù il groppo che si era formato in gola e aveva preso un profondo respiro. Con disinvoltura era entrata in camerino, a testa alta adesso, come se niente fosse, come se non avesse sentito nulla. Continuò a bacchettare quelle che adesso sapeva erano solamente delle colleghe, non di certo sue amiche. D'altronde non avevano capito nulla di lei, non valeva la pena mostrarsi offesa o dispiaciuta dalle loro parole. Non avevano fatto altro che dimostrarle quello che lei stessa aveva da sempre pensato. Non si era mai fidata di loro, non aveva mai raccontato dei problemi con suo padre o di qualsiasi altra cosa le passasse per la testa. Per quel grande magazzino Irene era una macchietta, la cattiva di turno capace solo di sputare veleno su tutti. Era il suo personaggio, ormai, poco contava che dietro ci fosse molto altro. Un mondo che nessuno avrebbe visto, perché a nessuno interessava.
Sgattaiolò fuori dal camerino e dal negozio, sedendosi sulla panchina appena fuori dal grande magazzino. Lasciò che la testa si adagiasse stanca sulla parete fredda e chiuse gli occhi. Sentiva delle lacrime pungerle gli occhi, ma era determinata a non farle uscire. Era sola lì dentro. Tutti le remavano contro, Rocco aveva tacitamente preso le difese di Maria. A Irene cos'altro restava? Non aveva più nemmeno una famiglia, dopo la morte di sua madre. Inoltre non poteva più vivere in casa con suo padre, la situazione era diventata insostenibile e l'intervento di Rocco era servito solo a rimandare l'inevitabile. Lui l'aveva aiutata, le era rimasto accanto, ma solo finché Maria era lontana. Dopo il suo ritorno, tutto quello che Irene credeva di aver costruito con lui, si era sgretolato come un castello di carte dopo un soffio di vento. No, era sola, completamente sola.

"Sì, ci vado subito. E un attimo" disse Rocco borbottando contro Armando mentre usciva dal magazzino per andare a portare la nuova divisa per Anna da lasciare nel camerino delle ragazze. Si fermò immediatamente, svoltando l'angolo, vedendo Irene ferma davanti alla porta. "Che sta facendo?" pensò, mentre la vedeva immobile con la mano sulla maniglia. Poi a un certo punto sentì la voce di Dora le parole che pronunciò contro Irene. Lei era rimasta ferma lì qualche istante, immobile davanti a quelle parole. Rocco l'aveva tentennare  qualche secondo, prima di entrare in camerino come se niente fosse. Rocco si chiedeva come le riuscisse così semplice fingere che tutto andasse bene. Lui a parti inverse non sarebbe stato in grado di farlo. Erano tante le cose che lo differenziavano da Irene, ma una su tutte era la trasparenza. Lui era un libro aperto, non era capace di nascondere le proprie emozioni e i propri sentimenti, Irene invece era bravissima a incassare senza battere ciglio. Ma lui sapeva che quelle parole l'avevano scalfita. L'aveva vista esitare prima di entrare in camerino, aveva visto la sua testa bassa, il modo in cui si era appoggiata alla porta. Quanto era stato stupido prima? Sì, una piccola parte di sé si divertiva a vedere di essere conteso tra lei e Maria. Stava peccando di vanità e per quello avrebbe dovuto confessarsi. Stava dimenticando di avere davanti due persone con i loro problemi e i loro sentimenti. Era stato indelicato a mostrarsi compiaciuto per il modo in cui Maria aveva rimesso a posto Irene quella mattina. 
C'era da dire, però, che Irene spesso se le andava a cercare. Glielo aveva detto anche lui che il suo carattere spigoloso doveva essere smussato. Eppure lui aveva intravisto anche dell'altro in lei, sapeva quanto buono ci fosse e quanto di quel buono fosse poi rivolto quasi unicamente a lui. Non aveva dimenticato come l'aveva aiutato ad acquisire sicurezza in se stesso quando temeva di non essere in grado di superare l'esame per la licenza elementare, o come lo aveva spinto a scegliere senza condizionamenti, senza mai influenzare il suo giudizio. Né quando lo aveva consolato dopo la partenza di Marina. Irene c'era stata per lui quando aveva avuto bisogno, e lui invece cosa aveva fatto? Irene poteva essere acida con tutti, ma lui era l'unico che l'aveva vista per quello che era realmente. E aveva accettato di lei sia le parti migliori, che quelle negative. 
"Meno male che vi definite sue amiche" aveva detto Rocco sollevando le sopracciglia quando aveva visto Dora e Paola uscire dal camerino dopo Irene. 
"Che fai, ci spiavi?" domandò Dora mettendosi sulla difensiva.
"No, stavo passando e vi ho sentito. Non eravate proprio silenziose" si giustificò lui con aria critica, incrociando le braccia al petto. 
"Guarda che stavamo scherzando, comunque. E poi lo sai anche tu quanto Irene sia difficile a volte" continuò lei, mentre Paola annuiva al suo fianco.
"C'è modo e modo di scherzare" concluse Rocco, allontanandosi da loro per appendere la divisa della nuova venere sulla gruccia in camerino.

