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Autore: X_98    11/05/2021    1 recensioni
“Si narra che a est delle montagne nebbiose vi fosse un regno, chiamato Bosco Atro.
Antico, nascosto ed eterno, era dimora degli elfi silvani.
L’oscurità che si aggirava fra le fronde degli alberi, silenziosa colpì, derubandoli di ciò che avevano di più prezioso.
Privati di un Re, di un padre, di una guida, contro un nemico sempre più potente e malvagio.
Erano loro, i deboli e corrotti umani che fecero prigioniero Re Thranduil, senza sapere chi egli realmente fosse......
Un guerriero non abbassa la testa ma va avanti anche quando non ha più forze.
Da libero sfogo alla sua volontà indomita, resiste ai colpi e trova la forza di rialzarsi.
Ferito è pericoloso, perché sa di poter sopravvivere. Eppure non si adatterà al cambiamento, ma combatterà e lotterà contro tutto e tutti.
Alla fine, il dolore e la sofferenza si dissolveranno con un’ultimo dono d’amore”.
-Questa storia si svolge nell'Antica Roma durante la terza guerra servile tra il 71 ed il 73 A.C (alcuni dettagli sono stati modificati per necessità!), un Crossover con la Serie Spartacus 2010, il film Pompei 2014 e durante il film Lo Hobbit di Peter Jackson, prendendo qualche spunto anche da Tolkien-
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Sorpresa, Thranduil
Note: AU, Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Quindi, gli elfi cadono in una specie di sonno profondo per due ore?! È per questo che la notte dell’attacco Thranduil è stato vulnerabile?!” Sara si diede della cretina per non averlo notato fino a quel momento.

“Effettivamente credo che non sia la prima volta che assisto a quel particolare momento!...” disse ricordando gli anni della ribellione “Solo che pensavo fosse a causa della stanchezza se a volte dormiva così profondamente!” Svelò per poi ridere di se stessa “Che idiota sono stata!”.

“Suvvia, non potevi saperlo! Ricordi che eravamo sorprese pure del suo super udito?” Hanna ricordava bene quanto fosse tornata utile quell’abilità di Thranduil durante la guerra, ma se conosceva bene l’elfo non poteva dire altrettanto della razza a cui apparteneva.

Erano affascinanti la cultura e le tradizioni elfiche e se non fosse stato per le occhiate che molti le lanciavano, essendo immortale, si sarebbe sentita completamente una di loro.

Ma la vita non è mai tutta in discesa!

Aveva vissuto un sogno fino ad allora. Era giunto il momento di crearsi il futuro con le proprie forze!

Per il momento si concentrò sul cambiare Elanor.

I gemelli avevano tre anni e mezzo e crescendo diventavano sempre più esuberanti.

Sorrise nel vedere Lucilla ed Aranel giocare contente con Galador che imitava ogni movimento della sorella maggiore.

Il loro affiatamento si era rafforzato. I gemelli vedevano le sorelle maggiori come un punto di riferimento ed un modello da imitare e alle due non dispiacevano tali attenzioni.

“Non lo toccare!” Aranel tolse dalle mani di Galador la sua bambola preferita facendolo cadere seduto in terra. Il piccolo non parve dispiacersi o intimorirsi di fronte allo sfogo della sorella e tentò di riprendersi il maltolto.

Hanna finì di vestire Elanor per poggiarla su di una calda coperta accanto a Lucilla che stava finendo di fare una corona di fiori, ignorando completamente il litigio.

“Smettetela di litigare altrimenti vi tolgo la bambola!” Fu sufficiente quello per sedare le grida infastidite dei fratelli.

Hanna si rese conto solo allora che Sara era scomparsa.

Calien che era in grado di seguire ogni loro mossa anche se non era fisicamente presente, le disse che aveva un appuntamento con Audial per assistere al suo primo giorno di lavoro.

Non capiva se Sara volesse diventare guaritrice o se si fosse perdutamente innamorata di quell’affascinante elfo alle prime armi.

 

*

 

Quel giorno non c’erano lezioni da seguire per i bambini e si sedettero a tavola contenti di vedere il padre che sembrava essere molto più impegnato da quando avevano cambiato casa.

Aranel si avvicinò a Legolas timidamente, tentando di nascondere la sorpresa dietro la schiena. Cosa inutile dato che era un pezzo di pergamena fin troppo grande perché passasse inosservato.

“Fratellone.....” Hanna si irrigidì più del Principe non nel sentire quella parola, ma nel vedere l’indifferenza di lui davanti alla sorellina.

“Ti ho fatto un regalo!” Disse Aranel porgendogli il disegno fatto in cui era ritratta l’intera famiglia.

“Non ho tempo per queste sciocchezze!” Hanna sentì la rabbia esplodere dentro di lei e l’avrebbe tirata fuori se una mano non si fosse posata sulla sua.

Thranduil la calmò con lo sguardo e finalmente realizzò cosa intendesse.

Erano fratelli, dovevano rapportarsi da soli tra di loro. Se il Re avesse preso le parti della figlia la situazione già delicata, sarebbe precipitata.

E se Legolas voleva ignorarla e trattarla male, a parte un rimprovero, Thranduil non avrebbe potuto fare molto, era un elfo adulto ormai......

Sul dolce viso di Aranel si dipinse una grande delusione e prima che piangesse il padre la chiamò “Cos’hai lì in mano Lelig(figlia mia)?”.

I complimenti e l’appoggio del padre fecero dimenticare subito la delusione data dal fratello e dopo pranzo, Lucilla ed Aranel corsero in giardino per vedere chi avrebbe fatto la corona di fiori più bella. Luthien e Calien le seguirono portando per mano i gemelli.

“Perché sei stato così duro con lei iôn nin(figlio mio), è solo una bambina!” Disse il padre contrariato dal comportamento del figlio.

“È tua figlia. Deve imparare presto il suo posto, non ho tempo di insegnarglielo!” Rispose il Principe gelido.

“È tua sorella!” Affermò deciso il sovrano come se il figlio non l’avesse ancora compreso “Hai dei doveri nei suoi confronti e cerca di controllare il tuo temperamento con lei!” Lo riprese severamente.

“Tu non l’hai mai fatto con me!” L’accusò Legolas sfogandosi “Mi hai negato il tuo amore perché stavi soffrendo! Per colpa loro ho perso la mia compagna, perdona se non riesco ad essere gentile con coloro che mi hanno negato la felicità!” Disse riferendosi alle ragazze che non avrebbe esitato a cacciare se non fosse stato per il Re.

Thranduil assottigliò le labbra, gli occhi che lampeggiavano di una cieca furia.

Si alzò ed uscì dalla sala, forse per evitare di dire cose che non pensava solo a causa del proprio temperamento.

Hanna e Sara si guardarono confuse. Non avevano ancora terminato il pasto, troppo concentrate sui bambini, ma era saggio restare?!

“I tuoi genitori sarebbero orgogliosi nel vedere dove sei arrivata!” Incredibilmente fu Legolas a rompere il silenzio.

“Cosa ne sai tu?!” Contrattaccò Hanna che non avrebbe mai superato il trauma. Parlare dei suoi non era la migliore scelta.

“Niente, io non so niente di te…” strano, occhio di falco sembrava deluso mentre affermava la semplice verità!

“Io invece sono molto di te!” Disse Hanna ricordando con affetto i momenti in cui gli occhi di Thranduil si illuminavano quando le parlava del figlio perduto che desiderava ardentemente ritrovare.

“Ammetti che sia quindi sospetto, il fatto che viviamo nello stesso posto ma io non sappia niente di te?” Legolas era abile rigirare i discorsi a suo favore.

“Perché dovrei raccontarti?! Non ti sei già fatto le tue idee! Come Tauriel!” Si difese Hanna decidendo di andarci giù pesante.

“Illuminami e lascia a me i miei pensieri!” Rispose lui atono.

“Non c’è molto da dire. I miei familiari non sono più in vita e sono partita in cerca di un futuro migliore!“ Hanna sorrise leggermente sapendo che non aveva cercato niente, era stata solo la fortuna a farle incontrare l’anima gemella, la sfortuna a farla finire in catene.

“Vedo che l’hai trovato un futuro migliore!” La canzonò Legolas sfacciato.

“Si hai ragione, sono stata molto fortunata!” Riconobbe lei sapendo bene quali pensieri frullassero nella testa del Principe.

Credeva che volesse approfittarsi della posizione del padre. Anche se aveva sempre conosciuta la vera identità dell’elfo, non si era mai preoccupata di cos’avrebbe fatto una volta tornati nel regno degli elfi. 

Come suo solito, si preoccupava dei problemi solo quando ci andava a sbattere contro di faccia......

“Peccato che non tutti abbiano avuto una tale fortuna!” Continuò Legolas rigirando il cibo nel piatto senza avere l’intenzione di mangiarlo. Gli era passato l’appetito.

“A chi ti riferisci?!” Si arrese a chiedere Hanna non capendo a cosa stava alludendo.

“Alle guardie reali che sono perite per mano dei tuoi simili!” Hanna percepì Sara irrigidirsi. Ecco un’altro argomento delicato e dovette ringraziare i Valar che Thranduil non fosse presente.

“Simili in quanto umani, perché le somiglianze finiscono lì!” Rispose a tono, odiando come gli elfi la considerassero priva di ogni onore solo per la reputazione di altri.

“Tu sai di chi parlo!” Non era una domanda, ma una dichiarazione quella di Legolas.

“Li conoscevi?!” Chiese improvvisamente attento e desideroso di sentire la risposta.

