Anime & Manga > Inuyasha
Ricorda la storia  |       
Autore: Jeremymarsh    09/05/2021    10 recensioni
[AU ambientata nel Sengoku Jidai]
Durante una semplice operazione di perlustrazione, Inuyasha, generale in una guerra tra demoni e umani che va ormai avanti da due anni, si spinge fino oltre il territorio nemico per raggiungere il villaggio in cui la sua promessa sposa viveva prima che il conflitto scoppiasse. Qui viene scoperto dalla sorella minore di lei che gli rivela intenzionalmente una cosa che non avrebbe dovuto.
Scioccato, Inuyasha decide di imbarcarsi in una nuova e pericolosa missione che potrebbe costargli la vita o peggio.
[Inukag con piccola parentesi Inukik]
Genere: Angst, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inu no Taisho, Inuyasha, Kaede, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome, Inuyasha/Kikyo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
N/A: Prima di cominciare a leggere delle piccole annotazioni: 

L'idea per questa storia mi è venuta rileggendo alcune parti de "Una questione privata" bellissimo romanzo anti-guerra di Beppe Fenoglio ma gli eventi storici rappresentati in questa ff non fanno alcun riferimento ad eventi realmente vissuti; sono di pura finzione. L'ispirazione è quindi tratta da suddetto romanzo - così come le citazioni a inizio di ogni capitolo - ma scoprirete poi che a parte la prima parte il format della ff è molto diverso da quello del romanzo. 

Ringrazio infine Sara che la sta leggendo in anteprima e come sempre mi sprona a scrivere o mi dà consigli, la persona che più ama sclerare e commentare con me altre fanfiction - peccato solo non leggi in inglese perché ne avrei molte altre da consigliarti! 

E mi pare sia tutto! Buona lettura.
 


 



Capitolo Uno: Ti sto pensando, anche ora


 
"In che stato sono. Sono fatto di fango dentro e fuori. Mia madre non mi riconoscerebbe. Fulvia, non dovevi farmi questo. Specie pensando a ciò che mi stava davanti. Ma tu non potevi sapere che cosa stava davanti a me, ed anche a lui e a tutti i ragazzi. Tu non devi saper niente, solo che io ti amo. Io invece debbo sapere, solo se io ho la tua anima. Ti sto pensando, anche ora, anche in queste condizioni sto pensando a te. Lo sai che se cesso di pensarti, tu muori, istantaneamente?"
 





Erano ormai due anni che la guerra andava avanti senza che nessuna delle due parti riuscisse ad avere la meglio. Si alternavano periodi in cui i demoni sembravano finalmente sul punto di vincere e altri in cui gli umani erano nettamente in vantaggio.

Nessuno sapeva davvero come era cominciato tutto, solo che un giorno il sole era sorto e il mondo si era svegliato sul piede di guerra. Non esisteva più l’armonia duramente costruita tra demoni e umani, né le relazioni interrazziali; ogni persona era costretta a scegliere da che parte stare pena l’esclusione – o peggio.

Demoni e umani si scontravano senza riserbo, uccidevano il nemico a sangue freddo e non facevano caso a chi era in territorio neutro o cercava di fare da paciere. Se uno apparteneva al popolo opposto era nemico e basta, come tale andava fatto fuori prima che potesse fare fuori loro.

Chi attacca prima vince, chi esita muore. E a perire per primi furono i giovani e gli anziani.

I primi perché ancora inesperti e appena svezzati; la maggior parte non aveva il cuore per sopportare una rivolta del genere e davanti al nemico esitava. Senza che gli venisse data anche solo una seconda chance, il giovane cadeva a terra morto, raggiungendo un posto magari più sereno di quello che avevano appena lasciato.

I più anziani erano coloro che avevano visto la guerra precedente e non avevano voglia di vederne un’altra – quale fosse la guerra precedente non aveva importanza; demoni o umani, chi era più vecchio aveva sperimentato già l’orrore della guerra. Questi andavano incontro alla morte volontariamente o si sacrificavano per un membro più giovane.

