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Autore: Pirros    12/05/2021    2 recensioni
Se io vi dicessi che i semidei esistono, non mi credereste, giusto? Ma i semidei esistono, per davvero. E vivono in Irlanda.
Vi conviene mettervi comodi, perchè sto per raccontarvi una storia.
Il mio nome è Alan Lynch, sono un semidio celtico e vivo al Campo Tara, un luogo dove noi mezzosangue possiamo vivere in pace senza rischiare di morire ogni due minuti. Mio padre è Lùg, dio della luce e protettore di tutte le arti. E se pensate che essere un semidio sia fantastico, fidatevi, vi state sbagliando di grosso. Ma lasciate che vi racconti di come mi sono ritrovato a vagare per l'Irlanda con un pugno di amici, per ritrovare la Lancia di mio padre.
Perchè è qui che la mia storia ha inizio.
[New Camp]
«Si tratta della mia Lancia...» spiego mio padre «é stata rubata»||Quella giornata iniziò decisamente di merda. Venni svegliato improvvisamente da qualcuno che mi gridò «Alzati, pigrone!» dritto dritto nelle orecchie. E quel qualcuno era Lea.||«La Lancia di Vittoria è... molto, molto potente» mio padre si inumidì le labbra «Chi la impugna non può essere sconfitto»
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Mostri, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lancia della Vittoria
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*

Capitolo 1
• Alan •


*



 
Se vedi un termine seguito da un apostrofo (*),
controlla la sezione Note a fine capitolo
per dei piccoli approfondimenti!






 
Ti capita mai di svegliarti di mattina, nel tuo letto caldo, e riflettendo sulla tua vita, pensare che vada tutto a gonfie vele? Ecco, a me no, anzi, il contrario.
E quella mattina capii subito, fin da quando aprii gli occhi ancora intontito, che sarebbe stata una pessima giornata. Venni svegliato improvvisamente da qualcuno che mi gridò «Alzati, pigrone!» dritto dritto nelle orecchie. E quel qualcuno era Lea. Aprii gli occhi e la figlia di Brigid* mi rivolse un sorriso a trentadue denti.

«Miei dei» mugugnai «Si può sapere che ore sono?»
«Le otto in punto.» rispose Lea; quando realizzai che era in piedi accanto al letto, nella mia stanza, sentii la faccia andare a fuoco. Diedi una rapida occhiata sotto le lenzuola, per esser sicuro di avere qualcosa addosso, e ringraziai ogni singolo dio quando mi accorsi di indossare un vecchio paio di pantaloncini da ginnastica.
«Che ci fai qua? Sai bene che è vietato entrare nelle stanze degli altri... e poi potevo essere nudo, non ci hai pensato?» la rimproverai imbarazzato.
Lea sorrise per un secondo, per poi rivolgermi uno sguardo particolare, con tanto di sopracciglio inarcato, come se sapesse qualcosa di importante e stesse aspettando che me ne ricordassi anche io.
Le rivolsi un sorriso sghembo «Che c'è?»
«Alan» roteò gli occhi e mi squadrò come fa una madre davanti al figlio che ha appena rotto un vaso «Che giorno è oggi?»

«Il tuo compleanno?»
Mi guardò decisamente male.
Ci pensai un po' su. «È il primo Maggio...» risposi. E poi capii.
«Per gli dei!» sussultai, saltando subito giù dal letto «Oggi è Beltane*!»
«Ci sei arrivato, eh?» Lea scosse leggermente la testa rassegnata «Neil è già di sotto a svegliare gli altri... preparati in fretta, ci vediamo dopo.» poi puntò l'indice verso il mio petto «Non arrivare in ritardo, o giuro che questa volta finisci male!»
«Sì signora!» mormorai stiracchiandomi un braccio. Lea sbuffò divertita, poi uscì dalla stanza.

