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Autore: Vickk36_    06/05/2021    1 recensioni
Gemma è una ragazza alle prese con l’ultimo anno di medicina, determinata e intraprendente come poche. La giovane è impaziente di ottenere la sua laurea al più presto difatti, da quando il suo ragazzo, Andrea, l’ha tradita, facendole smettere di credere all’amore, ed i suoi genitori sono disinteressati alla sua vita, ella non si è concentrata in altro se non allo studio al fine di poter diventare ciò che ha sempre desiderato: Un medico. Ma i suoi obiettivi vengono messi a dura prova da un professore tanto irascibile e misterioso quanto importante, colto e dedito al lavoro: Riccardo Esposito.
I due ben presto, da un odio iniziale, si ritroveranno a far parte di qualcosa di può grande di loro e…di proibito.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Considerando che la confusione, lo stupore e la meraviglia mischiata allo sconforto fosse tangibile, Gemma non riuscì a rispondere, a dire qualcosa di sensato. L'unica cosa che fece in quel momento fu dischiudere le sue labbra carnose, alla ricerca di qualche parola da pronunciare. Ma se la sua mente voleva che anche una sola lettera uscisse dalla sua bocca, quest'ultima non ne voleva sapere. Perciò, ancora una volta, si era lasciata ammaliare dal fascino di Riccardo Esposito, il quale era scomparso dalla visuale di Gemma senza che lei se ne accorgesse. Così,  era rimasta sola, nella sua stanza, ritornata dal faticoso turno in ospedale, a riflettere a quelle poche parole che ella non sapeva decifrare e dunque, arrivò ad una sola ipotesi e conclusione: probabilmente, pensò Gemma, quelle parole per lui saranno insignificanti.  Per lei invece erano tutt'altro, non aveva idea se quello che lui le avesse detto fosse qualcosa di positivo o meno.

 

"Dio mio..." sussurrò a voce alta. Spesso e volentieri, Gemma non era sincera nemmeno con se stessa e quando si ritrovava in situazioni che le sfuggivano facilmente di mano, reprimeva tutti i suoi sentimenti più profondi, più intimi pensando che soltanto così, si sarebbe potuta liberare al più presto di tali problemi. Purtroppo, Riccardo Esposito sembrava non voler mollare la presa o forse, più che altro, era il destino che gli e lo impediva, mettendole i bastoni fra le ruote, sbarrandole la strada in infiniti modi.

Tra di loro non c'era assolutamente nulla se non un rapporto complicato tra studentessa e professore, questo Gemma se lo doveva ripetere continuamente. Andare oltre sarebbe stato letale e deontologicamente scorretto e benché Gemma questo se lo diceva sempre, in cuor suo era consapevole che in realtà c'era eccome qualcosa.  Anche lo scontrarsi continuamente e attuare sfide era andare decisamente oltre un semplice rapporto universitario, era troppo pericoloso. Si stava trasformando come un gioco dal quale nessuno riusciva ad uscirne vincitore, forse perché in quel gioco non c'era un vincitore,  c'erano dei perdenti poiché nonostante una persona ci provi a mantenere il controllo, come era solito fare di Gemma, prima o poi succede sempre l'opposto che si erano prefissati. 

 

Ella avvertiva una scossa invaderla completamente, in tutto il corpo, mentre questi pensieri erano sempre più forti ed imperterriti. Come spesso succedeva, qualcosa però li interrompeva ed in quel momento Gemma non potè far altro che ringraziare il cielo per averlo fatto. Qualcuno bussava alla sua porta di casa e anche in modo insistente, cosa che la spinse ad accelerare il passo verso essa. 

"Arrivo, arrivo! Un secondo!" Urlò, prima di aprire la porta senza vedere nemmeno chi fosse. 

"L-luca...va tutto bene?" Chiese Gemma guardando il suo migliore amico con il fiatone, come se avesse corso per due ore consecutive senza mai fermarsi.

"Perché non sei venuta all'università? Esposito era a dir poco furibondo!" 

Gemma sgranò gli occhi e deglutì, immaginandosi l'immagine di Riccardo Esposito furioso, che tutto poteva definirsi tranne un bel vedere e Gemma, di certo ne sapeva qualcosa.

"Non sono costretta a venirci sempre, non siamo a liceo! Se lui è irascibile, e diciamo che lo è sempre, non è un mio problema!" Si partì Gemma, irritata dal comportamento del suo professore sebbene non c'è l'avesse davanti. Chiaramente, non era nervosa solo per quello ma soprattutto, perché credeva che qualcuno fosse venuta a salvarla da quei pensieri che l'assillavano ma a quanto pare, si sbagliava.

"E poi non credo proprio che sia nervoso per me! Non penso di essere colpevole di qualcosa sta volta..." affermò Gemma, insicura della risposta che aveva dato in quanto, quello che era successo in ospedale, le faceva porre qualche domanda. Nonostante questo, scacciò quel pensiero. Riccardo Esposito sicuramente non la pensava allo stesso modo di Gemma o almeno, non credeva che le interessasse qualcosa di lei.

