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Autore: killian44peeta    07/05/2021    0 recensioni
Sequel di
-Gli Elementi 1
-Gli Elementi OS- L'esterno (1.1)
-Gli Elementi 2
-Gli Elementi OS- L'interno (2.1)
"La debolezza deve essere eliminata. Devi farla fuori. Se la manterrai viva sarai... umano"
Il battito cardiaco accelerò e rallentò così tante volte che pareva quasi il tempo fosse impazzito, sbattendogli nel petto e nelle tempie come non mai, dapprima velocizzandosi, poi cristallizzandosi, con i secondi che gli scorrevano addosso, pesanti come massi che crollavano sulla sua schiena già piegata, con i respiri che gli uscivano dalle labbra in un totale disordine, il sudore che gli percorreva la fronte e le mani.
Sentiva che l'arma poteva scivolargli dalle dita per quanto i suoi palmi si stavano bagnando, bollenti a dir poco rispetto alla superficie gelida e perfetta di quella sottospecie di spada.
"Uccidila. O ora o mai più"
Vide la ragazza aprire le braccia, mostrando a pieno il petto, pronta a ricevere il colpo, guardandolo, con le lacrime del biondo che le crollavano addosso, ma senza spostarsi affatto, senza cercare di asciugarle con la mano.
Semplicemente lo guardava ed aspettava, silenziosa, con la tranquillità inscritta in ogni movimento e ogni cenno del suo corpo.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Elementi- saga'
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Diana

Ero talmente tanto esausta che sarei potuta crollare dalla stanchezza.

L'unica cosa che mi permetteva di reggere era il ragazzo che mi aiutava a camminare.

Il suo odore.

Il suo odore sembrava circondarmi, accelerando il tempo come non mai, accelerando i miei battiti e soprattutto facendomi sentire straordinariamente calma e felice.

Felice perché mi era vicino ed era lui, vivo, con il suo solito modo di pensare e non con quel 'lui' che, a quanto pareva, mi odiava più che mai e che desiderava la morte e la disperazione altrui.

Felice perché mi sembrava tutto sistemato, anche se non lo era per davvero, e che con questo potevo bearmi di attimi come quello che stavo attraversando.

Forse questa felicità anormale sorgeva dalla mia stanchezza, ma questo, in qualche modo, mi appariva solo come un piccolo dettaglio in mezzo ad un paradiso.

Mi piaceva il suo calore corporeo, mi piaceva nascondere la testa vicino al suo collo, così da sentire la sua pelle, mi piaceva... Lui.

Mi piaceva davvero lui?

Beh, come persona sicuramente sì.

Mi piaceva questo Guy: era dolce, un po' scorbutico, seccato, sarcastico quando lo si irritava, ma dolce.

Però la domanda principale era un altra.

Mi piaceva anche in quel senso?

Di questo non ero certa, ma ero troppo stanca per mettermi a pensare davvero su tale genere di cosa.

Ciò di cui ero più che sicura era che, per qualche motivo, mi sarebbe piaciuto rimanere insieme a lui per un po', per un bel po', tanto da fermare il tempo mentre ci dirigevamo verso le nostre stanze, io sempre stretta a lui e lui che ogni tanto si girava a guardarmi.

Lo sentivo nei suoi muscoli, nel suo collo.

Lo sentivo nel suo respiro.

Lasciai che mi trasportasse ancora fino a raggiungere, probabilmente, la mia camera, siccome si fermò, per poi aprire la porta.

Aprii gli occhi a fatica, visualizzando le pareti della mia stanza, sentendo lui mentre avanzava ancora fino a raggiungere il letto, per poi sussurrare un -Devi scendere- a cui io annuii appena, scivolando lentamente a terra.

Faticosamente, mi infilai a letto, sentendo le gambe tremare ancora un po', rilassandomi subito a sentire il calore delle coperte.

Eppure, la temperatura della stoffa non si poteva paragonare minimamente a quella del Buio, il quale mi rimboccò per bene, abbassando appena il capo, tornando in seguito a fissarmi con il suo sguardo color notte.

"Ho freddo senza di te, resti?"

Fece per allontanarsi anche solo di qualche passo, ma strinsi la manica della sua maglia ancora prima che riuscisse a provarci.

-Resta- mugugnai -Per favore, resta-

Lo vidi fissarmi per qualche istante e subito mi spostai verso il fondo delle coperte per fargli spazio, non mollando la manica della sua maglia.

