Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: MsLucry94    12/05/2021    0 recensioni
Albion e Onore sono il nome di una daga e una spada donate a una bambina dorniana con i capelli argentati e gli occhi viola da parte di due padrini speciali: Lewyn Martel e Arthur Dayne
Questa storia parlerà di Game of thrones da prima della Ribellione di Robert alla fine della serie ma dal un punto di vista diverso. Quello di una bambina.
Si vedranno tutti gli avvenimenti principali e spero che possa piacere
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La mattina dopo il cielo è grigio e promette pioggia. Sembra quasi che il cielo stesso stia presagendo quello che sta per succedere, come se la tensione non fosse già sufficientemente alta. il re non si è neanche presentato, ma tutta la corte sì. Tutti cercano di darsi un contegno per evitare di far vedere la paura che attanagli i cuori, ma non è facile. Sono tutti silenziosi e tetri, ma cercano di mostrare dei sorrisi di circostanza per mantenere le apparenze. C'è tutto l'esercito al completo che sta partendo per la guerra e il momento è solenne. Negli occhi di tutti c'è però la consapevolezza che non tutti questi uomini che partono torneranno e il pensiero va inevitabilmente alle conseguenze della battaglia. Rhaegar vuole dare un'immagine forte, per farlo credere anche a quelli che rimangono qui, soprattutto donne e bambini. Ė stato il primo a scendere nel cortile del castello, armato di tutto punto con noi Guardie reali di fianco, tuti pronti ad andare a combattere insieme. Ha guardato uno ad uno gli uomini arrivare e prendere il loro posto, pronti a partire e ne ha salutati la maggior parte, cercando sempre di apparire tranquillo e rilassato, per far vedere che la battaglia imminente non lo preoccupa. Ė stata un'abile mossa politica la sua ed è stata anche efficace. La gente lo ha visto come un uomo risoluto che non si fa scalfire da nulla, andando a rinsaldare la loro fedeltà nei suoi confronti. Elia è qui con tutti i bambini. Rhaenys, orgogliosamente vestita di rosso e nero, dimostra di essere la degna figlia di suo padre. Si staglia orgogliosa accanto alla madre e mostra un sorriso quasi sincero, come se fosse sicuro che tutti quegli uomini torneranno dalla battaglia imminente. Nymeria è più cupa, ma comunque sorridente. Si è vestita interamente di bianco, quasi a sottolineare ancora una volta di chi è figlia, ma il suo sorriso non riesce ad arrivare ai suoi occhi viola. Anche Elia è vestita di rosso e nero, esattamente come la copertina che copre il piccolo Aegon, che dorme beato tra le braccia della madre. Questa è una delle prime volte che Elia lo porta fuori dalla Fortezza Rossa per un evento ufficiale e sono in molti gli uomini che si sono girati a guardare nella loro direzione, attratti dalla bellissima immagine di calma e tranquillità che tutti loro stanno dando, come a dimostrare ancora una volta che tutto questo non influenza in alcun modo la vita della futura regina dei Sette Regni né dei suoi figli. Un'immagine semplice, ma potente, esattamente quello che Rhaegar voleva.   Sono emozionata ma anche molto preoccupata. Siamo di nuovo in questo cortile a salutare un altro gruppo di persone che partono per la guerra, ma questa volta è diverso, questi non sono semplici persone che partono, questi sono papà, zio Rhaegar, zio Barristan e zio Jonothor e la consapevolezza che potrebbero non tornare è terribile. Non posso neanche immaginare la mia vita senza anche uno solo di loro e questo mi fa avere un sorriso molto tirato, quasi innaturale. Zia Elia e Rhaenys, invece, sembrano molto più serene e il loro sorriso sembra così naturale. In questo momento vorrei tanto avere la loro sicurezza, ma non ci riesco. Non riesco a non pensare a tutti quegli uomini che stanno partendo, senza sapere in quanti torneranno, e con la consapevolezza di quanto angoscianti saranno questi giorni, senza avere notizie, sempre con il timore che sia successo qualcosa di male. È solo nel momento in cui Rhaenys vede il padre e tutti gli altri salire a cavallo ed iniziare a muoversi per uscire, che si incrina veramente il contegno che ha cercato di mantenere per tutto il tempo. Non piange, ma il suo sorriso svanisce miseramente e la sua espressione si fa cupa, come se avesse finalmente capito che non tutti quegli uomini sarebbero tornati. Stavolta non abbiamo il coraggio di guardarci negli occhi prima di rientrare nella fortezza e zia Elia nota il nostro turbamento.   