Ma a chi era andata proprio male era persone come lui e sua madre che, membri di entrambe le società, erano stati costretti a scegliere lasciando dall’altro lato una parte del loro essere con grande rammarico.

Inuyasha era un mezzo demone – figlio di una principessa umana e un grande demone cane – e come tale sentiva in sé sia la parte umana che quella demoniaca. Essendo suo padre un generale di grande importanza che aveva anche aiutato a conquistare la pace secoli prima, lui e sua madre avevano da sempre vissuto nelle terre che Toga governava a Ovest.

Lì vivevano per la maggior parte demoni e non era raro incontrare persone che odiavano le relazioni miste e soprattutto i figli di tali relazioni. Il primo era suo fratello maggiore Sesshomaru, un demone maggiore che non aveva esitato a condannare il padre per aver scelto una moglie umana.

Eppure Inuyasha, nonostante le difficoltà e tutte le botte che aveva preso nei suoi duecento anni, non aveva mai odiato la sua vita, né suo padre per averlo condannato a un'esistenza in biblico tra due spaccati diversi. Non lo aveva mai fatto, non fino al giorno in cui la guerra era scoppiata e lui era stato costretto a scegliere.

Avrebbe dovuto schierarsi con i demoni e combattere insieme al padre e al fratello o rimanere da solo – perché non c’era proprio la possibilità che gli umani lo accogliessero nelle loro file. Ma Inuyasha non avrebbe mai combattuto contro il padre, esclusione o no; il suo posto era accanto a quel possente demone che gli aveva insegnato i giusti valori che ancora tentava di applicare nel bel mezzo del campo di battaglia.

Tuttavia, sin da piccolo non gli era mai stato imposto di rimanere solo a Ovest, aveva sempre potuto viaggiare tra le terre governate dai demoni e quelle degli umani. E lui aveva colto sempre l’occasione. Inuyasha amava correre con il vento che gli scompigliava i lunghi capelli argentei, saltare così in alto che da quasi volare e ispirare l’aria tipica dei boschi.

Era di natura un vagabondo, proprio come suo padre e suo fratello, e proprio come Toga prima di lui, durante uno delle sue escursioni aveva incontrato la donna amata.



 


Era sera quando accadde.

Inuyasha aveva fatto male i calcoli e si era ritrovato lontano da casa durante una notte di luna nuova, quel momento in cui il mezzo demone perdeva i suoi poteri demoniaci e diventava umano fino all'alba.

Era l’unica cosa che aveva sempre odiato di se stesso. Si sentiva debole, cieco e sordo e non amava farsi vedere in quel patetico stato, senza considerare poi che era un segreto che andava custodito con la vita; c’era sempre chi odiava quelli come lui e non vedeva l’ora di cancellarli dalla faccia delle terra.

Così, Inuyasha era stato costretto a nascondersi come un codardo quando aveva realizzato che non avrebbe fatto in tempo a tornare al castello e, di certo, viaggiare all’interno dei confini delle terre del padre nella sua debole forma umana era peggio che nascondersi ai margini di un apparente innocuo villaggio.

Prima che il sole calasse trovò uno degli alberi più alti della foresta e vi si rifugiò già consapevole di dover passare una notte in bianco. Sapeva che al mattino, quando avrebbe fatto ritorno alla fortezza, sua madre avrebbe avuto la ramanzina pronta. Per di più, i sensi di colpa al momento gli stavano attanagliando il petto al pensiero delle pene che la donna stava provando a causa della sua assenza.

Era già notte inoltrata quando una donna dai lunghi e lisci capelli color d’ebano attraversò la foresta.

Gli sembrò strano all’inizio. Perché mai un’umana avrebbe dovuto addentrarsi nella foresta a quell’ora della notte? Aveva istinti suicidi? Non sapeva che anche in territorio umano correva un grosso pericolo?