Non appena aveva sentito il rumore di tacchi sull'asfalto, Irene drizzò la testa. Davanti a lei c'era Rocco che tornava dalla caffetteria. Con Maria.
"Irè, tutto bene?" domandò lui, notando i suoi occhi lucidi. Maria la guardava con aria di sfida, ancora presa dallo scontro che era avvenuto tra le due poco prima. Irene scosse la testa, divertita dall'ironia di quella situazione. Era accerchiata. Prima Dora e Paola, adesso lui e Maria insieme. "Non è possibile" pensò, mentre quelle lacrime minacciavano di venire allo scoperto insieme a quella fragilità che Irene tanto si ostinava a celare agli altri. Non voleva in alcun modo che Rocco la vedesse così, figurarsi Maria.
"Certo, perché non dovrebbe?" ribatté lei con una punta di ironia, accennando un sorriso, mentre voltò lo sguardo per allontanarlo da quella ridicola coppietta.
"Maria, tu vai a mangiare, ci vediamo stasera" disse alla sua compaesana che sembrava tutt'altro che contenta di assecondarlo. Maria si incamminò, girandosi a guardarli un'ultima volta prima di tornare in atelier. I suoi occhi sarebbero stati in grado di incenerirli entrambi sul posto.
"Non vai a pranzo con lei?" chiese Irene, tirando su col naso. Gli occhi ancora lontani da quelli di Rocco, per timore di non riuscire a contenersi se solo gli avesse permesso di farsi vedere in quel modo da lui.
"No, per ora preferisco stare qui" rispose Rocco, per una volta spigliato e sicuro di sé, come solo sapeva essere accanto a Irene. Lei lo rendeva una persona diversa, quando stava con lei non era il solito Rocco impacciato e arretrato, né un bambino troppo cresciuto incapace di prendere le proprie decisioni. D'altronde era stata lei a insegnargli a decidere con la propria testa e infondergli fiducia.
"Lo so che hai sentito Dora, prima" le fece notare. Lo stesso tono gentile e comprensivo che aveva usato con lei per tutto il tempo che si era dovuta nascondere in magazzino. Dov'era finito quel Rocco? Perché tornava allo scoperto solo adesso?
"Non so di cosa stai parlando" negò lei, come faceva sempre per evitare di dover ammettere una sua qualche fragilità. 
"Guarda che stavano scherzando" insistette Rocco, sebbene le avesse riprese lui stesso poco prima, trovando quel coraggio che solitamente gli mancava. "Sono dispiaciute. E pure io" continuò, mentre Irene finalmente si voltava per guardarlo, confusa. Che cosa voleva dire? Aveva parlato con loro?
"Però anche tu non riesci proprio a tenere a freno quella lingua, vero?" disse Rocco, sorridendole per cercare di sdrammatizzare. 
"Ho detto solo quello che tutte pensavano" continuò a negare Irene, difendendo il proprio comportamento. Sapeva di aver esagerato, di essere sempre cattiva e velenosa nei confronti di Maria, eppure ogni volta che li vedeva insieme non riusciva proprio a trattenersi.
"Non è che devi sempre dire quello che pensi, ogni tanto puoi anche lasciare perdere, no?" Eccolo lì che ancora una volta fingeva di esserle accanto, per poi giudicarla e correggere i suoi comportamenti. Nessuno che riuscisse ad accettarla per quello che era, pregi e difetti. Irene abbandonò il suo sguardo e lo spostò su un punto imprecisato davanti a sé, mentre si mordeva il labbro inferiore per ricacciare indietro quelle lacrime. Una sfuggì al suo controllo e la cancellò con un rapido gesto della mano. Odiava quella situazione, sarebbe voluta fuggire da lì ed era pronta a farlo, prima che la mano di Rocco si poggiasse sulla sua. La scostò subito dopo per infilarla dentro il sacchetto che conteneva il suo panino. Lo divise e ne porse una metà a Irene, come aveva fatto tanto tempo prima con quella mela dopo che lei aveva cercato di risollevargli il morale e si era offerta di essergli amica. Erano davvero solo questo? Amici?
Irene accettò l'offerta di pace di Rocco con un sospiro, mentre lui le sorrideva ancora, prima di dare un grosso morso alla sua metà. Non era bravo con le parole, né ad ammettere ciò che provava. In fondo non lo sapeva ancora nemmeno lui cos'è che provava. Eppure era lì, con lei, e questo doveva pur contare qualcosa. Quella tregua non avrebbe cambiato niente tra loro, Irene aveva smesso di illudersi. Ma quel pomeriggio Rocco aveva scelto lei e almeno per qualche ora sarebbe stata meno sola. 
  
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