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Autore: Corydona    06/05/2021    0 recensioni
Come in una partita a scacchi, due fazioni si ritrovano schierate l'una contro l'altra, pronte a dichiararsi una guerra che entrambe non vorrebbero. Da un lato gli Autunno, la cui potenza sembra inarrestabile, dall'altra i Primavera-Inverno, che possono contare su un'influenza senza eguali.
Una situazione di apparente stasi: apparente, perché nell'ombra i sovrani cadono e le successioni al trono sembrano più complicate del previsto. La guerra sarà dichiarata? Termineranno i regicidi? Quale delle due parti avrà la meglio?
Un'antica profezia annuncia la disfatta degli Autunno: si realizzerà? O rimarranno solo vaneggiamenti di un passato caduto nell'oblio?
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Selenia '
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L'affresco aveva colori chiari, come se la scena si svolgesse all'alba, quando il grigiore del cielo confondeva il rosso e il rosa delle vesti. Uomini e donne dall'antica nobiltà sedevano intorno, lungo gli scalini di una sala circolare di un oro sbiadito, come sabbia trascinata dal vento in un giorno di bufera.

Alessandro Inverno era in piedi, e parlava con le braccia spalancate, la veste scura ancora macchiata di sangue. I suoi occhi, scuri del blu della notte, erano puntati contro chiunque avesse guardato la rappresentazione. La tunica lasciava scoperte le braccia, e la destra del re Inverno era stata recisa con perizia. Tutti sapevano la storia: era stato colpito di striscio dal fuoco velenoso di un drago e, per evitare che tutto il corpo si infettasse, i guaritori avevano deciso di tagliarlo pur di salvare la vita del loro signore.

Una donna, individuabile come la regina dei territori del nord-ovest per via del suo sguardo assente e del colore delle nuvole, guardava ammirata l'uomo in piedi. Le cronache parlavano di lei come della sovrana buona che aveva aperto i suoi cancelli per i poveri del regno, che non avevano un posto per scaldarsi durante la gelata di alcuni anni prima, nonostante il parere contrario della corte. Asterea Lespi ascoltava assorta le mute parole dell'Inverno, ancora con l'orrore dipinto sul volto.

La guerra era appena finita.

I draghi erano stati sterminati e Laura Autunno, allora dominatrice delle terre meridionali del Vorrìtrico, entro poche ore sarebbe stata condannata a morte per l'addestramento di quelle bestie mortifere, che tanti danni avevano portato su Selenia, che tanto dolore avevano portato alle famiglie di ogni rango sociale.

Il primo incontro dei Lupfo-Evoco si era tenuto in quella occasione, anche se all'epoca, nell'anno zero, ancora non avevano quel nome. Uomini e donne del potere distrutti, che avevano combattuto la guerra in prima linea, per contrastare l'ascesa sconsiderata di Laura.

Rinascere dalle ceneri, cooperare per l'interesse comune, adoperarsi in qualsiasi modo perché un conflitto tremendo come quello non si ripetesse più.
 

Ora invece i nobili sono ridotti a marionette, non sono in grado di distinguere il bene dal male neanche quando è mostrato palesemente davanti ai loro occhi.

Melissa fece scorrere le dita su una figura che dava le spalle, sentendo la superficie ruvida e irregolare della tintura che aveva impregnato le pareti diversi secoli prima.

«Ci hanno ridotti al silenzio a governare su uno sputo di terra» disse una voce decisa, affiancandola. «Dobbiamo riprenderci quello che ci apparteneva.»

Raissa indossava un abito elegante, di un rosso scuro che nelle pieghe aveva sfumature di tenebra. L'incarnato sembrava pallido alla luce della sala, o forse era solo per via dell'aria stanca della figlia mediana di Amelia e Ruggero: dopo la conquista degli ultimi regni aveva meditato a lungo se occupare anche il Copne con la forza o se intrufolarsi di nascosto e proporre un'alleanza a Milena Cordi. L'idea non l'aveva mai allettata, perché le alleanze implicavano dover cedere qualcosa alla controparte, ma si era resa conto che i suoi soldati stavano esaurendo le forze. Né la magia né l'alchimia le avevano ancora fornito un aiuto su come permettere loro di recuperare in fretta le energie e dunque l'unica maniera di allargare la propria influenza senza azioni belliche appariscenti era quella.

Melissa annuì, sebbene non concordasse con la sete di conquista della sorella minore, che però sembrava la prescelta dai genitori per il futuro dei loro regni. L'attitudine al comando di Raissa la rendeva cieca sulla finta fedeltà della maggiore; era convinta che, nonostante il litigio di alcuni giorni prima, avessero le stesse idee sul loro futuro.

«Deianira?» chiese.

«Non si è ancora ripresa dal nostro ultimo tentativo. Lei è molto più predisposta di noi: se la profezia non parlasse della Primavera, potrei credere che sia lei la minaccia al nostro dominio.»

