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Autore: Flos Ignis    09/05/2021    1 recensioni
Storia ambientata alla fine della seconda stagione: Valentine e Sebastian sono morti, Lilith non è mai stata evocata e tutti gli eventi della terza stagione non sono avvenuti, sebbene in futuro potrei prenderne spunto.
L'ispirazione è giunta grazie alla puntata 2X05, in cui compare la strega Iris e la sua pozione, che consente alle donne shadowhunters di rimanere incinte dei demoni. Mi sono chiesta... e se non fosse stata solo Clary a berla?
Una storia d'amore che darà vita a una nuova generazione, una in cui il sangue degli angeli e quello dei demoni mescolato insieme sarà capace di rivoluzionare i vecchi pregiudizi di Cacciatori e Nascosti.
Dal prologo:
Non seppe di preciso cosa andò storto, ma doveva aver sbagliato qualcosa durante la preparazione, o non si spiegava il motivo per cui pochi secondi dopo si ritrovò piegato sul lavandino a rimettere tutto il contenuto del suo stomaco, sentendo dei tremendi conati che gli fecero girare la testa per svariati minuti.
Cosa diavolo gli stava succedendo?
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Clary Fairchild, Isabelle Lightwood, Jace Wayland, Magnus Bane
Note: What if? | Avvertimenti: Mpreg
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A caccia


 

Servì quasi un’ora di persuasione, ma finalmente Magnus riuscì a convincere la sua strana, eterogenea famiglia a lasciare il loft, promettendo loro di chiamare per qualunque necessità o anche un semplice piagnucolio della piccola Grace.

Lo stregone amava ognuno di loro ed era infinitamente grato per tutto il sostegno, la dedizione e le energie che avevano investito per proteggere e guarire il suo compagno e sua figlia, ma non riuscì a sentirsi in colpa per il suo desiderio di restare da solo con le due persone che preferiva al mondo.

Anche se suddette persone al momento erano completamente addormentate ed emettevano un delizioso russare che lo faceva intenerire. Erano praticamente sincronizzati e questo piccolo dettaglio gli stava allargando il cuore di almeno due taglie.

Rimase a fissarli a lungo, troppo stanco per alzarsi dal letto e sistemare il casino causato dal parto più difficile della storia ma troppo pieno di adrenalina per addormentarsi insieme ai suoi amori.

Non sapeva quanto tempo fosse passato quando Grace si svegliò, agitando i piccoli pugnetti per attirare l’attenzione di uno dei suoi padri. Non solo Mangus concentrò su di lei tutta la sua attenzione, ma Alexander spalancò i suoi occhi azzurri al primo cenno di movimento, pronto a scattare per qualsiasi emergenza.

Grace però non scoppiò in lacrime, si limitò a emettere dei dolci versi per comunicare, facendo vagare gli occhietti acquosi che ancora non vedevano bene.

Alec, come in trance, se la portò al petto per farla attaccare al piccolo seno che gli era cresciuto durante la gravidanza, guardandola mentre smetteva di muoversi per succhiare con fame.

Magnus si avvicinò, altrettanto incantato.

-La nostra bambina è bellissima.-

Annuì, baciando la tempia del suo Fiorellino con cautela per non disturbare il primo pasto della loro figlia.

-Dici che sarà sempre così? Proveremo sempre questo senso di... incredula devozione?-

Nessuno dei due dubitava che l’altro provasse le stesse cose, perciò quella domanda era più che legittima. Ed entrambi ne conoscevano la risposta.

-Sì. Sarà per sempre il nostro miracolo.-

-Cat e Isabelle hanno detto che potrebbero essercene altri...- lo stregone era esitante a introdurre l’argomento, non era certo che l’altro fosse ancora sveglio mentre veniva sganciata questa bomba, o che se ne ricordasse visto quanto fosse stato spossato.

Il suo compagno però lo sorprendeva sempre, e nel migliore dei modi.

