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Autore: Sofifi    12/05/2021    5 recensioni
Albus/Scorpius con accenni Victoire/Stan Picchetto ed un pizzico di incest.
Dal capitolo 1: “Erano passate quindici ore da quando quella pettegola di Rose Weasley l’aveva beccato con le mani nel sacco – le dita incastrate a quelle di Scorpius – in un corridoio semideserto del settimo piano; quindici ore da quando si era schiarita la gola e Albus si era accorto della sua presenza e del suo sguardo curioso, giudicante e malizioso.”
Il testo, incentrato sul coming out di Albus Severus e sulle reazioni dei vari parenti, può essere letto sia come prequel a Black Widow, sia come storia a sé stante!
Ambientata nel 2021-2022: per intenderci Albus è al 5° anno e Lily al 3°
Mini-long in 5 capitoli
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Victorie Weasley | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Black Widow'
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Coming out
1: Le sopracciglia di Rose




 
 
Albus entrò in Sala Grande coi pugni tremanti nascosti nelle tasche ormai sformate della felpa rossa, ancora addosso dal giorno prima.
Erano passate quindici ore da quando quella pettegola di Rose Weasley l’aveva beccato con le mani nel sacco – le dita incastrate a quelle di Scorpius – in un corridoio semideserto del settimo piano; quindici ore da quando si era schiarita la gola e Albus si era accorto della sua presenza e del suo sguardo curioso, giudicante e malizioso.
Immediatamente il ragazzo si era chiesto quanto la cugina avesse effettivamente visto o compreso, quante di quelle promesse sussurrate avesse udito, e non aveva potuto che rispondersi con troppo. Sarebbe bastato così poco, dopotutto, per capire; soprattutto ad una ragazza sveglia come Rose. Eppure il modo in cui lei aveva alzato le sopracciglia l’aveva atterrito come un colpo d’arma da fuoco – bum, bum, bum – che ancora riecheggiava nel suo animo agitato; con un gesto così piccolo e all’apparenza insignificante era riuscita a farlo sentire debole, nudo, sbagliato, sporco… e Albus, la notte, si era ritrovato a pregare che quel turbamento lo portasse via per sempre – sarebbe stato tutto più semplice.
Dopo una mattina spesa a nascondersi in camera e ad immaginarsi gli esiti peggiori di un alquanto probabile outing, Albus aveva accettato il fatto che non sarebbe morto così, aveva raccolto tutto il poco coraggio Grifondoro che gli restava, ed era sceso per il pranzo.
Mentre camminava verso la tavolata della sua casa, cercava una via d’uscita da quella situazione spiacevole. Era piuttosto sicuro, dopotutto, che la cugina non avesse assistito ad alcun bacio, quindi forse era ancora in tempo per smentire ogni accusa, e negare, negare, negare tutto – come un codardo.
Forse, forse… Forse, eppure no. Non poteva farlo.
Non avrebbe rinunciato a Scorpius, e la sola idea di aver lasciato che quello stupido pensiero si insinuasse nel suo cervello gli dava la nausea.
Non avrebbe rinunciato a Scorpius.
E nonostante la sera prima, in preda al panico, avesse eluso il suo abbraccio e ignorato le sue parole di conforto, Albus voleva ancora farsi stringere da quelle braccia sicure, voleva ancora ascoltare quella voce calda sussurrargli parole che sapevano d’amore, voleva ancora far sfiorare le loro labbra screpolate e sentire quei brividi scuotergli le ossa e… Albus si chiese se anche Scorpius provasse le stesse sensazioni che provava lui, quando erano insieme. Perché sebbene si imbarazzasse ancora ad ogni bacio, quando sentiva il respiro di Scorpius sfiorargli la pelle la sua fantasia si faceva più audace e andava a finire in luoghi che, a mente di nuovo lucida, si vergognava persino di aver la faccia tosta di immaginare. Eppure, se Scorpius avesse voluto… Beh, allora il suo pensiero non sarebbe più stato poi così impudico, e lui avrebbe potuto smettere di provare quella sensazione di imbarazzo costante che lo accompagnava ogni qualvolta fossero insieme.
