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Autore: NyxTNeko    05/05/2021    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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Capitolo 111 - Ci sono uomini nati per comandare a uomini nati per disobbedire -

Parigi, 8 maggio 1795

I mesi successivi alla sua scarcerazione trascorsero piuttosto velocemente, trascinando con sé quell'anno terribile per la Francia e per Napoleone stesso. Si era augurato che invece il 1795, che corrispondeva al IV della repubblica, secondo il calendario rivoluzionario, sarebbe stato decisamente favorevole ai suoi progetti.
Infatti, appena uscito dal carcere ed essersi ripreso completamente dalla brutta esperienza, era tornato all'Armata d'Italia, in cui aveva riottenuto il suo posto e, in seguito, dalla sua famiglia e da quella dei Clary, la quale, secondo la logica di Napoleone, si era unita alla sua attraverso il matrimonio di Giuseppe. Per questo erano integrati nel nucleo dei Buonaparte.

Non aveva perso nemmeno tempo nel tranquillizzare la giovane Desirée, che si era preoccupata non poco per la sua triste vicenda e a stringere un rapporto molto stretto con lei, rispetto a quello che avevano avuto fino ad allora. Infatti, avevano iniziato a provare qualcosa di decisamente più profondo l'uno per l'altra; il giovane corso aveva preso l'abitudine di soprannominarla Eugénie, prendendolo da uno dei nomi di battesimo della ragazza, nelle lettere che si scambiavano o nei brevi momenti in cui si incontravano - Ma perché mi chiamate Eugénie, generale? - le aveva chiesto una volta per curiosità, trovandoselo praticamente davanti la porta di casa.

- Perché, non vi piace essere chiamata in tale modo? Forse non lo gradite in quanto lo avete sentito raramente su di voi? - le aveva domandato di rimando, dopo averle regalato un baciamano galante e dolcissimo che fece arrossire la ragazza.

- Sì mi piace molto, però, non ho...ecco... - si era persa nuovamente in quegli occhi grigi che aveva incrociato per sbaglio e che avevano rapito la sua anima, aveva abbassato il volto per nascondere il rossore sempre più evidente - Ecco... non ho ben compreso...il motivo... - aveva aggiunto poi sussurrando.

- Perché fate parte del mio cuore... - aveva risposto velocemente Napoleone, celando anch'egli l'improvvisa timidezza che emergeva in simili momenti, specialmente nello stare a contatto ravvicinato con il gentil sesso. Per lui era tremendamente difficile rivelare a voce alta, ad una donna, i brucianti sentimenti che lo invadevano, dopo tutte le delusioni che aveva guadagnato, in quel terreno per lui incomprensibile, l'universo femminile restava un'incognita. Ovviamente il suo giudizio nei riguardi del sesso debole non era mutato - Non avete letto la mia ultima lettera? - aveva domandato poi, torturando il cappello tra le dita. In quella del 10 settembre, a cui si stava riferendo, lo aveva lasciato intendere attraverso una frase ben precisa 'Le attrattive della vostra persona e del vostro carattere hanno conquistato il cuore del vostro amante'. Aveva temuto che non l'avesse compreso e quindi avrebbe ricevuto l'ennesimo rifiuto.

L'arrossimento sulle guance, però, aveva dato a Napoleone la risposta che si aspettava: il suo sentimento era ricambiato, il 'battesimo' poteva così essere confermato e la giovane Clary era entrata definitivamente nel suo cuore, non sarebbe stata più Desirée e quindi Desiderata, ormai era una nuova creatura, una donna nuova, Eugénie, che apparteneva a lui soltanto - Sì l'ho letta ed è stata una sorpresa per me, non mi aspettavo tale rivelazione...da parte vostra - aveva confessato alla fine. Da quel momento in poi il generale l'aveva tempestata di lettere, scriverle era il suo massimo piacere e al tempo stesso il bisogno più imperativo, nelle quali la invitava calorosamente a seguire dei consigli che le indicava genuinamente, al fine di renderla la sua compagna perfetta. Così le aveva inviato una lista con tutti i libri che avrebbe dovuto leggere, su come migliorare la memoria, la ragione e coltivare una passione per la musica e il canto, in maniera intelligente, in quanto miglioravano la vita.