Andai in bagno; mi fissai allo specchio con un'espressione intontita per almeno cinque minuti: la superficie rifletteva pigramente il volto pallido di un ragazzo con una zazzera di capelli biondi, e una rada barba. Alla fine mi decisi a fare una doccia veloce, per svegliami del tutto. Poi raccattai un paio di jeans su una sedia, mi infilai velocemente una maglietta bianca e indossai l'armatura di cuoio con le finiture in Rame Tribale. Mancava solo un dettaglio:  il mantello rosso, simbolo del Comandante, appeso sulla parete; lo presi con lo stesso affetto con cui si accoglie un vecchio amico, e me lo allacciai sulle spalle.
Come ogni mattina, sguainai la mia spada, Enda, dal fodero; il suo nome significa Come un uccello, per via della sua leggerezza. Lucidai delicatamente la lama in Rame Tribale, poi la riposi nel fodero e me lo agganciai alla cintura.
Uscii dalla stanza e scesi velocemente le scale che separavano il terzo piano del casolare dagli altri due; era un edificio abbastanza grande, costruito appositamente per ospitare una trentina di semidei. Il piano terra, il più grande ed anche il più spartano, ospitava sei stanze e i bagni in comune per ragazzi e ragazze; il primo piano, invece, era decisamente più accogliente: aveva quattro stanze a differenza del precedente, i bagni erano identici e in aggiunta c'era un salottino che usavamo come sala comune, con tanto di stendardi della Tribù sulle pareti e caminetto a legna. Nei primi due piani, ogni stanza poteva ospitare fino a tre semidei, fornendo anche un baule ciascuno e un armadio comune dove mettere i vestiti. Infine c'era il terzo piano: era accessibile solo su autorizzazione, e ospitava le stanze del Comandante e dei Generali; a differenza delle altre, queste avevano solo un posto letto, ma erano decisamente più confortevoli, con tanto di bagno privato.
Una volta uscito, notai con sollievo che Neil, figlio di Orbsen* e mio secondo in comando, aveva radunato i
l resto della Tribù del Lupo, la mia Tribù, all'infuori dei dormitori. Erano una trentina di ragazzi, tutti semidei celtici. I veterani, quelli che erano nella Tribù da più tempo, spadroneggiavano nelle prime file; molti di loro vivevano al campo già da svariati anni. I novellini invece, con le armature di quache taglia più grande e le spade che sembravano così fuori luogo allacciate alla cintura, si erano sistemati con aria titubante nella retroguardia. Molti di loro non avevano più di tredici anni, ed era evidente che fossero a disagio, specialmente in occasioni importanti e un po' confusionarie come questa. Lentamente mi avvicinai a loro, e non appena mi videro arrivare, si misero subito sull'attenti, rizzando capo e spalle e cercando di sembrare tranquilli. Sorrisi al pensiero di quando anche io ero come loro, un ragazzino impaurito e confuso; capivo benissimo cosa provavano: smarrimento, nostalgia e tanta, tanta paura.
«Ragazzi» esordii «Come va?»

Ci furono parecchi mormorii, e uno osò addirittura biascicare un «Bene.»
Sospirai. «Sentite, so che molti di voi sono qui da poco tempo, e so che è difficile... accettare. Però un giorno,» continuai, indicando con un movimento della mano i dormitori, la piccola armeria della Tribù, dove forgiavamo le armi, e l'arena di allenamento poco distanti «un giorno imparerete ad apprezzare tutto questo. Ve lo posso assicurare. Per oggi... cercate solo di divertirvi, ok?»

