Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! 5D's
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Autore: Jigokuko    11/05/2021    2 recensioni
REMAKE DELLA STORIA LINKATO AL PRIMO CAPITOLO, LEGGETE QUELLA!
Genere: Azione, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bruno, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Yusei Fudo, Z-one
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza
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Antithesis:

1


Il Fantastico Duo degli Smemorati
 

- Chissà perché, ma mi aspettavo che prima o poi qualcuno si sarebbe fatto male con questa nebbia.

Un paio di occhi metallici, quasi argentati, la stavano fissando.
Li ignorò totalmente, massaggiandosi la fronte dolorante con una mano e mugolando.

- Che dolore...

Solo dopo, realizzò meglio: quegli occhi appartenevano ad un ragazzo dai capelli blu lunghi fino alle spalle che, accovacciato accanto a lei, la osservava con fare preoccupato.
Fece uno scatto improvviso, mettendosi a sedere e rimanendogli a debita distanza.

- Perché mi stai guardando così?! – Si lamentò, assottigliando lo sguardo. – Sei forse un mio nemico?-
- Eh...? No, nemmeno ti conosco! – Rispose lui, con fare sorpreso. – Non è che la caduta ti ha fatto male...?-

La ragazza abbassò lo sguardo, sospirando. Quel tizio era strano, ma non poteva giudicarlo così... non conosceva nemmeno sé stessa, figuriamoci gli altri!
E, se fosse c'entrato con chiunque l'avesse rinchiusa in quel posto buio, probabilmente non avrebbe perso tempo in quel modo, ma l'avrebbe subito portata via di peso.
Dopotutto, ad occhio e croce sembrava davvero altissimo e sicuramente anche più forte di lei.

- ... Hey, rispondimi, per favore. Sono preoccupato per te.-
- Sto... bene, credo? Era solo una craniata ad un palo, c'è di peggio...-

Lui spalancò gli occhi, comprendendo tutto. Ecco com'era finita a terra... uscendo dal garage, l'aveva già trovata a pancia all'aria accanto all'unico lampione lì presente.
Quando la sfiga colpisce...

- Senti... io abito qui, vieni con me, posso medicarti.-
- Medicarmi? Non ne ho affatto bisogno!-
- Ma se hai del sangue su tutta la faccia...-

Lei batté le palpebre un paio di volte, per poi passarsi una mano sul viso, ritrovandosi poi le dita sporche di sangue.

- ... Ah.

Fu un gemito secco. Lo guardò, osservò nuovamente la mano, poi ancora lui, che le mostrava un sorriso sincero.
Finì col pulirsi sulla maglietta, macchiandola inevitabilmente e pentendosene subito dopo, ma alla fine accettò la proposta del tizio.

- Bene! Vieni con me.

Si tirò in piedi, porgendole la mano sinistra. Quando gliel'afferrò, fu come avvertire una scossa. Da come la guardava con le labbra schiuse, probabilmente l'aveva sentita anche lui, ma nessuno dei due ne fece parola.
Scesero le scale, trovandosi nel garage dove apparentemente abitava lui. Si guardò intorno con circospezione, notando la presenza di alcuni computer, quella che sembrava una moto spoglia ed un paio di divani.

- Ah, dimenticavo! Io mi chiamo Bruno.-
- Io sono— – ... Qual era il suo nome, in effetti? – Sono...-
- Sei?-
- Ecco... non lo so.-

Bruno sembrò trasalire a quella risposta, ed il suo viso assunse un'espressione dispiaciuta, seguita da un sospiro.

- Vuoi dire che non sai chi sei? – Lei fece no con la testa, confermando. – A quanto pare siamo in due, allora.-

Le mostrò un sorriso estremamente malinconico, mentre rovistava in una valigetta per il pronto soccorso alla ricerca di cerotti e disinfettante. Lei si sedette su un divano, non distogliendo lo sguardo da lui.

