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Autore: Nora_Neko    06/05/2021    0 recensioni
"L'origine di noi si cela tra le pagine di un libro. Uno sciocco scrittore, un povero pazzo, che narra la sua versione della storia di ciò che è stato dimenticato, ci usa come colpa, come condanna senza conoscerci. Adesso è il nostro turno di raccontare la storia, di raccontare ciò che accadde dopo l'esilio dal paradiso, di mostrare hai terreni le origini."
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-INVIDIA-

 

CAPITOLO II
 

 
- Per migliaia di anni , vagammo su la terra dei mortali, prima fummo considerati divinità e adorati dai terreni, ed ora trattati come feccia, denigrati e costretti a pagare per l'errore di quell'uomo. E sia! Come noi anche i figli di Dio pagheranno per questo. - Furono le parole che mio fratello rivolse a tutti noi dopo quell'accaduto.

Quel grande giardino che pochi minuti fa era pieno di gioia ora era tinto del colore delle rose e impregnato dall'odore nauseante della morte. Quei visi ipocriti che fino a pochi istanti fa erano gioiosi ora mutarono in una statica espressione di terrore. Non riesco a ricordare esattamente quel momento , ma provo ancora la stessa emozione di pace nel ricordare il respiro ed il sorriso strappati dai loro pallidi volti.

Subito dopo venni trascinato via da mio fratello, mentre il resto della mia famiglia ci seguiva e osservava i nostri corpi macchiati dal sangue dei mortali. Nessuno domandò nulla, ma potevo vedere il viso contrariato di alcuni di loro.

Le strade non erano sicure così passammo per i boschi, inoltrandoci nelle sue profondità alla ricerca di un posto sicuro. Ammiravo il verde intorno a me mentre il vento accarezzava la mia pelle ed il silenzio mi circondava. A spezzare quel silenzio fu il rumore dell'acqua che scorreva poco più avanti di noi. Ci avvicinammo al fiume per lavare via il sangue dalla nostra pelle.

 Mentre l'acqua gelida lavava via il sangue sentivo alle mie spalle la pressione dei loro occhi, mi voltai ed incrociai lo sguardo di una delle mie sorelle. Mi sentivo come un animale intrappola, mi guardava come facevano gli umani, come se fossi io il colpevole di ciò che era successo, come se  fossi un mostro. Poco dopo voltò lo sguardo e torno da gli altri, mentre io ancora tremante , restai lì, immobile, in attesa del suo permesso per potermi muovere nuovamente.
Da li a poco venni risvegliato da mio fratello che mi riportò al branco. Ci sedemmo a parlare intorno al fuoco ma sentivo qualcosa di strano. Più li  guardavo più capivo che qualcosa in me era cambiato, mi sentivo come se tutto ciò che successe a quella famiglia fosse giusto e meritato, ripensai alle parole dette da mio fratello,  esse echeggiavano nella mia mente, non mi lasciavano un attimo di respiro, e compresi che ciò che disse era vero. Loro pagheranno.

Passammo la notte nel bosco, guardai fisso le stelle. Avevo dimenticato quanto belle potessero essere e quanta luce potessero dare nella buia notte. Il vento mi cullava con le sue dolci carezze e mi addormentai in quel dolce bosco privo di suoni.

 Il silenzio di quella notte fu spezzato in un secondo, quando verso le due o forse le tre del mattino fummo svegliati dall'ululato dei cani poco distanti da noi.
Sapevamo che sarebbe successo, Sapevamo che gli umani non ci avrebbero perdonato per quel massacro e che se volevamo sopravvivere  non c'era tempo da perdere, così incominciammo a correre nel bosco evitando le varie trappole per la selvaggina e disperdendoci tra gli alberi per confonderli, fino alla uscita.

Al contrario degli uomini io e i miei fratelli siamo molto più veloci ed agili, quindi fuggire fu semplice, ma ciò che accadde dopo fu l'inizio dei  più dolorosi ricordi per alcuni di noi.

Arrivammo finalmente all'uscita del bosco, non c'era nessun'ombra dei terreni in quel posto. Eravamo circondati dal silenzio e dal suono del nostro pesante respiro.

Fu allora che accade. Mia sorella riprese fiato, alzo lo sguardo e piena d'ira mi strattono a se. Non posso dimenticare le sue parole -Non ti permetterò di farlo ancora, non mi farò carico delle tue colpe di nuovo- il suo sguardo pieno d'odio fisso nei miei occhi, sembrava quello di una belva,come volesse uccidermi.
Mi sentivo tradito e ferito da quelle parole. Lei sapeva quanto spregevoli ed egoisti fossero gli umani, eppure nonostante ciò ne aveva preso le difese. I nostri fratelli ci separarono e cercarono di calmarla inutilmente,lei gridava ed io provavo di nuovo una sgradevole sensazione dentro di me. Fu allora che il branco si spezzò.

Non trovammo un punto di intesa, non c'era uno solo di noi che la pensasse allo stesso modo e fu così che iniziò la nostra separazione.

Ero stanco delle discussioni, stanco di sentire e vedere le stesse cose,le stesse inutili scuse e voltai le spalle hai miei fratelli, ed imboccai una strada diversa dalla loro. All'udire il mio nome mi girai per qualche secondo, dissi addio e mi incamminai nuovamente vero una meta sconosciuta.      
   
 
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