Albus stava ancora pensando ai baci del suo ragazzo quando si ritrovò fermo nel bel mezzo della Sala Grande. Sperò per un istante di non essere lì impalato da troppo tempo, di non essersi fatto una figura da imbecille, ma i suoi pensieri furono ben presto rabbuiati da una ben più amara consapevolezza: le sue gambe si erano fermate per un motivo ben preciso, lui non ce l’avrebbe fatta ad affrontare tutto quello. Non così presto. Perché chissà a chi l’aveva già detto Rose, e chissà che stava pensando suo fratello – se già lo sapeva –, e chissà, chissà, chissà. Non aveva nemmeno il coraggio di guardarlo, quel tavolo, figurarsi quello di sopportare la reazione di tutti i suoi parenti!
Parenti serpenti, come ripeteva Lily ad ogni occasione.
Ed effettivamente era comico, pensò Albus, che i veri serpenti fossero seduti al tavolo dei Grifondoro e che invece proprio sua sorella fosse tra i Serpeverde.
Eppure era proprio da allora, dallo smistamento di Lily Luna, che il rapporto con i cugini – e con James – aveva cominciato a sgretolarsi; e nonostante sua sorella sopportasse le battute con onore, Albus sapeva. Perché lui era rimasto, senza prese in giro.
Sapeva che sua sorella aveva completamente perso la fiducia nella famiglia durante il primo anno ad Hogwarts; l’aveva vista crescere e cambiare velocemente davanti ai suoi occhi, diventare ogni giorno più scaltra, più egocentrica, più egoista... come se il mondo l’avesse delusa profondamente e continuasse ogni giorno a farlo un pochino, un pochino più.
L’aveva vista, e l’aveva stretta a sé nei giorni più bui. Sei la mia unica certezza, Al. E di almeno una cosa, Albus ne era proprio sicuro: quel sentimento era reciproco.
Fu così che il ragazzo cambiò piano d’azione all’ultimo momento, perché se Lily fosse stata al suo fianco, tutto il resto avrebbe perso importanza; e lui, allora, sarebbe riuscito ad affrontare qualunque cosa. E Lily, sì… lei lo avrebbe accettato… ne era abbastanza sicuro.
Albus fece vagare lo sguardo per il tavolo di Serpeverde e quasi immediatamente individuò la sorella. Era seduta a pochi posti di distanza da Scorpius, che aveva alzato gli occhi dal suo piatto di lenticchiesenzacotechino, e grazie mille, e lo stava osservando. Probabilmente era preoccupato per lui, eppure Albus non riusciva mai a decifrare il suo sguardo, quindi per quel che ne sapeva poteva persino essere arrabbiato... magari proprio perché aveva saltato le lezioni della mattina senza dirgli nulla... Però in quel momento non era importante. O, insomma, lo era, ma non quanto riuscire a parlare con sua sorella; inoltre non voleva dare a Rose una ragione per fare qualche commento inopportuno, quindi girò subito la testa e per raggiungere Lily circumnavigò il tavolo dei Serpeverde prendendo la strada più lunga, evitando così del tutto Scorpius.
La sorella, non appena notò che Albus si avvicinava, si spostò sulla panca per fargli spazio, addossandosi ad Ileen, che venne presa alla sprovvista da quel contatto di cosce e fece cadere la forchetta a terra, facendo sghignazzare Lily.
Albus però non voleva sedersi, non voleva mangiare, e non voleva restarsene in quella stanza un secondo di più, a dirla tutta, e quindi glielo chiese: “Puoi venire un momento?”
Forse Lily notò il tono supplicante, forse la mano tremante che usciva dalla tasca e si poggiava al suo braccio, forse gli occhi cerchiati. Forse tutto, forse nulla. Eppure con un sorriso rispose certo, si alzò, e tenendogli stretto il palmo sudato si allontanò dalla Sala Grande assieme a lui.