- Con tutta probabilità nemmeno mi chiamo "Bruno", questo nome mi è stato dato dalla Pubblica Sicurezza.-
- Quindi... anche tu hai perso la memoria.-
- Proprio così. Permetti? – Si riferiva allo scostarle i capelli per medicarla. La risposta fu affermativa. – È orribile non conoscere nulla di sé stessi. Potrei aver fatto qualunque cosa prima di dimenticare, eppure non ricordo nulla.-

Non sapeva perché si stesse confidando dopo nemmeno venti minuti dal loro burrascoso incontro, eppure le stava parlando con sincerità di quello che sentiva. Forse perché anche lei si trovava nella sua medesima situazione?
Nei suoi occhi azzurri vedeva lo stesso smarrimento, malinconia e confusione che aveva avuto lui i primi tempi, sembrava quasi come specchiarsi.
Quando scostò la frangia e tamponò il taglio con del cotone imbevuto di disinfettante, rise alla sua smorfia, scacciando via quei pensieri negativi. Non era ora di arrabbiarsi per sé stesso, in quel momento voleva solo aiutare lei.

- Ecco fatto.- Le attaccò un cerotto per concludere l'opera, sorridendo soddisfatto.
- Grazie... Bruno.- Per la prima volta, la vide sorridere con imbarazzo e stringersi nelle spalle, con le mani poggiate sulle ginocchia.
- E di cosa? È solo un cerotto. – Le fece l'occhiolino. – Piuttosto... dovresti lavare la maglietta, è sporca di sangue. Se la lasci lì, la macchia non se ne andrà più.-
- Oh, beh— è vero, però— cioè— non vorrei arrecare altro disturbo, e poi non avrei null'altro da mettere.- Si agitò, muovendosi nervosamente.
- Posso prestarti la mia giacca finché non sarà pulita, quella che porti tu mi sembra corta.-
- Ah, grazie— Ma davvero, non c'è bisog—- Non la fece finire di parlare, due secondi dopo se l'era già tolta e gliel'aveva poggiata sulle gambe.
- Puoi cambiarti in bagno.-

Fu costretta ad accettare. Aveva la sensazione che, se avesse rifiutato nuovamente, l'avrebbe presa di peso e ce l'avrebbe chiusa dentro comunque.
Lo specchio rifletteva una ragazza -e fin qui c'eravamo...-, apparentemente molto giovane, probabilmente di un'età compresa tra i sedici e i diciannove anni. Aveva occhi azzurri tendenti ad una lieve sfumatura blu, mentre i capelli, liscissimi e lunghi fin quasi alle ginocchia, erano di un gradiente che partiva da un nero corvino e finiva nello stesso azzurro delle sue iridi. Sul davanti due ciuffi più corti raggiungevano le spalle, mentre la frangia rimaneva di un solo colore, il tutto tenuto in ordine da un cerchietto bianco.
La pelle era bianchissima ed al collo portava un choker con un anello argentato. Indossava una giacca di pelle nera corta sui fianchi e la maglietta incriminata era di un verde acceso; i pantaloncini, anch'essi neri, erano ornati da due catene di metallo attaccate alla cintura, mentre le gambe erano fasciate fino alle cosce da delle parigine spaiate: la sinistra era a righe verticali verdi e nere, mentre la destra era completamente nera con solo due sottili righe verdi in orizzontale.
A completare lo strano look, un paio di stivaloni in pelle, rigorosamente neri, pieni di fibbie e lunghi fino alle ginocchia. Avevano sia un tacco che un platform vertiginosi e, vedendoli, dedusse di non essere proprio di alta statura.
A Bruno arrivava comunque al di sotto della spalla, e portava semplici scarpe da ginnastica! Era lei troppo bassa o lui troppo alto?
Si tolse prima la giacca e poi la maglia, scoprendone una seconda a rete con le maniche lunghe. Tra i buchi, però, notò qualcosa di strano, per cui si tolse anche quella per controllare cosa ci fosse sotto.
Vedendo il suo busto scoperto, sbiancò, indietreggiando fino a scontrarsi con il muro dietro di lei.
Aveva la pelle segnata da un enorme e profondo taglio a forma di "Y", le cui braccia si estendevano dalle spalle allo sterno, mentre la coda proseguiva fino al pube deviando per evitare l'ombelico. Inorridita, provò a sfiorarlo con le dita, ma dovette desistere subito a causa del dolore lancinante che le provocava.
E subito si ricordò di una cosa: al suo risveglio, anche la gola le faceva male, ed era ancora coperta dal choker. Prese un profondo respiro, slacciandoselo.
Come pensava, anche lì era presente un taglio, proprio in prossimità della vena giugulare.
Nonostante entrambi fossero molto profondi, neanche una goccia di sangue osava fuoriuscire. Ma com'era possibile...? Con delle ferite del genere ancora aperte, chiunque non sarebbe sopravvissuto.
Scosse il capo, rimettendosi velocemente il choker e infilandosi la giacca di Bruno, chiudendola fino in cima. Le stava davvero enorme, avrebbe potuto benissimo usarla come vestito.
Raccolse la maglietta macchiata ed uscì, trovandolo seduto alla scrivania, mentre trafficava con il computer.