Non mi parevano molto convinti, ma se non altro erano più sereni.
Neil mi venne incontro con un sorriso «Almeno ci hai provato.»
Scoppiai a ridere, e tornai in prima fila. Osservai le schiere di semidei dietro di me: non soldati impavidi, non eroi dal portamento fiero, ma ragazzi normali, con sogni e passioni normali, ma costretti a vivere una vita anormale. Scrutai ogni volto, ogni sorriso, così pieni di gioia di vivere e di speranza, e mi chiesi cosa la vita avesse in serbo per loro.
Abbandonai questi pensieri non appena vidi Lea avvicinarsi alle file; stava lucidando la sua naginata* di Rame Tribale con aria orgogliosa, mentre i capelli ramati splendevano sotto i raggi del sole. Non appena si accorse che la stavo guardando, mi venne incontro sorridendo.
«Per fortuna che ero io quello che non doveva arrivare in ritardo.» dissi per stuzzicarla. Non disse nulla e si limitò a darmi uno scappellotto.
«Pronta?»
«Ai tuoi ordini, Comandante.»
«Tribù del Lupo!» gridai, e subito i ragazzi mi risposerò urlando e battendo le spade sugli scudi.
Lasciammo dietro le nostre spalle gli edifici appartenenti alla Tribù, e ci inoltrammo nel bosco. Il Campo sorge sulla Collina di Tara, nella contea di Meath, in Irlanda; in origine la Collina era un luogo di culto, ma ora, grazie a un incantesimo posto dagli dei, chiunque non sia mortale è in grado di entrare nel Campo, mentre i mortali continuano a vedere la Collina così com'è. Questo però significa che anche i mostri sono in grado di entrare nei perimetri del Campo, ed è per questo che è stato fortificato con delle solide mura, e le uniche porte vengono sorvegliate costantemente; fortunatamente, con il tempo i mostri hanno imparato ad evitare il Campo, quindi riusciamo a vivere una vita abbastanza tranquilla.
Percorremmo il sentiero principale, la via più diretta tra il centro del Campo e gli edifici della Tribù; il Campo è strutturato come un complesso sistema circolatorio: il suo cuore è la radura della Pietra, da cui si divaricano i sentieri, ossia i vasi sanguigni. Ogni Tribù è collocata lontana dalle altre, in mezzo al bosco, e dispone di diverse strutture: una breve cinta muraria in caso di difesa, i dormitori, l'armeria e un'arena dove allenarsi. Non è male... ogni tanto, di sera, facciamo un falò, cuciniamo un po' di carne alla griglia e poi saliamo sul tetto dei dormitori a guardare le stelle.
Lentamente si affiancarono a noi anche le altre quattro Tribù del Campo, con gli stendardi ben visibili: quella dell'Orso, quella del Corvo, quella del Serpente e infine quella del Cervo. Passammo a fianco di molti dei santuari dislocati nella foresta, e alla fine giungemmo in un ampia radura circondata da maestosi alberi, che si protraevano in alto come a voler toccare il cielo; le chiome secolari gremite di foglie sovrastavano la radura e tutto il Campo, distendendosi come un soffice manto verde. I raggi del sole filtravano attraverso i rami, proiettando la luce all'interno; la radura stessa esalava un'atmosfera particolare, quasi arcaica, ed era per questo che qui si svolgevano le assemblee. Al centro si ergeva una pietra, che pareva lì da secoli: la Lia Fàil, o Pietra del Destino, uno dei Tesori dei Tuatha de Danann*. Sulla sua superficie scarna erano incise antiche rune, e si raccontava che avesse poteri magici. Attorno ad essa c'erano cinque gradinate, una per ogni Tribù, così mi accomodai con il resto dei ragazzi sulla nostra.
Al centro della radura ci attendeva una donna, ritta in piedi accanto alla Pietra, come se anche lei facesse parte di quell'ambiente: Scàthach, detta l'Ombrosa, la nostra Capo-Campo. Era in divisa da combattimento, ai fianchi aveva due lunghi coltelli da caccia, e le spalle erano cinte da un mantello nero e da un cappuccio, che però le lasciava intravedere il viso: era bella, ma di una bellezza altera, distante, con lunghi capelli cenerei e due occhi di ossidiana. La sua presenza era quasi magnetica, ma al contempo emanava potere, e pericolo, come a voler mettere subito in chiaro il proprio ruolo.
«Semidei!» esclamò, e subito calò il silenzio «Oggi celebreremo la festa di Beltane. Come saprete, ogni anno è tradizione che ad occuparsi dei festeggiamenti sia una Tribù diversa. Quest'anno» esitò per un momento, e capii dalla sua espressione che non era del tutto convinta di quel che stava per dire «il compito spetta alla Tribù del Serpente.»
Dalle tribune si alzò un mormorio preoccupato, poi Kane Murray si alzò in piedi sorridendo.
Hai presente quando prima ti ho detto che noi semidei siamo ragazzi  normali? Ecco, diciamo che non è sempre così... e Murray è una di quelle poche eccezioni.
«Sì, grazie a tutti.» gridò, rivolgendo al suo pubblico un sorriso suadente «Semidei! Quest'anno abbiamo fatto le cose per bene!»
«Vorrei ricordarti che l'ultima volta che lo hai detto, Murray, metà del bosco è andata a fuoco.» gli urlò Caitlin Murphy, Comandante della Tribù del Corvo.
Kane la guardò perplesso per qualche secondo, poi riprese a sorridere come se nulla fosse «Sì, simpatica come al solito, Caitlin... Dicevo: quest'anno abbiamo fatto le cose per bene, e vi prometto che nessuno finirà in infermeria, o almeno è quello che spero. Quindi, se non ci sono obiezioni, direi subito di iniziare. Seguiteci, noi facciamo strada!» e, assieme alla sua Tribù, si inoltrò nella foresta. Nella radura calò un silenzio imbarazzato. Cercai l'Ombrosa con lo sguardo, come aspettando che rivelasse a tutti che in realtà era uno scherzo, che non aveva affidato le direttive a Kane Murray, perchè nessuno sano di mente lo farebbe; ma lei non fece altro che darmi un leggero segnale con il capo.
Sospirai, ma trovai la forza per alzarmi e fare cenno agli altri di incamminarci.
Durante il tragitto,  Toby Brian, figlio di Nantosuelta*, uno degli ultimi ragazzini arrivati al Campo, si affiancò a me con fare preoccupato.
«Ehi Toby!» lo salutai con un sorriso «C'è qualcosa che non va?»
«Ecco, io mi chiedevo...» si guardava la punta dei piedi, come per trovare il coraggio di parlare «É vero che gli anni scorsi dei ragazzi sono finiti in infermeria?»
«Sì, ma si sono solo presi qualche freccia, nulla di grave.» risposi. Toby divenne ancora più pallido di quanto già non fosse.
«Non preoccuparti, Toby, non permetteremo che ti succeda qualcosa... nè a te, nè agli altri.» si inserì Lea, scompigliandogli i capelli dolcemente e allo stesso tempo scoccandomi un'occhiataccia.
Toby annuì imbarazzato, poi tornò titubante nelle ultime file.
Lea mi guardò rassegnata «Alan Lynch, sei proprio un caso perso! Ogni tanto mi domando come mai tu sia Comandante.»
«Cerca di stare attenta in battaglia, a meno che tu non voglia morire colpita da una freccia vagante.» risposi «Sarebbe davvero una fine poco consona ad una figlia di Brigid, non trovi?»
Lea sorrise con aria di sfida «Tanto sappiamo entrambi che l'unico che rischia qua sei tu!»
Mi voltai per sorriderle, ma venni interrotto da una voce alle mie spalle che mi chiamava.
«Alan!»
Quando mi girai per vedere chi fosse, il mio cuore perse un battito: Kane Murray mi stava venendo incontro con il solito sorriso sardonico.
«Miei dei, ma che ho fatto di male?» mormorai.