Tuttavia la vita sentimentale di Napoleone non aveva interferito affatto con quella militare. Il tragitto da Antibes a Nizza gli aveva fatto riflettere su ciò che era davvero importante da considerare e sul quale focalizzarsi. Aveva pensato che, avendo l'appoggio necessario dei suoi uomini e ricostruito nuovamente un dialogo con Saliceti, poteva permettersi di progettare un'imponente spedizione contro la Corsica, liberandola dagli inglesi, da Paoli e restituirla alla Francia. "La posizione di Paoli è stata enormemente ridimensionata" si era aggiornato costantemente, perciò era consapevole di come agire in questi casi "Credeva di poter dettar legge agli inglesi e invece sono loro che lo stanno facendo, era questione di mesi, questo è il momento perfetto per riconquistare l'isola, il caos e la confusione ci aiuteranno".

In poco tempo era riuscito a mettere su una flotta di 15 navi, con 1174 cannoni, con a bordo 16 900 uomini e a preparare la tattica perfetta per annientare in poco tempo i paolisti e i britannici sulla terraferma e il 3 marzo era salpato da Marsiglia. Però non aveva calcolato, o aveva poco considerato la potenza e la preparazione della marina inglese, sul mare. Questi, a largo di Noli, una cittadina confinante con Genova, avevano subito ingaggiato una cruenta battaglia navale e messo in seria difficoltà i francesi, nonostante i rivoluzionari avessero danneggiato irrimediabilmente la nave di linea britannica Illustrious.

Un'altra, l'Agamennon, era guidata da Nelson, il quale desideroso di vendicarsi dell'esito di Tolone, oltre che di dimostrare le sue indubbie qualità, e perduto un occhio durante un attacco a Calvi l'anno prima, non aveva sprecato energie, imparando la lezione. Non appena aveva scorto due navi francesi nella retroguardia, la Ça Ira e la Censeur, aveva compreso che grazie ad esse avrebbe ottenuto la vittoria. La Ça Ira, in effetti, a causa di una manovra sbagliata era andata a scontrarsi con la Censeur "Era ciò che stavo aspettando, ormai non hanno più scampo" aveva sogghignato Nelson, contemporaneamente aveva ordinato ai suoi di abbordare la seconda. Dopodiché le aveva catturate, i britannici avevano vinto ancora una volta con estrema facilità.

Vedendo l'esito, i francesi si erano dovuti arrendere e abbandonare il progetto e tornare indietro, a Marsiglia, da dove erano salpati. Purtroppo il settore marittimo costituiva da sempre un grande problema per Napoleone, nonostante fosse riuscito a trovare degli ufficiali di Marina preparati. Questi avevano fatto tutto il possibile per distrarre gli inglesi e riuscire a combatterli, non appena se li erano trovati davanti, ma senza successo. Era erano decisamente i migliori in quel branca militare, sarebbe stato davvero difficile, per la Repubblica francese, riottenere la Corsica.

Napoleone, durante il viaggio di ritorno, si era ricordato di quando da bambino aveva sentenziato che il mare fosse indomabile, l'aveva affermato con orgoglio, riferendosi anche a sé stesso, in un periodo della sua vita in cui era stato realmente felice. Si era reso conto che probabilmente non era di sé che parlava quel giorno, ma solo ed esclusivamente dell'immensa distesa d'acqua che si profilava dinnanzi. Aveva preferito la terraferma al mare, l'artiglieria alla marina, ecco perché non riusciva a vincere contro gli inglesi, come se una maledizione si fosse abbattuta su Buonaparte, un isolano che aveva scelto di essere un semplice cittadino del Continente. Aveva tradito la sua origine. I suoi nemici, al contrario, non avevano mai ripudiato il loro elemento, essendo isolani al pari di lui, e di conseguenza il mare non si ribellava a loro.