-Avevo pensato a questa possibilità. Sarei felice di avere altri figli con te Magnus, voglio che Grace conosca la gioia di avere dei fratelli o delle sorelle. Lei sarà sempre speciale, perché è per lei che tutto è cambiato, ma non voglio che rimanga unica. Sarebbe chiederle troppo, non pensi?-

-Penso che tu sia l’amore della mia vita, e che voglio sposarti.-

Magnus chiuse la bocca di scatto, perché non era così che aveva in mente di fare la proposta al suo ragazzo, ma gli occhi luminosi di Alec che lo avevano inchiodato all’improvviso gli impedirono di scappare a gambe levate o di riavvolgere gli ultimi dieci secondi di tempo per cancellarli dalla memoria.

-Tu vuoi… spo-sposarmi?-

Balbettò appena e arrossì nel modo delizioso che aveva fatto quasi giornalmente all’inizio del loro rapporto, quando la timidezza era ancora padrona dei suoi istinti e Magnus ne approfittava vergognosamente pur di ammirare quelle adorabili guanciotte rosse.

Forse fu perché ricordò quanta strada avessero fatto insieme in così poco tempo e quante battaglie avessero vinto fianco a fianco, ma grazie a quella visione tanto cara trovò in sé il coraggio di non negare il desiderio che aveva espresso senza rendersene conto.

-Alexander, il tempo che abbiamo passato insieme è stato davvero breve, per un immortale come me è paragonabile a un battito di ciglia. Ma mai, in tutta la mia lunga vita, ho mai provato ciò che tu mi dai con un solo sorriso. Tra cento, duecento o mille anni ancora ricorderò l’azzurro dei tuoi occhi, il modo in cui assumi in automatico la posa militare quando sei a disagio o la tua completa e inspiegabile mancanza di grazia quando provi a ballare. Non c’è niente di te che potrei mai dimenticare o ritenere poco importante, perché tu hai assunto il controllo della mia vita, della mia mente e del mio cuore. Mi hai fatto il dono più grande di tutti, mi hai donato il tuo cuore e poi hai realizzato il desiderio inesprimibile di ogni stregone, hai reso reale un miracolo che ora riposa tra le tue braccia. Non credo potrei desiderare nulla di più, ma spero che non mi riterrai egoista nel chiederti di legarti a me ancora una volta, nel più sacro dei legami: vorrei che tu fossi mio marito. Il mio primo e unico marito.-

-Magnus…. Mio Magnus...-

-No, tesoro. Non rispondermi ora. Oggi è stata una giornata lunga e piena di emozioni, non è adatta a prendere decisioni tanto importanti quest’ora così tarda. Domani ci aspetta molto da affrontare per tenere al sicuro la nostra Grace, in questo mondo a malapena in pace. Accetterò la tua risposta, qualunque essa sia, solo dopo… dopo tutto questo. Che si tratti di un sì o un no, io resterò comunque per sempre tuo, perciò non avere fretta di rispondermi solo per timore. Non andrò mai più da nessuna parte senza di te.-

Alec allungò il braccio che non reggeva la loro bambina per tirare più vicino il suo ragazzo, in modo che tra di loro passasse a malapena un filo d’aria. Con la mano tra i capelli corvini del suo stregone e le fronti che si toccavano, Alec riprese il fiato che aveva perso. Aveva abbassato le palpebre un momento per scacciare le lacrime in modo che il suo ragazzo non fraintendesse, ma sentiva la necessità dirompente di dare la sua risposta, perché non c’era possibilità al mondo che un essere umano potesse contenere tanta gioia senza scoppiare.

-Se vuoi che ti risponda quando non ci sarà più pericolo per la nostra bambina, rispetterò la tua decisione. Ti darò la mia risposta ancora e ancora, senza esitare, ogni giorno finché avrò fiato in corpo.-

Magnus inspirò, tremante. Una piccola parte del motivo per cui non voleva subito una risposta, era che la temeva. Ma ora… aveva davvero capito bene ciò che il suo ragazzo gli stava comunicando?