- Che succede...? Sei pallida.-
- N-Nulla, ho solo osservato la mia immagine riflessa nello specchio per un po'. Fino a prima non sapevo nemmeno che aspetto avessi.-
- Oh... capisco.-

Decise di chiuderla lì, ma aveva notato quanto in realtà sembrasse spaventata. Doveva aver visto qualcosa di molto strano per avere quella reazione, non voleva però metterla a disagio con una marea di domande.

- Cosa stai facendo?- Chiese, avvicinandosi.
- Sto lavorando ad un programma per le duel runner!-
- Un... che?-
- Le moto non hanno bisogno solo di un buon motore e componenti per andare veloci, è fondamentale anche avere un buon software che possa sfruttarli al meglio.-
- ... Capito. – No, in realtà non aveva capito proprio nulla, soprattutto dopo aver dato uno sguardo al monitor, sul quale erano raffigurati una miriade di parametri, grafici ed altre cose a lei incomprensibili. – Quindi sei una specie di informatico?-
- Un po' questo ed un po' meccanico, ma di solito mi aiuta Yusei.-
- Yu...sei?- "Che nome strano", pensò.
- È un mio grande amico. Vive qui con me assieme a Jack e Crow.-
- Ah, quindi qui ci vivete in quattro!-
- Esattamente, ma al momento sono tutti e tre fuori a provare le moto... sarebbero già dovuti essere qui, però è probabile stiano facendo tardi a causa di quella spessa nebbia che si è alzata all'improvviso.-
- E che mi ha fatta schiantare contro un lampione. – Affermò, facendo ridere il ragazzo. – Senti... non è che posso rimanere qui a guardarti mentre lavori? Sembra interessante anche se complicato.-
Glielo chiese timidamente, distogliendo lo sguardo.
- Ma certo! – Le cedette la sedia, prendendone un'altra per sé stesso. – Vedi questi parametri? Modificandoli di pochissimo, le prestazioni possono cambiare completamente: un piccolo errore e possono crollare, oppure aumentare al punto da far scoppiare il motore, e...-

Un po' si pentì di averglielo chiesto, dovette ammettere. Bruno aveva iniziato a parlare a raffica ed a spiegarle ogni singola azione che faceva, il perché, i pro ed i contro... ma non riusciva a dirgli di fermarsi, le sarebbe dispiaciuto interrompere il suo discorso appassionato.
Aveva compreso subito quanto amasse ciò che stava facendo nonostante fosse, a detta sua, qualcosa di estremamente complesso e faticoso da realizzare.
Perciò era rimasta lì ad osservarlo in silenzio, con la guancia poggiata sul pugno chiuso. Dopo un bel po' stava iniziando a venirle sonno, ma tre forti rombi la destarono.
La saracinesca del garage si alzò ed in fila entrarono una duel runner rossa e bianca dotata di uno strano schienale ricurvo, una nera e gialla ed un'altra stranissima contraddistinta da una sola ruota che ospitava al suo interno il conducente -e lì, si chiese come facesse a vederci-, completamente bianca. Dalla prima scese un giovane il quale, tolto il casco, si era rivelato avere scompigliati capelli neri caratterizzati da alcune striature dorate, carnagione olivastra, magnifici occhi blu ed un particolare marchio dorato sulla guancia sinistra.
Fu il primo a notarla. Rivolse uno sguardo indagatorio al giovane che l'aveva trovata e poi le si avvicinò.

