Serie TV > Peaky Blinders
Segui la storia  |       
Autore: Flappergiuly    06/05/2021    0 recensioni
“Mediante l’esperienza scopriamo una scorciatoia per mezzo di un lungo vagabondare.”
(Thomas Hardy, the writer)
Aspettando la vera sesta serie, vi posterò la mia versione della mia sesta serie.
Genere: Poesia, Storico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Crack Pairing | Personaggi: John Shelby, Nuovo personaggio, Sorpresa, Thomas Shelby
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Threesome, Triangolo, Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

5. MAN WITHOUT SHADOW

(Simeon Solomons) 8 febbraio 1930. Sono ormai un morto vivente, non riesco a trovare più alcuna via d'uscita. Tutto per colpa di lui, dell'amore e poi. Amore che dai, amore che togli, perché ti ostini così tanto con noi umani? Domande senz'alcuna risposta. Tutto per proteggere lei, Ondine Orwell, da quel farabutto che mi ha accusato ingiustamente di aver bruciato il diario della ragazza. Maledetto polacco. Ora lei non è più qui, che stupido che sono stato, perché ho agito così, non ne valeva affatto la pena, le donne sono tutte così. Esattamente così ho intrapreso la mia carriera da gangster, è proprio così che è incominciata ad andare a rotoli la mia vita. Ho incominciato tutto dandomi alle scommesse, soprattutto durante le corse di cavalli, è nelle scuderie che ho perso la mia verginità e, da lì, ovviamente non l'ho più riavuta indietro come anche la mia innocenza, la mia libertà, la mia salvezza. È passato molto tempo da quel giorno eppure lo ricordo ancora, le ricordo tutte, come fosse ieri, benissimo. Era la volta di Brighton, era una notte di luna nuova, notte fonda, dovevo tornare a casa ma non l'ho fatto, proprio come un licantropo, un ibrido, una creatura delle tenebre, sapevo dove andare, anche questo benissimo. Ho tirato dritto per quello che volevo mi aspettasse ovviamente senza ormai un minimo di senno, senz’alcun segno di lucidità, o c’era e come se c’era. Ero ancora molto giovane, oltre che a sentirmi ancora colpevole di quello che avevo fatto, di quello che avevo fatto a lei. L'avevo persa, per sempre, ora lo so, fa male, malissimo. Ero innamorato, inizialmente non ci credevo. Volevo lei e ora, sinceramente non lo so più, lei, il mio peccato originale. Ho preso proprio al volo la chance, studiandola persino nel migliore dei modi, come per farmi strada, per intraprendere la strada più corta per raggiungere il massimo successo. Ora sono tra i migliori di Camden Town e di tutta Londra, questo sì. Pur di fare quello che mi frullava per la testa ormai riempita di tutta quella spazzatura che girava e gira ancora a Small Heath e che ho finito per portare qui. Ero disposto a tutto e, non contento, ho cambiato persino il mio nome, rinnegando persino la mia fede. Sapevo che solo così potevo avere la meglio in questo mondo che veramente più che tale mi sembra a una bolla razzista e antisemita che anziché assorbirsi si è ingrassata in una maniera veramente notevole e che sento proprio che prima o poi riscoppierà. Ora non mi chiamo più Simeon Solomons, ora mi chiamo Simmy Lewis e non mi riconoscono più ormai solo come il fratello dell'altrettanto losco fornaio Alfie ora, non più ora, io sono io. È vero bastava farmi chiamare solo Sandokan e basta, il soprannome che ho sin dalla mia più giovane età per il mio essere alto 6 piedi e 5 pollici e con una struttura possente come lo sono tutti i membri della mia famiglia. È passato molto tempo da allora sembra che sia morto e mi sia incarnato in un altro corpo senza vita animandolo con la mia stessa ombra senz'ombra, perché sono un uomo senz’ombra con la mia stessa anima da vampiro perché come un vampiro mi nutro del sangue. Sangue innocente o meno che sia, questo non importa, basta che sia sangue e io son contento, solo allora lo sono. Ho sete, sete marcia di sangue, di risse e non importa se si tratti di persona disonesta o meno, di nemico o amico, non sono discorsi che riguardano quelli come me, ciò che ci riguarda sono solo gli affari d'onore, è ciò che tutti vogliono e in questo non c'è alcuna distinzione, qui proprio il migliore amico è il peggior nemico. Il sangue è molto più delle sigarette, più del rum, più del whiskey, più di qualsiasi altro alcolico, più di qualsiasi altra semplice cosa. Il sangue è come il sesso. Per un vampiro il sangue è vita, per un vampiro il sangue è tutto.  
 
(Tommy Shelby) Entro in casa, ma giusto per far contenta mia moglie. Quel che provavo precedentemente era solo l'antipasto, la genesi dell'apocalisse. Ora mi sento molto più dilaniato di quanto lo fossi stato già in guerra, vado a letto solo perché insiste lei. Non dormirò sicuramente. La cosa che pugnala di più è l'incomprensione, ripeto a chiedermi continuamente perché. Perché Polly? Perché lei e non io? Perché è successo e come poi? Sarà stato qualcuno o qualcosa? Io credo più nella prima opzione. Una volta spogliato, mi rintano nelle coperte come se mi difendessero da tutto, il che è del tutto impossibile. Potranno proteggere dal freddo esteriore dell'inverno semmai ma non da quello interiore provocato dai pensieri. Mi copro fino alle orecchie girando le spalle a Lizzie. Una notte insonne, una notte alquanto lunga. Lunga ma non infinita come l'eterna notte che non è ancora né mai tramontata. Finirà quando finirò io.  
 