"Qualcosa mi dice di no Gemma...ha fatto il tuo nome, ha chiesto dove fosse e poi..." Luca si fermò, non sapendo se continuare o meno mentre Gemma, scossa e agitata da una risposta che non si aspettava, inarcò un sopracciglio per incitarlo a continuare.

"Poi, appena gli ho detto di no...beh lui ha detto che entro oggi ti manderà un email in cui, cito le sue parole, 'esporrà il suo parere in merito alla tua ingiustificata assenza' ". 

 

 Gemma rimase a dir poco allibita da ciò che Luca le riferì in quel pomeriggio uggioso e la rabbia, dopo l'iniziale attonimento, non tardò ad arrivare. Non ebbe nemmeno il tempo di scagliare male parole contro il professore che un suono proveniente dal suo computer la fece immediatamente tacere e sobbalzare perché sicuramente, quello era il messaggio del diavolo in persona.

"Oh cazzo Gemma!" Esclamò Luca. Gemma si girò verso di lui e lo guardò malamente visto che nemmeno il suo migliore amico contribuiva ad incoraggiarla. Con le mani tremanti e sudate, aprì l'email e lesse attentamente il messaggio a lei rivolto:

"Buon pomeriggio signorina Gemma Ferrari, stamattina, con mio grande disappunto, ho notato che lei era assente alla mia lezione e non sono riuscito a frenare l'istinto di scriverle quest'email in cui le comunico che avrei bisogno di parlarle in privato nel mio studio, all'interno dell'università, adesso. Vorrei fosse possibile organizzare un'altra data ma purtroppo è alquanto urgente e per tale motivo, non posso rimandarla ad altri giorni.  Le ribadisco di essere puntuale. L'aspetto. 

Cordiali saluti,

Riccardo Esposito".

 

Gemma si allontanò dallo schermo dal quale era praticamente attaccata e, con gli occhi persi, confusi e allo stesso tempo infuocati, si mise una mano sopra la testa sia perché temeva ciò che il suo professore avesse potuto dirle, sia perché era colma di collera.

"Allora? Che ti ha scritto?" Chiese debolmente Luca, restando lontano da Gemma poiché avvertiva tutta la sua rabbia ed era ben certo che da lì a poco ella avrebbe scatenato la sua ira funesta.

"Mi ha detto che vuole immediatamente vedermi e con immediatamente intendo ora! Perciò Luca devo andare!" Gemma prese in modo impacciato e frettoloso la borsa in cui mise il telefono e le chiavi di casa, mentre Luca la guardava smarrito, borbottando parole incomprensibili che potessero servirle per aiutarla a non scoppiare contro Riccardo Esposito ma ogni tentativo era vano, Gemma non aveva nessuna intenzione di ascoltarlo.

"Luca, ti richiamo dopo, adesso devo andare!" Ripetè Gemma, cacciandolo praticamente di casa e lasciandolo solo sul pianerottolo del suo appartamento mentre andava verso la sua università con una velocità che non poteva definirsi minima poiché era accecata dalla rabbia. 

 

Tutto questo è colpa sua

Sussurrò Gemma tra se e se sbattendo nervosamente le dita sul volante della sua macchina e schiacciando l'acceleratore della macchina facendo sì che arrivasse prima del previsto all'università. 

Scese dalla macchina sbattendo forte la portiera, sulla quale si appoggiò per pochi minuti, il tempo per respirare ed inspirare profondamente per placare il turbinio di emozioni che si stavano scatenando dentro di lei. Doveva rimanere calma ed assumere un comportamento maturo che di sicuro, si distingueva da quello inopinabile del professore. 

Iniziò a camminare sicura di se e a nascondere dietro la schiena le mani che involontariamente aveva chiuso come dei pugni stretti e saldi.

Si diresse verso l'ufficio del professore e, nonostante fosse in preda all'agitazione, prese coraggio e una volta arrivata di fronte alla sua porta, bussò due volte alla porta. 

 

Ella sentì i passi del professore farsi sempre più vicini e il cuore quasi le stava saltando dalla gola per quanto in quel momento era ansiosa ma cercò di reprimerlo il più possibile, non doveva mostrarsi debole ai suoi occhi.

"Buon pomeriggio signorina, vedo che ha rispettato l'orario" disse il professore, invitando la sua studentessa ad entrare. Quest'ultima si morse la lingua per evitare di rispondergli in un modo che lui di sicuro non avrebbe accettato, sebbene, con tutta sincerità, la voglia di farlo era tanta.

"Voleva vedermi?" Chiese Gemma con tono scocciato, cosa che al professore non sfuggì e che difatti non esitò a puntualizzare:

"Non usi questo tono con me, signorina. Penso che ormai sappia che non è ben accetto"  

Il suo tono sembrava tranquillo apparentemente, anche se secondo Gemma anche lui si stava trattenendo, lo percepiva perfettamente. Da lì a poco entrambi sarebbero scoppiati, tirandosi fuori le peggio parole visto che la tensione nell'aria era palpabile. 