-Quindi è un sì, per ora?-

-Per te Magnus, sarà sempre sì.-


 


 

Le successive due settimane passarono in modo strano.

A volte, Magnus e Alec erano così impegnati che la sera giungeva prima che se ne potessero accorgere, come se i minuti si fossero tramutati in sabbia tra le loro mani.

Altre volte invece i bisogni di Grace li sopraffacevano, nessuno dei due veramente pronto per gestire una neonata, per quanto relativamente tranquilla; e quei giorni parevano infiniti.

Ma si aiutavano l’un l’altro, e insieme si prendevano cura della loro bambina.

A volte la loro famiglia veniva in soccorso per farli dormire un paio d’ore in tranquillità, ma la maggior parte del tempo sentivano il bisogno di essere solo loro tre nel loft; voelvano avere spazio e modo per creare un legame con la piccola, da soli.

Quella bolla beatamente familaire però non poteva durare per sempre purtroppo.

Grace era nata da due settimane quando le loro responsabilità vennero a bussare alla loro porta, nella bizzarra forma di nonna Lightwood, al secolo conosciuta come Maryse.

Fu Magnus ad aprire la porta. Non era abituato a farsi vedere in pubblico con una camicia sporca di rigurgito e i pantaloni della tuta di Alec, ma essere padre riprogrammava inevitabilmente le priorità di chiunque.

-Maryse, che sorpresa! Sei finalmente venuta a conoscere tua nipote?-

-Sarei venuta prima lo sai, ma il Clave mi è stato addosso per avere gli aggiornamenti sulla “missione con le fate” di Alec. Come state? Isabelle mi tiene aggiornata, ma mi è dispiaciuto non poter vedere mia nipote di persona.-

-Sei arrivata al momento giusto, Grace starà per svegliarsi ormai, mentre Alec sta facendo il bucato dei suoi vestitini. Vado a chiamartelo...-

-Non serve. Sono qui.-

Alec era una visione anche con le borse sotto gli occhi, ma mentre sorrideva e abbracciava la madre era tenero in modi in cui un ventenne non dovrebbe.

Il suo corpo era parzialmente quello di una donna, ma era ancora abbastanza alto da doversi abbassare sulla minuta Maryse.

-Alec, come ti senti? Ti sei ripreso dal parto? Isabelle e Jace mi hanno detto quanto sia stato difficile...-

-Sto bene mamma, Magnus mi ha salvato.-

Alec gli lanciò un’occhiata innamorata e complice, alla quale rispose con tutto il cuore: erano entrambi d’accordo nel tenere segreta l’abilità di Grace con cui aveva spezzato la maledizione di Medea. Si fidavano di Maryse, ma il suo stretto controllo da parte del Clave avrebbe potuto mettere in pericolo sia lei che la bambina. La donna stessa sarebbe d’accordo con il loro piano del silenzio, se avesse saputo.

-Sta diventando un’abitudine essere in pericolo, Alec… abbi pietà per il cuore di una madre!-

-Stai tranquilla, ho Magnus e Grace da cui tornare, non c’è inferno che possa tenermi legato a sé e impedirmi di tornare a casa mia.-

Magnus si girò per nascondere le lacrime di commozione, non che si illudesse che Alec non sapesse cosa provava, ma non era ancora a suo agio nel mostrarsi così nudo davanti alla donna che per lei era stata causa di tanti tormenti un paio di decenni prima.

Ne avevano fatta di strada dall’epoca, ma comunque…

-Alec, perché sei ancora una donna? Dopo il parto non dovevi tornare normale? Ci sono stati problemi?-

-Metà donna, mamma. E no, non ci sono problemi, ma il mio corpo ci ha messo mesi per cambiare, e Cat e Izzy hanno detto che ce ne vorranno altrettanti per tornare com’ero. Dalle analisi Izzy ha supposto almeno venti settimane di processo, ma è solo un’ipotesi.-

-Questo potrebbe rendere le cose complicate...-

-Perchè?-

-Sedetevi entrambi, meglio che vi parli subito del problema di cui sono venuta a parlarvi.-

Quelle parole non preannunciavano mai nulla di buono. Proprio no.