Al suo ritorno a Nizza non era stato accolto come il giovane generale aveva creduto: non era stato accusato del fallimento della spedizione. Ciò lo aveva fatto rimuginare non poco "Saliceti ha a che fare di sicuro con questa storia, anche perché lui è stato uno dei sostenitori della spedizione, probabilmente non desidera complicare i rapporti tra noi, dopo quanto accaduto ad Antibes" aveva intuito infine, pur non sapendo se fosse il ragionamento corretto. "Non che m'importi molto...conta che sia tornato sano e salvo a terra".

L'accoglienza dei suoi uomini rimasti a terra era stata più che calorosa, già pronti a sostenerlo in altri ambiziosi progetti. Il problema era sorto con il nuovo comandante dell'Armata d'Italia, il generale quarantasettenne Barthélemy Schérer, che era subentrato a quello precedente il 3 novembre dell'anno appena trascorso. Era un ufficiale dalla grande esperienza militare, che aveva combattuto per molti anni al servizio dell'Austria, nella Guerra dei Sette Anni, per poi ritornare, anni dopo, nell'esercito francese e infine fattosi trasferire in Olanda. Allo scoppio della Rivoluzione non aveva esitato minimamente nel destinare le sue competenze per tale causa, arrivando al grado di generale.

Tuttavia, poco prima del ritorno della flotta e di Buonaparte, Schérer aveva ottenuto un nuovo trasferimento all'Armata dei Pirenei Orientali, per sostituire il generale Dugommier, caduto valorosamente durante la battaglia di Sierra Negra il 18 novembre del 1794, il cui posto era stato momentaneo occupato dal generale Dominique Catherine de Pérignon, in attesa del collega.

La morte di Dugommier aveva colpito e destabilizzato profondamente Napoleone, era stata così repentina, inaspettata, che quasi non aveva voluto crederci. Avrebbe desiderato, con tutto il suo cuore, di combattere nuovamente accanto a quell'uomo impavido e glorioso. Avevano avuto davvero poche occasioni per conoscersi. Un uomo valoroso che era morto in maniera onorevole, eppure al giovane aveva lasciato l'amaro in bocca. La sua dipartita lo aveva fatto sentire solo, non aveva ancora trovato in nessun altro una figura di riferimento come era stato il creolo. Avrebbe custodito il ricordo per sempre "I suoi discendenti verranno ripagati, appena potrò".

Il generale Schérer sarebbe rimasto ubicato a Nizza fino alla fine di maggio e aveva rifiutato di prendere nuovamente Buonaparte. Secondo la sua opinione, condivisa anche da altri colleghi, quel giovane corso era - Troppo dedito a manovrare per ottenere promozioni - fin dalle prime volte in cui si erano incrociati, il comandante dell'intera Armata aveva percepito qualcosa di strano, di oscuro, di indecifrabile, in quel ragazzo. Non riusciva realmente a capire le sue vere intenzioni. Anche se era al corrente della sua enorme esperienza nel campo dell'artiglieria, sorprendente per un giovane di quell'età, il suo continuo trafficare lo aveva reso poco affidabile agli occhi di Schérer.

Quel rifiuto inaspettato aveva reso il generale Buonaparte un disoccupato. Ed era solamente 139° nella graduatoria dei generali più anziani. "D'altronde ho poco più di 25 anni, eppure la mia grande competenza dovrebbe essere maggiormente rilevante rispetto alla mia età" aveva sbuffato, controllando la lista - Quel...quel Schérer, che vada... - aveva soffocato tra i denti. Voleva evitare di utilizzare terminologie di cui si sarebbe potuto pentire in futuro.

Al suo seguito c'erano i suoi aiutanti di campo, che non lo avevano abbandonato. Al contrario avevano deciso di condividere la sua 'disgrazia', ciò con molta sorpresa di Napoleone. Non si aspettava siffatta fedeltà, si erano realmente affezionati a lui, dopotutto egli stesso lo era con loro. - Vi ringrazio - aveva replicato, avendo ascoltato le loro motivazioni, tutte incentrate sull'indissolubilità del loro legame cameratesco.


