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Autore: heliodor    06/05/2021    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Origini
 
Pharum tornò poco dopo e le portò il cavallo. E non uno qualsiasi notò Valya.
“È quello del comandante Stanner” disse Pharum. “Così, se lo incontrerai, potrai dimostrargli che sei dalla nostra parte.”
“Buona idea” disse montando in sella. “Grazie di tutto. Non raccontare a nessuno che mi hai vista partire.”
“Manterrò il segreto.”
Lo spero per te, pensò Valya. Se scoprissero che hai aiutato una ricercata a fuggire, potresti passare dei guai seri.
Quel pensiero la colpì. Pharum stava rischiando molto più di lei. Qualcuno poteva averlo notato parlare con lei o poteva avergli visto sottrarre il cavallo dal recinto per portarglielo.
Lo sto mettendo in pericolo, pensò. E tutto per colpa mia.
Non era sicura che Pharum si meritasse tutto quello, ma non aveva idea di come rimediare a quello che stava facendo. Poteva solo sperare che il soldato fosse passato inosservato e non andasse in giro a raccontare ciò che aveva fatto.
“Io ti saluto” disse.
“Che la tua via sia dritta.”
Diede un colpo deciso alle redini e si allontanò al galoppo. Rallentò solo quando il campo sparì oltre l’orizzonte. Dalle torri potevano ancora scorgerla, ma era buio e lei non aveva luci con sé.
Troverò Zane, si disse. Lo troverò e gli spiegherò tutto quello che è accaduto. Lui mi sarà grato per avergli salvato la vita e crederà alla mia innocenza. Torneremo alla fortezza e lui spiegherà ogni cosa a Demia. E anche Pharum starà bene, anzi verrà lodato per avermi aiutata a soccorrere Zane e riportarlo vivo alla sua armata.
 
Quando Demia aveva saputo che il cavallo di Zane era stato trovato da una pattuglia, si era fatta spiegare dal comandante Hemp dove lo avessero trovato.
La comandante aveva interrogato di persona i membri della pattuglia in presenza di Refu e di altri mantelli di Lormist.
E di Valya.
Refu aveva dispiegato una mappa sul tavolo e aveva indicato un punto a cento miglia a occidente e trenta a meridione dalla fortezza. “Qui” aveva detto. “È qui che si trova. Strano.”
“Cos’è che non ti convince” le aveva chiesto Demia.
Nel frattempo, Valya si era fatta avanti per guardare meglio. Stando con i lormist aveva imparato a leggere quelle mappe e si stava facendo un’idea di dove fosse quel posto.
“Barahad” aveva detto Refu. “Forse per te questo nome non significherà molto, ma…”
“La casa ancestrale” aveva detto Astryn. “È il luogo da dove vengono le Aquile.”
Valya l’aveva guardata senza capire.
“L’ordine a cui appartiene il comandante Stanner” aveva spiegato Demia.
“Molti di loro, non tutti” aveva aggiunto Refu. “Credono che le Aquile provengano da lì. Alcuni compiono una specie di pellegrinaggio verso le rovine, credendole una specie di mausoleo.” Aveva scosso la testa. “Ovviamente è solo una leggenda.”
Astryn aveva ridacchiato. “Forse per te, ma per molte Aquile è la verità. Io ne ho conosciuta qualcuna.”
Valya non aveva idea di che cosa stessero parlando e l’aveva domandato a Demia quando erano rientrate nella sua stanza.
“Che cosa sono le Aquile? Sento che tutti ne parlano.”
“Te l’ho detto. Sono un ordine di stregoni guerrieri.”
“Anche Zane è un’aquila?”
“Per favore” aveva detto Demia sedendo sulla poltrona. “Non iniziare con le tue domande. Se hai dei dubbi chiedi a Refu. Lui è molto più paziente di me.”
Per una volta aveva deciso di seguire un consiglio della comandante ed era andata a trovare l’erudito. Anche lui soggiornava in una stanza della fortezza sullo stesso livello della comandante, ma più piccola e senza il focolare.
In compenso aveva ottenuto un tavolo e una libreria dove erano allineati alcuni volumi.
“Come mai tanto interesse verso le Aquile di Lormist?” aveva chiesto Refu.
“Ho sentito che ne parlavate durante la riunione e mi sono incuriosita.”
“La curiosità è una dote, in certi casi. Ma a volte può avere delle conseguenze, specie se si cerca troppo a fondo in questioni dove sarebbe meglio essere prudenti.” Aveva fatto una pausa. “Ma penso che non sia questo il tuo caso. Se tu fossi stata un’altra persona, ti avrei consigliato alcuni volumi da leggere, ma non ti ho mai vista con un libro in mano da quando ti sei unita alla nostra armata, quindi penso che preferiresti una spiegazione più veloce.”
Valya lo aveva guardato chiedendosi se la stesse offendendo. “Dimmi solo dove si trova Barahad e perché è così importante.”
“Barahad è una leggenda” aveva risposto Refu. “Durante i secoli, molti l’hanno cercata e altri credevano di averla trovata. Ora che ci penso, ne parlai con Zane poco prima che partisse.” Aveva scosso la testa. “Avrei dovuto capirlo allora che era diretto alla dimora ancestrale.”
“Perché è tanto importante?”
“Penso dipenda da una questione di orgoglio. Vedi, tutti gli ordini militari possono far risalire le loro origini a un passato più o meno accertato. I guerrieri neri erano servitori del mago supremo Drakarn, prima di ribellarsi e passare dalla parte di Ambar il Nero. Le Lame Askadiane vennero fondate dalla maga Valetharn per difendere i suoi possedimenti. Le Spade D’Argento nacquero ad Azgamoor durante l’era dei disordini per difendere le carovane che attraversavano l’Antico Continente. I Figli del Drago hanno la loro origine nel mitico drago Kamataro e nelle Isole Orientali. L’origine delle Aquile invece è ignota.”
“È così importante avere una origine?”
“Per certe persone è fondamentale. Serve a definire ciò che sono e dove stanno andando.”
Valya ci aveva riflettuto. “Io non so dove sono nata. E non ho ricordi di mia madre. Anche io non conosco le mie origini.”
“Non l’hai mai chiesto a tuo padre?”
“Non mi ha mai voluto dire molto. A lui non piace parlare di mia madre. Forse nemmeno la amava davvero.”
Di sicuro non ama me, si era detta.
Non aveva dimenticato le sue parole dopo la festa della governatrice.
 