“Sì, ma non bene!” Questo era vero. Gli elfi erano molto riservati. Le ci erano voluti anni per ammorbidire Thranduil!

“Cosa intendi?!” Legolas appariva sospettoso. Una persona la conosci bene oppure per niente. Non esiste la via di mezzo!

“Che li ho solo visti!” Disse Hanna infastidita, come se fosse stata la cosa più normale del mondo.

“Dove?” Le amiche si guardarono chiedendosi se quello fosse stato fin dall’inizio l’obbiettivo del Principe. Far commettere loro un errore perché rivelassero qualcosa di troppo!

“In faccia!” Rispose Hanna con un sorriso soddisfatto indicandosi il viso.

“Mio padre ti ha concesso fin troppo. Io non sono come lui. Non prenderti gioco di me o le conseguenze non ti piaceranno!” La minacciò Legolas visibilmente offeso.

“Sai che differenza c’è tra te e uno specchio? Lo specchio riflette senza parlare e tu parli senza riflettere!” Continuò a punzecchiarlo Hanna con Sara che la colpiva a ripetizione il braccio nel vano tentativo di farla smettere “Se ci tratti da stupide non aspettarti che ti lasci fare, o le conseguenze non ti piaceranno!”.

Sara si mise le mani in faccia ricordandosi vagamente la discussione avvenuta con Thranduil anni addietro. Anche allora era terrorizzata dall’esito di quello scontro!

Fortunatamente, in questo caso, il bacio finale era escluso.......

“Sembri sveglia.....dimostrami che lo sei ascoltando quello che ti ho appena detto!” Le ringhiò contro Legolas.

“Ostenti un comportamento spudorato nei nostri confronti e ti aspetti che ci vada bene? Dovresti imparare a controllarti perché io non rimarrò in silenzio a subire la tua irriverenza!” Protestò Hanna non avendo paura, decisa a far capire una volta per tutte al Principe con chi aveva a che fare.

“Posso dire lo stesso di te. Se avessi tenuto a freno la tua insolenza, forse i nani sarebbero stati più indulgenti!” Disse Legolas sfoderando un’arma a doppio taglio.

Sapeva bene che quella traumatica esperienza turbava ancora Hanna!

“Se lo fossero stati non sarebbero nani!” Fece notare lei “Sono abituata alle ferite fisiche, tanto da poterli definire gentili!” Si vantò anche se sapeva bene di star mentendo a se stessa. Le ferite ricevute durante la guerra non erano mai state tanto gravi. Ed era sempre stata circondata da amici pronti a sostenerla e proteggerla, senza essersi mai ritrovata sola di fronte al nemico.

“Se ci sei abituata non dovresti essere così sconvolta!” La derise Legolas.

“Oh....” finse di sorprendersi Hanna. Le doti di attrice si erano rafforzate negli anni.

“Oh, credi che sia quella la causa dei miei incubi!?” Si, Hanna si stava proprio divertendo “Voi elfi peccate di eccessiva superbia, credete sempre di conoscere le risposte a tutto!” Riconobbe.

“Sei convinto che Tauriel se ne sia andata a causa nostra.....” Legolas strinse i pugni serrando in contemporanea la mascella “....ma ricorda che sono state unicamente le sue azioni a portarla dove si trova adesso!” Concluse Hanna.

“Se ti sto dando fastidio dimmelo che continuo!” Decise di aggiungere prima di uscire con fare spavaldo.

Lei non era una ragazzina con desideri egoistici, ma una donna forte e combattiva. Legolas doveva essersene reso conto ormai.

 

*

 

Thranduil si ritrovò a sorridere suo malgrado. 

Legolas, dopo lo scherzo dei baffi si era ritrovato le uova negli stivali, il miele nella vasca da bagno, il sale nel caffè e sicuramente erano accaduti altri fatti di cui era rimasto all’oscuro.

Aprì le porte dello studio incitando sua figlia a precederlo.

Lei era allegra, ignara del rimprovero imminente.

Thranduil sospirò e si sedette di fronte alla figlia che era diventata nervosa, forse intuendo le sue intenzioni “Aranel, perché continui a fare dispetti a tuo fratello?” Chiese con calma.

“È molto divertente!” Rispose Aranel assumendo l’espressione soddisfatta della madre.

“Non lo è più se lo fai in continuazione!” Decise di illuminarla rimanendo serio.

“Va bene.....” disse timidamente la figlia abbassando lo sguardo, rialzandolo subito con una luce birichina negli occhi “....posso farne un’ultimo alla Mereth-en-Gilith?!”.

Thranduil alzò gli occhi al cielo anche se era buono che l’avesse chiesto

“Aranel....” “Va bene, non lo faccio più!” Si corresse la piccola affranta.

“C’è un’altra questione di cui vorrei parlare!” Riprese il padre diventando più serio.

“I tuoi insegnanti mi dicono che litighi spesso con Fanon...” Thranduil alzò una mano bloccando la protesta della figlia che rimase con la bocca aperta un secondo prima di richiuderla offesa “...non mi interessa se ti provoca. Devi controllare il tuo temperamento!” Le disse senza ammettere repliche.

“Ma non posso lasciare che mi prenda in giro senza fare niente!” Protestò Aranel per sentirsi in dovere di aggiungere “A volte bisogna combattere!”.

“Davvero? Chi lo dice?” Chiese il Re esasperato nel vedere che la figlia avesse ereditato i difetti peggiori della madre.

“Milo lo diceva sempre!” Thranduil si irrigidì, sgranando gli occhi dalla sorpresa.

Aranel....ricordava?!

Gli elfi hanno una buona memoria fin da piccoli, ma non parlando mai di loro, era convinto che fosse andata persa!

“E a volte bisogna anche non farlo!” Rispose tentando di nascondere la propria sorpresa. Milo continuava a creare problemi pure da morto.

Sorrise, rivedendo la sfrontatezza del giovane nella figlia. Quel ragazzo l’aveva sempre affrontato di petto, privo del timore che a volte aveva potuto scorgere negli occhi di Attico.

“Ma tu non hai mai smesso di combattere!” Insistette Aranel.

“Ora non lo sto facendo!” Cercò di calmarla il padre.

“È per questo che i nani hanno fatto del male a Nana?“ Thranduil fece una smorfia. Sua figlia era troppo sveglia perché potessero riuscire a nasconderle un fatto tanto grave....

“No! Pensa a svolgere i tuoi compiti. Proteggere Nana è un mio compito!” La rimproverò cambiando discorso.

“E quali sono?” Domandò Aranel cominciando a far esaurire la pazienza del genitore.

“Le lezioni!” Rispose lui secco.

“Mi annoio! Non posso allenarmi a combattere?” Il sovrano sorrise, ricordando quando anche lui trovava prive di senso molte delle lezioni che era stato costretto a seguire.

“No, sei solo una bambina. Devi imparare il tuo posto nel mondo!” Decise di farle capire il suo pensiero, invece di far sembrare lo studio una regola che avrebbe potuto benissimo infrangere!

“Voglio essere una guerriera!” Ed ora rivedeva Legolas. La sua piccola foglia che ardeva dal desiderio di vedere l’orgoglio nei occhi del padre, brillare per lui.

“Per combattere ci vuole disciplina...” Disse il Re venendo interrotto “Non è vero! Solo allenamento! Milo si allenava molto, me lo ricordo bene!” Thranduil si adombrò. I gladiatori si allenavano continuamente perché o combattevano o morivano, non c’erano altre opzioni.

“E infatti è morto!” Si pentì subito della risposta data piena di rabbia a causa dei ricordi che erano riaffiorati, appena vide quanto avesse scioccato sua figlia.

“BUGIARDO!” Urlò Aranel con le lacrime agli occhi.

Thranduil sgranò gli occhi oltraggiato.

Ogni desiderio di porre rimedio a quell’errore, sfumò appena sentì la figlia usare quel tono di voce irrispettoso contro di lui “Non osare rivolgerti a me con questo tono!”.

“Attico e Milo mi hanno promesso che torneranno!” Disse Aranel cominciando a piangere.

“Non succederà! Aranel.....” Thranduil si chiese perché quei due avessero fatto una promessa tanto idiota se erano consapevoli di stare andando contro ad una morte certa! E si domandò come avesse fatto a non accorgersene!

“Non è vero!” Urlò Aranel prima di uscire di corsa dalla stanza.

 

*

 

Thorin scalciò come una furia quando le guardie lo trascinarono di peso su per le scale.

Quando era giovane i rapporti con il Reame Boscoso erano tesi ma per il bene dei regni entrambi i sovrani mostravano un apparente calma durante gli incontri ufficiali.

Anche se da entrambe le parti sapevano che era solo una facciata.

Però il giovane Principe percepiva chiaramente rabbia oltre al disprezzo nelle due guardie che lo stavano portando al cospetto del Re.

Non avendo un appoggio stabile, appena i due elfi lo lasciarono, cadde a carponi sul freddo marmo della sala del trono.

Si rialzò subito con un ringhio. Non avrebbe dato a quello stramaledetto Re la soddisfazione di stare in una posizione che lo faceva apparire debole.

Thorin, suo malgrado, non riuscì a contenere il proprio stupore quando sotto la corona che conosceva bene, non vide l’elfo che si aspettava e contro il quale era pronto a scaricare tutta l’ira che sentiva bruciare dentro.

Fortunatamente le lezioni del vecchio Balin, oltre ad essere state fondamentali per la sua formazione, spaziavano molto anche sulla storia degli elfi, essendone lui curioso. 

Questa suo interesse, Thorin non l’aveva mai compreso, ma gli era tornato utile dato che ora era certo di sapere chi fosse quell’elfo.

