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Autore: Lelusc    06/05/2021    1 recensioni
Cosa può spezzare un amicizia che dura da otto anni? Questo è ciò che Alexander e Kaoru scopriranno a loro spese. Chissà come andrà a finire.
In questo racconto ci saranno parole giapponesi, ma tranquilli, il loro significato sarà infondo alla pagina ;D
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ciao a tutti, questo racconto a parole giapponesi al suo interno, ma tranquilli, sotto ci sarà la traduzione, e quindi, niente, buona lettura. Lelusc. ;D

Sono seduto sul comodo divanetto a due posti della biblioteca comunale come al mio solito, sfruttando la fioca luce naturale della mattina che entra dalla finestra alle mie spalle.

Oggi è domenica, ed è presto, molto presto, quindi per me la condizione ideale per leggere in pace, immerso nel più puro silenzio, sicuro di non venir disturbato.

Volto pagina e sorrido. Il romanzo d’avventura a cui ormai sono più che a metà è davvero avvincente e il protagonista è al limite del coraggioso, quasi temerario, e stranamente questo mi diverte. Finché è qualcuno che vive solo nelle pagine...

Finisco il capitolo e distolgo un attimo lo sguardo dal libro che poso capovolto sulle gambe.

È da molto tempo che leggo e mi trovo nella stessa posizione, ho mal di testa e sono indolenzito, noto passandomi una mano dietro al collo, quando il mio sguardo casualmente si posa sulla pila di libri appoggiati sul divanetto accanto a me.

Yare yare, credo di essere andato troppo oltre con l’immaginazione, non penso di riuscire a leggerli tutti. Prenderò in prestito questo e andrò a casa, penso, così mi alzo e incomincio a mettere a posto gli altri libri.

Ecco, ho finito, penso mentre metto l’ultimo il libro al suo posto.

“Itai!”Esclama qualcuno improvvisamente e mi volto di scatto.

Non mi ero accorto ci fosse qualcun’altro. Che strano, è troppo presto perché ci sia qualcuno, mi ritrovo a pensare, e proprio accanto a me, a breve distanza, noto un ragazzo fermo di fronte ad uno scaffale con una mano posata sul capo e ai suoi piedi un libro voluminoso e dall’aria pesante.

Wa! I libri di storia giapponese sono pesanti. Aspetta, non dirmi che gli è caduto in testa e magari anche di spigolo.

“genki?” Chiedo muovendo qualche passo verso di lui.

“Hai. Arigatōgozaimasu”afferma il ragazzo voltandosi verso di me, e ho un improvvisa stretta al cuore quando mi ritrovo a guardare un volto a me tanto famigliare.  

Per chiunque sarebbe un classico viso asiatico dall’incarnato candido e tratti delicati incorniciato da lunghi capelli lisci e corvini e occhi a mandorla neri come la notte, ma per me che so a chi appartiene, è diverso, inoltre nei suoi occhi mi sembra di scorgere
un fugace barlume di sorpresa che però lascia subito il tempo che trova riproponendomi poi degli occhi freddi, privi di qualsiasi emozione.

“Kaoru”

Mi guarda ancora impassibile, poi raccoglie il libro caduto ai suoi piedi e lo mette a posto sullo scaffale.

“Ne è passato di tempo, come stai?”Chiedo, ma non ricevo risposta.

Lo sapevo. Che cosa devo fare? Mi domando a disagio mentre lui senza dire una parola mi passa accanto e fa per andare via.

“Aspetta Kaoru, io…” affermo incerto e lo seguo.

“Aspetta! Vorrei parlarti, Kaoru! Kaoru!”

“Damare!”Esclama voltandosi di scatto verso di me, arrabbiato, poi senza pronunciare più nemmeno una parola, esce dalla biblioteca.

Corro alla porta, ma non ho il coraggio di fare niente se non guardarlo allontanarsi  fino a quando non sparisce alla mia vista e non posso fare a meno di capire il suo comportamento, ma fa ugualmente male.

Cosa devo fare? Mi chiedo con ritrovato dolore.

Credevo di averla superata, invece a quanto pare non è così, penso con rammarico, rimpiangendo il dolce passato che ora è più amaro e lontano che mai.

Sospiro frustrato e torno dentro rassegnato.

“Sasha, daijōbudesuka?”

