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Autore: lady lina 77    09/05/2021    3 recensioni
L'omicidio di una donna e il salvataggio dei suoi due figli porteranno i Poldark dentro a un grande segreto da tenere celato a qualsiasi costo. Una storia che nasce nel freddo dei ghiacci di Oslo per poi approdare in Cornovaglia dove Ross, assieme a due misteriosi gemellini (già conosciuti in una mia vecchia fanfiction ma quì in ruoli diversi), lotterà per poter tenere fede a una promessa.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Nuovo personaggio, Ross Poldark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva preso a nevicare nel tardo pomeriggio e Ross, prima di partire all'azione, si era soffermato alla finestra ad osservare il paesaggio. Un pò per recitare la parte di colui che rimane rintanato in camera, un pò perché affascinato da quella apoteosi bianca, era rimasto per lunghi istanti a contemplare quei piccoli fiocchi ghiacciati e candidi che scendevano velocemente dal cielo ammantando tutto ciò che incontravano sul loro cammino. C'era qualcosa di suggestivo e magico in quel buio quasi perenne, in quel gelo e in quel silenzio a volte costellato da strani colori che assumeva il cielo che si tingeva di mille tonalità di colore. I nativi del posto la chiamavano 'aurora boreale' ed era quanto di più magico lui avesse mai visto. Demelza sarebbe rimasta a bocca aperta come una bambina se avesse potuto vedere qualcosa del genere. Il pensiero di sua moglie aumentò la nostalgia di casa. Era una sera romantica a suo modo e se fosse stato a Nampara con quella neve e quel clima soffuso, messi a letto i bambini e Prudie, lui e Demelza avrebbero dato ben altri risvolti alle ore notturne... Ma la sua realtà ora era diversa e c'era una missione da portare a termine: salvare i gemelli di Jasmine.
Dalla finestra, fingendo di guardare il panorama, nella sua camicia da camera Ross aveva scrutato anche la strada sottostante. Sembrava deserta eppure sentiva addosso gli occhi di chi, nascosto nell'ombra, controllava ogni sua mossa e che lui fosse nella locanda. Probabilmente c'erano spie ovunque ma se il suo piano avesse funzionato, avrebbe potuto recuperare i gemelli e sparire con loro senza il minimo intoppo. Doveva semplicemente uscire senza essere visto usando strade 'alternative' e un pò scomode, immergendosi nei meandri della terra. E poi sbucare dove nessuno si sarebbe immaginato che fosse e dove non c'erano controlli. Nessuno sapeva dove fossero i gemelli e di certo non tutte le strade potevano essere sorvegliate contemporaneamente, soprattutto con quel tempo infame.
Jones era sgattaiolato in camera sua dopo cena, approfittando del fatto che gli altri ospiti della locanda erano ancora nel salone a mangiare. Silenzioso come un fantasma, si era rannicchiato in un angolo e immobile aveva atteso che quella messinscena lo vedesse protagonista.
Ross rimase per un pò alla finestra ignorandolo, finse di stiracchiarsi e poi si allontanò, sedendosi sul letto. Indossò abiti pesanti, mise nella sua sacca il biglietto della nave, i suoi averi, i lasciapassare falsi per i bambini che Jones aveva preparato nel caso fossero stati visti sulla nave e poi si coprì con un ampio e caldo mantello nero, celandosi il viso con il cappuccio. "Jones, ora tocca a te. Tieni la candela accesa ancora mezz'ora, poi spegnila come se andassi a letto. E infine sguscia fino alla botola in cantina che porta alle fogne e raggiungi la nostra nave in porto. Io ti raggiungerò lì. Ricorda di portare con te tutto l'occorrente per i bambini".
Jones sbuffò. "Mi sento una balia a trasportare nello zaino il latte e tutte queste cose per marmocchi!".
Ross gli strizzò l'occhio. "Ma questo farà di te una bella persona".
"Non ambisco alla perfezione".
Ross rise. "Ce ne vorrà prima che tu la raggiunga. Ma migliorerai...".
Jones lo guardò storto. "Vedi di tornare tutto intero".