Non aveva nemmeno finito di formulare quei pensieri che la vide scoccare una freccia a una velocità inaudita, un leggero bagliore rosa avvolgeva l’oggetto, e un secondo dopo si sentì un urlo seguito da un altro bagliore che Inuyasha aveva imparato a riconoscere come quello tipico di un demone che veniva purificato da potere spirituale.

La ragazza era dunque una sacerdotessa. La guardò meglio, la sua vista umana non gli permetteva molto, quindi strinse ancora di più gli occhi e riuscì finalmente a distinguere in mezzo al buio della notte il bianco candido della parte superiore della sua veste; immaginò che di sotto portasse i tradizionali pantaloni rossi.

Inuyasha aveva corso anche un rischio, senza i suoi sensi non si era reso nemmeno conto che un demone fosse nelle vicinanze e invece questa ragazza, questa sacerdotessa, lo aveva purificato senza un attimo di esitazione; doveva essere addestrata e abituata.

Il mezzo demone diventato umano cercò di farsi ancora più piccolo sul ramo su cui era appollaiato, ma la ragazza, che nel frattempo era rimasta ferma a contemplare il punto in cui il demone era stato ridotto in cenere, alzò comunque lo sguardo verso di lui. Inuyasha era sicuro di essere abbastanza coperto ma il modo in cui si era voltata la diceva lunga.

Non poteva rischiare di farsi vedere, certo leggi imponevano che demoni e umani non dovessero uccidersi fra di loro a meno che uno non avesse dichiaratamente attaccato l’altro, ma di certo non avrebbe rischiato, soprattutto se la persona era una sacerdotessa decisamente dotata. Lui da mezzo demone non poteva essere ucciso, al massimo sarebbe stato trasformato temporaneamente in umano, ma i suoi istinti di sopravvivenza gli intimavano di non lasciar cadere le difese.

“Hai intenzione di rimanere lì tutta la notte e di diventare preda di qualche demone selvatico?” gli disse lei senza preamboli e dandogli la schiena. “Lo so che sei lì sopra a nasconderti,” disse ancora quando solo il silenzio seguì la sua domanda.

Passarono ancora dei minuti prima che Inuyasha si decidesse finalmente a scendere dall’albero e atterrare dietro di lei.

“Saresti disposto a proteggermi anche se sapessi che in realtà non sono quello che sembro?” le domandò di rimando lui.

“So già che sei un mezzo demone. Potrai essere umano adesso ma deboli tracce di youki ti rimarranno sempre addosso e di certo non puoi ingannare qualcuno come me,” gli rispose lei con fare autoritario – Kikyo, Inuyasha avrebbe imparato il giorno dopo che la sacerdotessa si chiamava Kikyo.

Era stato l’inizio della loro relazione, un’amicizia cominciata con molta cautela che si era trasformata in un sentimento profondo in grado di farlo rimanere sveglio la notte mentre pensava al marrone intenso degli suoi occhi, alla sua pelle soffice o alla sensazione delle sue labbra sulle sue. Un sentimento che Inuyasha aveva sempre pensato non sarebbe mai morto, nonostante tutte le guerre e le difficoltà.

Quello era ciò che aveva sempre pensato…

In quel momento Inuyasha, mentre salutava Kagome e correva scaltro tra gli alberi di quella foresta cercando di non farsi notare dai nemici, stava mettendo in dubbio tutto quello che c’era stato tra lui e Kikyo negli anni subito precedenti alla guerra.

Il dubbio e il senso di rabbia dato dal tradimento gli offuscavano la mente e non poteva permettere a certe sensazioni di appannargli la mente lucida mettendo a rischio la propria incolumità.

Ma mentre saltava da albero ad albero, la sua mente non poteva non riportare alla mente il suo passato con la sacerdotessa e la conversazione appena avuta con la sorella minore.


