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Autore: sweetbookreader    09/05/2021    0 recensioni
Alastair Carstairs non si era mai definito un vigliacco. Aveva sempre affermato con orgoglio di essere il tipo di ragazzo che non scappava dai problemi, preferendo affrontarli coraggiosamente ogni volta che gliene si presentava uno.
Quel giorno invece poteva dichiarare di star coraggiosamente scappando da casa sua e dagli amici della sua sorellina.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Thomas Lightwood
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Alastair Carstairs non si era mai definito un vigliacco. Aveva sempre affermato con orgoglio di essere il tipo di ragazzo che non scappava dai problemi, preferendo affrontarli coraggiosamente ogni volta che gliene si presentava uno.
Quel giorno invece poteva dichiarare di star coraggiosamente scappando da casa sua e dagli amici della sua sorellina.
 
Cordelia Carstairs, promettente e Giovane Shadowhunters, la sua Layla, la promessa sposa di James Herondale. Ogni volta che Alastair ci pensava, veniva invaso da una serie di pensieri discordanti. Non odiava James Herondale, né lui né la sua famiglia, non lo aveva mai fatto. Ma aveva passato così tanti anni a bruciare di gelosia quando lo vedeva, quando lo fissava ridere con i suoi amici o con i suoi genitori, che ora per Lui era strano ritrovarselo come cognato.
 
E odiava essere in debito. Alastair non era un ragazzo stupido, era stato chiaro fin da subito che l'Herondale aveva chiesto la mano di Cordelia per salvarla da uno scandalo che le avrebbe rovinato la reputazione e la vita.
 
Ma essere grato al ragazzo non voleva dire che Alastair doveva restare in casa a sopportare gli schiamazzi allegri dei giovani.
 
E soprattutto, era stanco di essere osservato con sguardi ostili ogni volta che entrava nel salone dove erano soliti sedersi sui divani a chiacchierare.
 
Vedere la rabbia nei loro occhi lo faceva tremare, e quasi sempre la sera stessa si ritrovava nella sua camera, seduto sul suo letto a maledirsi per quanto era stato stupido ed egoista a dire quelle cose. Cose che nemmeno pensava.
 
Si meritava tutto quello e anche di peggio. Non poteva biasimare nessuno di loro per come si comportavano con lui.
 
Naturalmente, questo non rendeva la situazione più facile da affrontare.
 
Alastair sospirò per quella che doveva essere la ventesima volta quella notte.
 
Ogni volta che usciva quei pensieri affollavano la sua mente, lasciandolo col mal di testa.
 
Non voleva tornare a casa, davvero non voleva, Ma non poteva scappare per sempre. Dopotutto, gli amici della sorella sarebbero rimasti fino a tarda notte, in modo da festeggiare l'avvicinarsi del matrimonio di James e Cordelia.
 
Con passo Lento si avviò verso casa. Era ormai inverno, e una gelida brezza faceva muovere le poche foglie rimaste sugli alberi. Il rumore del frusciare delle piante lo accompagnò fino alla porta della dimora dei Carstairs.
 
Riusciva a sentire le voci concitate dei ragazzi fin da fuori casa.
 
Cercando di fare il meno rumore possibile, aprì la pesante porta ed entrò nella confortevole e calda casa. La loro madre aveva probabilmente acceso il camino per far stare al caldo i suoi ospiti.
 
Con velocità si diresse verso la sua camera da letto, evitando strategicamente di passare davanti al salone. Si fermò qualche passo più avanti, sentendo le risa divertite di Cordelia.
 
Un piccolo sorriso si fece strada sul suo volto. La voce di Layla era piena di gioia. Sembrava così felice. Riusciva ad immaginarla, con i suoi capelli rosso fuoco dei quali lei andava enormemente fiera e i vestiti dai colori sgargianti che aveva iniziato ad utilizzare poco dopo il loro arrivo a Londra.
 
Sua sorella era raggiante. Alastair si promise di non rovinare tutta quella felicità a causa di ciò che aveva fatto.
 
Salendo le scale si rese conto di quanto fosse stanco, sia fisicamente che mentalmente. Quasi per miracolo non crollò sul pavimento, riuscendo ad arrivare nella sua stanza. Chiuse la porta a chiave e vi si poggiò con la schiena, chiudendo gli occhi e sospirando. Voleva solo mettersi sotto le coperte e dormire, sperando che le Sue preoccupazioni non lo seguissero anche nei suoi sogni.
 