Poco prima di intraprendere questo lungo viaggio gli era giunta voce che fosse tornato un elfo dato per morto. 

Molti sentendo tali notizie le avevano liquidate come fantasticherie ed essendo nani, non importava loro niente che riguardasse gli elfi.

A Brea, mentre tornava da un viaggio d’affari, gli umani, essendo attratti ed ammirando gli elfi, non perdevano occasione per parlarne.

Il Re elfo passeggiava tranquillo, come se la sua presenza in movimento, potesse intimorire il nobile nano.

“Qualcuno immaginerebbe che una nobile impresa sia imminente, impresa per riavere una terra natia e annientare un drago. Personalmente, sospetto un motivo molto più prosaico!” Appena si voltò Thorin lo fissò negli occhi senza alcun timore.

“Tentativo di furto o qualcosa di quel genere. Hai trovato una via per entrare. Cerchi ciò che farebbe convergere sopra di te il diritto a regnare, il gioiello del re. L’Arkengemma!” Il nano distolse lo sguardo tentando di evitare che anche il minimo segno di incertezza potesse essere colto nel suo sguardo.

Come faceva a conoscere le intenzioni della compagnia?

Thorin fece una smorfia sentendo la spiacevole sensazione di smarrimento farsi strada dentro di lui. Doveva essere cauto.

Sul viso dell’elfo comparve un sorriso consapevole “E’ preziosa per te oltre ogni cosa. Lo capisco questo. Ci sono gemme nella montagna che anch’io desidero, gemme bianche, di pura luce stellare. Io ti offro il mio aiuto!” Benché il cuore di Thranduil fosse tornato a battere aveva deciso di tentare di riprendere qualcosa che gli era stato ingiustamente tolto anni addietro.

Memore della vicenda di Thingol era consapevole di dover usare molta cautela.

“Ti ascolto!” Rispose Thorin sfoggiando un sorriso deridente. Lo credeva uno sciocco! Povero illuso!

“Sarete liberi di proseguire, se restituisci quello che è mio!” Gli occhi del Re erano gelidi e penetranti, ma il nano non distolse lo sguardo.

“Con quale diritto il Re degli Elfi reclama un simile gioiello? Se si trova nelle nostre sale allora ci appartiene e solo un generoso compenso potrebbe farmi riflettere su un’eventuale scambio!” Benché in catene, Thorin non avrebbe lasciato che quel damerino elfico lo corrompesse. 

Thranduil rimase impassibile. Il nano non era diverso dai suoi simili.

Avidi e spietati, non avrebbero suggellato un patto nemmeno se significava salvare i propri simili. 

Il sovrano, consapevole di avere il pieno controllo, parlò con aperto disprezzo “Come osi tu, membro di una razza di nomadi, esigere qualcosa da me, Thranduil Oropherion, Signore di Bosco Atro, la cui vita si è iniziata nel Beleriand ora bagnato dal grande mare, innumerevoli anni prima che i padri del tuo popolo rachitico si destassero!” Ringhiò percependo la collera data dall’attacco di pochi mesi prima, ancora profonda e spietata.

Thranduil chiuse gli occhi, tirando un grosso sospiro, costringendosi alla calma.

“Ti lascerò andare. È questo il mio pagamento!” Decise di spiegare ad una mente troppo inetta per capire.

“Lasciarci andare!?” Urlò Thorin livido di rabbia “È forse un crimine perdersi nella foresta, avere fame e sete, essere intrappolati dai ragni?“.

Il Re elfico non parve affatto turbato dal tono usato e questo fece infuriare Thorin più di quanto non lo fosse già.

“È un crimine vagabondare per il mio reame senza permesso. Dimentichi forse che eravate nel mio regno, e che vi servivate della strada fatta dal mio popolo? Avete eccitato i ragni con il vostro chiasso, mettendo in pericolo la mia gente!” Lo accusò alzando il mento con fare altezzoso.

“Dopo tutti i fastidi che avete dato ho il diritto trattenervi!” Disse il Re riprendendo a camminare “Vi terrò in prigione finché non mi darete una buona ragione per farvi uscire!”.

“Non avrai niente da noi o grande Re Thranduil!” Urlò Thorin cocciuto.

Il sovrano parve divertito da una reazione che avrebbe dovuto offenderlo.

Il Principe nanico non poteva sapere che gli si parava davanti colui che aveva assistito in prima persona alla rovina di Menegroth. 

Consapevole che i nani ragionassero in un solo ed unico modo.

“Avete perso la possibilità di raggiungere il vostro obbiettivo!” Decise di chiudere il discorso il Re.

Con un cenno le guardie afferrarono nuovamente il prigioniero, trascinandolo verso le celle buie dove la sua ostinazione si sarebbe smorzata col tempo.

“Resta qui se vuoi e marcisci. Cento anni non sono che un mero battito di ciglia nella vita di un elfo. Io sono paziente. Posso attendere!” Lo salutò Thranduil sedendosi comodamente sul trono.

 

*

 

Quella sera le stanze reali erano vuote quando vi giunse.

Appena Hanna entrò, dal suo sguardo, Thranduil comprese che aveva parlato con Aranel.

“Non pensavo ricordasse!” Anche lei appariva turbata da quella scoperta. Si era diretta nelle sue stanze volendo parlare dei nani appena catturati, ma incontrare sua figlia in lacrime, le aveva fatto dimenticare quel primo obbiettivo.

“Noi elfi abbiamo una buona memoria!” Rispose il sovrano mentre si toglieva la corona dal capo, posandola delicatamente sul comò.

“Quindi.....Legolas ricorda sua madre?” Domandò Hanna dovendosi arrendere dal togliersi quell’elaborato vestito, accettando l’aiuto di Thranduil.

“No. Le era molto legato ma era troppo piccolo!” Rispose lui mentre disfava i nodi dello splendido abito “Non l’hai mai nominata. Chi te ne ha parlato?” Chiese quando Hanna si fu tolta il vestito, restando solo con la sottoveste.

“È vero che la rincontrerai a Valinor?” Domandò lei evitando di dover rispondere, spostando la sua attenzione sulla veste da notte.

“No!” Disse Thranduil perentorio “Perché me lo chiedi?” Chiese mentre tiravano indietro le coperte del grande letto “Io non andrò lì!” Decise infine di dire.

“Come?” Hanna si era appena distesa che dovette rimettersi seduta a causa della sorpresa.

“Ho fatto una scelta! Ho promesso che non ti avrei mai abbandonato!” Le rispose lui mentre si infilava la veste da notte.

“Ma.....” “Sono certo che capirà! Ha sempre avuto un gran cuore!” La interruppe Thranduil stendendosi al suo fianco “Ti hanno paragonato a lei?” Chiese incitandola ad avvicinarsi. Temeva che sarebbe successo e non poteva ignorarlo.

Hanna si sdraiò fra le sue braccia, esitando nel rispondere “Tauriel....”.

Come previsto sentì il compagno irriggidirsi alla menzione di quel nome “...ha detto che la ricordo!” Sussurrò sentendo l’impazienza di conoscere la risposta crescere velocemente.

“Una parte di me l’amerà per sempre. Ma ora, sei tu ad essere qui accanto a me ed ho scelto di aprirti il mio cuore!” Rispose Thranduil stringendola in un caloroso abbraccio “Anche lei era energica, ma aveva altri modi per tenermi testa! Non ho mai fatto paragoni e mai ne farò!” Disse tranquillamente “Sono due amori diversi, ma entrambi forti e reali!”.

Thranduil voltò leggermente la testa verso la porta. Gli sembrava di sentire dei passi nel corridoio, furtivi e leggeri. Sorrise pensando quando era Legolas a sgattaiolare fuori dalla stanza per andare a prendere qualcosa di nascosto in cucina, convinto di passare inosservato. 

Per quella volta, avrebbe lasciato campo libero ad Aranel sentendo che Hanna aveva bisogno di lui.

Uno spostamento d’aria fece voltare la guardia che controllava l’ingresso delle stanze reali. Il corridoio era poco illuminato, ma questo non impediva alla sua portentosa vista di individuare eventuali intrusi. 

Sospirò esasperato. Sarebbe passato molto tempo prima che la Principessa potesse muoversi inosservata per il palazzo....

Bilbo riprese a camminare appena certo che la guardia non gli prestasse più attenzione. 

Celato dall’anello si era affidato troppo all’incantesimo che lo rendeva invisibile ed aveva rischiato di essere scoperto dall’udito raffinato degli elfi.

Sbuffò infastidito, sapendo che il riposo doveva aspettare.

Era fondamentale che imparasse ad orientarsi se voleva avere anche la minima possibilità di far scappare i suoi amici. Ed il perdersi continuamente non era un buon inizio. 

Avanzando lentamente decise di puntare verso il basso. La propria curiosità era stata soddisfatta ed ora, sapeva bene dove non dovevano assolutamente andare!

 

*

 

Un’altra mattina di allenamenti si era conclusa.

Hanna stava finendo di prepararsi dopo aver vestito i bambini, fortunatamente Calien era arrivata accompagnata da altre ancelle, consapevole di dover controllare che i Principini non sporcassero gli abiti eleganti appena indossati ed aiutarla ad indossare un vestito impossibile da mettere senza aiuto.

“Nana, dove stiamo andando?” La curiosità di Aranel non aveva eguali e voleva sempre avere il controllo della situazione, caratteristiche ereditate da suo padre.

“Nella sala del trono Lelig. Dobbiamo incontrare degli ospiti per la festa di stasera, quindi vedete di comportarvi bene!” Disse indicando entrambe le bambine che si scambiarono sguardi complici.