 


Lui e Kikyo si erano dovuti separare proprio perché appartenevano a fazioni diverse ma Inuyasha, durante un ultimo incontro clandestino, le aveva promesso che avrebbe combattuto per lei. Le aveva giurato che avrebbe fatto in modo di raggiungere la pace solo per lei e poi sarebbe tornato a sposarla come avevano già deciso insieme, prima di strapparle un ultimo bacio appassionato il cui ricordo aveva dato forza a Inuyasha in tanti di quei momenti difficili che aveva affrontato dallo scoppio della guerra.

Come quando sua madre era stata uccisa da alcuni demoni in teoria alleati di suo padre: loro ritenevano che anche tutti gli umani che vivevano nelle terre demoniache dovevano essere ammazzati in quanto probabili spie. Ovviamente, nemmeno loro avevano più visto la luce del sole, ma era stato un colpo duro e Inuyasha si era aggrappato a qualsiasi momento felice, la maggior parte dei quali vedeva Kikyo come protagonista.

Poteva ora, dopo ciò che Kagome gli aveva appena rivelato, trarre conforto dall’immagine della sacerdotessa amata? O sarebbe caduto in un baratro di dolore e odio come aveva rischiato di fare il padre alla morte della madre?

Quella mattina Inuyasha era stato mandato in avanscoperta, si era ritrovato davanti a quelle infinite scale che portavano al tempio che era da decenni della famiglia di Kikyo. Si era nascosto bene, o almeno lui credeva di averlo fatto, ma a quanto pare era stato così assorto nei suoi pensieri da essere facilmente scoperto da Kagome.

Il primo istinto era stato di darsela a gambe, non aveva mai conosciuto davvero la ragazza – in fondo era solo una bambina quando aveva cominciato a visitare Kikyo – e non poteva sapere quali erano le sue intenzioni. Eppure Kagome glielo aveva impedito, gli aveva prontamente afferrato il braccio trattenendolo e urlato un “No!” che gli aveva fatto appiattire le orecchie canine poste sul capo per puro istinto.

Con il senno di poi, Inuyasha si rendeva conto di essere stato molto fortunato, una disattenzione del genere avrebbe potuto costargli la vita se fosse stato scoperto da qualcun altro. Anche se i mezzo demoni non potevano essere purificati, gli spiritualisti avevano trovato il modo di uccidere anche loro; d’altronde non è che fossero tanto forti in forma umana.

Non li volevano tra le loro file, ma al tempo stesso se si alleavano con i demoni erano target facili.

Kagome lo aveva invitato a prendere un tè nella sua capanna, lui l’aveva guardata con fare scettico, alzando un sopracciglio e aveva scosso la testa – col cavolo che si sarebbe fatto abbindolare in quel modo! – ma gli occhi imploranti di Kagome e la solitudine che lesse in essi gli aveva fatto facilmente cambiare idea.

A quanto pare, subito dopo l’inizio della guerra la loro intera famiglia era stata sterminata ed erano rimasti solo lei, Kikyo e la sorellina Rin. Mentre la maggiore veniva mandata al fronte in quanto più addestrata e capace, a lei era stato imposto di rimanere a protezione del tempio di famiglia insieme alla bambina e all’anziana Kaede. La maggior parte degli abitanti del villaggio o era morto o scappato in posti più sicuri.

Quando Inuyasha le aveva chiesto perché non si erano rifugiati anche loro altrove, lei aveva risposto che quel posto era speciale ed era essenziale che venisse protetto sia il tempio che il Dio Albero posto sul suo terreno. Ma Kagome si sentiva sola, da due anni ormai non aveva più contatti con altre persone al di fuori della sorellina e dell’anziana che però non potevano offrirgli il conforto di cui aveva bisogno. Non si sentiva compresa e le sembrava di impazzire.

La ragazza, che nel frattempo in questi due anni era molto migliorata nelle sue arti di sacerdotessa per ovvi motivi e sotto l’occhio vigile di Kaede, aveva subito riconosciuto un’aura demoniaca ai piedi del santuario. Si era affrettata a controllarne la fonte, per paura che fosse qualche altro demone venuto a ucciderle – non ne venivano molti, ma talvolta qualcuno riconosceva la loro presenza anche oltre la barriera e tentava di attaccarle – ma aveva poi visto la sua chioma argentea e aveva ricordato il mezzo demone gentile che veniva spesso a trovare Kikyo quando lei era ancora piccola; aveva colto al volto l’occasione per parlare con qualcun altro e godere della sua compagnia.