Barahad era una collina sormontata dalle rovine. La raggiunse dopo quattro giorni di viaggio passati a guardarsi le spalle nel timore di essere inseguita e di notti insonni per paura di subire un agguato da parte dei rinnegati.
“Eccola” si era detta vedendola sorgere a poco a poco dietro l’orizzonte. Prima erano apparse le mura di pietra grigia, poi il resto dell’altura.
Si era attesa qualcosa di più imponente di quello. Se davvero era stata la dimora ancestrale delle Aquile, era davvero deludente. E il fatto che fosse in rovina aumentava quella sensazione.
Puntò dritta verso la collina. Se il racconto fatto dalla pattuglia della fortezza era vero, era lì che avevano trovato il cavallo di Zane.
Secondo Refu, i soldati avevano controllato i dintorni senza trovare tracce di lotta. Se Zane era stato catturato, non si era opposto.
“Questo non sarebbe da lui” aveva obiettato Demia. “Quindi è probabile che abbia seguito qualcuno che conosceva o di cui si fidava. La speranza è che abbia incontrato Aramil e che lo abbia seguito. Ma perché lasciare lì il cavallo?”
Aramil Stanner era il padre di Zane, questo Valya lo aveva appreso già a Ferrador.
È un amico di mio padre, si disse. Almeno è quello che dice Zane.
Lasciò il cavallo alla base della collina, in un punto da dove poteva vederlo. Da lì in poi il terreno era troppo accidentato e pieno di buche e massi e non voleva azzoppare l’animale. Se fosse accaduto avrebbe dovuto muoversi solo a piedi.
Raggiunse la cima della collina e passò sotto un arco di pietra che doveva essere stata un’entrata. Il muro era crollato spargendo detriti ovunque. Grandi pietre squadrate e consumate dal tempo giacevano riverse in quello che doveva essere stato il cortile della fortezza. L’edificio centrale, di forma rotonda, era crollato su sé stesso. Al centro della costruzione si ergevano le chiome degli alberi. Piante infestanti e rampicanti avevano invaso il cortile crescendo sulle pareti fino a coprirle del tutto. Le radici degli alberi avevano sollevato e scalzato le pietre che formavano il pavimento e quella che una volta doveva essere una fontana adesso somigliava a una coppa rovesciata e distrutta.
“Zane” gridò Valya, l’eco della sua voce che veniva riflesso dalle pietre. “Zane, sono Valya. Se ti stai nascondendo puoi uscire. Sono io. Sono venuta per aiutarti.”
Durante il viaggio aveva pensato che potesse essere ferito. Forse si era nascosto tra le rovine e non era uscito allo scoperto scambiando i soldati di Talmist per una pattuglia di rinnegati.
Era una storia assurda ma in quel momento le dava almeno una speranza di ritrovare Zane. In caso contrario, avrebbe dovuto riprendere il suo viaggio.
“Zane, sono io. Sono Valya. Se…”
“Valya” esclamò una voce.
Lei sussultò e girò la testa verso il punto da cui era venuta.
“Zane, sono io.”
“Valya. Sono qui” disse la voce.
Proveniva da dietro un masso rovesciato che doveva essersi staccato dall’edificio centrale.