- Ciao. Ehm... chi sei?- Domandò, con un tono ed un'espressione neutra.
- Sono una che si è schiantata contro un lampione.-
- Come sarebbe a dire? – Una seconda voce li raggiunse. Proveniva da un altro ragazzo molto alto, con i capelli biondi e gli occhi ametista, sceso poco prima dalla bizzarra moto ad una ruota. – Bruno, facevi prima a dire che te la sei portata a letto, non farle raccontare stupidaggini!-
- Jack, ma che stai dicendo?! Non me la sono portata a letto!-
- Ha la tua giacca!-
- Posso spiegare—!-
- Smettetela di urlare e fatela parlare!- Il terzo arrivato si intromise nel discorso, frapponendosi tra Bruno e quello che a quanto pare si chiamava Jack. Era il più basso di tutti, aveva i capelli rossi fermati da una fascia verde, occhi grigi ed il viso costellato da marchi dorati simili a quelli del moro.
Calò un silenzio tombale, e subito tutti gli sguardi le si posarono addosso. Si sentì avvampare; voleva sparire dentro quella giacca enorme.
- Ecco... in realtà è tutto molto strano anche per me, ma voglio farla breve: non ho idea di chi io sia. Sono fuggita da un posto sconosciuto e, a causa della nebbia, correndo non ho visto un lampione, poi l'ho centrato perfettamente con la fronte. Bruno mi ha trovata ed incerottata, ma come una stupida ho macchiato la mia maglietta di sangue, perciò ha voluto che la lavassi e nel frattempo mi ha prestato la sua giacca perché non avevo altro.- Lo disse tutto d'un fiato, quasi tremando.
- Aveva più senso che te la fossi portata a letto.- Il biondo lanciò un'occhiataccia al suo salvatore, mentre il primo che le aveva parlato gli fece cenno di tacere.
- Hai perso la memoria? – Lei annuì. – Allora hai bisogno di aiuto.-
- Yusei, non vorrai mica appiopparci anche lei, non abbiamo spazio.- Quindi lui era Yusei...
- Non sto dicendo questo. Forse dovremmo affidarla al Dipartimento di Pubblica Sicurezza, potrebbero riuscire ad aiutarla.-
- E se succedesse come nel mio caso? Niente di niente sul mio conto.- Intervenne Bruno.
- Il tuo è un caso più unico che raro, non è detto sia analogo. Potrebbe semplicemente aver battuto la testa ed ora i suoi genitori la stanno cercando.-
- Ragazzi... prima di darla subito in pasto alla polizia, non sarebbe meglio chiedere prima a lei?- A parlare, stavolta, fu il rosso, che ad esclusione doveva essere Crow.
- A te starebbe bene?- Domandò Yusei.
- Beh... non lo so...-
- Ormai si è fatta sera, hai tempo per pensarci fino a domani mattina, va bene? Stanotte puoi dormire qui se non hai un altro posto dove andare.-
- Siete sicuri che io non sia un disturbo?- Guardò prima tutti e tre i motociclisti, poi Bruno e alla fine di nuovo Yusei.
Quest'ultimo si voltò a guardare i compagni: Crow sospirò e sorrise, mentre Jack inizialmente sembrava contrariato, ma dovette rassegnarsi. Bruno, invece, era subito stato a favore.
- È solo per una notte, non devi preoccuparti... ehm... come ti chiami?-
- Non lo so.-
- Dovremmo pur chiamarti in qualche modo. O dovremmo rivolgerci a te all'infinito con "Hey"?- Chiese quello vestito di bianco.
- E se le trovassimo un nome provvisorio? – Propose Crow. – Ne vorresti uno?-
- Perché no? Ma non saprei quale.-
- Che ne dici di "Akane"? È carino.-
- Akane... uhm... suona bene. Grazie mille, Bruno.- Gli rivolse un sorriso, facendogli distogliere lo sguardo per l'imbarazzo.
- Allora, Akane... ci presentiamo ufficialmente: io sono Yusei, quello che dice cose idiote è Jack e l'altro è Crow.-
- Piacere di conoscervi, ragazzi. Grazie per la vostra gentilezza.-

A dire il vero, non avrebbe voluto accettare, ma poi dove sarebbe andata? Lei, indifesa, da sola, senza alcuna memoria ed in una città completamente sconosciuta?
Era grata di aver prima incontrato Bruno e poi Yusei, Jack e Crow, i quali erano stati tanto gentili con lei nonostante fosse una completa sconosciuta che, per quanto ne sapevano, avrebbe potuto mentire sul suo conto.
Dopo cena, il biondo ed il rosso erano andati a dormire abbastanza presto, lasciando gli altri due a lavorare al computer, mentre lei tentava di addormentarsi sul divano, ma senza successo. A notte fonda, stremato, anche Yusei era andato a dormire, lasciando Bruno da solo.
Non riuscendo a prendere sonno, Akane -ancora le suonava strano sentirsi chiamare così- decise di uscire dal garage per farsi un giro nei dintorni e prendere una boccata d'aria. La nebbia era completamente scomparsa ed il cielo illuminato dalla luna piena era splendido, l'astro emetteva una luce intensa tanto che, anche se non ci fossero stati i lampioni, era sicura si potesse comunque vedere tutto benissimo.
Non si allontanò molto, limitandosi a sedersi a bordo della fontana tra Poppo Time ed il Cafe La Geen, sperando che il rumore scrosciante dell'acqua potesse in qualche modo indurle il sonno.