Inuyasha l’aveva rimproverata. “Come facevi a essere sicura che io fossi dalla tua parte?”

“Sono sempre stata in grado di leggere le auree, anche se da piccola non ne conoscevo il significato, oggi riconosco la tua. So che non mi avresti mai fatto del male,” le aveva risposto le con un sorriso smagliante che le aveva illuminato il viso.

Avevano parlato molto e Inuyasha si era ritrovato ad apprezzare la sua compagnia ma alla fine, inevitabilmente, la conversazione aveva toccato l’argomento Kikyo. Era pur sempre il motivo per cui si era spinto fin lì e aveva rischiato grosso; lui le aveva chiesto se aveva notizie della sorella e cosa fosse sicuro dirgli.



 
“Kikyo? L’ultima volta che ci ha mandato una lettera ci ha lasciato scritto che aveva lasciato il fronte. Troppi morti diceva, si era stancata di uccidere e rischiare la vita. Non posso biasimarla, non è un compito facile quello che le è stato affidato e lei non ha mai voluto questa guerra, né io se per questo.” Una lacrima le solcò il viso ripensando alla madre, il nonno e il fratello caduti immediatamente.

Inuyasha si sentì in colpa per lei, pur sapendo di non essere in alcun modo responsabile, ma il sentimento fu subito sostituito da apprensione per l’amata. Dove si trovava in questo momento? Che rischi correva? Coloro che fuggivano dalle proprie responsabilità era uccisi dagli stessi umani se venivano scoperti e non avevano tanta fortuna con i demoni.

“E dov’è ora? Non sarà mica stata così stupida da scappare sotto gli occhi di tutti? Come ha fatto ad arrivarvi la lettera?” 

“Un nostro amico monaco ce l’ha portata insieme a delle razioni; Kikyo ci aveva assicurato fosse una persona fidata, magari un po’ troppo maniaco, ma niente che un bel colpo dove il sole non splende non possa rimediare.”

Inuyasha fece una smorfia istintivamente; che dolore!

“Se vuoi posso farti leggere la lettera, l’ho conservata con cura. È forse l’unica cosa che mi rimarrà di sorella Kikyo, probabilmente non la rivedrò mai più,” gli disse con voce flebile e capo chino. Quelle parole di certo non calmarono il battito impazzito del mezzo demone.

Annuì incapace di dire altro e aspettò diligentemente che la ragazza tornasse con la lettera. I suoi occhi vagarono senza accorgersene sul corpo di lei che ormai era una donna; Inuyasha non aveva idea di quanti anni potesse avere ma lì sul momento pensò che fosse ancora più bella di Kikyo. Fu un attimo, ma il pensiero venne formulato comunque.

I capelli avevano delle striature bluastre e le cadevano mossi sulle spalle, mentre gli occhi, sempre di un intenso marrone, sembravano contenere più emozioni della sorella che invece era sempre stata controllata e pacata. La pelle era leggermente più scura, così come il rosso delle sue labbra – ma forse quello era dovuto al fatto che mentre parlavano aveva continuato a torturarsele con i denti. Quando sorrideva le si formava una fossetta sulla sinistra e gli occhi le si illuminavano, nonostante il dolore che ancora si celava in essi; Kikyo aveva mai sorriso in quel modo?

Si riscosse dai suoi pensieri inopportuni – d’altronde lui aveva promesso se stesso a Kikyo, non poteva pensare in quel modo alla sorella – quando Kagome rientrò nella stanza con una lettera in mano e gliela poggiò sotto gli occhi.