Deve essere ferito, pensò Valya, il cuore che le batteva forte. Dei, fate che sia arrivata in tempo per portarlo alla fortezza e guarirlo.
Raggiunse il masso e ci girò intorno. Una figura era accucciata ai piedi della roccia.
“Zane” esclamò. “Eccomi.”
La figura si sollevò in piedi e Valya balzò indietro.
Era un ragazzo sui venti anni, capelli lunghi e neri e carnagione scura. Anche se le sorrideva, nella mano destra luccicava un dardo magico.
“Sembri delusa” disse divertito. “Non sono la persona che ti aspettavi di trovare?”
“Chi sei?” domandò Valya indietreggiando di un passo.
“Le domande le facciamo noi” disse una voce alle sue spalle.
Voltandosi vide emergere a dietro il muro crollato una ragazza. Somigliava all’altro, ma aveva capelli rosso scuro e la stessa carnagione. Gli occhi erano neri e sembravano luccicare anche se era giorno.
Entrambi indossavano dei mantelli bianchi sopra tuniche di colore marrone chiaro.
Valya portò la mano all’elsa della spada.
“Non lo fare” disse il ragazzo.
Anche nella mano della ragazza brillò un dardo magico. “Se fossi in te lo starei a sentire. Anche se ha una pessima mira, Konnor non ti mancherebbe da quella distanza.”
Konnor, se quello era il suo nome, ghignò. “La mia mira è ottima, ma è vero. Da questa distanza non ti mancherò, Valya.”
Come fa a sapere il mio nome? Si chiese.
Poi ricordò che lo aveva gridato prima di chiamare Zane.
Sono proprio una stupida, si disse.
“Voi siete mantelli di Lormist, giusto?”
La ragazza si mosse di un passo verso di lei. “Se sai chi siamo, sai anche che siamo pericolosi.”
Forse, si disse Valya, dire la verità potrebbe essermi utile. “Io sono dalla vostra parte.”
Konnor si spostò di lato. “Dimostralo.”
“Sono partita da Cadrik” disse Valya. “È una fortezza a cento miglia da qui.”
“Lo sappiamo dov’è” disse la ragazza. “Ci abbiamo girato intorno prima di dirigerci a Barahad.”
“Allora saprete che c’è la vostra armata alla fortezza.”
“Non c’era nessuna armata quando siamo passati” rispose Konnor. “Non stai andando affatto bene.”
“Ma adesso c’è” disse Valya.
“E chi è al comando?”
“Demia Vauru” rispose sicura.
La ragazza ghignò. “Bugiarda. Il comandante è Zane.”
“Però sa di Demia” osservò Konnor. “Forse è una spia.”
“Di certo non è capitata qui per caso. Cercava Zane” disse una terza voce.
Con la coda dell’occhio Valya notò un uomo sulla cinquantina apparire a dietro una colonna spezzata. “E non è l’unica cosa strana.”
“No, dovete credermi” disse Valya.
“Ti crederemo dopo averti interrogata per bene.” Konnor sollevò la mano col dardo.
Valya portò la mano all’elsa della spada e la estrasse con un gesto fluido. Il mondo prese a scorrere lento, come se fosse immerso nella melassa densa.
“Ferma” gridò lo stregone di mezza età. Anche tra le sue mani era apparso un dardo magico.
Se mi fermo adesso, pensò Valya, non troverò mai più Zane.

 
  
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