Guardo la ragazza al di la del bancone e sorrido mestamente.

“Hai. Arigatō Ayako - neesan”

Ayako - neesan allora non mi chiede ne dice più niente, si limita solamente a sorridermi, ma dalla consapevolezza nei suoi occhi, so bene che non crede alle mie parole ed è preoccupata, ma nonostante ciò riprende a lavorare, ed io di conseguenza desisto dal tornare a casa e mi metto nuovamente seduto a leggere sperando di distrarmi dai brutti pensieri che sono tornati a tormentarmi.

Leggo altri tre capitoli, sorpreso che nonostante gli eventi appena accaduti sia riuscito, seppur parzialmente, a concentrarmi, quando un improvvisa vibrazione mi distrae.

Il cellulare? Kaoru! Penso subito.

Masaka penso poi triste, così lo prendo dalla tasca e guardo il display. 

Mamma? Che cosa sarà successo? Mi chiedo preoccupato e mi affretto ad uscire per rispondere.

“Mamma, che succede?”

“Mi dispiace disturbarti, ma c’è un problema con i rifornimenti e devo correre in negozio, potresti tornare a casa e guardare tua sorella?”

“Va bene. Sono in biblioteca, giusto il tempo di arrivare”

“grazie”

“non ti preoccupare”affermo, attacco e metto via il cellulare.

“Ayano – neesan!”

“Hai?” Chiede alzando la testa dal computer.

“Kore o kaimasu”affermo porgendole il libro che poco dopo mi ridà con un sorriso.

“Mata ne Ayano neesan!”

“Mata ne!”

Faccio un sorriso, esco dalla biblioteca e m’incammino lungo il marciapiede, diretto alla metro.

Poche fermate e sono praticamente a casa e anche se tutto quello che vedo mi è familiare, ho la sensazione che ogni cosa sia improvvisamente grigia e fredda, e non è dovuto solo al fatto che Natale è quasi alle porte e di recente le temperature si sono drasticamente abbassate.   

Wa! Samui! Esclama una ragazza davanti a me rivolta all’amica e sorrido.

Già, fa proprio freddo, penso alitandomi sulle mani, ma fortunatamente ormai casa è vicina.

Mi fermo di colpo proprio davanti alla mia via. È grande e curata, piena di case una vicina all’altra tra cui  la mia che è la penultima se svolti a sinistra, mentre quella di Kaoru e la penultima se vai a destra.

 È da tanto che non ho motivo di svoltare a destra, anzi ricordo che ho fatto di tutto per tentare d’ignorare il dolore e il senso di perdita che provavo quando vedevo la via continuare, consapevole che portasse da lui, e alla fine ci ero riuscito, ma ora che l’ho rincontrato…

Insomma! Basta! Non hai tempo da perdere per queste cose, devi tornare a casa! Mi sprono, così mi affretto lungo la via.

“Sono a casa!”Esclamo poco dopo estraendo le chiavi dalla serratura e mi chiudo la porta alle spalle.

“One!”Esclama una vocetta infantile.

“Ah, Yuriko, mi stavi aspettando?”Chiedo scompigliando i capelli della nanetta in braccio a mamma.

“E da quando le ho detto che saresti tornato che è agitata”

Sorrido.  

“Bene, allora Yuriko, fai la brava con il fratellone”afferma mamma porgendomi la piccola che subito si stringe a me.

 “Allora lascio tutto nelle tue mani, torneò il prima possibile”afferma mentre indossa la giacca.

 “Sì, tranquilla, ci penso io”

“grazie, allora vado”afferma, prende la borsa, ed esce di gran fretta.

“Allora, ora che facciamo noi due?”Chiedo alla piccola che mi guarda con i suoi occhioni blu, uguali a quelli di mamma.

“giocare”

“allora giochiamo, ma prima devo cambiarmi. Yoshi!”Esclamo e incomincio a salire le scale che portano di sopra.

Una volta in camera poso il libro sulla scrivania, e metto Yuriko seduta sul tappeto, poi mi affretto a chiudere la porta così che non vada in giro, e senza perderla di vista, o è capace di svuotarmi i cassetti, incomincio a cambiarmi con una maglia comoda e un paio di vecchi pantaloni, poi una volta con le pantofole ai piedi, quest’ultimi ringraziano, le tolgo delicatamente di mano un quaderno di scuola e la prendo nuovamente in braccio.