"E tu fa come ti ho detto e chiedi che ti venga data una stanza sottocoperta. Quanto meno la sotto, i pianti dei bambini saranno meno notati e si mischieranno coi rumori che arriveranno dalla cambusa".
Jones annuì poco entusiasta. "Che bel viaggio che mi aspetta! Cabina di quart'ordine dove non ci dormono nemmeno i mozzi, in compagnia di un folle e di due neonati urlanti! Che ho fatto di male?".
"Sei stato un pessimo elemento a Westminster!" - ribatté Ross prima di prendere la porta. "E ora su, buon lavoro ad entrambi".
Chiuse la porta dietro di se, come un ladro scese le scale attento a che nessuno lo vedesse, aspettò che il cuoco che era sceso in cantina risalisse le scale e poi si fiondò giù, fino alla botola che portava alle fogne. Tutto perfetto, tutto semplice... Muoversi all'interno di uno spazio chiuso con qualcuno che ti reggeva il gioco era una fortuna, ma ora doveva essere veloce e lesto... Aveva già fatto qualcosa di simile quando aveva cercato di salvare Ned dalla forca dopo tutto, ora cambiata solo il clima e la città ma tutto il resto era uguale. All'epoca era stata la scelta di Ned ad andare incontro al suo destino a far fallire il piano, adesso aveva seri dubbi che due neonati avrebbero fatto rimostranze.
Giunto nei cunicoli, un odore terribile gli invase e narici. Gli ci volle qualche minuto per abituarcisi e poi, coprendosi naso e bocca, percorse i cunicoli che aveva studiato nei giorni precedenti sulla mappa della città. Il buio era pesto, mille ombre nascoste sembravano inseguirlo ma Ross sapeva che era solo autosuggestione. Era un uomo abituato a scendere nel buio delle miniere fin dalla più tenera età e persino la sua piccola Clowance adorava farlo e lo trovava emozionante, quindi non era il caso di fare lo svenevole per un pò di puzza ed oscurità.
Per quelli che gli sembrarono minuti intermibabili, coi piedi che gli affondavano nella fanghiglia, Ross corse come un matto verso la sua meta. La casa della donna da cui stava andando a prendere i bambini si trovava nel quartiere di Kampen, piuttosto vicino alla zona centrale del porto ma allo stesso tempo riparato e intimo per via dei suoi mille dedali di viuzze che correvano fra casette di legno variopinte e dall'aspetto modesto.
Quando riemerse all'aria aperta, si sentiva addosso tutti i cattivi odori della città. Sperò che la neve che gli bagnava il viso e il mantello servisse a dargli una ripulita, ma purtroppo sapeva anche che non era il caso di formalizzarsi troppo. Uscì dalla botola della fognatura e si tovò in una piccola strada sterrata, a ridosso di una abitazione di legno. Tutte le case erano al buio, in giro non c'era anima viva ed era almeno a tre miglia dalla sua locanda. Troppo lontano per essere trovato, quanto meno subito. E se Jones aveva fatto a dovere il suo compito, le spie che lo seguivano lo pensavano a letto fra le braccia di Morfeo.
Sgattaiolando come un gatto fra una casa e l'altra, ne raggiunse una di colore azzurro, dalle pareti scrostate e dall'aspetto trasandato. Inge Berg, la donna che teneva i gemelli, viveva lì. Jasmine gli aveva detto di entrare dalla stalla dove avrebbe trovato una porticina nascosta nel fieno che portava alla casa. Inge dormiva nella stanza adiacente, bastava bussare, dire il giusto e lei sarebbe venuta ad aprire.
Ross fece per filo e per segno quanto gli aveva spiegato Jasmine. Scivolò nella stalla, spiò che in strada non ci fosse nessuno, si intrufolò nel fieno e raggiunse la piccola porticina che faceva da ingresso segreto alla casa. Bussò tre volte, come gli era stato detto, tre colpi secchi. E poi attese...
Dopo un paio di minuti, una voce sottile da donna non più giovane lo raggiunse. "Chi siete?".
E Ross ripeté per filo e per segno quanto gli aveva detto Jasmine. "Mi manda Mina e sono venuto a prendere i due piccoli Odino".