La strada è lunga e faticosa. Un esercito di quarantamila persone non è semplice da spostare velocemente e ad una certa velocità lungo diversi tratti di strada. Per semplificare le cose, abbiamo deciso di tenerci sulla Strada del Re, l'unica vera strada che c'è tra la capitale e le Terre dei Fiumi. In questo modo abbiamo semplificato di molto il cammino, ma rimane pur sempre una lunga strada da percorrere. Le giornate a cavallo sono lunghe e faticose e le nottate nulle tende montate velocemente al calare della notte sono sempre troppo brevi, ma abbiamo molta fretta. Il Tridente non sarebbe mai stato il luogo che avremmo scelto per la battaglia imminente, ma a quanto pare l'esercito nemico ci ha anticipato. Sono ormai molti giorni che è accampato lungo le sponde di quel fiume in attesa di non si sa che cosa e noi dobbiamo arrivare in tempo per trovarceli ancora, prima di perderli e trascorrere altro tempo inutile a cercarli per delle Terre poco conosciute.   Alla fine di una lunga marcia eccolo, il Tridente, uno dei fiumi più grandi di tutti i Sette Regni. Risalendo il suo corso verso il castello delle Torri Gemelle, che ancora non si sono schierate ufficialmente con la ribellione, arriviamo al luogo della battaglia, lungo la Forca Verde del Tridente. Ci si staglia davanti un esercito di circa trentacinquemila uomini, quindi meno dei nostri, ma più agguerrito e con più esperienza di combattimento. I vessilli di lord Stark, Robert Baratheon, lord Hoster Tully e lord Arryn erano fieramente vicini. come a sottolineare ancora una volta il loro legame. La sera prima della battaglia l'ansia pervade la mente di molti, Rhaegar per primo, ma nessuno lo dà a vedere. Rhaegar si comporta in maniera ottimale, cercando di mantenere alto l'umore degli uomini, ma non è facile. Il nostro schieramento non è coeso come potrebbe sembrare, gli uomini sono tesi e i loro radi discorsi non mi piacciono per nulla.   -        Edric, dobbiamo parlare. – Edric è il nipote di Arthur e non mi sarei mai aspettato di ritrovarlo in mezzo ai soldati dorniani che Doran ha mandato per combattere, in fondo ha soli tredici anni, ma la sua smania di aiutare lo fa mettere spesso nei guai, come Arthur mi racconta spesso. Quando me lo sono trovato davanti non sapevo come comportarmi, mai avrei voluto un ragazzino così giovane in mezzo a uno scontro come questo, ma poi mi ha fatto venire in mente un buon piano e un modo per tenerlo al sicuro. -        Cosa posso fare? – Sorrido nel vedere una luce quasi gioiosa nei suoi occhi viola. Deve aver avuto paura che lo tenessi lontano dal campo di battaglia per via della sua giovane età. -        Siediti, devo raccontarti parecchie cose prima di dirti quello che dovrai fare. – La storia è lunga e difficile, ma non posso esimermi da raccontargli la verità se voglio che capisca l’importanza del ruolo che sto per dargli. -        Penso che ti sarai accorto che tuo zio Arthur non è presente. – -        Certo. Ma ho sentito delle voci che dicono che ha un ruolo comunque decisivo nella battaglia. –  Sorrido ancora una volta, anche io ho sentito quelle voci e mi hanno fatto impressione. I soldati si sono accorti dell’assenza di Arthur e sono già iniziate a circolare le voci più assurde, nessuna delle quali si avvicina però neanche lontanamente alla verità. -        Non credere mai troppo in quello che dicono i soldati prima di una battaglia, quasi mai è la verità. Ti posso dire solo che sta assolvendo ad un ruolo di massima importanza per conto del principe Rhaegar. E te ne dovrai fare uno altrettanto importante. – -        Qualsiasi cosa. – Gli spiego grosso modo quello che deve sapere sulla situazione attuale e poi il piano di Rhaegar. -        Non possiamo sapere quello che succederà in questa battaglia, ma non possiamo rischiare di lasciare sguarnita la capitale in caso noi perdessimo. Non è pessimismo, ma solo la verità. Noi siamo più numerosi ma loro sono più combattivi ed hanno più esperienza di noi. Non è una cosa da sottovalutare. Sia il principe Rhaegar che io ed il resto della Guardia reale scenderemo in campo domani e non possiamo sapere quale sarà il nostro futuro. Se tutto dovesse finire male tu devi fare due cose, due cose molto importanti. – -        Qualsiasi cosa. – -        Ne ero sicuro di poter contare su di te. Nel caso noi perdessimo e soprattutto se tutti noi dovessimo perdere la vita tu per prima cosa ti devi recare a Dorne, sulle Montagne Rosse c’è una torre diroccata e abbandonata dove troverai tuo zio ed