Inuyasha la prese con mani tremanti. Sperava che Kikyo non avesse fatto pazzie, che ovunque fosse lui avrebbe potuto andare a salvarla, offrirle un posto dove stare al sicuro fino alla fine della guerra e aspettare di potersi finalmente sposare; non poteva immaginare di perderla in quel modo, lui stesso non sarebbe sopravvissuto.

Tuttavia, quei pensieri subirono uno stop repentino non appena i suoi occhi dorati si posarono sulle parole da lei scritte su carta. All’inizio, Kikyo andava avanti raccontando gli ultimi avvenimenti, il senso di sconforto a dover vedere sempre morti su morti ed essere lei stessa causa di quelle e accennava al peso che sentiva a causa dell’incarico che le era stato affidato.

Gli spiritualisti, diceva, erano molti, non avrebbero sentito la sua mancanza, di lei che orma rischiava di essere uccisa ogni giorno perché quei sentimenti stavano influenzando anche i suoi poteri, rendendoli meno efficaci. Ma poi…


 
Ricordi Suikotsu, il figlio del medico del nostro villaggio? Ci siamo ritrovati nello stesso accampamento, lui operava come medico e quando i nostri sguardi si sono incrociati ho letto nei suoi il mio stesso dolore. Il giorno dopo abbiamo deciso di scappare insieme. Questa vita non fa per noi e la guerra potrebbe durare ancora per molti anni; non sono certa di poter durare ancora per molto. Mi dispiace molto, sorella mia, di dovervi abbandonare così; spero un giorno di potervi riabbracciare. Non temere per la mia incolumità, Suikotsu ha dei contatti che ci aiuteranno a scomparire senza farci notare e dovremo stare nascosti per molto tempo prima che si dimentichino di noi. Quindi, ti prego con il cuore in mano di non cercarmi.
La persona a cui ho affidato…

 
 
La lettera si concludeva con Kikyo che descriveva il modo in cui le scorte le sarebbero arrivata e l’uomo che gliel’avrebbe portate, ma per Inuyasha era come se non quelle ultime parole non esistessero. Il foglio gli cadde senza troppo cerimonie sul tavolo e le pupille si dilatarono alla consapevolezza che Kikyo era scappata con un altro uomo.

Kikyo, dopo le promesse, i baci, le dolci parole e le lacrime, aveva deciso di abbandonarlo per un medico incontrato per caso. Che ne era di tutto l’amore che gli aveva sempre confessato? Ma era mai stato amore poi? O solo semplice affetto per il povero mezzo demone che aveva salvato, spinta da semplice pietà, quella fatidica notte di luna nuova?

“Kikyo e Suikotsu si sono sempre amati. Non hanno mai avuto la possibilità di annunciarlo, ma penso avessero sempre avuto intenzione di sposarsi. Li vedevo talvolta nascosti nel bosco che si scambiavano baci e so quanto Kikyo ha sofferto alla notizia di essere mandata sul fronte proprio perché veniva allontanata da lui. Allora non ne capivo molto, ma con il senno di poi ho riconosciuto i segni.”

Le parole di Kagome lo riscossero. Cosa stava dicendo? Sempre stati innamorati? Avevano intenzione di sposarsi? No, non era possibile! Lei... lei aveva promesso a lui tutte quelle cose. Perché? Perché farlo se non ne aveva mai avuto davvero intenzione? Che ne era di quei “ti amo” sospirati? Perché illuderlo così crudelmente?

Kagome evidentemente non si rese conto del tumulto di cui era attualmente preda Inuyasha, perché continuò imperterrita con il suo discorso: “Io non ho mai conosciuto l’amore, avevo solo quattrodici anni quando la guerra è scoppiata e siccome mi stavo allenando come sacerdotessa non ero stata promessa a nessuno. Da un lato ne sono stata contenta, chi vorrebbe fare un matrimonio senza amore? Ma dall’altro lato…” la ragazza sospirò, “ho sempre desiderato provarlo, quel sentimento che vedevo negli occhi di Kikyo ogni volta che pensava a Suikotsu; potevo sapere quando stava pensando a lui proprio per quel luccichio che vi leggevo. Deve essere bellissimo.”