Ma Grace si mise a piangere, perciò Magnus decise di andare a prendere la figlia per lasciare ai due Lightwood la possibilità di stare tranquilli un paio di minuti.

Prese in braccio la sua piccola streghetta, cullandola per tranquillizzarla. Sembrava avesse avuto solo un incubo, dato che aveva smesso subito di piagnucolare appena le aveva dedicato qualche attenzione.

Guardava quegli occhi così simili a quelli del suo amore, sapendo che lei e il suo forse futuro marito condividevano anche più del sangue… avevano una runa per preservare le loro stesse anime, le loro vite. Guardava quelle iridi azzurre, quelle piccole dita e le guanciotte paffute, e si inanmorava ogni volta di più di lei.

La guardava e pensava che i suoi occhi di gatto, che per tanto tempo aveva profondamente disprezzato in se stesso, ora che sua figlia li aveva ereditati erano un simbolo di speranza.

La proteggevano e le consentivano di usare la magia, erano possibilità di redenzione per il sangue dannato che avevano nelle vene e un simbolo di fede, per ricordare al mondo intero che tutto era possibile.

Ma per ora, Grace era solo una neonata che aveva bisogno dei suoi papà.

Rimase abbracciato a lei per qualche minuto, il tempo di calmarsi, ma poi dovette tornare in salotto. Non poteva certo nascondersi dal mondo intero con sua figlia in quella stanza, per quanto fosse allettante.

Quando però vide la linea dura delle labbra del suo Alexander e la luce battagliera nei suoi occhi, quasi si ricredette. Probabilmente nascondersi in un luogo sperduto con il suo fiorellino e la sua streghetta non era poi un’idea tanto terribile.

Maryse però appena vide sua nipote esplose nel più accecante dei sorrisi e si appropriò della bambina con una naturalezza tale che Magnus quasi non si accorse del passaggio finché non sentì la mancanza di quel dolce calore rta le sue braccia.

-Ma che…?-

-Mamma, resti tu con Grace? Io e Magnus dobbiamo andare.-

-Ah sì? Alexander, non ricordavo di aver preso alcun impegno. Non sono nemmeno vestito per uscire!-

Alec allora gli diede un bacio pieno di passione, stringendolo con forza a sé e togliendogli il respiro.

-...verrò con te ovunque vorrai se mi baci sempre così. Dove stiamo andando comunque?-

Il suo cacciatore allora gli fece un ghigno da lupo che di solito riservava alla camera da letto, perché sapeva benissimo che effetto gli faceva.

-Andiamo a caccia.-

E se anche Magnus non capì subito, quando lo vide farsi un cenno con sua madre afferrò la situazione in cui si stavano andando a cacciare.

Poteva comportarsi solo in un modo a quel punto.

Con uno schiocco di dita il suo cacciatore aveva indossato la tenuta e le sue armi erano apparse sulla sedia accanto.

Un secondo schiocco, e Magnus stesso indossò la sua tenuta da battaglia: capelli glitterati, trucco scuro che gli allungava gli occhi, e uno dei suoi completi più eccentrici, blu e oro. Come schiaffo in faccia ai membri del Clave, i colori degli stregoni e degli shadowhunter insieme.

Alec intanto aveva legato i capelli lunghi in una treccia simile a quella che era solita farsi la sorella, aveva baciato la figlia sulla fronte e aveva preso in mano arco e faretra.

-Sei pronto Magnus?-

-A prendere a calci qualche angelico culo che trama contro nostra figlia? Sempre.-

-Allora andiamo. Se vogliono nostra figlia, dovranno prima passare sul mio cadavere.-

-E se vogliono passare su di te, prima devono oltrepassare me.-

Alec allora gli prese la mano, seguendolo oltre il portale per Idris che aveva creato.


 


 


 

  
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