Kane sorrise a Lea, poi mi diede una decisa pacca sulla spalla.
«Alan! Proprio te stavo cercando!» .
«Ehi Murray, di che hai bisogno?» risposi.
«Mi serve un duellante per illustrare la prima attività. Ci stai?» i suoi occhi smeraldini luccicavano, il che non significava nulla di buono, ma se mi fossi tirato indietro, Lea me lo avrebbe rinfacciato per l'eternità.
«Sì, nessun problema.»
Kane sorrise.
«Sì, grande! Mi piace il tuo entusiasmo.» poi partì nuovamente in quarta verso uno spiazzo in mezzo al bosco.
Guardai Lea disperato. Lei mi fece spallucce, il che significa che ero spacciato.
A malincuore, raggiunsi Kane, che mi stava aspettando trepidante al centro dello spiazzo. Appena mi vide, richiamò l'attenzione degli altri semidei, gridando «Siamo pronti per iniziare! Abbiamo pensato di dedicare la mattinata ad alcune prove, mentre la proclamazione dei vincitori sarà questo pomeriggio. Vi ricordo che in palio ci sono dei premi per la Tribù che vince più prove, come la gloria eterna e l'ambitissimo monopolio sulla carta igienica del Campo.» Si innalzarono vari ululati di approvazione, e Kane sorrise compiaciuto.
«La prima prova consiste nel duellare privandosi di qualcosa di fondamentale, per imparare a conoscerci meglio e ricordarci l'importanza di sfruttare tutte le nostre risorse, anche quelle meno evidenti.»
Capii subito dove voleva andare a parare.
Tirò fuori dalla tasca una lunga benda, e se l'avvolse sul capo per coprire gli occhi, ma dal sorriso eccitato stampato sul suo volto, avevo l'impressione che ci vedesse benissimo ugualmente. Sorrisi mesto: voleva imbrogliare, un atteggiamento degno di un figlio di Arawn*.
«Io combatterò bendato, mentre Alan...» annunciò, arrestandosi in attesa che parlassi io.
Non avevo la minima intenzione di dargliela vinta così, senza un briciolo di onore. Osservai gli altri ragazzi della Tribù del Lupo: Toby aveva gli occhi sgranati, come se si aspettasse che da un momento all'altro venissi colpito da una freccia, e Lea, malgrado tutto, sembrava preoccupata.