"Cordelia mi ha detto che eri uscito. Ti stavo aspettando"
 
Alastair poteva essere stremato, ma era pur sempre uno shadowhunters. Tutta la stanchezza si dissipó in un istante e con un veloce movimento si ritrovò con una spada angelica tra le mani, puntata verso la persona seduta sul suo letto.
 
Spada che cadde immediatamente a terra con un tonfo, spegnendosi non appena le mani di Alastair lasciarono la presa per la sorpresa.
 
Thomas Lightwood lo squadrava, guardandolo dall'alto al basso con un'espressione indecifrabile sul volto.
 
Alastair si sentì terribilmente esposto sotto gli occhi indagatori del ragazzo. Aveva il battito a mille, e non capiva se era per la sorpresa di trovarlo lì o per l'ansia di essere nella stessa stanza con lui. Da solo.
 
Il giovane Carstairs puntava tutto sulla seconda opzione.
 
Deglutì più di una volta prima di riuscire a ritrovare la voce per formare una frase sensata.
 
"Dovresti essere giù" gli disse con un tono di voce poco sicuro. Thomas lo guardò intensamente, prima di spostare lo sguardo severo dai suoi occhi alle sue braccia.
 
"Credo che io e te dovremmo parlare" sentenziò il ragazzo. Alastair abbassò lo sguardo. Era stanco e infreddolito. Non sarebbe riuscito a sostenere una normale conversazione, figuriamoci un dialogo di quella importanza.
 
"Non penso che sia il momento adatto. Dovremmo rimandare" mormorò lui, cercando di mantenere una voce stabile, fallendo miseramente. Con orrore, si rese conto di star tremando.
 
"No, io e te parliamo adesso"
 
La voce dura e fredda di Thomas fece rabbrividire Alastair. Si sentiva tremendamente a disagio dopo la loro ultima conversazione di qualche mese prima. Diciamo che non era andata molto bene.
 
"Non so cosa dire" disse schietto il moro, ancora appoggiato alla porta. Non osava muoversi di più e di avvicinarsi all'altro ragazzo.
"Lo so che sei arrabbiato e-"
 
"Non sono arrabbiato" lo interruppe Thomas, incrociando le gambe "Sono furioso e deluso"
 
La gola di Alastair si seccó. Strinse i pugni, appiattendosi contro la porta e chiudendo gli occhi, cercando di assimilare le sue parole.
 
"Lo so" sussurrò poi.
 
Thomas non disse nulla. Nella stanza era calato il silenzio, e Alastair riusciva a sentire i propri battiti cardiaci accelerati.
 
"Non volevo ferire nessuno"
 
"Però lo hai fatto" la voce di Thomas era così secca e distante, così diversa da com'era durante quella settimana a Parigi. Lo guardò attentamente.
 
Ora che ci pensava, sembrava una persona completamente diversa da allora.
Dov'era finito il ragazzo timido e gentile di allora? Alastair l'aveva ucciso, ecco dov'era finito.
Quanto tempo era passato? Non riusciva nemmeno più a ricordarsene.
 
"Non era mia intenzione" persino lui riusciva a sentire la sua voce tremare pericolosamente. Qualche secondo e sarebbe scappato via.
 
"Credevi davvero che nessuno sarebbe rimasto ferito da ciò che hai detto?" Chiese Thomas con sarcasmo. Alastair abbassò lo sguardo sul pavimento, non sapendo come rispondere.
 
"La cosa che mi fa infuriare è che io ho sempre preso le tue parti. Math diceva che tu eri una brutta persona, e io rispondevo che non era così. Che era solo una sua impressione. Mi sbagliavo"
 
Alastair non riusciva a guardarlo negli occhi per la vergogna.
 
"Thomas.."
 
"Io credevo in te" lo interruppe nuovamente, alzando la voce. "Ti ho difeso, ti ho giustificato. E tu hai mentito. Come credi che possa sentirmi eh Alastair? Ti guardo, e vorrei solamente tirarti uno schiaffo"
 
Le sue parole erano come una frustata. Alastair sentiva il proprio cuore andare in frantumi ad ogni frase che l'altro pronunciava.
 
Si meritava tutto quello che Thomas gli stava dicendo, e lo sapeva perfettamente.
 
Gli occhi gli bruciavano per le lacrime. Li strinse con forza per evitare di piangere.
 
Sentì il letto che cigolava, e sapeva che Thomas si era alzato. Sentiva i suoi passi che si avvicinavano sempre di più, fino ad arrivare a pochi centimetri da lui.
 
