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Autore: GiuliaOngaku    10/05/2021    1 recensioni
Kagami rotola verso destra sul materasso, il peso di un bracco intorno alla vita. È il peso che gli dà sempre il “buongiorno”, ciò che lo tranquillizza e allo stesso tempo gli infonde la carica prima di iniziare la giornata.
"Sai che giorno è oggi? Esattamente un anno fa ci siamo incontrati per la prima volta."
"Non dovremmo fare qualcosa per festeggiare? [...] Hey, ti porto in un posto."
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Daiki Aomine, Taiga Kagami
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Mi sentivo quasi in colpa a non pubblicare niente su loro due proprio oggi che è l’AoKaga Day, quindi appena ho finito con gli impegni giornalieri, sono corsa a scrivere alcune idee che mi frullavano in testa da anni!
Ecco una piccola one-shot per celebrare i nostri patatini scorbutici~
 
Buon AoKaga Day a tutti!! ♡

 


 
AoKaga Day blu e rosso
 
 

 
   Kagami si sveglia prima, come d’abitudine. È un tipo mattiniero, lui. Mentre Aomine dormirebbe fino a mezzogiorno, se non fosse per Kagami che gli fa da sveglia tutte le mattine.
   Kagami rotola verso destra sul materasso, il peso di un bracco intorno alla vita. È il peso che gli dà sempre il “buongiorno”, ciò che lo tranquillizza e allo stesso tempo gli infonde la carica prima di iniziare la giornata.
   Aomine dorme come un sasso. È a pancia in giù e le labbra semiaperte rendono la sua espressione poltrente parecchio comica. Kagami sorride debolmente, ancora assonnato. Riflette sul fatto che se Aomine fosse in grado di ascoltare i suoi attuali pensieri (non che di norma non ci riesca, ma quando dorme è impossibile anche per lui) gli darebbe una sberla.
   Eppure, quell’espressione non è solo comica. Kagami allunga una mano e gli accarezza la testa, mentre lui dorme ancora. Un gesto che ormai è routine, una routine che non viene mai a noia. Tocca le ciocche cortissime sulla sua fronte, scende verso il lato del viso. Quei capelli fini e blu come l’oceano di notte.
   Aomine mugola. Deve essere sul punto di destarsi. Al solito, si sveglia al tocco di Kagami. Questi allontana di scatto la mano, come un ladro colto sul fatto.
   - Guarda che ti ho sentito che mi stavi toccando i capelli.
   La voce di Aomine suona ancora più cavernosa del solito a causa del recente risveglio. Kagami lo guarda indispettito.
   - Che fai, fai finta di dormire?!
   E per ripicca gli appiccica un morso sulla guancia. Aomine sobbalza, ma solo per la sorpresa. Non prova dolore, i denti di Kagami sono come quelli di un gatto che vuole giocare. Almeno adesso, perché quando è davvero arrabbiato morde con l’intento di fare male. Appena Kagami si stacca dal volto di Aomine, questi ricambia con la stessa moneta e si butta a capofitto sul suo avversario. Inizia una battaglia di graffi e azzannate che presto si trasformano in baci. Languidi, bagnati, indispensabili.
   Le mani di Kagami corrono lungo la schiena nuda di Aomine; quelle di Aomine viaggiano sul dorso nudo di Kagami. Sulla pelle hanno ancora i segni della notte passata, marchi di proprietà che andranno via in pochi giorni, ma che saranno sostituiti in fretta con nuovi segni.
   I baci si inseguono, fanno a gara nelle bocche, sul collo, sulle tempie. Si discostano e gli occhi si incontrano, beati e persi. Aomine si accorge delle sopracciglia scarruffate di Kagami, quindi vi pianta sopra i polpastrelli e li liscia come una pressa. Tanto non torneranno mai perfettamente al loro posto, hanno vita propria. E ad Aomine piacciono così. Kagami prima chiude gli occhi, spera di non finire accecato, ma quando li riapre si vede arrivare un altro bacio a stampo sulle labbra. E ripartono le carezze, i baci, gli abbracci potenti, i respiri profondi, i morsi felini.
 