“Sentiamo signorina, cosa volevi fare al mio quaderno?”

Mi guarda e sorride.

“Peste!”Affermo accarezzandole il capo e vado in camera sua per prendere un gioco qualsiasi per intrattenerla, o non saprò dove sbattere la testa. 

Kowai! Penso subito notando il disordine che regna nella stanza, e stando attento a non calpestare e rompere qualcosa, cerco i cubi.

Io ci andavo matto, magari piaceranno anche a lei. Oddio, ammesso che non inizi a tirarli a destra e manca, penso e tenendo ancora stretta Yuriko, raccolgo alcuni cubi sparsi sul pavimento e li metto nella loro cesta.

“Bene, questa la portiamo con noi. Ora andiamo a divertirci!”Affermo uscendo dalla stanza.

“Non farlo cadere eh”mi raccomando quando Yuriko prende un cubo, poi una volta di sotto poso sia lei che la cesta sul tappeto, al centro del soggiorno.

Chissà, magari per un po’ starà buona a giocare, penso sedendomi sul divano e accendo la televisione alla ricerca di qualcosa d’interessante.

 Alla fine mi ritrovo a guardare un anime, l’unica cosa parzialmente interessante che ho trovato, ed ecco che la mia mente torna al passato.

 Questo anime è piuttosto vecchio, visto che lo guardavo quando andavo alle elementari e ora sono al liceo, ma lo trasmettono ancora, inoltre è un episodio che ho già visto, noto con nostalgia.

Ricordo che lo guardavo con Kaoru, ci andavamo pazzi. Puntuali come un orologio svizzero ci piazzavamo davanti alla televisione sopra due grandi cuscini imbottiti, poi guardavamo tutti gli anime del pomeriggio sgranocchiando patatine e bevendo intrugli che ora non toccherei mai.

Che peccato che tutto sia finito in quel modo, penso di colpo pieno di rammarico e dolore.

Itai! Affermo ritornando al presente. Yuriko mi ha lanciato un dado sulla gamba.

“Che fai nanetta?”Chiedo arricciando le labbra, infastidito, e Yuriko di tutta risposta mi porge un dado in un tacito invito.

“Va bene, ma il fratellone è bravo sai?”Affermo sedendomi vicino a lei che non smette di guardarmi, così non posso fare a meno di scompigliargli i capelli scuri, intenerito, e iniziare a giocare con lei.

Dopo un ennesima caduta del castello di dadi, sono annoiato e stanco.

Pensare che quando ero piccolo lo costruivo e ricostruivo fino allo sfinimento, mi chiedo come facessi. Guardo Yuriko iniziare per la quinta volta di seguito il castello o quello che è, e mi arrendo alzandomi da terra.

Ah, ho il sedere intorpidito! Penso guardandomi intorno e mi accorgo che ormai la televisione ha smesso di trasmettere gli anime e al loro posto c’è un telegiornale.

 Di bene in meglio penso, quando involontariamente il mio sguardo si posa sull’orologio a forma di mela appeso alla parete.

È ora di pranzo? Ma per quanto tempo ho giocato con quei dadi? Non ci posso credere! Come non posso credere che Yuriko non mi abbia detto di avere fame. Di solito è puntuale su queste cose.

La guardo. Sarà troppo concentrata a giocare, in ogni caso io non ho nemmeno tanto appetito, quindi, magari le cucino qualcosa di veloce.

Mi sembra ci fosse della carne macinata in frigorifero, mi ritrovo a pensare e vado a controllare.

C’è. Bene, potrei farle un hamburger con l’uovo, penso quando qualcosa mi tira i pantaloni e mi volto.

“One, ho fame”

Eccola, come da programma.

“Lo vuoi un hamburger con l’uovo?”

“Sì!”

“Bene, allora vai a giocare. Quando è pronto ti chiamo”

Annuisce e corre via.

“Credo cucinerò anche delle zucchine rosolate”borbotto e una volta con tutto l’occorrente pronto, metto a scaldare la piastra e inizio a modellare la carne.

Un attimo dopo ho messo delle fette di pane a tostare e sto rosolando in padella alcune zucchine a cubetti, mentre l’hamburger sta cuocendo e già un delizioso profumino di carne si è impadronito del soggiorno.

