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Autore: gigliofucsia    05/05/2021    0 recensioni
Una torre circolare, una corsa forsennata verso una cima che si allontana sempre di più.
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La torre circolare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il vento fischiava nelle sue orecchie e ghiacciava la pelle filtrando tra le fibre del pigiama di cotone. Sotto i piedi nudi c’era una fredda grata di ferro e, mentre correva, curvava sempre di più affiancando una colonna di cemento immensa che svettava verso il cielo. Attraverso il cielo nuvoloso e la naturale foschia riusciva quasi a scorgere la punta.
Così con i polmoni che bruciavano, il cuore in gola, il sudore che scendeva copioso e poi ghiacciato dalla brezza, continuava a correre.  Un gorgoglio d’acqua si allargava verso l’infinito isolandola in mezzo al vuoto.
Non sapeva quanti metri o chilometri avesse già percorso, l’inizio della grata era scomparsa alla sua vista da anni? “Anni”? Era difficile calcolare il tempo in un luogo in cui non esisteva notte e giorno ed in cui ogni passo sembrava essere immobile.
Non sapeva nemmeno se sarebbe riuscita ad arrivare fino in cima ma non poteva fermarsi o tutto ciò che stava facendo sarebbe stato inutile.
Quindi continuò a correre finché le gambe e le braccia non cominciarono a farsi pesanti e le articolazioni a bruciare. Dopo un tempo diluito in lunghissimi secondi, la testa cominciò a girare, si sentì scossa dai brividi ed a barcollare verso l’esterno. Non cadde nel vuoto solo per un istintivo scatto di reni e paura. Alzò lo sguardo vedendo la vetta fiorire vicina dalle nuvole. Ma non ce l’avrebbe mai fatta, era troppo stanca.
Si appoggiò al ruvido muro di cemento e continuò a correre, ma aveva subito un rallentamento. La testa cominciò a pulsare, la vista ad annebbiarsi e con un ultimo passo inciampò e cadde sulla grata, si sfregò i piedi ed il ginocchio sul ferro appuntito che colorò il grigio di rosso. Si rialzò e sentì l’impulso di vomitare.  Lo guardò gocciolare verso il basso e quando rialzò lo sguardo la vetta era scomparsa di nuovo tra le nuvole.
Batté i pugni sulla grata, essa echeggiò. Rimase lì a fissare il vuoto per un tempo indefinito. Poi sentì il cuore ripartire dall’ansia. Si rialzò in piedi e si guardò indietro.
Alla base, un mare infinito e nero stava inghiottendo i chilometri di grata che aveva percorso. Capì di essere verso la fine.  La scelta adesso era tra il correre ed arrivare una volta per tutte alla vetta o lasciarsi inghiottire dal destino.
Un istante dopo, stava ricominciando di nuovo. Non percorse che qualche metro quando tutti sintomi si ripresentarono puntualmente per rallentarla. Palpitazioni, stanchezza, il fianco che si stringeva dolorosamente e le gambe che cedevano. Inoltre, più rallentava e più sentiva lo scrocio delle onde nere alle sue spalle. Non aveva bisogno di guardarsi indietro per capire che le aveva vicine e più pensava di non potercela fare e più la loro minaccia la sentiva vicina. Non era acqua, era la morte.
Stava di nuovo per fermarsi. La stanchezza non poteva fermarla. Per quanto aveva corso? Giorni, mesi, anni? Ed ancora non era morta di fame o di sonno. Ogni volta che si avvicinava, la stanchezza era sempre la scusa perfetta per non arrivarci ma questa volta non si sarebbe fermata nemmeno se fosse stata sulla soglia dell’infarto.
Quindi ignorò ogni sensazione ed aumentò il passo costringendosi a pensare che non era stanca. Quando le gambe dolevano non era stanca; quando il cuore la strozzava non era stanca; quando la milza la piegava, la nausea minacciava di svuotargli lo stomaco ed i crampi le piegavano le gambe non era stanca. Non esisteva la stanchezza c’era solo, o il vuoto o la cima, tutto il resto erano scuse.
Corse per così tanto tempo da non vedere la cima. La nebbia si mischio a quella dei suoi occhi. La testa girava come un vortice e non sentiva più nemmeno il gorgoglio dell’acqua che saliva, sentiva solo freddo, umido e la grata sotto i suoi piedi, poi questi toccarono una base piatta di cemento e quando pensò di essere arrivata chiuse gli occhi.
Poco dopo sparì ogni sensazione, sentiva solo calore, odore di disinfettante ed il battito acuto di un elettrocardiogramma.
  
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