*
 
   - Sai che giorno è oggi? - chiede Aomine agguantando un hamburger dalla catasta.
   - È lunedì - risponde Kagami prontamente. Addenta un panino e un po’ di farcitura gli va a finire sul piatto. Il Maji Burger è poco affollato all’apertura, perciò hanno deciso di fare colazione lì prima di andare a scuola.
   - No, intendo che oggi è un giorno speciale - continua Aomine. Kagami posa uno sguardo interrogativo su di lui, in attesa di spiegazioni.
   - Esattamente un anno fa ci siamo incontrati per la prima volta.
   Kagami blocca la mandibola per qualche secondo. Poi il gusto succulento della carne lo riporta alla realtà.
   - Come fai a ricordartelo?
   - A dire il vero me lo ha detto Satsuki, ieri.
   Kagami lo guarda come a dire “ah, ecco, mi sembrava strano”. Aomine prende la sua bibita e fa spallucce.
   - Ma quante cose sa, quella? Fa paura - aggiunge Kagami. Non osa immaginare tutto ciò di cui è venuta a conoscenza su loro due da quando si sono messi insieme. Ma subito torna a riflettere sulla notizia.
   - È passato un anno, eh?
   - Già.
   Nel giro di un anno le impressioni che avevano l’uno dell’altro si sono evolute drasticamente. Kagami e Aomine si sono conosciuti meglio, si sono accettati, hanno imparato a rispettarsi come atleti e come persone. Si sono innamorati.
   - Quindi… è una specie di anniversario? Non dovremmo fare qualcosa per festeggiare? - suggerisce Kagami dopo il quinto panino.
   - Sesso?
   - Ma quello lo facciamo tutti i giorni. Dico qualcosa di diverso dal solito.
   - Quindi neanche giocare a basket.
   - No, in effetti…
   Entrambi puntano gli occhi al soffitto del ristorante meditabondi.
   - Vuoi un appuntamento alla shōjo manga? - domanda Aomine ridacchiando. La visione di loro due sulla ruota panoramica che, arrivati all’altezza massima, avvicinano placidi le mani e si baciano a fior di labbra lo fa quasi cadere dalla sedia.
   - No, grazie. Non ci tengo a fare quelle cose da coppiette con te. Sono sicuro che mi metteresti in imbarazzo - replica serio Kagami.
   - Stronzo, non è vero. Sono il partner perfetto, io. E sono un maestro degli appuntamenti.
   Borioso come al solito. Ma è anche questo che Kagami ha imparato ad amare di lui.
   - Hey, ti porto in un posto - dice a un certo punto. Aomine gli chiede più informazioni ma Kagami si limita a spiegargli che dovranno prendere il treno una volta finite le attività dei loro rispettivi club.
   - Ma dimmi almeno dove andiamo.
   - È una sorpresa! Vedrai che ti piacerà.
 