Una volta giunte a dedtinazione ed aver salutato rispettosamente il sovrano, rimasero alla base impazienti di scoprire chi fossero questi ospiti di riguardo.

Thranduil era stato vago quando le aveva informate di questo incontro necessario.

Il divertimento impresso nei suoi occhi non prometteva niente di buono!

Le grandi porte si aprirono, facendo sussultare le ragazze, ma era solo un frettoloso Galion.

“La delegazione elfica di Lorien è giunta mio signore!” Annunciò il maggiordomo inchinandosi, per ritornare sui suoi passi quando il Re gli ordinò cenno di far entrare gli ospiti.

Hanna e Sara sgranarono gli occhi. 

La prima ricordava bene che Thranduil aveva intrattenuto una corrispondenza con il cugino Celeborn di Lorien ma era stato molto vago nel rispondere alle sue domande su quel regno che avrebbe voluto visitare.

Quando le porta si riaprirono un gruppo di elfi armati di tutto punto, fece il suo ingresso e le ragazze rimasero a bocca aperta fissando l’elfo che precedeva tutti: Haldir!

Il capitano di Lorien fece un profondo inchino davanti al trono del Re “Porgo i miei omaggi al Re di Bosco Atro!” appena ebbe rialzato la testa, proseguì “È un giorno gioioso, quando un elfo nobile come voi ricompare portando speranza in questa sanguinosa guerra!” Disse con voce ferma, eppure i suoi occhi esprimevano a pieno i propri sentimenti, confermando tali parole.

“Il mio signore si rammarica di non aver potuto presenziare alla Mereth-en-Gilith. Incontrarvi di persona è un onore che ho accettato con gioia!” Haldir scrutò il sovrano, notando quanto non fosse cambiato nonostante la sua lunga assenza.

“Siete i benvenuti. Il vostro signore mi aveva già avvisato della propria assenza. Potrete informarlo che non è un illusione ciò che avete davanti!” Un sorriso si dipinse sul volto di Hanna, Thranduil non perdeva occasione per riprendere qualcuno. Anche lei aveva notato lo sguardo sorpreso del capitano. La risposta del Re era segno che la sorpresa fosse stata mal celata e lo avesse infastidito.

“La mia signora non è apparsa stupita quando ci sono giunte notizie del vostro ritorno e per noi tutti è stato un segno di speranza. Non che i nostri cari siano vivi, ma che questo male può essere sconfitto!” Haldir era abile a districarsi dalle situazioni spiacevoli.

“Abbiamo questioni più serie da discutere, ma forse sarebbe meglio attendere il mattino. Domani festeggeremo Mereth-en-Gilith. Galion vi mostrerà i vostri alloggi!” Concluse l’incontro il sovrano indicando il maggiordomo con un gesto della mano.

Prima di ritirarsi, Haldir notò solo allora le due umane ai piedi del trono, chiedendosi perché non l’avesse fatto prima.

La presenza dei bambini non fece che aumentare le domande, ma essendo stato congedato, seguì il maggiordomo celando la propria meraviglia.

 

*

 

La festa era sorprendete agli occhi di Sara. 

Doveva ancora abituarsi alle varie tradizioni elfiche, anche se forse non avrebbero mai smesso di stupirla.

Camminava nei giardini ammirando le varie piante che vi crescevano. Nonostante fosse inverno, i colori erano numerosi.

“Gradisce qualcosa da bere mia signora?!” Le chiese Audial sbucando da dietro un cespuglio.

“Molto volentieri grazie!” Accettò Sara prendendo il calice che l’elfo le porse.

“Avete riflettuto su ciò che ho detto?” Chiese dimostrandosi molto determinato.

“Si, l’ho fatto!” Rispose Sara non volendo veramente tirare fuori quell’argomento “Eppure continuo a vedermi più adatta come guerriera che come guaritrice!” Disse Sara amareggiata. La medicina umana moderna e quella elfica erano due mondi completamente diversi tra i quali si sentiva persa...

“La nostra è un diverso tipo di battaglia!” Disse Audial saggiamente.

“Per cui mi sento inadatta!” Insistette lei.

“Non conosco il motivo che ci ha fatto incontrare, ma non penso che sia un caso. Le tue conoscenze potrebbero aiutarci!” Sara si diede della stupida. All’inizio credeva che lui provasse qualcosa per lei, ma più ci stava assieme più si rendeva conto che era solamente attratto dalle sue conoscenze.

“Anche su questo avrei da ridire!” Sara decise di non demordere “Non siete sospettoso di come sia possibile che io possa conoscere così bene il corpo umano?!” Lo stuzzicò.

“Non se questo può aiutarmi a salvare vite!” Rispose Audial ammirando la tenacia che traspariva da ogni parola di quell’umana.

“Hai sempre l’ultima parola!” Rise Sara, non cogliendo lo sguardo dell’elfo. 

“Perdonami ma adesso devo andare a cercare Hanna! È giunto il momento di mettere a letto i Principini!” Decise di salvarsi Sara, trovando la scusa perfetta.

“Non avete un ancella?” Chiese Audial sembrando dispiaciuto che svesse tanta fretta di ritirarsi.

“Non ci siamo abituate e non trascureremo mai i bambini solo perché abbiamo tali privilegi!” Disse Sara incamminandosi.

Audial rimase da solo nel giardino, crucciandosi su cosa fosse più giusto fare.

Chiedere al Re la mano di Sara finendo col costringerla a stare insieme non essendo certo che lei provasse lo stesso, o dichiararsi rischiando l’ira del sovrano ed un eventuale rifiuto?!

Sara camminava veloce, con mille pensieri per la testa.

Come da prassi, andò a sbattere contro qualcuno e sorrise nel pensare che ultimamente si incontravano solo a quel modo.

“Cercavo proprio te......” le parole le morirono in gola quando alzando lo sguardo, vide i capelli biondi, gli occhi azzurri, ma si rese conto che non era chi credeva che fosse.

“Vedi di guardare dove vai umana!” Sara alzò le sopracciglia stupita. I modi di fare del capitano di Lorien le ricordavano molto Thranduil le prime volte che l’aveva incontrato. Lo sguardo di sufficienza era molto simile.

“Beh hai perso la capacità di parlare?” Con quella domanda Haldir la distolse dai suoi pensieri.

“Non dimentico mai una faccia ma nel tuo caso sarei felice di fare un eccezione!” Affermò Sara chiedendosi perché quell’elfo le ricordasse tanto il Legato Claudio Glabro.

“Una vera signora non risponde a tono!” Le rinfacciò lui facendola arrossire.

“Se vi avessi risposto a tono ve ne sareste reso conto!” Sara riuscì a riprendersi abbastanza da riuscire a controbattere.

“Non ho tempo di giocare con le bambine, ho un incontro a cui presenziare!” Disse lui allontanandosi da lei.

Sara incrociò le braccia al petto. Solo Crisso era sempre stato in grado di darle così tanto sui nervi “Per un elfo potrò essere una bambina, ma tra i miei simili sono una donna adulta!” Dichiarò stufa di come la trattassero gli elfi “Non mancatemi più di rispetto, siete stato voi il primo ad essere scortese!” Lo riprese prima di girarsi ed andarsene, soddisfatta di aver avuto l’ultima parola.

 

*

 

“Aranel, torniamo indietro! Se le guardie ci trovano Ada si arrabbierà moltissimo!” La chiamò Lucilla guardandosi attorno spaventata. 

Quella mattina Aranel l’aveva svegliata molto presto per renderla partecipe di una scoperta. 

Ciò l’aveva entusiasmata, fino a quando non aveva scoperto che dovevano andare alle prigioni. Le segrete le incutevano timore.

“Se hai paura torna tu! Non volevi vedere i nani?” Le chiese Aranel tentando di spronarla.

Lucilla annuì. La paura, vinta dalla curiosità. 

“Allora seguimi!” Le disse la sorella prendendola per mano.

“Sei sicura? L’ultima volta che sei uscita ti sei persa!” Ricordò Lucilla che solo alla sera aveva capito che l’amica era scomparsa.

“Ma questa volta so dove si trovano!” Le rispose Aranel fermandosi un momento per accertarsi che non incrociassero le guardie.

“Come fai ad essere così sicura?!” Sussurrò Lucilla non credendole.

“Perché li ho già visti!” Disse Aranel riprendendo a camminare.

Lucilla si oppose quando la sorella la tirò per una manica trascinandola dalla parte opposta rispetto alla strada presa del bivio davanti al quale si erano ritrovate.

“Perché ti f....” una mano sulla bocca le impedì di terminare la sua protesta e sgranò gli occhi quando vide quattro guardie salire ignorando la loro presenza.

Continuarono su quel percorso appena la Principessa si rese conto che altri elfi stavano andando verso di loro.

L’acchiapparella durò qualche minuto ed alla fine Aranel si arrese a tagliare per le cantine, ma delle voci attirarono la sua attenzione a metà strada.

Erano lontane dalle guardie di pattuglia ed il tono era troppo profondo per appartenere agli elfi.

“Chi è che parla? Ci siamo perse vero?!” Chiese Lucilla curiosa quanto la sorella.

“Sono i nani!” Realizzò Aranel contenta che nonostante il cambio di strada, fosse riuscita a trovarli lo stesso.

Appena giunte alle celle si fermarono di colpo trovandosi davanti ad un nano che era riuscito ad uscire. La sorpresa aumentò quando videro che non era il solo ad essere libero.

Uno in particolare attirò la loro attenzione.