 
I due fratelli camminarono per i corridoi di Hogwarts in silenzio, scendendo sempre più in basso.
Lily, estremamente preoccupata dal mutismo soffocante di Al, cominciò ad allarmarsi un po’ più ad ogni gradino: c’era un’aula nei sotterranei dove erano soliti rifugiarsi per parlare di cose serie, serie davvero… e sembrava proprio che il fratello la stesse conducendo lì.
Mentre stringeva forte la mano di Albus e gli lanciava occhiate inquiete, Lily sapeva di starsi avvicinando ad una gabbia: l’atmosfera si faceva sempre più soffocante e lei si faceva intimorire così facilmente da ciò che era veramente importante... Eppure continuava a camminare, un unica certezza nel cuore: se ci fosse stato chiunque altro al suo fianco avrebbe già trovato una scusa per darsela a gambe. Ma quel giorno non sarebbe di certo scappata, perché la mano che teneva stretta stretta nella sua era quella del fratello e per lei non c’era nessuno di altrettanto importante, neppure se stessa.
Quando finalmente giunsero davanti a quella porticina di legno antico, Albus tentennò. Che abbia cambiato idea?
La rossa, che aveva ormai dissimulato ogni traccia di tensione e di timore dal volto, rivolse lo sguardo gentile al fratello, gli sorrise, e gli offrì un’alternativa: “Possiamo andare nel mio dormitorio, se vuoi. Siamo vicini.”
Ma Albus si strinse nelle spalle.
“Va bene qui.”
Allora Lily aumentò ancora un po’ la presa sulla sua mano tremolante e, trascinandosi dietro il fratello, entrò nell’aula in disuso.
 
Albus continuava a sudare nonostante l’aria fredda dei sotterranei. Anche lui si sentiva in trappola, lì dentro, e l’unico motivo per cui riusciva ancora a stare in piedi era la mano di Lily stretta attorno alla sua. Non lasciarla, sperò, e per fortuna Lily non pensò di farlo neppure per un istante.
Era il suo unico appiglio, quella mano piccola e morbida, l’unica ragione per cui riusciva ancora a starsene in piedi.
“Cos’è successo?”
La domanda di Lily arrivò così come se l’era immaginata: presto e dritta al punto.
Albus non si aspettava che Lily sapesse già qualcosa di ciò che forse era successo. Lei, dopotutto, non sapeva mai nulla dei gossip di famiglia; se n’era tirata fuori dopo quel primo voltafaccia, tant’è che nessuno dei cugini ormai la cercava più per condividere le notizie, neppure le più succulente, e proprio per questo a volte Albus si chiedeva se gli altri la considerassero ancora parte della famiglia. Per paura di una delusione troppo, troppo grande, però, non aveva mai osato indagare… Anche perché probabilmente la prima a non considerarsi più parte di loro era proprio Lily; lei che si spazientiva con una velocità allarmante, lei che perdeva speranza nelle persone così facilmente, alla prima occasione, e che non cambiava mai idea. No, con Lily non si tornava indietro: al contrario suo, lei non accettava scuse, e le chiamava baggianate.
Albus puntò lo sguardo in quello fermo ma rassicurante della sorella; pian piano la paura andava scemando e il viso di Al riacquistava colore. Si sentiva un po’ più sereno lì con lei, il mondo chiuso fuori dalla porta, lontano.
Gli occhioni della sorellina sembravano volergli dire Parla, e poi ci penso io. Tu parla solo, e solamente guardandola Albus riuscì a raccogliere il coraggio per schiarirsi la gola. Da dove partire, però? Da dove cominciare a spiegare? Cosa omettere? Cosa raccontare?
Iniziare a parlare, lo sapeva, sarebbe stata la parte più difficile. Anche perché Albus non trovava proprio i termini adatti a spiegare Scorpius e tutte le sensazioni confuse che gli faceva provare, e le parole che gli venivano in mente erano sempre sbagliate – troppo grandi o troppo piccole o troppo strane o troppo difficili da ammettere e pronunciare.