Parve pensarci per qualche secondo, annuendo poi in seguito con un cenno di testa.

-Come vuoi- borbottò, mettendosi nella parte di letto che gli avevo lasciato libera.

E si sdraiò, i capelli neri che si scontravano con il cuscino, lo sguardo che mi scrutava, pieno di domande illeggibili.

Mi appoggiai a lui un ennesima volta, soltanto con il capo al suo petto, sentendo poi le sue braccia che, forse un po' indecise, andavano a posarsi sulla mia schiena.

Potevo sentire le sue mani su di essa, le quali mi infondevano ciò che io stessa avevo desiderato da lui.

Calore.

Del calore da condividere insieme, un calore che era sia nel corpo in sé per la sua temperatura, che nel petto, così piacevole da portarmi a socchiudere le palpebre.

Rimanemmo a guardarci per diversi secondi, come se il nostro osservarci fosse tornato ad essere come le prime volte in cui eravamo stati vicini, ma con qualcosa di più che non sapevo descrivere.

Il silenzio aleggiò ancora e ancora, scandito soltanto dal rumore del mio cuore.

Batteva, rapido, in una maniera tale che speravo soltanto non fosse facile da udire.

-Non ti capisco- sussurrò in un filo di voce, scuotendo appena la testa -Non capisco cosa ti giri per la testa per permettermi di stare qui. Se per quello non capisco nemmeno Silver, ma principalmente non riesco a comprendere te. Non capisco come puoi accettare che io ti stia così vicino, né come mai tu ti fida ancora di me-

-Nemmeno io ti capisco, se per questo- asserii -Te lo ho già detto una volta.-

Annuì appena -Sul Pegaso, me lo ricordo-

-Non capisco molto di te, non ho mai capito molto, forse. Non capisco perché sembri così invincibile e lontano, ma in contemporanea così fragile e vicino.- presi un respiro -Non capisco come mai non vuoi condividere quello che senti... con chi vuole solo riuscire a mettere in ordine le idee su di te, quindi...-

Virgil abbassò ed alzò lo sguardo, portando una delle mani all'altezza della mia fronte, lasciando che questa si posasse sulla mia guancia.

-Io vorrei capirti, tu vorresti capirmi. Siamo uguali da questo punto- asserii - Abbiamo trovato qualcosa che ci accomuna- sorrisi appena.

Lo vidi scostarmi un ciuffo di capelli da un occhio, in silenzio, come con una carezza, osservandomi ancora, lasciandomi come una scia incancellabile sulla pelle, quasi fosse segnato con il fuoco.

Il suo tocco sembrava capace di rimanermi impresso nella mente per l'eternità.

Mi andava bene come cosa.

-Dormi ora, Diana, ne hai bisogno- sussurrò con un che di dannatamente delicato.

-Non te ne andare via-

-Non lo farò, però ora devi dormire-

-Okay- risposi, accoccolandomi meglio al suo fianco, sentendo nuovamente il suo respiro sulla pelle e il suo petto praticamente contro il mio.

Lo osservai ancora per diversi secondi, studiando quanto paresse calmo ai miei occhi, quanto quel blu in  cui adoravo immergermi sembrasse un infinito in cui perdersi non era affatto male, prima di chiudere le palpebre, serrandole quasi per quanto queste fossero diventate pesanti ed essere circondata dal suo abbraccio che mi trascinò nel mondo dei sogni, avvolgendomi totalmente con le sue spire.

Guy

Non riuscivo a respirare.

Il mio battito cardiaco pareva esplodermi nella cavità toracica per quanto si scontrava con essa e con quanta intensità ogni battito riusciva a colpire quel punto preciso del mio petto che pareva star urlando.

Il sangue mi sembrava fosse salito tutto alla testa e una miriade di emozioni differenti presero a scalpitare disperatamente in ogni parte di me.

Agitazione, euforia, confusione, ansia...

Vedevo il volto della ragazza, così perfetto, sereno mentre dormiva, rilassato e steso.

Perché lei era così... Normale? Perché sembrava così tranquilla? Perché non era agitata quanto me?

Non ero neppure sicuro di esser riuscito a mascherare tale somma di emozioni per bene, siccome sentivo che a tratti il mio cuore sarebbe esploso, facendomi diventare più sciolto di un pezzo di ghiaccio rimasto al sole per settimane.

Con il viso in fiamme, boccheggiai, chiedendo a me stesso di rimanere calmo, di trattenere quella lotta che mi faceva sentire le farfalle nello stomaco fino a mandarmi giù di testa.