Vediamo, per dolce posso tagliare delle mele a coniglietto penso, quando alcuni versi di difficoltà mi fanno voltare e noto Yuriko tentare di salire su una sedia.

“Aspetta, ecco”affermo mettendola a sedere bene sul cuscino. Senza di quello non arriva al tavolo.

“Non vuoi più giocare?”

Scuote il capo.

“Va bene, allora fai la brava e aspetta lì, è quasi pronto”affermo quando il tostapane suona.

“Ah, intanto vuoi questa?”Chiedo porgendole una fetta di pane tostato.

“Attenta. Brucia”affermo e sorrido quando la vedo fissare il pane come se fosse un brutto insetto e morderlo con cautela.

Un attimo dopo poso il piatto con dentro l’hamburger con l’uovo davanti a Yuriko che senza perdere tempo prende la forchetta e con fare entusiasta comincia a mangiare, mentre io guardo privo di appetito il toast al formaggio che sta brevemente cuocendo
sulla piastra e controvoglia lo trasferisco nel piatto, accanto alle zucchine rosolate, poi lo guardo.

Non ho per niente fame, mi sento scombussolato, ma per pranzo credo possano andare, penso mentre lavo due mele e incomincio a tagliarle a coniglietto. Yuriko così le adora!

Un attimo dopo porto a tavola un piattino pieno di spicchi di mela, il mio toast, e mi siedo vicino a Yuriko.

“Oiglio!”Esclama subito felice.

“Sì, un coniglio”affermo pulendole la bocca sporca d’uovo con il tovagliolo, poi prendo svogliatamente il toast e gli do un morso.

Finisco tutto quello che ho nel piatto solo per colpa della golosità, poi guardo Yuriko mentre sgranocchia l’ennesimo spicchio di mela. Sono lieto che almeno lei abbia finito tutto con gusto, io invece ora ho un gran peso sullo stomaco.

Probabilmente è perché mi sono costretto a mangiare, penso indeciso se farmi un tè o qualcosa di simile per aiutarmi a digerire, ma alla fine decido che non ha importanza, così mi alzo da tavola portando con me i piatti sporchi e senza perdere tempo vado al lavello e inizio a lavarli.

Sto  pulendo la piastra, l’ultimo utensile rimasto ancora sporco, quando mi ricordo di Yuriko e mi volto di scatto, ma a tavola non c’è, ci trovo solo il piatto con alcuni spicchi di mela.

“Yuriko, dove sei!?”Esclamo subito agitato.

“Ogionno!”Risponde all’istante.

Ah,va bene, penso ritrovando all’istante la calma e continuo a pulire, poi prendo il piatto con gli spicchi di mela rimasti e raggiungo Yuriko che si e rimessa a giocare con i dadi.

Ma tutto questo interesse per quei pezzi di plastica colorati dove lo trova? Mi chiedo mentre poso il piatto sul tavolino basso e mi lascio cadere sul divano.

È vero, la televisione è rimasta accesa, e che programma è questo? Sport? Perché? Mi chiedo infastidito e comincio a fare zapping alla ricerca di qualcosa di più piacevole.

La seconda volta che faccio il giro dei canali non trovo ancora nulla d’interessante, così vado di mia spontanea volontà sul canale che trasmette solo anime e mi accontento di vedere quelli, così imparo a fare subito tutti i compiti ed ad essere un poveraccio che non ha amici.

Mi sorbo due anime quando una vocetta gracchiante che detesto, comincia a blaterale qualcosa e guardo Yuriko che subito si volta verso la televisione e fa un grande sorriso.

“Momo!”Esclama alzandosi in piedi e fa per arrampicarsi sul divano, vicino a me.

La guardo mentre fatica, e in vena di fare il cattivo la ignoro, mi limito solo a prendere uno spicchio di mela e portarlo alla bocca. Divento di cattivo umore se sono annoiato.

Yuriko, dopo un immane fatica, riesce a salire sul divano e si siede vicino a me decisa a guardare il suo anime preferito, e in un attimo è già tanto assorta che probabilmente non sentirebbe nemmeno il telefono se suonasse, davvero, è così immersa nell’anime che addirittura si agita e sorride in simbiosi con i personaggi.