La bambine si fissarono e lo osservarono stranite. Quello era un nano molto strano.

Un semplice dettaglio lo rendeva diverso: non aveva la barba!

Eppure era basso come i nani!

L’intruso ricambiò lo sguardo sorpreso, interrompendo ciò che stava facendo.

Aranel vide che stava liberando i prigionieri. Ma chi era?!

Un’amico di suo padre dato che aveva le chiavi......?!!!!

 

*

 

Bilbo si sentì contagiato dall’euforia dei suoi compagni man mano che apriva tutte le celle.

 Il sussultò di un nano gli fece alzare lo sguardo e rimase di sasso nel vedere due bambine fissarlo con altrettanta curiosità.

Forse erano attratte da lui perché era diverso dai nani. 

Un presentimento gli fece fare un passo avanti sentendosi in dovere di convincerle ad andarsene “Tornate dai vostri genitori!”.

“Io sono una principessa, non puoi darmi ordini!” Rispose Aranel “È stato il mio papà a darti le chiavi?” Chiese facendo voltare i due verso di lei.

“Il tuo papà?” Domandò Bilbo confuso guardando Thorin finalmente libero che aveva in volto uno sguardo che non riusciva a decifrare.

“Si, il nostro Ada è il Re! A lui i nani non stanno simpatici!” Disse Lucilla ed Aranel  indicò Thorin con un dito, accusandolo “E tu sei pure maleducato!” Ricordando di quando quel nano aveva urlato contro suo padre e lei aveva assistito restando nascosta ad origliare.

“Dove credi di andare?” Ringhiò il nano vedendola dirigersi verso le scale.

“Torno dal mio Ada! Così ti punirà!” Rispose Aranel prima di sentirsi afferrare malamente.

Bilbo si mise in mezzo, ma riuscì a liberare solo la bambina chiaramente di razza umana, incitandola ad andarsene “Scappa, presto!” Fu sufficiente questo per far sparire la piccola in cima alle scale.

“Lasciami! Las....” Thorin tappò la bocca all’elfa con una mano e strappò le chiavi dalle mani di un hobbit sconvolto.

“Che stai facendo?” Chiese inorridito. Ma l’amico afferrò saldamente la bambina impedendogli anche solo di tentare di liberarla.

“Cosa stai facendo tu? Ora quella bambina avvertirà gli elfi! Non avresti dovuto lasciarla andare!” Lo rimproverò Thorin tenendo una presa salda sulla piccola.

“Sono solo delle bambine! Lasciala andare!” Disse Bilbo tentando nuovamente di liberare la piccola dalla stretta dell’amico, senza successo.

Molte proteste si levarono dai nani e qualche morso dalla bambina che però non bastarono a far desistere il Principe.

Bilbo li condusse fino alle cantine e sospirò di sollievo scorgendo degli elfi, che si tramutò in amarezza quando si rese conto che dormivano profondamente.

“Thorin ci condanni a morte certa se non la lasci andare!” Sibilò Dwalin tentando inutilmente di smuovere la coscienza dell’amico.

“Al contrario, mi sono procurato la chiave per uscire dal regno!” Sogghignò Thorin spingendolo dentro una botte con una spallata.

Aranel si agitò impedendogli di entrare ed il nano perse la pazienza “Smettila di piangere ed agitarti se non vuoi che ti dia io un buon motivo per farlo!” Ringhiò afferrandole un polso e stringendo tanto forte da farla piangere dal dolore.

Con quella minaccia la bambina si agitò ancora di più obbligandolo a tapparle la bocca con una mano, sollevarla di peso e spingerla all’interno con forza prima di entrarci anche lui.

“Ora....ora che facciamo?” Chiese incerto Gloin.

Bilbo rimase fermo in piedi, riservando uno sguardo duro a Thorin.

“Che stai aspettando!? Ci siamo fidati di te, ora tiraci fuori!” Lo riprese il nano dalla sua botte.

“Lascia andare la bambina e vi tirerò fuori!” Si impose Bilbo decidendo di tentare un’ultima volta.

“Adesso basta!” Ringhiò Thorin mettendo una mano sul collo della bambina.

“Facci uscire o la uccido!” Minacciò facendo trasalire tutti i membri della compagnia.

“Ma cosa fai?!” Urlò Balin inorridito.

“Non mi ha lasciato scelta!” Si giustificò Thorin puntando un dito accusatorio contro lo hobbit.

“Nella vita si ha sempre una scelta! Ma a volte è più facile credere che non ci sia!” Disse Balin furioso di fronte al comportamento di quello che aveva sempre pensato, essere un buon Re.

“A causa degli elfi ho visto morire molti innocenti! La colpa è del loro Re che ci ha voltato le spalle, ignorando la nostra sofferenza!” Ricordò Thorin sentendo una rabbia prorompente montargli dentro.

“Ma lei non c’entra niente! È stato Legolas....” “Non mi interessa! Riconquisterò la montagna e gli elfi non potranno impedirmelo!” Sibilò Throin interrompendo Dwalin “Grazie a lei potremo uscire dal regno ed evitare che ci attacchino fino a quando lo scopo non sarà raggiunto!” Disse guardando la piccola come fosse stata una pietra preziosa da scambiare.

“Quindi la libererai?!” Bilbo sentì una piccola speranza accendersi dentro di lui.

“Dipende...” disse Thorin, dopo un lungo momento di silenzio, facendo una smorfia.

“Promettimi che la libererai!” Insistette lo Hobbit.

“Lo prometto!” Ma Bilbo non si fidava più di Thorin. Quello non era il nano con cui aveva lasciato la contea. 

Più si avvicinavano alla montagna, più aveva cominciato a cambiare ed il rapimento di un innocente era la conferma delle suoi timori peggiori.

Bilbo si ripromise che avrebbe fatto tutto il possibile per riportare a casa la Principessa.

Dopo ciò tirò la leva.

Caddero in acqua ed urlarono tutti, nessuno escluso!

“Per la barba di Durin Thorin! Lascia andare quella bambina innocente!” Urlò Bofur pieno di angoscia vedendo come la piccola tentasse inutilmente di sottrarsi alla sua presa.

“Ti ci metti anche tu?” Gli ringhiò contro l’altro.

“Si, fino a quando non ritorni a ragionare!” Rispose il nano inorridito di fronte ad un’azione tanto meschina.

“Questa bambina ci rallenterà!” Sibilò Balin contrario a quell’assurda idea, cercando un motivo che spingesse il suo pupillo a lasciarla andare. 

Aveva studiato e letto molto su quella razza ed era consapevole dell’attaccamento degli elfi verso i loro figli e della furia che li avrebbe travolti appena si sarebbero resi conto di ciò che avevano osato fare.

A parte questo, trovava che fosse un azione ignobile e priva di ogni onore, prendersela con un giovane indifeso pur di raggiungere il loro scopo.

“Ti sbagli!” Disse Thorin con un sorriso tronfio in viso “Gli elfi non ci toccheranno se desiderano che viva!” Riconobbe rafforzando la presa sulla bocca della piccola per evitare che urlasse attirando attenzioni indesiderate.

Thorin ignorò le opinioni di tutti, iniziando a remare con un braccio verso l’uscita.

Più volte tentarono di sottrarre la bambina al loro Principe ma lei aveva paura pure di loro e con Thorin che la teneva saldamente per un braccio, risultò impossibile.

Appena fuori dalle mura le acque si fecero agitate sbalzandoli da una parte all’altra del barile, il pianto della bambina sovrastava il rumore dell’acqua.

Il suono di un corno elfico anticipò l’avvistamento del confine dove il fiume veniva controllato da un gruppo di elfi. Il cancello venne chiuso non interrompendo lo scorrere dell’acqua ma bloccando la compagnia.

Gli elfi sguainarono le spade riconoscendo la Principessa Aranel ed una di loro si accinse a chinarsi verso i barili per toglierla dalle grinfie di Thorin, ma una freccia morgul lo colpì alla schiena facendolo cadere morto nel torrente.

Una trentina di orchi attaccò all’improvviso e Kili approfittò della momentanea distrazione per salire sugli ampi gradini che lo separavano dalla leva che avrebbe permesso loro di scappare.

Venne colpito da una freccia alla gamba proprio quando era in procinto di abbassare la leva e la morte sarebbe stata immediata se l’orco che si avventò su una così facile preda, non fosse stato ucciso da una freccia elfica.

Numerosi elfi sopraggiunsero in aiuto, ma troppo concentrati su quelle immonde creature non fecero in tempo a bloccare il giovane nano dall’aprire il passaggio ai suoi compagni che precipitarono nelle successive rapide.

“Legolas!” L’urlo pieno di angoscia di Feren costrinse il Principe ad osservare attentamente il gruppo di fuggitivi e sentì il sangue gelarsi nelle vene quando il suo sguardo incrociò quello della sorellina.

Aranel appena lo vide allungò le mani verso di lui urlando disperata“Muindor! Muindor tua amin!” (Fratellone! Fratellone aiutami!).

Legolas si sorprese di se stesso quando saltò nel fiume e sulle teste di molti nani con l’unico intento di tirare fuori dal fiume sua sorella, ma appena le si avvicinò Thorin la nascose dietro di sé ed agitò un’ascia sottratta ad un orco.

Il Principe tornò sulla riva a mani vuote ma colmo d’ira. 

I nani avrebbero pagato!

 

*

 

Solo un’orco fu portato al palazzo e dopo un breve interrogatorio raggiunse i suoi simili trucidati dagli elfi come monito per qualunque bestia che avesse osato varcare i loro confini.