Il suo cuore palpitava forte, così forte che pensò che stesse per saltare fuori dal petto.
 
"Non voglio sapere le tue motivazioni, non mi interessano. Qualsiasi cosa ti sia successa, Alastair, non ti dà nessun diritto di dire cose del genere, di mentire e di comportarti così"
 
Alastair non ebbe il coraggio di aprire gli occhi, preferendo guardare in basso. Pessima idea, visto che si rese conto di quanto vicino stesse l'altro ragazzo.
 
Inspirò profondamente, cercando di riprendere il controllo di sé stesso.
 
"Non ci ho mai pensato" mormorò lui, notando diverse sfumature marroni che non aveva mai notato sul pavimento della sua camera.
 
"Avresti dovuto pensarci invece. Hai ferito delle persone. Per colpa tua, non c'è una sera in cui Matthew non è ubriaco. Non c'è una sera senza che mia madre pianga per colpa di ciò che hai detto. Hai ferito la mia famiglia, e hai ferito me"
 
Lo disse con talmente tanta rabbia. Alastair non riuscì a impedirselo. Gli occhi gli si inumidirono, diventando lucidi.
Respirò profondamente, adirato con sé stesso, con suo padre, con sua madre e con Thomas, venuto lì a rinfacciargli tutti i danni che aveva causato. Come se lui non ci pensasse già abbastanza.
 
Lo sapeva che quello che aveva fatto era sbagliato. Voleva migliorare, voleva davvero. Voleva il perdono delle persone che aveva ferito, ma sapeva benissimo che doveva guadagnarselo. Thomas non stava facendo altro che peggiorare il suo umore, facendolo sentire ancora più in colpa di quanto non si sentisse già.
 
"Non posso cambiare quello che ho fatto, anche se vorrei. Sto cercando di non commettere più gli stessi errori. Io ci sto provando. Quindi non capisco per quale motivo tu sia venuto qui a rinfacciarmi tutto. Vuoi ferirmi come io ho fatto con voi?"
 
Alastair si fermò, sentendo la gola bruciare per le lacrime trattenute. Deglutì, trovando il coraggio di alzare lo sguardo e osservare i suoi occhi. Occhi che sembravano combattuti tra desiderio e rabbia.
 
"Se è questo il tuo intento, ci stai riuscendo benissimo" mormorò poi, senza riuscire più a trattenersi. Una lacrima solcò la sua guancia, poi un'altra, e poi un'altra ancora.
Voltò la testa di lato per evitare di guardare Thomas in volto, strofinandosi furiosamente gli occhi arrossati nel tentativo di smettere di piangere.
 
Tutti i suoi sforzi furono inutili, perché un singhiozzo fuoriuscì dalle Sue labbra. Si portò una mano alla bocca, cercando in tutti i modi di fermarsi. Ma ormai la diga si era rotta. Tutta la rabbia e il senso di colpa accumulati in quegli ultimi mesi, in quegli ultimi anni vennero fuori.
 
Si coprì il volto con le mani, non avendo più nessuna intenzione di guardare l'altro ragazzo, troppo imbarazzato per farlo.
 
"Vattene via" Singhiozzò Alastair, cercando di superare Thomas, cosa che si rivelò piuttosto difficile data la sua statura e le condizioni pietose in cui il Carstairs si trovava.
 
Alastair era talmente stremato e sotto shock che ci mise un poco per rendersi conto delle braccia muscolose e forti che lo stringevano.
 
Provò a divincolarsi dall'abbraccio, ma Thomas non glielo permise. Lo strinse con più forza, toccandogli la nuca con una mano.
 
Alastair si lasciò andare, poggiando la testa sul petto del ragazzo, mentre un altro singhiozzo fuoriusciva dalle labbra. Tra le mani stringeva la camicia di Thomas così forte che le nocche divennero bianche.
 
Thomas gli accarezzò i capelli neri, poggiando il mento sul suo capo. Il moro sembrava così piccolo tra le sue braccia.
 
"Sono ancora furioso" mormorò il più alto.
 
Alastair singhiozzò una mezza risata, affondando ancora di più il volto nel torace dell'altro ragazzo.
 
"Lo so" rispose, facendo poi cadere un silenzio rilassante sulla stanza.
 
Quando gli amici di Cordelia cominciarono a salutarsi per andarsene dalla casa dei Carstairs, ormai si era fatta tarda notte.
 
E Thomas non era ancora tornato giù.
   
 
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