altre persone e devi dare loro la notizia di quello che è successo qui, è molto importante che loro lo sappiano. Porta questo con te, sarà più sicuro. – Gli consegno il sigillo con lo stemma del sole trafitto di casa Martell. – Dopo di che è molto importante che tu corra il più possibile e provi ad arrivare alla capitale prima dell’esercito ribelle. Se noi dovessimo cadere qui in battaglia, nulla impedirà loro di prendere la capitale, ma sia io che il principe Rhaegar abbiamo troppe persone care che ci aspettano dentro quelle mura. – -        Da Dorne alla capitale ci vuole un mese di cammino, non arriverò mai in tempo prima che i ribelli l’abbiano conquistata. – -        Provaci, è l’unica cosa che ti chiedo. – -        Va bene, ma non posso credere che domani possa finire con una sconfitta. – -        Non lo voglio credere neanche io, ma non possiamo saperlo con certezza, le forze in gioco si equivalgono. –   Rhaegar sta facendo avanti e indietro dentro il suo padiglione, l’ansia per il domani stampata in faccia. -        Rhaegar, ti prego, così mi fai venire mal di testa. – -        Hai ragione, ma non riesco ad essere tranquillo. – -        Lo so, ma andrà tutto bene e domani sera festeggeremo con un buon rosso di Dorne la nostra vittoria. – -        Lo spero tanto, amico mio, lo spero tanto. Hai parlato con il nipote di Arthur? È stata un’inaspettata fortuna quella che anche lui fosse qui. – -        Una fortuna che avrei evitato volentieri, il ragazzo ha solo tredici anni. Comunque sì, gli ho parlato ed è tutto risolto, farà quello che deve in caso di bisogno. – -        Adesso sono almeno più tranquillo. In caso finisse tutto male, almeno abbiamo la certezza che Elia e i bambini saranno al sicuro. – -        Rhaegar, non possiamo saperlo. Edric mi ha fatto notare una cosa molto importante alla quale non avevamo pensato. Tra Dorne e la capitale c’è un mese di viaggio, per non parlare del viaggio tra qui e Dorne, Edric non arriverà mai in tempo. – -        Un ragazzo solo viaggia molto più velocemente di un esercito al completo. Potrebbe ancora farcela. – -        Spero tanto che non ce ne sarà bisogno. –   La mattina dopo il cielo è scuro e promette pioggia, non il modo migliore per cominciare una battaglia, ma ormai il tempo delle parole è finito, ormai solo le armi potranno decidere il destino dei Sette Regni. Gli eserciti sono schierati e fanno impressione, così come i due capitani. Da una parte Robert Baratheon, quasi due metri di muscoli ricoperti da acciaio, dall’altra Rhaegar Targaryen, meno alto e meno imponente del primo, ma comunque temibile nella sua armatura nera. Da una parte il cervo incoronato su sfondo oro di casa Baratheon e dall’altra il drago a tre teste di casa Targaryen. Gli schieramenti dell’esercito sono ormai definiti. A me spetta la parte destra dello schieramento, a me e ai diecimila dorniani sotto la mia responsabilità. Rhaegar è al centro, con ser Barristan e la maggior parte delle nostre forze, composte dai lord delle Terre della Corona. Il lato sinistro dell’esercito è formato principalmente dalle forze dell’Altopiano che si sono unite alla battaglia e sono comandate da ser Jonothor. Sembra tutto molto bello e gli schieramenti sembrano equivalersi, ma non riesco ad essere ottimista. Rhaegar è davanti a tutti, elmo ancora sotto braccio, con i capelli argentati scompigliati dal vento, dritto e fiero sul suo cavallo nero. Non riesco a vedere i suoi occhi, ma sono sicuro che dentro ci troverei una grande determinazione. Non ha voluto tutto questo, ma adesso combatterà fino alla fine. Guardo solo per un momento verso il bosco alla destra del nostro schieramento… Edric è nascosto lì con un cavallo fresco pronto a partire, spero solo che non sia necessario.   Nel silenzio quasi surreale che è calato sul campo di battaglia, si sentono solo le voci prima di Rhaegar e poi di Robert Baratheon che incitano i rispettivi eserciti ad essere coraggiosi per portare a casa la vittoria. Sembra quasi comico, ma i discorsi sono molto simili. Ho purtroppo avuto modo di partecipare ad altre battaglie nel corso della mia vita ed ho notato una cosa. Tutti i discorsi in questo momento si somigliano. Sembra quasi che i comandanti si tramandino le stesse parole che devono utilizzare da persona a persona, è quasi inquietante. Per mia fortuna non ho mai dovuto farne uno, non saprei proprio cosa dire per incitare le persone in un momento come questo.
   
 
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