La voce di donna parve volerlo mettere ancora alla prova. "I due piccoli Odino? A chi vi riferite?".
Ross sorrise nell'oscurità. Nessuno conosceva i loro nomi a parte lui e quella donna con cui stava parlando. "Olav e Sigrid".
E a quel punto, la porticina si aprì. Due braccia non più giovani ma incredibilmente forti lo catturarono per il mantello e lo spinsero dentro dove Ross, incredulo per quanto era stava veloce, si trovò davanti a una donna di circa sessant'anni, dall'aspetto esile, coi capelli ancora biondi ma dal viso smunto e provato.
Vestita con abiti mesti e semplici, forse troppo leggeri per quel clima infame, Inge lo squadò in viso con aria indagatrice. "Siete l'amico di Jasmine, quindi?".
"Lo sono, sì.".
Inge si torse le mani nervosamente. "Lei è morta... E non ho potuto nemmeno darle un ultimo saluto per non dare nell'occhio".
"Lo so... Nemmeno io ho potuto farlo".
"Pochi giorni prima che venisse uccisa, mi ha mandato un messaggio anticipandomi il vostro arrivo... Non siete norvegese, quindi. E nemmeno spagnolo come lei".
"No".
"Perché si è rivolta a voi?".
Ross decise di essere sincero perché solo così si sarebbe guadagnato la sua piena fiducia. Capiva la riluttanza di quella donna e sapeva quanto stava rischiando tenendo con se i gemelli e quindi poteva comprenderne i timori. "Perché si fidava di me... La conoscevo da molto e quando ci siamo incontrati per caso quì ad Oslo, mi ha chiesto aiuto e mi ha incaricato di portar via i suoi figli".
La donna annuì. "I figli del caro Harald...".
La sua voce tremò e Ross capì che quella donna era preda di mille emozioni che difficilmente poteva tenere a bada. Era stata una amica fedele del padre dei gemelli, aveva tenuta nascosta in casa Jasmine durante tutta la sua gravidanza e a lei erano stati affidati i due bambini... Una donna esile, dalla vita solitaria e difficile, che aveva cresciuto come balia tanti piccoli ma non ne aveva di suoi. Aveva visto morire uno di loro, Harald, e poi la donna che lui amava, Jasmine. E ora sapeva che era giunto il momento di separarsi anche da quei due piccoli a cui di sicuro si era affezionata. Ma Ross sapeva anche che lo avrebbe fatto senza tentennare e che voleva la salvezza di quei piccoli tanto quanto lui e i suoi genitori. "Dove sono? Non ho molto tempo...".
Inge deglutì. "Venite".
Dalla piccola stanza dove la donna lo aveva accolto e che ospitava un semplice pagliericcio per la notte, Inge lo portò in un locale più grande che fungeva da cucina e da mesto salotto, poi aprì un armadio e da lì gli mostrò una nuova botola, nascosta nel sottofondo, da una pigna di coperte. La aprì e davanti a loro comparvero dei piccoli scalini di pietra che portavano a chissà dove. "Seguitemi".
Ross lo fece, accodandosi fedelmente a lei. Se lui era una spia ritenuta affidabile e scaltra dal Governo, questa Inge sarebbe stata una spia ancor migliore di lui e Wichman l'avrebbe adorata, se l'avesse conosciuta.
Chiusa la botola, la donna accese una candela e scesero in perfetto silenzio una decina di malmessi scalini, giungendo a una piccola stanza sotterranea.
Appena vi giunsero, Ross si guardò attorno. Le pareti di pietra e una piccola feritoia in un angolo del soffitto che faceva entrare un filo di aria e luce, rendevano l'ambiente in un certo senso molto affascinante. Era come trovarsi in una fiaba nordica dove gli dei si spostano fra rocce e ghiacci vivendo le loro avventure. L'arredamento era scarno, spartano. C'era un altro pagliericcio vuoto, un armadio vecchio e con le ante rotte, un piccolo comodino sul quale c'erano bottiglie con del latte e in un angolo, una grossa cestra.
"Loro sono quì".