*
 
   Aomine si ritrova di fronte l’oceano. L’acqua perfettamente blu, il sole in discesa, pronto a inabissarsi a ridosso del promontorio. Qualche gabbiano si fa sentire nel cielo arancione e indaco, spiegando le ali in cerca di un po’ di cibo. È un luogo così magico che sembra finto. Eppure è reale, lì, davanti a lui, come l’amore che prova per Kagami, di cui si è reso conto poco tempo fa.
   - Hai detto che il mare ti piace, vero? - chiede Kagami, le mani sui fianchi, gli occhi assottigliati per il riflesso del sole.
   - Sì, mi piace.
   Aomine è a corto di parole. Non che sia un gran chiacchierone per natura, ma ora non trova neanche i termini più semplici. Ciononostante si sforza, perché ha bisogno di dire una cosa. Almeno una.
   - Grazie, Bakagami.
   Non lo guarda negli occhi mentre pronuncia tali parole, però avverte il suo sguardo emozionato su di sé. Talmente emozionato che non fa caso al nomignolo offensivo ma affettuoso. Passano alcuni secondi, poi Kagami sorride un po’ impacciato.
   - Beh… sai… ci sono venuto una volta da piccolo, prima di andare negli Stati Uniti, e ho pensato di fartelo vedere. A dire il vero non ci venivo da anni. E non hai ancora visto la parte migliore. Dai, vieni!
   Aomine si volta per seguirlo, ma lui gli ha già afferrato un polso. È eccitato come un bambino che tira un amico verso il suo angolo di gioco preferito. E in effetti questa circostanza non è molto diversa. Kagami lo porta in un campo da basket, di fronte all’oceano blu e il cielo rosso. Prende la sacca attaccata alla borsa della scuola e tira fuori una palla arancione lustra ma un po’ logora.
   - Ti va di fare due tiri? - domanda. Aomine guarda lui, la palla, poi di nuovo l’oceano colorato. Si toglie la giacca della divisa scolastica prima ancora di rispondere e pianta uno sguardo di sfida sul suo rivale.
   - Fatti sotto, ti faccio a pezzi come al solito - esclama arrogante. Secondo il conteggio che tengono delle loro partite, Kagami sta perdendo con una differenza di venti punti.
   - Lo vedremo!
   I due iniziano a rincorrersi e a tentare tiri a canestro con quel paesaggio mozzafiato come sfondo. Sì, è un buon modo per festeggiare il loro anniversario.
 
 
   Aomine e Kagami sono seduti sul pavimento del campetto, stanchi morti. Succede sempre così quando si scontrano a pallacanestro, anche se giocano solo per un quarto d’ora. Il tempo di vedere il sole sprofondare nel mare del tutto e spegnersi per lasciare il posto alla luna e alle stelle. Stanno in silenzio a guardare gli ultimi raggi sulla distesa d’acqua, che sembra prendere fuoco. A un tratto Aomine avverte il mignolo di Kagami sfioragli la mano. Per sbaglio, perché la ritrae immediatamente. Allora Aomine ride e dice: - Non allontanarla! Prendimi per mano, accidenti! Cosa sei, un bambino vergognoso?!
   Kagami diventa rosso come il cielo. Quando fa così non lo sopporta.
   - Che palle! Non volevo sembrare melenso! - ribatte spazientito.
   - Quando lo capirai che è normale che due amanti facciano queste cose?!
   “Amanti”. La parola riverbera nella mente di Kagami con mille echi. Si sporge verso Aomine intrecciando ancora più forte la mano intorno alla sua e lo bacia con dispetto, un dispetto innamorato.
   - Contento ora? - gli fa una volta scostatosi. Aomine sorride divertito dalla sua faccia ancora stizzita, che subito si trasforma a sua volta in un sorriso allegro e scherzoso. Si sfiorano le fronti e ridono all’ultima luce del sole, in cui confluiscono il blu e il rosso del cielo.
   - Dovremmo dire “Buon anniversario”, quindi? - chiede Kagami, carezzando la guancia di Aomine con la punta del naso.
   - Mi sa un po’ di coppia sposata di vecchietti - esclama Aomine.
   - Allora forse è meglio “happy AoKaga Day”? - suggerisce l’altro. Aomine adora sentirlo parlare inglese con un accento impeccabile.
   - Sì, happy AoKaga Day mi piace di più! Ma perché hai messo davanti il mio nome?
   - Perché al contrario suona male… non farti idee sbagliate - e gli schiocca il dito medio sulla fronte.
 
 
 
Note finali:
 
Il concept finale di questa storia l’ho pensato grazie a una fanart che adoro pubblicata oggi stesso da @NINEdot_9 su twitter! Datele un’occhiata ♡
 
https://twitter.com/NINEdot_9/status/1391776376915521537?s=20
   
 
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