Non avevo aria per certi versi, ma non mi sarei mai spostato, neppure per cercare un accenno di ossigeno.

Mi aveva chiesto di restare e per una volta sia la mia testa che il mio cuore mi dicevano la stessa cosa.

Stringilastringila e non lasciarla andare.

Resta con lei e non andartene fino a che non si sveglierà.

Sempre le stesse frasi, le stesse richieste che, in un modo o nell'altro, accettai di buon grado.

Lasciai vagare lo sguardo sulla sua pelle, sulle sue palpebre e sulle sue labbra socchiuse, rosee.

Le sfiorai con un dito, avvicinando leggermente il volto al suo, trattenendo il fiato.

Eravamo ad una distanza minima, decisamente minima, tanto che se mi fossi anche solo spostato avrei potuto baciarla, proprio come in quel sogno che tempo addietro avevo fatto a casa di Will.

Baciarla seriamente... 

Inghiottii la saliva a stento, per poi riscuotermi.

Qualunque cosa che mi fosse venuta in mente, stupidamente e per istinto, non doveva essere fatta, prima di tutto perché non sarebbe stata rispettosa nei confronti dell'albina e in seconda parte perché me lo sentivo dentro.

Non dovevo farlo, non ora, decisamente no.

Mi limitai perciò a stringerla, sicuro che non sarei riuscito a dormire decentemente con il suo respiro caldo sulla mia pelle, aspettando che il mio petto, assordante nei suoi battiti costanti, si calmasse.

Socchiusi le palpebre, sentendo il suo odore che, nonostante tutto,  mi aiutava a rilassare sempre di più, come sapendo che non ero più solo in un mondo di incubi, che nessuno, mai più, avrebbe preso il mio posto senza che io lottassi.

Non avrei mai più permesso a delle stupide richieste mentali di rovinarmi, non avrei mai più permesso alle mie insicurezze sul cercare un appartenenza di prendere il sopravvento.

Le prime, perché non volevo lacerare i rapporti che ero riuscito a formare con Silver, con gli altri... le seconde, perché la mia appartenenza, a quanto mi sembrava, era affianco alla Luce.

Era strano che mi sentissi davvero in questa maniera, che percepissi ogni parte di me che non faceva che chiedermi di lei, lasciando che mi stringesse e lasciandomi stringerla, eppure era dannatamente così e non volevo che cambiasse.

Volevo stare lì.

Chiusi definitivamente gli occhi e stranamente, cosa di cui mi accorsi dopo quello che apparve a malapena un secondo, non feci alcun incubo.

Mi ero addormentato di botto, non avevo sognato nulla, ero riuscito a fare un sonno lungo e privo di interruzioni.

Lo potevo sentire nel mio corpo, nelle mie carni che si stavano destando un poco alla volta, cedendomi i sensi con delicatezza.

Non aprii subito gli occhi, ma sentii immediatamente le mie gambe strette a quelle di colei che realizzai che fosse al mio fianco.

Era ancora abbracciata a me e la luce del giorno entrava dalla finestra, non troppo fastidiosa.

Non avevo la più pallida idea di che ore potessero essere, ma non mi importava.

Sentii tre dita sfiorarmi lo zigomo e aprii leggermente gli occhi, portando la figura affianco a me, ormai sveglia, a sussultare.

-Buon...buongiorno-

-Mmmh... giorno- asserii, sentendo l'indaco della ragazza osservarmi appena prima di scostare le coperte e alzarsi in piedi, decidendo di fare lo stesso, scostandomi i capelli all'indietro.

-Ci vediamo tra poco. Vado a farmi una doccia-

-Okay, sì...- rispose lei, abbastanza in fretta, per poi scomparire dietro la porta del bagno.

Uscii dalla stanza, abbastanza velocemente, cercando di cacciare quei sentimenti strani che continuavano a salire, dandomi dello stupido.

"Se non avessi aperto gli occhi..." 

Mi sfiorai il volto con una mano, lanciando un occhiata al corridoio vuoto, raggiungendo le mie stanze, notando il solito clima orribile che stava a circondarmi.

Detestavo questa stanza: mi faceva sentire vuoto.

Forse, se fosse stata diversa almeno un po', mi sarebbe piaciuta di più.

Mi diressi verso il bagno, spogliandomi nel frattempo, andando sotto la doccia, continuando a tenere la mano appoggiata alla guancia, sorridendo leggermente.