“Detesto i nani! Sono proprio dei gran maleducati, non c’è che dire!” Commentò Hanna mescolando lo zucchero nella tisana appena presa.

Quella mattina la fuga dei nani li aveva buttati giù dal letto. 

E diversamente dal solito aveva deciso di seguire il Re e restargli accanto per poter controllare la situazione e vedere se i fatti si sarebbero svolti come li conosceva lei.

Per il momento non era rimasta delusa o sorpresa!

“Ada!” Sussurrò Legolas, appena giunto, non trovando un modo semplice per dirlo. Non esisteva!

“Che le porte rimangano chiuse!” Disse Thranduil alzandosi dal trono ed iniziando a scendere. Hanna lo accolse alla base porgendogli un bicchiere di vino ed iniziando a bere il suo.

“I nani hanno preso Aranel!” Disse Legolas tutto d’un fiato.

Hanna, con una sonora pernacchia, sputò tutto il contenuto del bicchiere in terra e tossendo vigorosamente, guardò il giovane come se avesse appena detto che Marte esisteva anche nella Terra di Mezzo.

“Che cosa hai detto?” Chiese il sovrano stordito.

“Ho visto Thorin nel fiume! Aveva Aranel con se, la usava come scudo!” Raccontò affliggendosi per non essere stato in grado di fare niente.

“Galion!” Urlò Thranduil livido di rabbia. Il maggiordomo si fece avanti timoroso.

“Che l’esercito si prepari a marciare subito!” Ordinò “Mio signore, è impos...” “Il prima possibile!” Tuonò il Re prima di uscire dalla stanza come una furia seguito dalla moglie la quale non era riuscita ad articolare una sola parola.

Hanna stava rivivendo come un dejavù e come se non volesse rassegnarsi corse verso le stanze della figlia trovandole vuote. 

Non contenta si diresse verso quelle dei gemelli sospirando di sollievo e prendendo Elanor in braccio come a volersi accertare di non avere un miraggio.

Ma un’ulteriore domanda aumentò l’angoscia: dov’era Lucilla?! 

Lei e la sorella erano inseparabili! Perché Legolas non l’aveva menzionata quando aveva parlato dei nani?!

Calien, sorrise ed uscì evitando inconsciamente l’uragano che si sarebbe presto abbattuto.

“Oh, oh. Qualcuno è mancato molto alla mamma!” Scherzò Sara, ma il sorriso le si spense appena vide Thranduil entrare con altrettanta concitazione con una Lucilla piangente tra le braccia.

“L’hanno trovata le guardie. Si era nascosta vicino alle segrete!” Spiegò lui.

Hanna non riuscì ad articolare una parola e si limitò a prendere la piccola dalle braccia del padre stringendola a sé, accarezzandole dolcemente la schiena tentando di fermare i singhiozzi che facevano sussultare la bambina.

“Chi c’era con Aranel e Lucilla?” Chiese il sovrano furioso. 

Sara lo guardò confusa, c’era?

“Io, ma si erano messe a giocare e ne ho approfittato per controllare i gemelli! Calien è andata a prenderle per portarle a scuola!” Rispose incerta. Spesso le sorelle giocavano da sole in stanza, non c’era alcun problema con le guardie che giravano nel palazzo e loro erano sempre state molto ubbidienti restando nella propria cameretta tutto il tempo.

“Mi spiegate cosa sta succedendo?” Chiese percependo chiaramente la tensione aumentare ogni secondo.

“Succede che Richard Armitage è ufficialmente nella mia lista nera!” Urlò Hanna uscendo, con una Lucilla dormiente in braccio, curandosi di sbattere la porta il più forte possibile.

“I nani hanno preso Aranel durante la fuga!” Spiegò Thranduil prima di dirigersi verso le sue stanze per mettersi l’armatura.

Sara fu estremamente veloce e coordinata nel chiamare un’ancella per i bambini, ordinare a due guardie di presidiare la porta e non perdersi dirigendosi verso la sua stanza intenzionata a rimediare a quel disastro che in parte aveva creato!

Ubbidienti o non Aranel e Lucilla erano ancora delle bambine ed era stato da irresponsabile lasciarle sole in una stanza sapendo bene che la compagnia dei nani sarebbe presto fuggita!

 

*

 

Aegnor galoppava veloce.

Il cavallo era energico sentendo di potersi finalmente sfogare non essendo più confinato dentro una piccola stalla.

Eppure la rabbia del suo padrone lo fece irrigidire. Sentiva l’urgenza provenire dal proprio cavaliere non capendo se volesse andare più veloce oppure sé non dipendesse da lui.

Frenò di colpo impennandosi a causa della sorpresa e della poca delicatezza usata dall’elfo.

Un silenzio innaturale era calato nella foresta e a parte qualche corpo di orco che incontrarono lungo il cammino, le sponde del fiume non sembravano essere state il luogo dello scontro mortale avvenuto poco prima tra elfi, nani e orchi.

Thranduil, per una volta, dovette dare ragione alle ragazze, stava vivendo un déjà vu.

Ricordava bene i romani che si ritiravano a rotta di collo con Aranel.

E la stessa identica furia provata nel vedersi privato di uno dei tesori più preziosi che possedeva.

La sua nascita aveva portato speranza, oltre a spronarli a combattere per la libertà, ma specialmente per il suo futuro.

E se credeva che non esistesse onta peggiore, ora un nano aveva osato rapirla.

Aranel, la Principessa di Bosco Atro, era stata usata come scudo per facilitare la fuga di esseri che avevano la faccia tosta di proclamarsi coraggiosi, fedeli e chissà con quali altri aggettivi pretenziosi erano soliti usare per pavoneggiarsi.

Thranduil ricordava bene. Ricordava tutto. Aveva visto Menegroth cadere per mano di quella razza che con fin troppa facilità si era resa artefice delle peggiori nefande e spietate azioni.

Erano solo una massa infida, scaltra, e pessima da cui tenersi alla larga.

E con la loro stoltezza ed avidità avrebbero risvegliato il drago, portando fuoco e morte su tutti loro!

Dando gambe, spronò Aegnor a tornare indietro.

Ignorò completamente la guardia reale che incrociò a metà del percorso, dovevano armarsi per la guerra.

Non poteva impedire ai nani di risvegliare la bestia, il loro vantaggio era notevole, ma avrebbe salvato sua figlia. 

Anche a costo della vita!

 

*

 

“Ma ti senti quando parli?!” Sara non poteva credere alle proprie orecchie.

“Mi senti quando parlo?” Le rigirò la domanda Hanna.

“Ascolta, prima era tutto completamente diverso!” Cominciò a parlare Sara camminando per la stanza come una furia.

“Su questo concordo!” Disse Hanna rimanendo comodamente seduta sulla ricca poltrona ricamata come se l’argomento fosse decidere che tipo di servizio usare a cena.

“Hai reagito in maniera diversa!” Ricordò Sara agitando l’indice della mano destra per aria.

“Lo riconosco!” La compostezza dell’amica non faceva che aumentare il suo malumore.

“Ed ora hai una posizione tale da non poterti permettere di fare delle sciocchezze!” Cercò di farla ragionare.

“Sciocchezze?! Ma stai scherzando!?” Con scarso successo purtroppo.

“Parla con lui. Si sta già muovendo!” Tentò Sara di nuovo.

“Non abbastanza in fretta!” Hanna non capiva perché Sara esitasse tanto. Non si era mai preoccupata di prendere parte a spedizioni pericolose.

“Che ne sai? Non sai niente di ciò che intende fare!” Sottolineò l’mica.

“Qualunque cosa decida, il tempismo è fondamentale!” Rispose Hanna ricordando che la prima volta, Aranel era tornata sana e salva solo perché Thranduil aveva agito, invece di lasciare che la paura e lo sconforto prendessero il sopravvento.

“Si ma agire alle sue spalle non farà altro che portare nefaste conseguenze!” Dichiarò Sara esasperata.

“È vero, su questo hai ragione!” Dovette riconoscere Hanna.

“Ti ringrazio!” Disse Sara contenta che l’amica avesse compreso le ragioni dietro alla sua esitazione.

“Ma ti chiedo comunque di appoggiarmi!” I versi che Sara fece, portandosi entrambe le mani strette a pugno sulla fronte, espressero chiaramente la frustrazione provata davanti ad una testardaggine contro la quale aveva sbattuto più volte.

“D’accordo...va bene!” Cedette Sara abbassando le braccia “Iniziamo.......dobbiamo dare loro un’alternativa...” disse incrociando le braccia sul petto.

“Non ti seguo!” Si ritrovò ad ammettere Hanna.

“Credi che lui non si accorgerà della nostra assenza!? Sei convinta che Calien accetti di mentire pur di coprirci?!” Hanna si maledì per non aver pensato a delle cose così importanti.

“Lei è l’unica che potrebbe farlo. Luthien è troppo vecchia, troppo fedele!” Ragionò ad alta voce.

“Antica!” La corresse Sara.

“Non cambiare discorso!” Ringhiò Hanna non potendone più della sua mania di correggere le persone.

“Bene, allora vai a convincerla! Io mi preparo a partire......” Hanna sorrise, accingendosi ad ultimare i preparativi per la loro missione segreta “.....al seguito del Re!” L’affermazione la fece bloccare.

“Tu....” si voltò lentamente, non capendo perché Sara lo stesse facendo “..non hai mai avuto l’intenzione di aiutarmi!” Disse sentendosi per la prima volta ingannata da colei che considerava una sorella.

“Tradendo la fiducia del Re?!” Le chiese Sara guardandola come se fosse uscita di senno “Mai!” Disse furiosa.