«A quanto ne sappiamo, Flora ignora i propri poteri» sussurrò Melissa. Anche se loro erano sole, non poteva correre il rischio che Milena, entrando in quella sala, ascoltasse i loro piani.

«Ancora non ti fidi dell'alleanza con la Cordi?» la derise Raissa. «Appena ho messo piede qui, mi sono dovuta ricredere: è molto più sveglia di quanto mi aspettassi. Ma per nostra fortuna non sospetta nulla.»

«Lei non è un problema, sono sicura che ci sarà molto utile. Sono altre cose che non mi convincono.»

La minore non disse nulla, ma si concentrò sulla raffigurazione davanti ai loro occhi. Con le nocche colpì un punto delle scalinate dipinte, in cui non era rappresentato nessun individuo del passato. Trattenne l'impulso di rovinare il muro con un pugno, di grattare via con le unghie il volto emaciato di Alessandro Inverno.
 

Anche se alleati, siamo ospiti.

La porta della sala si aprì ed entrò Milena Cordi, composta nel suo abito blu scuro. La chioma corvina era raccolta in una treccia che le cadeva sulla spalla destra, lasciata nuda dallo scialle che la avvolgeva. Avanzò a passo cadenzato verso le due sorelle, il suono dei tacchi scandire i suoi movimenti.

«Arriveranno tra alcuni minuti» disse.

A quelle parole, Melissa coprì il suo volto con il mantello, poi si avvicinò a una porta nascosta dietro agli scranni della sala del trono e coperta da un arazzo, e la aprì. In un corridoio buio quattro soldati con una foglia castana spezzata in due parti erano sull'attenti, in attesa di indicazioni.

«In quell'angolo lì» ordinò l'Autunno, indicando un punto non illuminato del salone. Poi disse ad altri due di mettersi ai lati della porta di ingresso.

«Sei sicura che arriveranno prima le ragazze?» chiese Raissa.

Milena annuì e andò a sedersi sul trono, come se volesse un posto privilegiato per godersi lo spettacolo. Mellisa le rivolse un'occhiata di disprezzo, senza essere vista: la Cordi si era lasciata incantare dalle promesse della sorella, senza comprendere che il loro accordo non era altro che una situazione momentanea, prima che anche lei venisse spazzata via.

Anticamente il Copne non faceva parte dei possedimenti degli Autunno, ma il piano di Raissa era prendere più dei territori che i primissimi Lupfo-Evoco avevano sottratto alla loro famiglia, riducendoli a governare solo sul Ruxuna e su quel territorio nel Pecama a cui dovevano il cognome. E il regno di Milena aveva una posizione strategica, con lo sbocco sul mare e con il confine settentrionale dello Cmune.

Melissa non riteneva saggia quell'alleanza, perché alcuni si sarebbero potuti insospettire: in apparenza non dovevano cambiare tattica, era meglio mantenere la nomea di sanguinarie che si muovevano lasciando scie di sangue e distruzione. Era necessario far credere che si sarebbero fermate dopo la guerra contro i Lugupe, ma non dovevano lasciar intendere quello che stavano facendo davvero.

Sospirò, nascondendosi dietro i due troni in una posizione che le permetteva di guardare non vista a sua volta. Su una cosa concordava con Raissa: lei non doveva farsi vedere, non al di fuori del Ruxuna, non di fronte ad altri nobili che avrebbero compreso che lei appoggiava la condotta politica della sorella.
 

Come se questo fosse vero.

Le porte della sala si aprirono, e Bianca De Ghiacci e Menta Gredasu entrarono. Se la popolana non aveva capito chi era la nobile vestita di rosso scuro, Bianca si accorse subito che qualcosa non andava e strabuzzò gli occhi chiari, puntandoli in quelli di Raissa.

«Tu...» sussurrò la nobile del Pecama, annaspando. La sua sorpresa era evidente, ma le fu sufficiente guardare Milena, che doveva assistere alla scena con soddisfazione.

Non ti è mai piaciuta, eppure tu non vali neanche la polvere che lei calpesta.

«Prendetele» sibilò Raissa.

Bianca si divincolò dalla presa di uno dei due soldati, mentre Menta veniva legata e imbavagliata. «Non puoi farlo!»

«Siamo in guerra, cara, certo che posso» ribatté placida l'Autunno, con la voce che si sforzava di mantenere un tono neutro ma che non poteva nascondere la sua gioia nell'aver incastrato una delle future avversarie politiche.

Che la De Ghiacci fosse pronta d'ingegno era risaputo, tanto che Raissa aveva deciso di catturarla prima che lei tornasse nel Pecama; era stato uno dei motivi che l'avevano spinta ad allearsi con Milena.