Ross si avvicinò alla cesta e li vide. Due bambini minuscoli, dalla pelle chiarissima e dai capelli radi e biondi come non ne aveva mai visti, dormivano rannicchiati l'uno contro l'altra, avvolti in una coperta rossa. I lineamenti e i colori erano tipici dei piccoli del posto e di certo dovevano assomigliare al loro padre. "Non hanno preso nulla da Jasmine" - disse, sotto pensiero.
Inge sorrise. "Sono figli del nord, sono nati sotto il segno di Odino. Sapete cosa dice la leggenda?".
"No".
Inge sfiorò la guancia di uno dei piccoli. "Che in queste terre dove il buio la fa da padrone, i nostri capelli chiari donano luce e calore alle nostre vie e alle nostre case e ci rendono visibili agli occhi degli dei. Li porterete lontano ma loro avranno sempre dentro di se il potere del fuoco di Odino e del ghiaccio che ricopre le nostre terre. La dolcezza delle nostre renne e la ferocia dei nostri orsi bianchi... E un animo coi colori luminosi e unici della nostra aurora boreale".
Ross la ascoltò affascinato come quando, da piccolo, gli venivano raccontate le leggende della Cornovaglia. Inge era una donna di estrazione modesta eppure sembrava conservare in se l'antico sapere di quelle terre selvagge e la dolcezza di chi da sempre ha a che fare coi bambini. Sarebbe rimasto ad ascoltarla per ore, ma... "Devo andare...".
Ma Inge sembrava di altro avviso. "Lei è stata quì durante la gravidanza. L'ho nascosta per mesi dopo la morte di Harald" - sussurrò, con voce rotta.
"Vi ringrazio a nome di Jasmine. Vi ha affidato i suoi figli, quanto di più prezioso avesse. La sua fiducia è l'espressione della sua gratitudine immensa. Avete rischiato molto aiutandola e tenendo i piccoli e ora è arrivato il momento che possiate tornare alla vostra vita di sempre, senza timori. Lo vorrebbe anche Jasmine".
"Grazie, ser". Gli occhi di Inge si inumidirono. "E ora quella stessa fiducia l'ha data a voi. Quì i bambini non avrebbero futuro, voi gliene potete dare uno luminoso". Sfiorò uno dei piccoli. "Lui è Olav ed è il bambino più dolce che abbia mai conosciuto. Ama stare in braccio, essere accarezzato e coccolato e non piange quasi mai... E' dolce come un cucciolo di alce". Poi sfiorò la bambina. "Sigrid è più vispa e selvaggia e rappresenta la parte più indomabile di queste nostre terre. E rappresenta l'orso polare, è una piccola orsetta adorabile ma sfuggente e a suo modo, feroce. Ma è di una dolcezza unica, quando vuole".
La donna scosse i bimbi, muovendoli leggermente affinchè si svegliassero un pò. Poi prese una bottiglietta di latte a cui era attaccata una tettarella e uno ad uno, nel dormiveglia, li fece mangiare.
Ross, nervosamente, si mosse sui suoi piedi. "Non c'è tempo".
Inge scosse la testa. "Due bimbi con un pancino pieno piangono decisamente meno di due bambini affamati. Con la poppata, dormiranno per altre due o tre ore e saranno silenziosi. Non è un bene?".
Ross sospirò, aveva ragione lei. "Suppongo di sì".
Mentre finiva di allattare Sigrid, Inge con la mano libera indicò a Ross un pacchetto sul comodino. "Lì ci sono alcuni abiti e copertine per loro. E se avete posto nel vostro zaino, vi darò altre bottigliette di latte e dei panni di cotone per tenerli puliti".
"Vi ringrazio. Ho già delle scorte e un socio che mi aspetta sulla nave con esse, ma qualcosa in più non farà male".
Inge sorrise. "Come li porterete via?".
"Raggiungerò una piccola baia dove mi aspetta una barchetta, usando le fognature. Non è il massimo, lo so, ma non ho scelta se voglio muovermi con loro in sicurezza. Da lì raggiungerò il porto e la mia nave. E poi farò rotta verso l'Inghilterra".
"C'è molto ghiaccio lì?".
"No, ma c'è spesso molto vento".
Inge rise. "Ghiaccio e vento... Ci si troveranno bene come pesciolini nel mare nella vostra Inghilterra".