“Siamo sempre state complici!” Le ricordò Hanna “Perché mi abbandoni nel momento del bisogno?!” Gridò sentendo di doversi sfogare.

“Perché è la paura a farti agire così! Non ragioni lucidamente!” Rispose Sara.

“Tu invece sei padrona di te stessa!” La canzonò l’amica.

“Insultarmi non mi farà cambiare idea!” Disse Sara senza cedere “Hanna....ci ha accolto e ci tratta come regine! Io....non me la sento di agire alle sue spalle!” Dovette riconoscere Sara sentendosi lacerata.

Non voleva andare contro Thranduil, ma se Hanna fosse uscita da sola rischiava grosso. Come poteva non rendersene conto?!

La prima volta che era uscita in pattuglia aveva rischiato di morire tra le zampe di un ragno, e si trovava con altri venti elfi!

Sara era consapevole dei rischi che Hanna non sembrava in grado di valutare a causa dell’apprensione per la figlia.

“Lui con Spartacus l’ha fatto!” Hanna si stava arrampicando sugli specchi.

“E si è ritrovato da solo a farlo!” Sara si irrigidì appena si rese conto di quello che aveva detto.

“Quindi ora mi stai punendo per le mie scelte passate!” Si infuriò Hanna.

Pessima scelta di parole! La coscienza di Sara si fece sentire duramente.

“Perché distorci le mie parole!?” Disse Sara tentando di rimarginare i danni.

“Al contrario, ora ho le idee chiare!” Le urlò in faccia Hanna prima di uscire con passi pesanti dalla stanza.

 

*

 

Una volta approdati sulla riva Thorin aveva perso la presa sulla bambina e lei era corsa ad arrampicarsi su di un albero.

Il nano non era altrettanto agile e dopo un paio di tentativi falliti aveva deciso di rimanere alla base insultandola in Khuzdul.

Alla fine era intervenuto Bilbo con modi decisamente più gentili.

“Piacere, io mi chiamo Bilbo Baggins, il tuo nome qual’è?” Chiese cercando di mostrarsi accogliente. Senza successo dato che come risposta venne un silenzio assordante.

“Io desidero fare amicizia! Tu non vuoi trovare nuovi amici?” Chiese ridendo come a voler allentare la tensione.

“Lui è cattivo e mi fa paura!” Finalmente ottenne una risposta. Non quella sperata, ma era un inizio.

“Si, no....è solo......molto arrabbiato, per questo fa paura!” Spiegò Bilbo incerto.

“Anche il mio Ada quando è arrabbiato fa molta paura!” Disse Aranel attirando l’attenzione generale.

“Esatto! Però in realtà è buono, giusto!” Bilbo decise di cogliere la palla al volo.

“No, Ada è il migliore di tutto il mondo!” Lo corresse la piccola.

“Bene!” Disse lo Hobbit incerto su come rispondere “Vuoi scendere così cerchiamo insieme un luogo sicuro dove aspettare il tuo papà?” La piccola lo guardò ma sembrava ancora insicura.

“Ti prometto che non ti faremo del male!” Aggiunse.

“Lui mi ha fatto molto male!” Disse la bambina indicando Thorin che sembrava spazientirsi sempre più.

“Si è vero! Ma...non sapeva che sei una Principessa! Ora che lo sa si comporterà bene!” Gli venne in aiuto Balin.

“Ma se gliel’ho detto tantissime volte!” Protestò Aranel singhiozzando.

“Non l’ha capito!” Tentò di recuperare Bilbo “Eravamo troppo impegnati a combattere gli orchi!” Lo giustificò.

“Al mio Ada non stanno simpatici i nani!” Puntualizzò Aranel.

“Io non sono una nano, ma uno Hobbit!” Specificò Bilbo.

Aranel scese veloce come una mela matura, atterrando però con grazia in terra.

“Un Hobbit della contea?” Chiese felice. La sua mamma le aveva raccontato molte storie sugli Hobbit.

Bilbo rimase sbigottito a fissarla. Se avesse saputo che bastava quello per farla scendere, l’avrebbe detto subito!

“Esatto! Vengo da una rispettabile famiglia e siamo soliti offrire agli ospiti un tè caldo accompagnato da biscotti!” Si vantò lui.

“Dove sono?” Chiese Aranel battendo le mani con gioia.

“Cosa?” Domandò Bilbo confuso “I biscotti!” Rispose lei cercandoli con lo sguardo.

“Oh bhe.....non...non li ho qui con me!” Tentò di spiegare lui pentito di non aver saputo tenere la bocca chiusa.

“Ma hai detto che li dai agli ospiti! Ed io sono una Principessa!” Puntualizzò come se non l’avesse ripetuto abbastanza.

 

*

 

Hanna frenò di colpo la camminata veloce fingendo di essere impegnata a passeggiare.

Nonostante tutto, la sua posizione le dava sufficienti libertà per passare inosservata la maggior parte del tempo.

Gli elfi si erano abituati a lei e forse sarebbe potuto riuscire nell’intento di raggiungere le stalle per correre dietro ai nani, impedendo che la figlia si ritrovasse faccia a faccia con un drago.

Dei passi veloci la fecero innervosire e dovette costringersi a fermarsi per evitare il panico crescente. Poteva solo sperare che non fossero delle guardie!

Sgranò gli occhi quando venne quasi travolta da un giovane in corsa.

“Kalos, cosa ci fai tu qui?” Era meravigliata credendo che fosse con il mago o fosse partito per qualche meta sconosciuta.

Il ragazzo sgranò gli occhi appena la vide “Potrei farti la stessa domanda!” Disse accennando un piccolo sorriso.

Hanna lo fece allontanare dalle guardie che lo scortavano per avere una parvenza di privacy.

“La tua visita è molto gradita, anche se non ti aspettavamo!” L’accolse Hanna.

“Tu no di certo! Dove vai di bello?” Chiese Kalos notando come fosse vestita e le armi che portava con sé.

“È accaduta una disgrazia....” rispose lei affranta. Appena pensava alla figlia sentiva una morsa allo stomaco e si sforzava di sperare che stesse bene. Che almeno lo Hobbit la proteggesse!

“Il Re ti ha cacciata!” Azzardò il giovane mago inorridito.

“Ma che sciocchezze vai dicendo......?!” Domandò Hanna ritrovando il buon umore grazie alle assurde supposizioni dell’amico “Dei nani sono evasi.....e hanno preso Aranel per avere un biglietto d’uscita!” Raccontò adombrandosi.

“Ma.....se serviva loro per uscire.....perché non l’hanno liberata una volta raggiunto lo scopo?!” Si interrogò Kalos.

“Non so se l’avrebbero fatto...ma si sono ritrovati addosso sia orchi che elfi, non credo che ci abbiano nemmeno pensato. A questo punto spero che l’abbiano portata con loro, senza abbandonarla nella foresta!” Disse Hanna riprendendo a camminare.

“Comunque sono nani. Non dovrebbe sorprenderci il loro modo di agire e non dovremmo perdere tempo inutile nel tentare di capirli!” Si sentì costretta ad aggiungere.

“Allora vengo con te!” Affermò Kalos come se lo avesse deciso in quel momento.

“Guarda non credo sia necessario! I nani sono a pontelagolungo e conosco alcune persone che saranno disposte ad aiutarmi!” Disse pensando solo ed unicamente a Bard.

“Quando uno rifiuta un aiuto è il momento in cui ne ha più di bisogno...” “La compagnia di Radagast ti ha influenzato fin dall’inizio!” Lo interruppe Hanna con un osservazione elementare.

“Ora è il mio turno di fare un’osservazione: credevo che anche Sara sarebbe stata al tuo fianco in questo salvataggio!” Disse guardandosi intorno come per volersi accertare che l’altra fosse in giro.

“Ho appena scoperto che rispetta una corona di legno più dell’amicizia!” Rispose Hanna mascherando la delusione con la rabbia.

“Quindi il Re non è d’accordo?!” Dedusse Kalos voltandosi inconsciamente verso le guardie.

“Lui non sa niente! In questi casi la tempistica è decisiva e non potevo aspettare di essere ricevuta per chiedere un permesso!” Hanna sperava che Thranduil avrebbe capito. Si, una volta riavuta la figlia l’avrebbe perdonata.

“E come credi di fare con loro?!” Chiese Kalos indicando le due guardie che li scortavano, aspettando pazientemente di poterlo condurre al cospetto del sovrano.

“Ci penso io!” Decise Hanna avvicinandosi alle guardie.

“Il mago ed io dobbiamo recarci alle stalle, scortateci fin là, poi potrete congedarvi!” Disse cercando di apparire autoritaria.

“Mia signora, abbiamo l’ordine di scortare l’intruso al cospetto del Re!” Rispose una guardia non nascondendo il proprio fastidio.

“Non è un intruso, ma un ospite. Devo forse ripetermi!” Hanna non ne poteva più. In presenza del Re la guardia non avrebbe osato mostrarsi infastidita.

Le guardie si scambiarono uno sguardo, prima di voltarsi e dirigersi verso le stalle.

Hanna aveva appena raggiunto la stalla di Aegnor, quando il suono degli zoccoli precedette l’entrata del cavallo, non dandole il tempo di realizzare che la stalla era vuota.

“Hanna, cosa ci fai qui?” La voce di Thranduil si fece sentire forte e decisa.

 

*

 

Sara fu più stupita del temperamento burrascoso che adombrava il viso di Hanna, invece che nel vederla tornare poco dopo, segno inequivocabile che aveva fallito nei suoi propositi suicidi.