Melissa assistette inerme, mentre le due giovani, ignare, venivano spostate alla destra del trono della Cordi, con i soldati muti che le incitavano a muoversi a spade sguainate, le punte di metallo freddo che punzecchiavano la pelle di entrambe.

«Non fate loro del male» ordinò Raissa perentoria. «Il loro sangue blu ha origini tanto antiche che farebbe impallidire persino la nostra ospite.»

La maggiore delle Autunno rimase immobile, pur consapevole che da quella posizione Menta Gredasu avrebbe potuto notare la sua presenza. Si concentrò per mantenere il volto impassibile, nonostante il cappuccio scuro che la copriva.
 

Speravo che le mie informazioni fossero errate, che tu non fossi qui.

La fanciulla erede della famiglia maledetta, aveva strabuzzato gli occhi al sentire le parole di Raissa, ma non avrebbe potuto chiedere nulla in quella situazione.

Bianca, invece, lanciava occhiate algide alla principessa di Ruxuna, che si era avvicinata a lei.

«Mia cara» La voce della principessa di Ruxuna era dolce nel rivolgersi alla De Ghiacci, ma di una dolcezza ostentata, che chiunque avrebbe smascherato. «Ti dispiace darci un passaggio per il Pecama? Sfortunatamente mi ritrovo senza una nave e so che la vostra è ormeggiata qui.»

Lei, in risposta, le lanciò un'occhiata algida.
 

Ti stai divertendo, vero, sorellina? Fa più male questo di una ferita con la spada nel suo orgoglio; e questo lo sai, altrimenti non ti comporteresti così.

La porta della sala del trono si spalancò di nuovo, con un colpo secco di due braccia possenti. Roberto De Ghiacci non aveva il minimo senso dell'opportunità: se non fosse stato per l'espressione sorpresa sul suo viso, chiunque avrebbe ipotizzato che in quel modo stesse facendo il suo ingresso nelle osterie, di cui aveva fama di assiduo frequentatore.

Guardò Milena, con la confusione dipinta nei suoi occhi azzurri. «Che sta succedendo?»

«Arrivi proprio al momento giusto» disse invece Raissa, prima che la Cordi potesse proferire parola. «Stavo giusto chiedendo a tua sorella di offrire un passaggio a me e ad alcuni dei miei uomini... Ma puoi rispondere tu per lei.»

Roberto non si era lasciato distrarre, ma si era accorto che due uomini armati gli si avvicinavano mentre lei parlava: colpì con un pugno il primo soldato che l'aveva raggiunto, poi assestò un calcio al secondo. A un cenno dell'Autunno, gli altri due allontanarono le spade da Menta e Bianca e le puntarono contro il principe. Uno dei primi, con la mascella tumefatta, si apprestò a chiudere le porte della sala, per evitare che qualche nobile della corte passasse di lì e accorresse. Nessuno doveva sapere cosa accadeva.

«Mi dispiace, Milena, ma non posso tollerare questo comportamento» disse Raissa. «Porterò con me anche il tuo amante.»

«Eravamo d'accordo che Roberto sarebbe rimasto qui» ribatté la Cordi, irrigidita.

«Ho soldati sparsi ovunque nel palazzo, vuoi che prenda con la forza anche te?» Da mellifluo e stucchevole, il tono dell'Autunno era diventato fermo e autoritario.

La regina di Copne risposte con un cenno di assenso del capo. «All'ultimo piano ci sono delle sale vuote, possono portarli lì» disse. «Nessuno della mia corte mette piede nell'ala ovest, raccontano che ci si aggiri un fantasma sanguinario.»

Melissa inarcò un sopracciglio. I suoi nobili dovevano essere di una stoltezza senza pari se credevano a una favola simile.

«Mi sembra ottimo.»

Raissa si mosse verso una delle altre porte, e fece entrare un manipolo di soldati, a cui sbrigativa diede gli ordini da eseguire all'istante.

«Ora non avete più bisogno di me, posso tornare alla mia corte o si insospettiranno» si congedò la giovane regina.

«Sei una preziosa alleata» la salutò Raissa.

Melissa uscì dal suo ombroso nascondiglio e rivolse un cenno di commiato a Milena. Solo a malapena riusciva a celare il suo disprezzo per la sovrana di Copne, ma preferiva tenere per sé quanto pensava. Una donna che aveva appena abbandonato il proprio amante senza battere ciglio non meritava il suo rispetto, ancora meno il suo saluto. Non le importava che avesse provato a obiettare, perché quando Roberto era stato condotto via dai loro soldati, lei non aveva mutato espressione del viso. E nemmeno nel suo animo aveva avvertito quel turbamento che persino la maggiore delle Autunno avrebbe avuto.

Non appena l'ospite ebbe lasciato la stanza, fu richiamata dalla voce di sua sorella.

«Ora dobbiamo parlare della sorte di Menta Gredasu.»

 

   
 
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