"Lo spero".
Inge prese una fascia, una come quelle che Demelza si legava attorno al ventre quando i loro figli erano piccoli, per portarli in giro, poi la lanciò a Ross. "Legatevi addosso questa, metteremo i bambini lì e li nasconderete poi col mantello".
Ross lo fece, era un modo comodo per trasportarli e tenere libere le braccia. E finito di nutrire i piccoli, Inge glieli diede, avvolti in pesanti coperte, mettendoli vicini nella fascia con cui li avvolse. Poi li baciò sulla fronte. "Addio, piccoli. Conoscervi è stato un piacere e un onore. Ma da ora la vostra vita inizia davvero".
Ross le sfiorò il braccio con gentilezza. "Me ne prenderò cura al meglio, ho dei figli e anche se non sono bravo come mia moglie, farò di tutto perché stiano bene".
Inge, silenziosamente, fece scivolare una lacrima sul suo viso. "Mi mancheranno ma voglio che vivano felici. Fate davvero che sia così".
Ross annuì. "Lo farò".
Coi bambini fece per tornare alle scale ma poi Inge lo chiamò. Gli si avvicinò e gli mise fra le mani un fiore di carta. "L'ho fatto io, è per Jasmine. Hanno gettato il suo corpo in mare, senza una tomba, senza un monumento, senza nulla... Quando sarete in mare, gettate questo fiore fra le onde, per lei, perché abbia almeno un dono amico con cui varcare le soglie dell'Aldilà".
Ross le sorrise, prese il fiore e lo strinse fra le mani. "Lo farò, statene certa". Lo avrebbe fatto, per Inge, per Jasmine e per quei due gemelli che sonnecchiavano contro il suo petto, nascosti dal mantello. Tutti loro dovevano un saluto a Jasmine. "Buona fortuna".
"A voi, signore".
E a ritroso, senza aggiungere altre inutili parole, Ross raggiunse il salotto e poi la piccola stanza che dava sulla stalla. E dopo aver salutato ancora Inge, sgattaiolò fuori e raggiunse di nuovo le fogne. Fra le sue braccia teneva un tesoro immenso e lo avrebbe protetto a costo della vita. Non sapeva ancora cosa avrebbe fatto coi bambini una volta giunto in Inghilterra ma per il momento non voleva altro che arrivare a Nampara e lì decidere il da farsi.
I piccoli, tranquilli e per nulla turbati dal freddo, dormivano nella fascia, per nulla infastiditi da quel trambusto. Ma di che si stupiva? Come aveva detto Inge? Erano figli di Odino, no? Freddo e intemperie non li avrebbero scalfiti...
Sbucò fuori dalle fogne a ridosso di una baia isolata, fuori da Oslo e dalle sue mille ombre, dopo un'ora di cammino nell'oscurità. Non nevicava più ma il freddo era pungente.
Trovò, dove aveva detto di lasciarla, la piccola barca lasciata da Jones, vi salì e remò verso il largo, lasciandosi Oslo alle spalle. Scostò il mantello e osservò i bimbi che, rannicchiati ed abbracciati, continuavano a dormire incuranti di tutto.
E improvvisamente, una luce verde e rossa apparve sulle loro teste. Ross smise per un attimo di remare, osservò il cielo e rimase a bocca aperta davanti alla maestosità di madre natura che gli stava donando l'aurora boreale più bella che lui avesse mai visto. Era come un dono di quelle terre a quei bambini che se ne stavano andando, un dono di due genitori a due figli che non avrebbero visto crescere e un lascito per lui che doveva prendersene cura. Ross prese il fiore di carta di Inge che teneva nella tasca, lo baciò e poi lo lasciò cadere in acqua sussurrando una mesta preghiera al mare. Se c'era un momento per dire addio e rendere un tributo a Jasmine, quello era sicuramente perfetto.
E mentre la barca scivolava fra i ghiacci e il mare e il cielo colorava di mille riflessi ogni cosa, un fiore solitario dava l'ultimo saluto a una donna che per sempre avrebbe riposato fra quelle terre selvagge e ghiacciate.
  
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