Nonostante quel che di orribile che mi circondava, ero felice, mi sentivo felice per davvero.

Mi sentivo come... illuminato... illuminato da un faro.

O anche, illuminato da stelle, come se, finalmente, in quel nero, fossero nate le prime costellazioni, inizialmente flebili e vaghe.

"Costellazioni... huh?"

Uscii dalla doccia, tornando a guardare la stanza, vestendomi, tenendo però l'asciugamano in testa e cercando nell'armadio la mia sacca, ripescando i pennelli, accarezzandone la setola morbida e liscia.

"Non ho i colori... no, va beh, tanto probabilmente sarebbe venuto malissimo e sarebbe tempo sprecato probabilmente" mi dissi, prendendo un grosso respiro, ritornando rapidamente in corridoio.

E l'ultima cosa che mi rimaneva da fare era tornare in sala, sapendo che, molto probabilmente, chi fosse stato lì mi avrebbe guardato diversamente.

Prima ancora che mi allontanassi di un passo, vidi Diana spuntare dalla sua stanza e farmi un rapido cenno con la testa.

Era il momento.

Raggiungere una stanza non fu mai più difficile di così.

Sentivo tutti gli sguardi delle persone addosso, tutte quelle che incontravo mi fissavano in un modo che sembrava o immerso nella paura più totale, o che pareva quasi che sarebbero stati felici di vedermi morto.

Mi ricordavano le persone ad Amberlin, tutte troppo terrorizzate o piene di disprezzo da farmi sentire il voltastomaco.

Nonostante questo, però, non dissi nulla, non distolsi lo sguardo dal loro, non cercai di nascondermi da esso.

Per il casino che avevo fatto, decisamente me lo meritavo.

Raggiunsi la sala da pranzo, dove subito vidi Silver ridere e girarsi, facendo girare anche chi era affianco a lei.

Task e Nemes mi fissarono, Pandora anche... e tutta la sala, in generale, non sembrava volermi staccare gli occhi di dosso.

Se ne stavano lì, come se stessero aspettando.

Avanzai di uno, due, tre passi parecchio incerti, prendendo un grosso respiro.

Sentivo di dover dire qualcosa, di dover fare qualcosa, ma aspettai diversi secondi, sperando che le persone di troppo se ne andassero.

Non avrei sicuramente mai spiccicato parola se ci fosse stata tutta quella folla che restava lì, rimanendo in un attesa assolutamente serrata.

Dopo diversi secondi, buona parte delle persone presero ad andarsene davvero, facendo commenti e borbottando parole incomprensibili.

La stanza si svuotò sempre di più, lasciando me ed il gruppo generale in un totale silenzio.

-Mi dispiace- asserii, tenendo un tono che cercai di mantenere come normale, senza sussurrare, con il rischio di doverlo ripetere una seconda volta, ma soprattutto senza alzare troppo la voce, siccome avrei mandato tutto all'aria.

-Mi dispiace di aver provocato un casino... mi dispiace di avervi mantenuto un segreto come quello dell'esistenza di Luxor, pur sapendo che era necessario che voi lo sapeste. Mi dispiace poi di aver dato problemi con la parte di... me... che odio più di tutte. Mi dispiace di essermi comportato male con voi, anche se non aveva senso farlo solo perché avevo problemi con me stesso- presi fiato, abbassando lo sguardo, per poi dire un ennesimo - Mi dispiace.- seguito dal silenzio, lo stesso che mi aveva accompagnato alla prima serie di parole.

Un silenzio che sapeva di attesa e che mi metteva un ansia tremenda addosso.

Temevo la risposta che sarebbe insorta.

Ad un tratto percepii dei passi in mia direzione e, alzando la testa, vidi Irhina sorridere in mia direzione.

-Io ti ho già perdonato- fece, facendo poi una pausa -Credo che tu l'abbia capito, mi è bastato che tornassi in te per farlo. Perché ti voglio bene, Tenebroso. E ormai me lo avrai sentito dire così tante volte da  avere la nausea.- Watersea allargò il proprio sorriso, dando un cenno di capo e ridacchiando.

Fissai la ragazza dai capelli azzurri che continuava a sorridermi, come aveva praticamente sempre fatto, per  poi girarsi leggermente, come per guardare anche gli altri.

-Ti voglio bene anche io, Silver- risposi solamente, portandola a tornare a guardarmi ad occhi spalancati, non aspettandosi minimamente questo tipo di risposta.