"Si sieda, per favore" 

Il modo in cui il professore lo disse sembrava un ordine, ordine al quale Gemma non obbedì appositamente per farlo innervosire ancora di più. Infatti, ciò che la faceva andare fuori di testa era proprio il fatto che lui le stava mentendo. Stava fingendo di avere come al solito tutto sotto controllo quando in realtà entrambi, sapevano che in realtà era tutto l'opposto. Sembrava che loro due stessero recitando una commedia alla quale nessuno cascherebbe in quanto tutto era così falso e Gemma non ne poteva più.

"No, preferisco rimanere alzata" affermò Gemma tagliente, provocandolo ancora di più e tirando ancora di più la corda, corda che da quando aveva conosciuto Riccardo Esposito, si era allentata ma mai spezzata del tutto.  

 

Questo fu proprio il colpo di grazia: Il professore, il quale era messo dietro la sua grande e maestosa scrivania,  cessò di compilare dei documenti e fece cadere la penna mentre alzava gli occhi verso la studentessa. Il suo sguardo era afoso e penetrante, le sue iridi azzurre si erano dilatate diventando così,  due profondi pozzi neri che intimorirono Gemma, la quale si pentì per una frazione di secondo delle parole che aveva pronunciato poco prima.

"Come prego?" Chiese Esposito, sul punto di scoppiare, dischiudendo gli occhi. 

"I-io..." appena Gemma vide che il professore, dopo aver pronunciato quelle parole che non presagivano niente di buono, si alzò lentamente dalla sua sedia di pelle per poi avanzare verso di lei, ella era incapace di dire altro. Si era ritrovata ad indietreggiare mentre lui si avvicinava ancora di più; sentiva pure i battiti del suo cuore farsi sempre più accelerati e pensava che da lì a poco sarebbe diventata un mucchio di briciole se la persona di fronte a lei, che la allontanava e attirava allo stesso tempo come una calamita, avrebbe continuato a stare ad una distanza così ravvicinata che prima di allora, era capitato solo per sbaglio

"Perché si ostenta a comportarsi in questo modo?"

Chiese il professore, ad un passo dal viso di Gemma, la quale assunse un'espressione  che lasciava trasparire tutta la confusione non solo di quel momento, ma anche e sopratutto dei mesi precedenti, delle settimane, dei giorni e delle ore. Tutto sembrava venire a galla in quella stanza in cui erano capitate tante cose, in cui esistevano soltanto Gemma e Riccardo, rispettivamente studentessa e professore.

"Io non mi comporto in nessun modo..." la sua risposta non fece altro che procurare un sorriso malizioso ad Esposito, che le fece alternare lo sguardo dagli occhi alla labbra, soffermandosi maggiormente su quest'ultime.

"E cos'è che sta facendo adesso?"  

Egli le sussurrò all'orecchio con voce roca queste semplici parole, che fecero venire la pelle d'oca a Gemma. Sebbene ella stesse provando con tutta se stessa di respingerlo e allontanarsi all'istante da lui come qualsiasi persona avrebbe fatto se si fosse trovata al suo posto, le era impossibile sfuggire da lui, dal suo corpo e dalla vicinanza con esso. 

"Potrei farle la stessa domanda, professore..." disse Gemma, con il suo solito tono provocatorio che fece brillare gli occhi del professore e farli dilatare ulteriormente. 

"Mettiamo fine a questo gioco" Disse Riccardo Esposito, spostando il viso all'altezza di quello di Gemma, azzerando del tutto la distanza.

"Quale gioco?" Chiese Gemma in balia delle emozioni prima di liberare un sospiro quando vide il professore inumidirsi le labbra che in quel momento, bramava. Come se lui le avesse letto nella mente,  lo fece, la baciò. 

Egli attaccò le labbra a quelle di Gemma in modo quasi animale, brutale, come se entrambi non aspettassero altro che lasciarsi andare alla scoperta di nuove sensazioni. Era un bacio carico di passione,  di emozione: 

Non c'era alcuna traccia della rabbia che prima aveva travolto entrambi, c'era solo il desiderio di assaggiare per la prima volta il sapore di ognuno. Così, Gemma ricambiò, mise le mani sui capelli del professore mentre quest'ultimo la spingeva al muro facendo aderire i loro bacini, sentendo così i loro punti deboli sfiorarsi e il calore dei loro corpi aumentare. La ragazza non riuscì a sopprimere un gemito quando lui le accarezzò là schiena per avvicinarla di più a lui, ed egli sorrise appena sentì quel dolce suono attraversagli le orecchie. Improvvisamente però Gemma si allontanò, realizzando solo in quel momento cosa aveva fatto e, sotto gli occhi interrogativi di Riccardo, prese le sue cose e uscì da quell'ufficio, non riconoscendo più nemmeno se stessa.

   
 
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