Nanetta, penso intenerito, e mi porto un altro spicchio di mela alla bocca.

Spero solo che dopo metta a posto i dadi, penso notando che sono sparpagliati ovunque, ma sono già consapevole che alla fine sarà un mio dovere metterli a posto.

No, quindi fammi capire. Momo ha nascosto la bambola di Ichigo per farla un dispetto e ora si è dimenticato dove l’ha messa, ma è stupido? Mi chiedo e di colpo mi rendo conto che involontariamente, non avendo nulla di meglio da fare, mi sono ritrovato a seguire un anime per bambini di tre anni.

Non so se piangere o ridere per questo.

Beh, di sicuro è imbarazzante, penso quando qualcosa mi tocca e mi volto.

Yuriko si è addormentata finendo col appoggiarsi a me.

Che carina! Penso, prendo la coperta ben piegata da sopra il bracciolo del divano, e la copro.

Come se fosse la prima volta che si addormenta dopo aver mangiato.

E ora che faccio? Non so che darei per fare anche io un riposino, ma se si sveglia prima di me sarebbe un guaio, penso accarezzandole delicatamente la testa.

Sto ancora cercando di decidere che fare, quando sento la porta aprirsi.

“Mamma!”

“Sì, sono io, scusa ci è voluto un po’”

“tutto a posto, qual’era il problema”chiedo mentre sento distintamente lo sfruscio del cappotto mentre se lo toglie e lo appende.

“Mi hanno portato troppo zucchero”afferma entrando in soggiorno.

“zucchero?”

“Già, lo avevo richiesto e lo stavo aspettando, ma non comprendo come abbiano fatto a capire dieci pacchi quando ho ordinati cinque”

“ci avranno provato”

“dici?”

“Allora? Gliel’hai rimandati indietro?”

“Certo. Mi è dispiaciuto molto, erano mortificati, ma non l’ho richiesti e sai quando è piccola la nostra cucina. Qui invece, com’è andata? Tutto bene?”

“Sì, l’ho fatta mangiare e mentre vedeva degli anime si è addormentata”

“vedo”afferma mamma e ruba l’ultimo spicchio di mela dal piatto.

“Bene, allora se è tutto in ordine metto a posto i cubi e vado di sopra”

“non ti preoccupare, li farò raccogliere a lei non appena si sveglia. Deve imparare a mettere in ordine dopo aver giocato”

“mi sembra giusto, allora ci vediamo dopo”

“va bene”afferma mamma e appoggia delle buste sul tavolo. Forse si è fermata ai combini a comprare qualcosa per cena.

Salgo di sopra e una volta in camera mi sdraio supino sul letto, preda della classica sonnolenza post pranzo, e sprofondato nel morbido piumone guardo il soffitto tempestato da stelle fluorescenti, quando l’immagine di Kaoru privo di espressione, mi balena nella mente e sospiro.

Non avrei mai voluto vedere il suo viso così, penso stringendo al petto il cuscino, contrariato e triste, e mentre la mia mente cerca la soluzione migliore per riallacciare i rapporti con lui, anche se forse è impossibile, involontariamente mi addormento.

Dei rumori m’infastidiscono e apro gli occhi ritrovandomi confuso e immerso in una stanza tinta d’arancio.

Sento ancora dei ripetuti e timidi colpi e ci metto un attimo a capire di cosa si tratta.

“Sì? Avanti”

“Ehi, tutto bene? È da un po’ che busso”afferma mamma facendo capolino dalla porta.

“Sì, mi ero solo appisolato”

“Ah, ecco, comunque volevo solo avvertirti che fra poco è pronta la cena”

“oggi hai fatto presto”

“sì, stranamente è così”

“bene, allora fra un attimo scendo”

“d’accorto, ma non ti dimenticare. Non mi va di sgolarmi per chiamarti”

“chiaro”affermo mentre mamma mi sorride e se ne va.

 Mi metto a sedere sul bordo del letto ancora leggermente intontito dal sonno e alcuni brividi di freddo mi passano lungo la schiena.

È stata proprio una pazzia addormentarmi in pieno inverno senza coprirmi. Sarebbe fastidioso se mi ammalassi, penso mentre mi passo una mano fra i capelli, e mi alzo.