Ciononostante, otto giorni dopo, l'11 marzo gli venne ordinato di raggiungere l'Armata Occidentale del generale Hoche, che si trovava a Brest, in Normandia per guidare l'artiglieria e aiutare a soffocare una rivolta realista di vandeani - Avete visto, alla fine il nuovo governo vi ha affidato un nuovo incarico, generale! - esclamò Junot, entusiasta come al suo solito. Sarebbero tornati di nuovo in azione e avrebbero mostrato la loro potenza a quei traditori. Il generale stava preparando le valigie, seppur non avesse parlato a fondo di questo nuovo incarico, come se si fosse preso del tempo per pensarci. Nessuno aveva insistito.

- Non andremo a Brest - fu la secca risposta di Napoleone, senza mutare la sua espressione seriosa. Stava chiudendo i lucchetti delle valigie attentamente, alcuni servi lo aiutavano a portare quelle sistemate in carrozza.

- Ma...ma come, generale? - sbottò Junot incredulo di quanto aveva appena udito, sbatté le palpebre, senza comprendere - Perché?

Napoleone si fermò per un istante e guardò l'aiutante alle sue spalle, il quale sbigottito, lo stava fissando, pretendeva risposte - Perché non ho alcuna intenzione di combattere contro altri francesi, Junot - spiegò onestamente il giovane generale - Quella che si sta svolgendo nella zona occidentale della Francia non è una guerra qualsiasi, è la guerra civile - ricordava nitidamente i terribili momenti vissuti in Corsica, le lotte fratricide, le sanguinose faide tra clan per la supremazia. Probabilmente non sarebbe mai riuscito a dimenticarli - Non voglio contribuire ad un simile orrore... - La vittoria che avrebbe ottenuto in quel luogo sarebbe stata ingloriosa ed infamante.

Junot non riuscì a trattenersi e sorrise - Avete un alto concetto della guerra, generale - doveva ammetterlo, quel generale lo stupiva ogni volta, non appena si convinceva di conoscerlo, ecco che lo sorprendeva ancora. Non poteva di certo sapere che c'era un'altra motivazione che spingeva Buonaparte a rifiutare un simile incarico: la minima possibilità di avanzamento, Hoche aveva solo un anno in più di lui e una carriera rispettabile. Aveva scalato piuttosto in fretta le gerarchie militari e si era distinto brillantemente in varie occasioni, la caduta di Robespierre lo aveva compromesso momentaneamente per poi essere riabilitato. Ed ora si stava impegnando nel riprendere il controllo della zona ovest. A che sarebbe servito impegnarsi tanto, ragionò Napoleone, se ciò avrebbe contribuito a rendere il suo nome indegno e quindi facilmente ostacolato dal governo? - E allora dov'è che andremo? - domandò l'aiutante.

- A Parigi - affermò Napoleone - È giunto il momento di ricercare in quella città il posto e l'occasione che ci spettano, qui non siamo apprezzati abbastanza - aggiunse leggermente amareggiato. Gli sarebbe mancato quel posto, così simile alla sua isola, gli sarebbe mancata anche la sua Eugénie, di cui si era sinceramente e realmente innamorato, si era fidanzato ufficialmente con lei il 21 aprile. Non aveva smesso di interessarsi alla cultura della ragazza, si era addirittura abbonato, a nome di Desirée, ad una rivista di clavicordio, uno strumento che riprendeva le fattezze di un piccolo pianoforte, per farle conoscere la musica di Parigi, seguendo la moda dei tempi.

E ammoniva il maestro di Clary per la poca attenzione alle sue lezioni di solfeggio, ossia una pratica che permette di far leggere ad alta voce e a tempo uno spartito. Esigeva la massima preparazione e il meglio che la cultura potesse offrirle. Nell'ultima lettera le aveva persino dato del tu e l'aveva conclusa con 'tuo per la vita'. Ciò stava ad indicare l'enorme affetto che provava nei suoi riguardi, che era mutato presto in amore. Ma presentiva che il destino gli suggeriva di dirigersi verso la capitale e così avrebbe fatto: percorrere quella strada che gli stava indicando. L'aiutante annuì e corse ad avvertire gli altri due, in modo che si potessero preparare e mettersi in viaggio.

 

 

   
 
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