Non che le dispiacesse!

Hanna era furiosa per la freddezza mostrata da Thranduil nei suoi confronti e per come l’aveva trattata. Rispedendola nelle proprie stanze come fosse stata sua figlia!

“Devo riconoscerlo. Il mio piano era difettoso!” Disse Hanna dopo un lungo momento di silenzio. Si sedette sul letto con un sospiro di pura sconfitta.

“Ok, per la cronaca, questa è la prima volta in assoluto che mi dai ragione. È orribile!” Osservò Sara.

“A volte, ci tocca fare cose di cui non andiamo fieri!” Disse Hanna capendo che l’amica stesse tentando di tirarla su di morale anche se avevano appena litigato di brutto.

“Si, ma....questa non può diventare un abitudine per noi!” Quella frase attirò l’attenzione di Hanna che si vide costretta ad alzare lo sguardo.

“Si, lo so!” Ammise sincera.

“Le dobbiamo prendere insieme le decisioni. Siamo una squadra!” Hanna si chiese se si riferisse a loro due oppure se stesse considerando il Re di Bosco Tetro membro del club.

“Mi sono fatta trascinare, mi spiace!” Si scusò ancora Hanna.

“Perdonata!” La tranquillizzò l’amica.

“Allora?” Domandò Hanna come se non avessero mai discusso.

“Dunque.....” cominciò Sara “....se tu avessi avuto la pazienza di aspettare...” disse adorando come Hanna stesse aspettando il continuo della frase trattenendo il respiro “...avresti scoperto che non siamo in partenza perché l’esercito si sta ancora preparando!” Concluse Sara facendo sgranare gli occhi dell’amica a causa dello stupore.

“Esercito?! Ma quanti ne servono per correre dietro ai nani?!” Si lamento Hanna allibita mettendosi le mani in testa come a volersi strappare i capelli.

“L’esercito che combatterà per la Principessa!” La calmò Sara “Converrai con me che se succederà quello che sappiamo, è meglio per noi essere i più numerosi possibili?!” Tentò di farla ragionare.

“Giusto! Ci credi che mi era passato di mente?!” Hanna perse la voglia di ridere quando si ricordò del drago che dormiva nella montagna.

“Non fatico a farlo!” Sorrise Sara.

“Desidero solo liberare nostra figlia!” Disse l’amica che stava valutando le opzioni che le permettessero di allontanare la figlia dalla carneficina imminente.

“Il Re è pronto a dichiarare guerra!” Svelò Sara, anche se era prevedibile.

“I nani risveglieranno il drago!” Hanna decise di dare voci alle sue peggiori paure.

“Ed il Re vuole essere sicuro di non andare contro morte certa!” Disse Sara che era preoccupata che l’amica potesse commettere altre sciocchezze.

“Aranel non può entrare in quella montagna!” Si rammaricò Hanna.

“Non lo farà! Non credo che Bilbo lo permetterebbe!” Sara si riprese mentalmente. Non ci credeva neanche lei a questa remota possibilità. Se non aveva fermato Thorin prima, perché avrebbe dovuto farlo adesso?!

“Come fai ad essere così sicura?” Fortunatamente l’ansia da madre di Hanna non le permise di vedere la preoccupazione dell’amica.

“Possiamo solo pregare!” Questa volta Sara disse la verità “L’esercito ci serve! Andare allo sbaraglio non aiuterà Aranel!”.

“Da quando sei diventata così saggia?!” Chiese Hanna che aveva deciso di tentare di non perdere la testa. Non poteva fare niente per il momento. Era dura, ma aspettare le avrebbe permesso di avere la situazione più chiara e ragionare con una mente lucida. Almeno sperava.....

“È l’influenza degli elfi?” Si chiese Sara “Comunque c’è qualcosa di importante che devi fare!” Disse sollevata di non esserselo dimenticata.

“Cioè?” Hanna era curiosa. Il tono di Sara presagiva qualcosa di importante.

“Convincere il Re a portare provviste per gli abitanti di Pontelagolungo!” Dissipò i dubbi Sara.

“Ma arriveremo prima dell’attacco del drago! Credo, penso, spero!” Si corresse Hanna.

“Se tutto andrà come sappiamo stanotte il lago brillerà e dato che sappiamo cosa sta per accadere sarebbe imperdonabile far finta di niente!” La riprese Sara.

“Se Thorin porta mia figlia nella montagna......se il drago la uccide.....” Hanna sentì la paura dentro di lei, rafforzarsi.

“Thranduil non lo permetterà! Fidati di lui! Ha sempre protetto i suoi figli!” Le ricordò Sara.

“Devo trovare un modo per farmi perdonare!” Decise Hanna. Aveva agito alle sue spalle, rischiando pure grosso. Oltre a riconquistare la sua fiducia era suo dovere farsi perdonare.

“Si. Opterei per dei cioccolatini.....” le consigliò Sara “Ma Thranduil preferisce il vino!” La interruppe Hanna non capendo la ragione di quel suggerimento.

“Guarda che un pensiero che accompagni le scuse lo pretendo!” Entrambe le ragazze scoppiarono a ridere.

 

*

 

Un’ombra allertò Kili impegnato a medicarsi la ferita il quale fu rapido a lanciare un sasso contro all’intruso che però deviò con una freccia, Dwalin afferrò un bastone nel quale si conficcò un’altra freccia.

“Fatelo di nuovo...e siete morti!” Li minacciò l’uomo. Con un rapido cenno di Thorin, gli altri nani si ammucchiarono attorno alla bambina, con l’intento di coprirla fintanto che fossero stati a portata di tiro.

La sua morte avrebbe condannato pure loro.

“Mi scusi, lei viene da Pontelagolungo?” Chiese Balin avvicinandosi con le mani alzate in segno di resa.

“Cosa vi fa pensare che vi aiuterò?” Chiese l’uomo mentre recuperava i barili per caricarli sulla sua chiatta appena si rese conto che erano disarmati.

“Sospetto che tu abbia delle bocche da sfamare! Ti pagheremo bene!” Tentò Balin.

“Smettiamola di perder tempo con chiacchiere inutili!” Protestò Dwalin impaziente.

“Perché tanta fretta?” Chiese lo sconosciuto “Perché ti interessa?” Contrattaccò il nano.

 “Vorrei sapere chi siete! .....e cosa ci fate in queste terre con un elfo?” Chiese l’uomo notando la bambina che lo guardava con un sorriso a trentadue denti.

“Siamo dei semplici mercanti delle montagne blu, in viaggio per vedere i nostri parenti sui colli ferrosi!” Spiegò Balin ricordandosi solo dopo la presenza di troppo.

“Semplici mercanti? Credi che me la bevo? Cosa ci fa un elfo con dei nani?” Domandò l’uomo non distogliendo gli occhi dalla bambina che si nascose dietro lo Hobbit.

“Necessitiamo di riparo, cibo e armi. Puoi aiutarci?” S’intromise Thorin.

“So da dove vengono questi barili. E non so quali affari avevate con gli elfi, ma non credo sia finita bene!” Rispose l’uomo.

“Nessuno entra nella città senza il permesso del governatore! Tutte le sue ricchezze vengono dagli scambi con il Reame Boscoso, ti metterebbe ai ferri prima di rischiare l’ira di Re Thranduil!” Continuò mentre sembrava valutare come agire. Per quanto inusuale la piccola sembrava essere a suo agio con i nani.....

Bilbo fece cenno ad Aranel di stare zitta, mettendosi un dito davanti alla bocca appena vide il suo sguardo illuminarsi nel sentire il nome del padre.

“Offrigli di più!” Insistette Thorin rivolto a Balin.

“Scommetto che ci sono altri modi per entrare non visti!” Disse il nano.

“Certo, ma per quello...vi ci vorrebbe un contrabbandiere!” Ragionò l’uomo ad alta voce.

“Per il quale pagheremmo....il doppio!” Affermò Balin fermandolo a valutare bene l’affare. 

“Perché c’è un elfo con voi?” Chiese come a volersi togliere quel fastidioso dubbio.

“È la figlia di un conoscente! Viene da un regno lontano!” Si affrettò a rispondere Thorin prima che qualcuno o la piccola stessa rispondesse.

“E perché gli elfi vi hanno attaccato nonostante la sua presenza?” Si ostinò l’uomo.

“Perché sono degli incivili anche fra loro!” Ringhiò Thorin.

“Che una luce brilli sul momento del nostro incontro, io mi chiamo Aranel, chi sei tu umano?” Si presentò la piccola.

“Mi chiamo Bard!” Rispose lui ricambiando il buffo inchino “Sono tuoi amici?” Chiese sospettoso. 

“Tutti tranne lui!” Rispose Aranel indicando proprio Thorin, facendo ridere gli altri.

 

Scusate il ritardo. C’erano dei dettagli da mettere a posto e ci ho messo più del previsto!

I rapporti con Legolas sono ancora tesi.

Hanna prende posizione, Sara è confusa.

Aranel è sempre stata vivace nonostante i primi anni d’infanzia difficili e penso che sia da lei trovare altri modi per tentare di farsi notare dal fratello maggiore.

I nani sono stati catturati ed ho cambiato qualcosa nel discorso fra Thorin e Thranduil dato che gli eventi si sono svolti diversamente da come li conoscevamo.

Haldir è un'aggiunta che ho messo di mia iniziativa.

Ed il colpo di scena finale è anche una mia idea.

Cosa succederà ad Aranel?! 

Il tesoro che Thranduil reclamerà ha veramente un valore inestimabile!

A presto,

X-98

   
 
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