Si trovavano tutti insieme in sala grande, come di consueto. Le ragazze
tornavano spesso in quella che ormai era la loro seconda casa, e si intrattenevano qualche giorno… e a volte qualche
settimana.
Quel pomeriggio
appunto erano tutti insieme, e a un tratto Cardina
“Certo che
quella vagabonda potrebbe farsi vedere ogni tanto!”
Fu forse la sola
a non rendersi conto dello sguardo del Monaco Guida. Cercava di nascondere i
suoi sentimenti, lo faceva da una vita, ma ultimamente gli era molto difficile.
Forse era l’età, diceva Cardina scherzando.
“Non vi sentite
bene?” gli domandò lei. Lui si alzò.
“Sto bene. Comincio
a essere un po’ stanco. Vado nella mia stanza”
“Non volete che
vi accompagni?”
“No. A più tardi”
Se ne andò pian piano. Umi scosse il capo.
“Dovresti stare
più attenta”
“Perché? Che ho detto?”
“Lo sai. Non devi
nominarla. Non davanti a lui”
“Ma è la verità. Quell’antipatica non si degna nemmeno più di
farci un saluto. E poi perché?”
“E’ più che
maggiorenne” insistette Umi “E può fare quello che
vuole della sua vita. Se ha deciso di restare su Ootozam e lì
si trova bene, chi siamo noi per farle cambiare idea?”
Naturalmente
sapevano tutti il motivo per cui Plesea se n’era
andata, e chi non lo sapeva credeva di intuirlo. Umi naturalmente non era fra
quelli, essendo stata lei stessa invaghita del Monaco Guida, ovvio che sapesse cosa doveva provare.
“Sì, ma cosa c’è
ad Ootozam che qui non ha? Qui ci siamo tutti noi, non è
abbastanza?”
Cardina si era
legata molto a Plesea, ed era stata una delle più dispiaciute dalla sua
partenza – ovviamente con le ragazze, che l’adoravano.
“Secondo me tornerà” disse Hikaru, sempre fiduciosa “Sono certa che
sente anche lei la nostra mancanza”
“Io non mi
capacito del comportamento di Clef” tornò alla carica Cardina
“Finché è stata qui, la calcolava meno delle pareti. Ora che
se n’è andata la cerca!”
“Succede sempre
così” commentò Fu “Per lui era scontato averla vicina.
E ora gli manca”
“Bè, doveva
pensarci prima. Perché, pensatela come vi pare, ma per
me è proprio per colpa sua che se n’è andata”
Finalmente ci sei
arrivata, fu il pensiero generale. Ovvio che era per colpa sua, per cos’altro?
Nella sua stanza
Clef s’era steso sul letto. Aveva sentore di cosa pensavano i ragazzi, perché
da quando lei se n’era andata si erano fatti più freddi nei suoi confronti. Non
tutti ovviamente, ma qualcuno, come Cardina stessa - che
pure si sostituiva talvolta a lei nelle cure per lui – aveva cambiato
atteggiamento verso di lui, imputandogli qualche colpa. Eppure,
pesò, era stata proprio Plesea a decidere di andarsene.
“Volevo solo dirvi che me ne vado”
Era rimasto a guardarla senza capire, per
la prima volta senza parole.
“Cosa significa?”
“Significa che me ne vado. Penso che mi
farà bene cambiare aria”
“Ma per sempre?”
“No. Si tratterà solo
di un breve periodo, poi tornerò. Credo di averne bisogno”
Il
Monaco Guida aveva cercato di replicare, ma la determinazione nei suoi occhi
gli aveva fatto capire che non sarebbero state le sue parole a fargli cambiare
idea.
“Va bene. Se hai
deciso così, io non posso fermarti”
Lei aveva annuito, compita come sempre.
“Farò subito le valigie”
E le aveva fatte. Era partita
solo pochi giorni dopo, apparentemente senza esternare emozioni. Ma naturalmente, non era detto.
Riscuotendosi dai
ricordi, Clef pensò che probabilmente i ragazzi gli facevano
una colpa di questo, di non averla fermata.
E sapete cosa?, pensò Avete ragione voi.