-Eh?-

-Ti voglio bene anche io.-

L'Acqua mi guardò di stucco, con gli occhi che, improvvisamente, iniziavano a diventare lucidi, tornando ad avvicinarsi di un passo.

-Se ti scosti dall'abbraccio che ti sta per arrivare, ti picchio, sappilo- asserì Silver, quasi in un borbottio, prima di gettarmi le mani al collo e stringermi nella sua maniera assolutamente stritolante.

La sentii ridere leggermente, nel mentre.

-Non mi sarei mai aspettata che me lo dicessi a tua volta- si staccò, con un espressione tra il sorridente e i l'immerso in un pianto di gioia, mentre riprendeva a ridere, asciugandosi la faccia con la manica della maglia, cercando di cacciare tutte le lacrime che continuavano a scendere senza che lei ne avesse il controllo.

Ci riuscì solo dopo diversi secondi, limitandosi ad avere un espressione contenta.

-Me lo ripeti ancora?- ribattè poi, tirando su col naso.

-Silver!-

-Okay, okay, la smetto-

-Beh. Direi che a tutti vada abbastanza bene come cosa- asserì in seguito l'azzurra, dopo diversi secondi, guardando le espressioni degli altri - E nel caso non lo abbiano fatto, ignorali, se la faranno passare, sbolliranno, non è vero, persone lì dietro?-

Vidi una Nemes che annuiva cautamente, un Task che alzava le spalle e uno Will che pareva comunque abbastanza calmo.

-Ma comunque... stai davvero sorridendo?- asserì poi l'Acqua con aria sbalordita, avvicinandosi con espressione abbastanza sogghignante prima di ricevere la mia mano dritta dritta sulla fronte, ad altezza occhi, così che evitasse di guardarmi ancora con quell'espressione sciocchina che solo lei riusciva a tirare fuori.

-No, non sto sorridendo, era soltanto un tic alla bocca-

-Meno scuse, meno scuse- rise Irhina, girandosi con una mano sollevata e l'altra appoggiata al fianco -Comunque dovete sapere che i discorsi che questi due...- indicò Nemes e Task -Hanno fatto, erano proprio identici a quelli che io avevo ipotizzato! Sono un genio, merito degli applausi-

-O, ancora meglio, gli schiaffi sulla testa- interruppe Task, alzando gli occhi al cielo con un sospiro - Quelli sarebbero davvero utili-

-Forse ... solo se diventa un modo per svegliarmi di mattina, evitando di trovarmi davanti quei cosi davanti a me, che ogni tanto si suicidano sbattendo contro la barriera. Anche perché, seriamente, se entro il primo Aprile stanno tutti lì, non saremo in una buona situazione.-

-Sì questo sono pienamente d'accordo. Difatti...- il Fuoco prese in mano il foglio delle domande che avevano iniziato a compilare -É la prima richiesta nella lista. Come abbattiamo gli Spiriti?-

-Di certo non ci riuscirete stando lì a parlare a vanvera- obiettò una voce con tono particolarmente sarcastica che mi fece sussultare, portandomi a girarmi in direzione di quella voce tanto seccante e familiare in contemporanea.

I cinque parvero guardarsi a disagio, mentre io rimasi lì, fermo, fino al decidere di avvicinarmi alla presenza ben poco piacevole che aveva appena parlato.

Raggiunsi il cerchio di fuoco che circondava quel qualcuno e fissai la sua espressione ghignante.

-Era da un po' che non ci vedevamo da normale a normale, non trovi?- il biondo inclinò leggermente la testa, con un aria da seccante beffeggiatore, come non poteva non essere.

-Ti sono mancato? A me manca il momento in cui stavo venendo sepolto vivo, quello sì che era stato emozionante. Ah, non preoccuparti, ti ho perdonato per non essere morto- disse con tono tagliente, facendomi alzare il sopracciglio e lasciandomi guardarlo dall'alto in basso.

-Sì, okay.  Dì pure quel che ti pare a vanvera. Sei tu quello legato, non io di certo-

-E sei tu quello che rischia ancora la morte, infatti- Luxor rise -Guardati attorno. Dalla tua parte hai... Cinque persone in croce e quasi tutte le persone in questa montagna che ti odiano. Non mi meraviglierei se mettessero veleno nel tuo cibo o se provassero ad aggredirti durante la notte.- il Ghiaccio sogghignò per un ennesima volta -Io starei decisamente attento-













 

 

  
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