Anime & Manga > Violet Evergarden
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Autore: tsukuyomi_    07/05/2021    1 recensioni
|| Multicouple | Introspettivo/Malinconico/Romantico | Raccolta | Missing Moments | Questa storia partecipa alla "Challenge delle sei coppie" indetta da GiuniaPalma/LadyPalma sul forum di EFP. ||
I ➨ Crack ⎯ Dietfried/Violet: «Violet, pronuncia il mio nome, almeno una volta, e non il suo». [ Questa storia partecipa anche alla Challenge "Solo i fi❀ri sanno" indetta da Pampa313 sul forum di EFP. ]
II ➨ Canon ⎯ Cattleya/Benedict: Sorrise Cattleya, restando ancora immersa in quella stretta. Nonostante lui l'avesse già compreso, un giorno lei glielo avrebbe detto, a cuor leggero.
III ➨ Slash/Femslash ⎯ Benedict/Hodgins: «Eri preoccupato, tesoro?».
IV ➨ NOTP ⎯ Cattleya/Hodgins: «Unisciti a me», le aveva detto.
V ➨ Het ⎯ Julia/Laurus
VI ➨ OTP ⎯ Gilbert/Violet
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Cattleya Baudelaire, Dietfried Bougainvillea, Gilbert Bougainvillea, Violet Evergarden
Note: Missing Moments, Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Note Autrice: Ritorno ancora una volta nel fandom però, in questo caso, attenendomi soltanto ai fatti delle novel e ai caratteri che hanno i personaggi lì (e sì, se ve lo stata chiedendo sì, cambiano. Per farvi un misero esempio, Cattleya all'interno delle novel è più infantile, meno seria, adulta e perfetta di quanto l'abbiano "fatta" all'interno dell'anime - ma per questo ne parlerò più avanti nella prossima flash, dove sarà lei la protagonista indiscussa). 
Per quanto riguarda Violet, beh... in questa flash la dovete immaginare in una sua versione matura e soprattutto adulta (considerate la sua età intorno ai 25/30 anni), dove nel corso della sua vita ha sposato Gilbert, creando una famiglia con lui. A un punto indefinito di questa sua vita, in quel lasso di tempo, perde l'uomo che ama e resta sola, malinconica e col cuore spezzato dovuto alla perdita, trovando successivamente un porto sicuro tra le braccia di Dietfried, che le ricorda la persona che ha perso e, nonostante non provi per lui niente, continua a cercarlo ogni volta che per lei diventa troppo difficile sopportare il peso del dolore.
Dietfried... beh, lui sa che lei non prova nulla per lui e che lo cerca solo per disperazione, ma nonostante ciò non la rifiuta (la loro situazione, comunque, nel corso del tempo è notevolmente migliorata. Lui non la odia e l'ha accettata come parte della sua famiglia. Inoltre!, durante la storia la sua età si dovrebbe aggirare tra i 45/50 anni, ma questa è una mera curiosità) passando le notti con lei, affievolendo il dolore di lei e il suo. 
Vorrei azzardare all'interno della ff un misero accenno di qualcosa da parte sua, oltre a una notevole nota di fastidio per essere chiamato in quei momenti col nome del fratello, per essere un sostituto.
Quanda arriverete alla parte "degli occhi indiscreti della villa" dovete sapere che è una cosa ovviamente ricollegata alla novel, dove Gilbert e Dietfried, quando erano piccoli, evitavano di conversare liberamente su ogni possibile tema, in quanto quel luogo li osservava, pronto a ferirli al momento opportuno.
Prima che me ne scordi, il titolo, in latino, significa "Con te".
Il prompt scelto per la ff è la zinnia, un fiore che simboleggia la nostalgia. 
Buona lettura! ^^ 




 
Añoranza

 
Socchiuse gli occhi, lei, nel frattempo che il mero e fugace profumo della nostalgia le invadeva come un'onda in piena i sensi e i polmoni, trasportando la sua mente tramite un fugace soffio del vento lontana da quel letto morbido e da quel tempo malevolo, lontana da quell'ampia stanza aristocratica e da quelle stoffe pregiate che sfioravano la sua pelle infreddolita con fare accattivante, lontana dal calore di quel corpo nudo attaccato al suo e da quel suo bel aspetto che tanto la rincuorava e feriva a ogni sguardo che gli rivolgeva, lontana dagli occhi indiscreti e curiosi delle mura di quella grande villa, lontana da tutti ma mai da lui

Era la nostalgia ciò che la spingeva ad andare a cercarlo ogni volta in cui il peso della sua solitudine e del suo dolore diventavano troppo opprimenti, era la nostalgia ciò che la spingeva a cercare quelle due iridi di smeraldo — così simili a quelle di lui — attraverso le tenebre, per placare la sua infinita sofferenza e quei ricordi che le laceravano l'anima come mille sciabole, era la nostalgia ciò che imprimeva forza alla sua mano protesica per andare a perdersi dentro a quei lunghi e setosi capelli corvini e poi attraverso il suo corpo statuario, era la nostalgia a spingerla a chiamare il suo nome in un sussurro — permettendo alla sua flebile voce di perdersi all'interno degli sguardi gelidi che il suo amante le puntava ogni volta addosso. 

Era la nostalgia ciò che la spingeva a continuare a condividere il letto con lui, nonostante lui avesse detto aspramente più e più volte di non essere Gilbert e di non poterle dare l'affetto e l'amore che desiderava e cercava, come di non poterle restituire o tantomeno imitare il pilastro della sua esistenza oramai irrimediabilmente spezzato, era la nostalgia ciò che la spingeva a voler ricevere ancora quei tocchi sensuali e accattivanti che non sarebbero mai effettivamente tornati da lei — come si ritrovava a constatare ogni volta che le ruvide mani di lui scivolavano sul suo corpo, gesti che compiuti da Dietfried risultavano sempre amari, rudi. Era la nostalgia ciò che la spingeva ad attaccarsi a quelle labbra così diverse — meno invitanti, meno carnose, meno fresche e calde — credendo sempre di ritrovarvi quelle di lui

Era la nostalgia ciò che, seguita a ruota dalla disperazione, la spingevano sempre a cercare quelle braccia, quelle attenzioni, quei sguardi sperando ogni volta di ritrovare dinanzi ai suoi occhi velati dalle lacrime lui, Gilbert, e non Dietfried. 
«Violet,» la sua voce mentre pronunciava il nome di lei era roca, la voce di qualcuno che si era appena ridestato dal sonno «pronuncia il mio nome, almeno una volta, e non il suo».
Le sue parole risuonavano cristalline, mentre i suoi polpastrelli vagavano sul viso della bella donna. 
Gilbert. 
Lei gli rivolse un lieve sorriso, stanco, mentre scandiva le lettere del suo nome. «Ancora una volta.» L'invito era stato chiaro, risuonando ancora per la stanza. 
Gilbert.
«Dietfried» sussurrò, socchiudendo gli occhi.
 
 
 
   
 
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