Spalanco il doppio armadio e prendo la divisa scolastica che appoggio sulla spalliera della sedia, di fronte alla scrivania dove giace la cartella che ho precedentemente preparato.

Preoccuparmi della divisa scolastica era l’unica cosa a cui dovevo provvedere, ora devo solo fare una buona cena e andare a dormire, peccato solo che l’appetito sia ancora restio a tornare e abbia dei dubbi sul fatto che riuscirò a dormire bene questa notte. Non so perché, ma da quando ho rivisto Kaoru mi sento tutto sottosopra e non faccio che pensare a lui.

Guardo il libro della biblioteca ancora posato sulla scrivania dove l’ho lasciato e il nostro incontro riappare nella mia mente.

Come devo fare per potergli parlare? Da come ha reagito è chiaro che non vuole più saperne o avere a che fare con me, penso stanco e non capisco perché ora, dopo così tanto tempo in cui mi ero anche rassegnato a non vederlo o parlargli, non riesca di colpo a lasciarlo perdere.

Lontano dagli occhi lontano dal cuore. Questo detto credo sia perfetto anche in questo contesto, nonostante normalmente venga usato per intendere altro, penso con amarezza e sospiro per la seconda volta.

O beh, ora non serve a nulla pensarci e comunque non credo di poter far molto per cambiare la situazione, mi dico dandomi subito per vinto cosa che normalmente detesto e mi alzo con decisione dal letto stanco di questa strada senza uscita, e abbandono
la camera diretto in soggiorno.

“Alex? Posso chiederti di apparecchiare?”Chiede mamma non appena scendo l’ultimo gradino.

 Faccio davvero così tanto rumore mentre scendo?

“Certo”affermo, e mentre vado alla credenza non posso non notare che i dadi prima sparsi sul tappeto ora sono messi ordinatamente nella loro cesta, e guardo Yuriko seduta sul divano, intenta a guardare un anime.

Che bambina ubbidiente, penso mentre sistemo per bene la tovaglia sul tavolo e prendo i piatti.

Un attimo dopo ho apparecchiato e sono seduto al mio solito posto, in attesa, ed intento a cercare di ricordare quale pietanza possa fare il profumino delizioso che arriva dalla cucina.

 Ha un che di familiare, ma non riesco proprio a ricordare cosa possa essere, penso seccato, e infastidito mi volto verso la finestra per guardare le ultime tracce del tramonto che si dissolvono per lasciare posto all’oscurità.

“Eccomi qui. Yuriko Vieni a mangiare!”Esclama mamma con fare allegro e mi raggiunge con un tegame in mano che subito posa sul tavolo.

“Da quanto tempo non lo facevo! Spero sia venuto bene”afferma mamma, ma non ascolto il resto di quel che dice perché mi ritrovo estraniato da quel che mi circonda.

Guardo lo spezzatino con patate completamente assente. Ecco a quale cibo apparteneva il profumino delizioso che cercavo in ogni modo di ricordare.

Guardo mamma mentre prepara i piatti e mi sento come se precipitassi bruscamente in una voragine buia e fredda.

Lo spezzatino con patate. Kaoru ed io ne andavamo ghiotti e mamma lo cucinava spesso quando Kaoru rimaneva a mangiare, mi ritrovo a pensare con una nostalgia tale da avere voglia di piangere, invece con mia grande sorpresa non accade nulla di simile, anzi avverto distintamente le mie labbra piegarsi in un sorriso, anche se non saprei proprio dire di che tipo.

“Alex, stai bene?”Mi chiede di colpo mamma sedendosi a tavola, e ritorno magicamente al presente.

“Sì, sto bene, sono solo sorpreso, era da molto che non lo cucinavi”

Mamma mi guarda preoccupata e per niente convinta, ma non dice nulla o da voce ai suoi dubbi e non posso che ringraziarla per questo.

“Sì, beh, non l’avevo più fatto da quando Kaoru ha smesso di venire da noi, ma oggi ho visto lo spezzatino dal macellaio e ne ho avuto voglia, così…”mi spiega e di colpo mi sembra incerta e forse un po’ pentita.

“Hai fatto bene”affermo mentre mi porto un pezzo di carne alla bocca.