Un luccichio... lui un luccichio negli occhi di Kikyo non lo aveva mai scorto. Che si fosse in realtà illuso lui in tutti qugli anni? Che Kikyo non gli avesse mai detto veramente “ti amo”? Che non lo avesse mai veramente considerato altro che un amico?

“Tu invece, Inuyasha? Sei mai stato innamorato? Piuttosto, qual era il tuo rapporto con mia sorella Kikyo? Mi è sempre parso strano che un bel ragazzo forte come te venisse così spesso a trovarci. Kikyo qualche volta mi ha rivelato che tuo padre è un generale che ha aiutato a riportare la pace qualche secolo fa; immagino che non debba essere stato facile nemmeno per lui rivivere momenti come questi,” ragionò lei, gli occhi di nuovo lucidi al pensiero.

Inuyasha fu capace solo di scuotere la testa; sentiva il suo corpo fremere dalla rabbia, dal dolore, da un’insensata gelosia. Che la sua vita finora fosse stata solo una menzogna? Qual era stato il senso di tutto ciò? Come poteva ritrovare la voglia di continuare ad andare in guerra senza più nulla a cui aggrapparsi? La madre… Kikyo… non c’erano più per lui.

All’improvviso sentì una mano più esile afferrare la sua più pericolosa, adornata di artigli che potevano fare a pezzi un uomo in pochi secondi. “Io non so cosa sia successo tra te e mia sorella e mi dispiace se ho detto più di quel che avrei dovuto dire. Non conosco ciò che si nasconde nel tuo passato o quello che la guerra ti ha portato via, ma non fare quell’errore Inuyasha. Non lasciarti andare...”

I suoi occhi all’improvviso lo tennero fermo lì sul posto, senza possibilità d’uscita e si ritrovò perso in essi chiedendosi come avesse fatto quella ragazzina sola a leggergli nella mente senza nemmeno conoscerlo veramente.

Ma c’era qualcuno che lo conosceva davvero a questo mondo? Anche suo padre, spinto dal dolore, si era allontanato.

“Se lo farai, sarà più facile per tutte quelle persone ricolme d’odio che hanno scatenato questa guerra liberarsi di te. Il mondo è crudele, lo è con tutti, ma con un mezzo demone anche di più. Non abbassare mai la guardia,” gli disse mentre raccoglieva le tazze di tè ormai vuote, il tono e lo sguardo ora più seri. “Mi farebbe piacere, un giorno, se questa faida finalmente finisse, di sapere che sei sopravvissuto. Trova la forza in te, io ho imparato che si nasconde in posti dove non avremmo mai immaginato di cercare.” Gli offrì un ultimo sorriso prima di scomparire dalla sua vista e Inuyasha rimase da solo nella capanna che una volta apparteneva a quella che credeva fosse la sua amata – e che invece a quanto pare non gli era mai appartenuta – riflettendo sul significato delle sue parole.

Riprese un’ultima volta in mano la lettera, concentrandosi sulle frasi scritte in fondo. Miroku, il monaco che Kagome aveva detto di aver trovato un po’ troppo manesco, gli riportò alla mente una notte di luna nuova in cui si era infiltrato in territorio nemico alla ricerca di notizie – la sua era stata una mossa rischiosa, ma aveva calcolato bene i tempi e alla fine gli era andata bene, anche fin troppo.

Quindi lo stesso monaco pervertito era stato considerato una persona di fiducia da parte di Kikyo e probabilmente conosceva anche la sua storia. Il piano che formulò subito dopo nella sua mente era solo una conseguenza ovvia degli ultimi avvenimenti.


 




N/A: 

Piccolo vocabolario: 
  • Youki: energia demoniaca
  • Reiki: energia spirituale
  • Youkai: Demone
  • Hanyou: mezzo demone 
  • Miko: sacerdotessa 
Se ho dimenticato qualcosa o altro non è chiaro, battete un colpo! 


A presto! 💞
   
 
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: Jeremymarsh