- Ancora niente?- Alzò la testa, incontrando gli occhi metallici di Bruno.
- Non riesco proprio a dormire.- Ammise, con un sospiro.
- Prova con questa, è camomilla. – Non le aveva notate prima, ma aveva portato con sé due tazze fumanti, una delle quali gliela stava porgendo. – Per quanto possa fare effetto quella solubile...-
- Grazie mille.- Accettò la bevanda, bevendone un sorso con imbarazzo. Lui le si sedette accanto, stringendo la sua tazza con le mani per riscaldarsi.
- Hai freddo? Mi spiace, è colpa mia.-
- Non preoccuparti, sto bene. – In quell'istante, una folata di vento gelido lo investì, facendolo rabbrividire dalla testa ai piedi. – Sopporto alla grande il freddo...!-
- Non ci credi nemmeno tu. – Mormorò, rivolgendogli un sorriso. – Uhm... prima hai detto di aver perso anche tu la memoria, com'è accaduto?-
- Il come non lo so, il quando è sei mesi fa, circa...? Ricordo solo di essermi svegliato su una spiaggia e l'unica cosa che conoscevo di me era il mio amore per le duel runner.-

Akane era quasi invidiosa di Bruno. Lui di sé conosceva qualcosa, mentre lei nulla, era come essere un corpo vuoto, inutile, e questo la faceva arrabbiare.
Dalla frustrazione, bevve un grosso sorso di camomilla e puntò gli occhi azzurri a terra, indurendo lo sguardo.

- Che ti succede? – Nessuna risposta. – Akane...?-
- Non è niente, davvero.-
- A me sembri piuttosto arrabbiata. – Come aveva fatto a capirlo così facilmente?! – Se qualcosa ti turba, puoi dirmelo...-
- Sono solo... triste? Mi sembra di non avere un minimo senso come esistenza. Senza i miei ricordi chi sono?- Si morse il labbro, cercando di trattenere le lacrime.
Una mano le si posò sulla spalla, e quando lo guardò incontrò il suo sorriso.
- Non ti devi preoccupare, recupererai i tuoi ricordi.‐
- Eppure nemmeno tu li hai.-
- Allora vorrà dire che li cercheremo insieme, ti va?-
- Davvero vuoi aiutarmi...?-
- Ci aiuteremo a vicenda!-
- Va bene, ci sto.- Tornò a sorridere, tutta contenta.
- Dovremmo trovare un nome per il nostro duo.-
- Eh?-
- Qualcosa come "La Fantastica Coppia Degli Smemorati, Pronta A Combattere Il Male"!-
- Forse dovremmo accorciarlo un po'... quando mai abbiamo combattuto il male?-
- Non si sa mai, no?-
- Che ne dici di un semplice "Il Duo degli Smemorati"? Con quel "coppia" sembriamo sposati.-
- Il "fantastico" mi piaceva, però...-
- Vada per "Il Fantastico Duo degli Smemorati", allora.-
- Evvai!-

Senza pensarci, il ragazzo l'abbracciò, rischiando di far finire entrambi nella fontana. Fortunatamente, riuscirono a reggersi, o Akane avrebbe dovuto di nuovo prendere in prestito vestiti enormi da qualcun altro.


Angolo autrice
Hewwo, ed eccoci con il primo capitolo. In realtà lo avevo già scritto prima di pubblicare il numero 0, ma ho prima voluto revisionarlo e portarmi avanti con il prossimo, voglio essere un po' più costante stavolta.
Cosa ne pensate finora? "Akane" vi sembra un personaggio interessante? Sembra non sia solo una "semplice smemorata", che sono quelle enormi ferite? Se volete scoprirlo, continuate a seguire la storia, lol.

P.S.: Nel capitolo precedente ho aggiunto un'illustrazione che include anche la nostra protagonista, andatela a vedere.

Jigokuko

   
 
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