“Davvero, io non so cosa sia successo fra te e Kaoru, e in realtà era da tempo che volevo parlarne, ma non l’ho mai fatto perché ogni volta che lo nominavo diventavi triste, però, veramente, se c’è un modo per sistemare le cose, tenta, perché è davvero un peccato visto quanto eravate amici. Anche Juliett era preoccupata, o forse è meglio dire che è preoccupata.

“Cosa?  Sei ancora in contato con la zietta”

“certo, solo perché voi non vi parlate non vuol dire che dobbiamo smettere di farlo anche noi”

“non ci posso credere”

“Perché? Siamo amiche, anche papà non ha mai smesso di vedere Frederick”

“Posso sapere cosa è successo fra voi? Chiede mamma, ma non le rispondo, mi limito solo a guardarla e sorridere.  

“Se non vuoi dirmelo va bene, comunque prima ero veramente molto preoccupata per te. In realtà se devo essere sincera lo sono anche adesso, però di meno. Improvvisamente Kaoru è scomparso e non volevi dirmi cosa fosse successo, così non sei più uscito di casa, non ti sei fatto nuovi amici, o almeno non li hai portati a casa, e non ti sei trovato neanche una ragazza, inoltre pare abbia fatto lo stesso anche Kaoru”

Mi fermo con la forchetta a mezz’aria e mentre il pezzo di carne precipita nel piatto guardo mamma.

“Che c’è? Mi sembri stranamente interessato”

“figurati”affermo e mi costringo a mangiare un pezzo di carne.

“Comunque è così, Juliett mi ha detto che dopo che avete smesso di vedervi per un breve periodo è uscito con alcuni ragazzi, ma tornava a casa presto e seconda lei sembrava sempre annoiato o poco interessato, infatti ha smesso subito e ha cominciato a studiare. Pare che ora sia il primo della sua classe, va soprattutto bene in matematica, immagino che per questo la signorina Misaki salterà di gioia.

“Che cosa? Che hai detto?”

“Che la…aspetta, non mi dire che non sai che Kaoru frequenta il tuo stesso liceo”

“scherzi? Non ne avevo idea”

“Ma dove vivi? Kaoru frequenta la tua scuola. Secondo anno classe C”

Mi appoggio alla spalliera della sedia soprafatto dalle novità.

“Ad ogni modo qualunque sia il motivo della vostra rottura cerca di fare qualcosa, non sei l’unico a cui manca e non puoi rimanere in eterno da solo. Mi fai preoccupare”afferma mamma per poi prendere un tovagliolo e allungarsi verso Yuriko per pulirle la
bocca.

Kaoru nel mio stesso liceo? Pensavo che dopo e medie fosse andato altrove, penso mangiando un altro po’ di spezzatino, e sono talmente distratto che se non presto attenzione potrebbe finirmi di traverso.

Dopo che mamma mi ha lanciato questa vera e propria bomba, abbiamo continuato a mangiare, o meglio Yuriko ha finito di mangiare ed è tornata davanti alla televisione, mentre mamma una volta aver concluso il suo pasto, mi ha lanciato uno sguardo
preoccupato e ha iniziato ad impilare i piatti sporchi per poi andare in cucina a lavarli lasciandomi quindi da solo a spiluccare il cibo che ho nel piatto, il che vuol dire, sempre ammesso che ne finisca il contenuto, che poi dovrò lavarmelo da solo.

Beh, non che sia un problema, qui il punto è: riuscirò a finire di mangiare? Mi chiedo, e guardo i cinque pezzi di carne ormai freddi e poco digeribili che è ho nel piatto.

Non mi vanno, mi lamento fra me e me mentre li muovo con la forchetta.

Hanno perso da tempo la loro attrattiva.

“Insomma, smettila di giocherellare con il cibo”mi rimprovera mamma una volta di ritorno dalla cucina.

“E tira su il piatto che devo togliere la tovaglia”

Guardo la carne e contrariato e rassegnato me la infilo in bocca tutta in una volta.

“Bene”afferma mamma, poi prende il piatto e tira via la tovaglia, mentre io mi trasferisco sul divano, vicino a Yuriko, con una gran voglia di sputare tutto quello che ho in bocca.