Il silenzio tombale e assordante del cuore delle tenebre notturne viene improvvisamente stravolto. Uno squillo, una serie di squilli. A catena, uno dietro l’altro. L'inquietudine cresce essendo allarmato più che mai. Chi sarà mai a quest'ora? Penso. Non mi capacito, nemmeno per un secondo, nemmeno per sogno. Esco dalle coperte, scendo dal letto senza accendere la luce. Non vorrei svegliare Lizzie, non vorrei proprio infastidirla. Una candela basta. Proseguo a tentoni per evitare di fare rumore. Apro la porta della stanza, scendo di sotto. Diritto verso la sala da pranzo, un vano immenso. Entro nella stanza, esattamente come mi ero prefissato prima. Il telefono non ha ancora smesso di squillare.  Mi avvicino alla console color panna, è lì che è posto il telefono, un telefono nero lucido. Afferro la cornetta e la alzo, la avvicino all’orecchio. Rimango qualche secondo senza parlare ma solo origliare, silenzio assoluto, assordante. Solo sospiri, come se al di là dell’apparecchio qualcuno volesse veramente parlare ma è quasi come se non avesse il coraggio di parlare o almeno di essere il primo a farlo. Una risata interrompe quella pace preesistente, illogica, del tutto irreale. Un momento ancora più glaciale di prima e puntualmente più incomprensibile, completamente. Un silenzio che si sgretola come un castello di carte, come il mio cuore ha fatto già da tempo ma che ora non più, non avrebbe alcun senso. Lo fa e come, dietro a una frase indecifrabile ma che io decodifico e benissimo. 

“Tu sarai il prossimo!” sbotta e chiude. 

 

Mi sveglio di soprassalto. Sarà un sogno, sempre. Mi ripeto. Ma stavolta non è il solito, ora, una volta che ci ripenso mi ridico. Come d’altronde nemmeno la mia vita è più la stessa senza Polly al mio fianco, al nostro fianco. No, non sarà più la nostra vita di prima oramai. Crolla, ma non posso perdermi d’animo. Ho tutta una giornata davanti da affrontare come le cose e una in particolare. Diversa dalle altre, ma non del tutto. Mi alzo dal letto e mi avvicino alla finestra rubato dal primo raggio mattiniero che irradia la campagna di Arley Hall. Qualcosa di insolito, qui è raro che batta il sole. Figuriamoci d’inverno. Infatti è il primo, ma non mi meraviglia affatto. Non mi sfiora minimamente, è difficile che uno Shelby si sottoponga o venga sottoposto a questo. Specialmente Thomas e persino la natura. Lui predomina anch’essa e non solo gli uomini, figuriamoci di loro. Questione di secondi e ritorno alla realtà. Distolgo lo sguardo da fuori e mi giro dietro in direzione del letto dove lei ancora dorme. Non mi perdo d'animo come per non sprecare altro del mio prezioso tempo invano e prendo la strada del bagno. Dopo una rapida rinfrescata di viso torno in camera per cambiarmi. Apro l'anta sinistra e afferro la camicia bianca righe verticali blu. La infilo senza indugiare lasciandola cadere con la massima leggiadria sulla maglia beige di lino. Poi prendo il gilet e i pantaloni neri e torno al comodino per indossare anche quelli. L'orologio d'oro da tasca, prendo anche quello. Guardo l'ora, sarà ancora presto. Ma non per me, mi continuo a dire. Calcolo in fretta in furia, come sempre e lo lego con la mia altrettanta destrezza, puntualmente presenti. Mi siedo sul letto piegandomi. Infilo i calzini di lana color cremisi e le scarpe in pelle nera lucida entrambi abbandonati sotto il letto dalla sera precedente. Allaccio queste ultime e mi alzo. Mi dirigo verso il comò. Afferro il pacchetto di sigarette, lo apro e ne prendo una. La punto all'angolo sinistro della bocca. Prendo l'accendino e lo avvicino. Ecco che la fiamma incomincia ad ardere, come esattamente la mia ambizione. Essendo una la proiezione dell'altra e lo posso gridare fieramente a squarciagola. Lo faccio e come. Mi dirigo verso l'armadio per chiuderlo. Anticipo tale azione con la mia più astuta prontezza. Agguanto il cappotto nero, poi il cappello, infine la revolver. Per ora va bene portare anche solo quella. Prendo la via delle scale, scendo al piano di sotto. Vado in cucina. Un tè irlandese può essere l'inizio ideale e il whiskey meglio ancora. Sarebbe decisamente e ancora meglio se si manda giù anche questo, anche giusto un piccolo sorso. Che capo sarei altrimenti, continuo a farfugliare. Sono i miei migliori antidoti a tutto, sono me stesso.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Peaky Blinders / Vai alla pagina dell'autore: Flappergiuly