«D'accordo, allora io combatterò con una mano legata dietro la schiena.» risposi, cercando di darmi un contegno.
Si levarono diversi mormorii, e sentii qualcuno dietro di me dire «È impazzito!»
Sì, forse lo ero. Vedete, nei rari momenti in cui Kane Murray non prova a staccarti la testa a colpi di accetta, ti usa come tiro al bersaglio con i suoi coltellini; e in entrambi i casi, hai buone probabilità di fare una brutta fine.
Kane sorrise «Tranquillo Alan, ci andrò piano.»
Sospirai, poi sfoderai Enda e partii all'attacco. Roteai la spada sopra la testa, tentando una finta a destra, per poi cercare di abbatterla velocemente sulla spalla di Kane, ma lui deviò facilmente il colpo con una delle sue due accette, e provò a colpirmi sul petto con l'altra... un grave errore: mi aveva sottovalutato, e credeva che non avessi intuito il suo trucchetto; così deviai il colpo con il gomito libero, e con un violento calcio lo ricacciai indietro. Lui sussultò per un attimo, sorpreso, poi si lanciò nuovamente all'attacco. Ma non riuscì nemmeno ad avvicinarsi a me.
Ci fu un boato assordante, poi un fiotto di luce mi inondò gli occhi, lasciandomi accecato e frastornato. Indietreggiai lentamente, e mi portai le mani sul volto, cercando di coprirmi dalla luce e aprire gli occhi. Kane era stato sbalzato indietro di diversi metri, e stava cercando di rimettersi in piedi; al suo posto ora c'era un uomo. Gli altri semidei, ripresisi dalla sorpresa, lo guardavano attoniti: era alto, muscoloso e vestito con una candida tonaca; un mantello rosso gli cingeva le spalle, e sul capo portava un elmo con due corna di cervo. Provai a guardarlo in faccia, ma dovetti subito chiudere gli occhi: il suo volto emanava una luce intensa, simile a quella di una fresca giornata di Maggio.
Distolsi lo sguardo, amareggiato; era qualcuno che purtroppo conoscevo molto bene.
Fui il primo a parlare.
«Papà?»



 
*

♦ Note:
- Brigid = Dea celtica della guerra e della pace, protettrice dei druidi, dei combattenti e degli artigiani.
- Beltane = Festività celtica del primo Maggio che segnava l'inizio della primavera; veniva celebrata con feste e falò.
- Orbsen = Dio del mare e del tempo atmosferico, re del Paradiso celtico (Mag Mell).
- Naginata = Arma caratterizzata da un'asta terminante in una lama ricurva (cercatevela su Internet, pigroni!)
- Tesori dei Tuatha de Danann = Oh ehi vorreste la spiegazione, eh? Invece vi tocca aspettare il prossimo capitolo.
- Nantosuelta = Dea della terra e dell'agricoltura.
- Arawn = Dio dell'inganno e della caccia, re dell'Inferno celtico (Annwn).




 
*



 
Angolo   
Autore:
Heei
Rieccomi.
Già.
Lo so, lo so, non mi faccio vivo dal 2014.
E so anche che dovrei aggiornare due storie dal 2014.
Maa mi è salita l'ispirazione divina e quindi eccomi qua con una nuova storia.
Stavolta ho provato a dare un pizzico di originalità: ed è così che sono nate le avventure dei semidei celtici!
Dunque, che ne pensate? L'idea vi piace?
Vi confesso che mi sono innamorato della mitologia celtica, ed ho grandi progetti per questa storia.
In questo capitolo, intanto, avete fatto la conoscenza di alcuni personaggi importanti... come vi sembrano? Chi preferite?
So che un capitolo non è molto per dare giudizi,
ma se aveste qualsiasi cosa da dirmi (consigli, critiche, o eventuali apprezzamenti),
o da chiedermi riguardo la storia e il pantheon celtico (perchè, diciamocelo, il pantheon celtico è un casino),
non esitate a lasciare una recensione :3
Che altro dire? Vi ringrazio di cuore per aver speso del tempo leggendo questo capitolo e quest'angolo scrittore!
Ne vedrete delle belle.
Alla prossima,
Pirros

P.S: niente battute sul nome della spada, ok?




 
 

 
   
 
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