Se solo non odiassi gli sprechi lo farei davvero, inoltre non mi sento granché bene e mi sta venendo un gran sonno, noto, e la sola idea che domani ricominci la settimana mi fa quasi cadere in depressione

È vero domani ricomincia la settimana e dovrò andare a scuola, ma forse così avrò la possibilità di parlare e chiarire con Kaoru, e questa idea irrompe nella mia mente come un fulmine a ciel sereno e come tale mi da quel poco di energia che mi serve per allontanare la stanchezza e farmi venire una gran voglia di andare a dormire così che sia presto domani.

“Mamma! Vado a fare un bagno e poi vado a letto. Buonanotte!”Esclamo di punto in bianco, deciso.

Scompiglio i capelli a Yuriko a mo’ di saluto, cosa di cui neanche si accorge per quanto concentrata sull’anime, e salgo di sopra.

Un volta in camera prendo un cambio d’abito e vado in bagno e mentre la vasca si riempie inizio a svestirmi per poi andare sotto al getto caldo della doccia e incominciare a lavarmi.  

Poco dopo sono nella vasca, immerso nell’acqua calda e rigenerante, e anche se non vorrei mi ritrovo a pensare a Koaru e a cosa fare per potergli parlare.

Sì essere decisi a farlo, ma quale approccio dovrei usare? Mi chiedo, così per interi, lunghissimi ed estenuanti minuti mi ritrovo a vagliare tutte le idee che ho trovato, ma alla fine nessuna di queste sembra andare bene, pertanto mi ritrovo con nessuna
buona idea.

Sospiro per la terza volta oggi e chiudo gli occhi deciso a prendermi una pausa e lasciarmi cullare dalla sensazione dell’acqua calda sulla mia pelle che mi scioglie i muscoli tesi e dal rumore delle gocce d’acqua che s’infrangono nella vasca.

Un piano per parlargli, un piano, penso, e consapevole che con questo pensiero fisso mi è del tutto impossibile rilassarmi, riapro gli occhi ed esco dalla vasca, mi avvolgo un asciugamano intorno ai fianchi, e mentre lascio che la vasca si svuoti ne prendo un
altro e incomincio a strofinarmi i capelli.

Parlare con Koaru e riallacciare i rapporti eh? Impossibile, a cosa sto pensando? Come potrei mai riuscire a farlo se fino a qualche ora fa non sapevo nemmeno fosse nel mio stesso liceo e sono due stramaledettissimi anni che non ci parliamo ne vediamo,
penso con amarezza.

Credo sarà tutto vano, inoltre il problema in realtà non è nemmeno la lontananza di questi due anni, anche se ha la sua importanza, ma è quello che è accaduto a quel tempo e che mi fa scendere le possibilità a zero. Insomma, è impossibile che non pensi male, e questo è uno, se non l’unico motivo per cui credo non sia il caso di rischiare perché scuramente fallirò.

Ho il terrore che non si risolverà nulla, inoltre sto volutamente cercando di cancellare, o meglio, allontanare il più possibile la paura che veramente non voglia avere più niente a che fare con me. Non so come reagirei se veramente fosse così e non riuscissi nel mio piano di riappacificazione.

Non penso di avere nuovamente la forza di non averlo più nella mia vita ora che l’ho ritrovato,penso di colpo e tale scoperta mi colpisce tanto violentemente da lasciarmi allibito.

“Sono fregato”affermo alla mia immagine sfocata riflessa allo specchio.

O beh, se la situazione in cui mi trovo è questa, con ben chiaro in testa che fallire non è una possibilità, non credo di avere altra scelta se non tentare e spero davvero con tutto il cuore che i miei brutti pensieri non si avverino.

In un modo o nell’altro devo far sì che voglia tornare ad essere mio amico, penso e con tale ferma decisione in testa mi vesto alla svelta, mi asciugo i capelli e vado in camera dove m’infilo nel piumone, e tempo qualche secondo sono già nel mondo dei sogni. 
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Yare yare non esiste una vera traduzione, diciamo = e vabbè o mannaggia, oppure un sospiro.

Itai! = che male!

genki? = stai bene?

Hai. Arigatōgozaimasu = sì, grazie molte

Damare! = zitto!

Neesan = sorellona, si usa con le ragazze più grandi di te e non nel nucleo familiare

Masaka = non c’è modo.

Kore o kaimasu = prendo questo.

Mata ne! = A presto!

Yoshi! = Dai!

Kowai = spaventoso

Combini =   convenience store (negozio di comodità).
  
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