Eppure, nonostante Albus non si sentisse affatto pronto per uscire allo scoperto, sapeva di non avere alternative – il timer era ormai partito da più di quindici ore e il tempo non si sarebbe di certo fermato per fargli un favore. Quella era quindi l’unica possibilità che gli rimaneva per fare le cose a modo suo, per usare le sue parole, per appiccicarsi addosso con le sue stesse mani un’etichetta che ancora lo faceva tremare, un’etichetta che Scorpius diceva Non è niente di male ma che poi tutti...
E no, alla fine non era neppure la sua confusione il problema principale, perché un giorno quella melodia stonata che gli risuonava nella testa, ne era certo, avrebbe avuto un senso. Il problema era per l’ennesima volta Rose Weasley; e allora Albus cominciò dalla fine, così come aveva fatto Lily a suo tempo, perché sapeva che lei avrebbe capito.
Cominciò dalla fine e sussurrò: “Rose ha alzato le sopracciglia.”
Una frase del genere, pronunciata con tono drammatico, sarebbe facilmente parsa ridicola in un contesto diverso, ma Lily sapeva bene ciò a cui si riferiva Albus.
Quell’espressione faceva apparire Rose estremamente crudele – o decisamente se stessa, avrebbe potuto specificare Lily, che era certa che la cugina nascondesse tra le sopracciglia la sua vera natura – e insomma: quella smorfia maligna non poteva che presagire guai grossi.
“In quel modo?” si premurò comunque di appurare la minore.
“Sì.”
Lily espirò rumorosamente, lasciando cadere la testa sul petto del fratello.
“Tipico,” constatò. “Ma perché, poi?” continuò subito dopo, soffiando sulla stoffa.
Poiché il vero problema, lo sapevano entrambi, non poteva ridursi soltanto alle sopracciglia di Rose; strappargliele una volta per tutte, infatti, non avrebbe risolto un bel niente.
“Ha visto me e Scorpius in un corridoio del settimo piano, ci tenevamo per mano.”
Facendo perno col mento, Lily si stirò verso l’alto. Da quella posizione aveva un’ottima visuale sulle narici di Albus, ma di sbieco riusciva ad osservarne anche gli occhi – che continuavano a schivarla e a vagare sulle pareti ammuffite.
Lei ridacchiò: “Ma dai...”
“In che senso?”
Lily scosse piano il fratello con la mano sinistra, quella libera, e aspettò che incrociasse il suo sguardo. Manteneva un’espressione divertita, come di chi la sa lunga.
“In che senso?” ripeté il fratello, agitato.
Lily sorrise. “Al, anche noi ci stiamo tenendo per mano.”
Albus arrossì, rendendosi conto di non poter lasciare così tanti sottintesi ed aspettarsi che la sorellina, che aveva ancora tredici anni, capisse. Una mano, per Lily, forse era ancora soltanto una mano.
E allora cominciò a balbettare perché, , però, mah, ad inciampare sulle sue stesse parole e rigirare attorno a quello che aveva già detto e al fatto che le mani, e le dita incastrate... e che i nostri corpi erano così vicini e che era palese.
Lily districò quella matassa di informazioni con maestria e infatti, non appena Albus finì il suo discorso confuso, gli chiese se intendeva avessero ancora la faccia rossa dai baci e lui annuì… Insomma, più o meno era quello il riassunto. Lily pensò subito che neppure a lei sarebbe piaciuto essere vista con la faccia rossa e coi capelli scompigliati come Cadyah quando era tornata dal suo appuntamento con Nathaniel; eppure, dato che non era stupida, capì anche che non era certamente l’aspetto stropicciato di suo fratello ciò che aveva fatto alzare le sopracciglia a Rose.
Lily sapeva che Scorpius e suo fratello erano in buoni rapporti, ma non si era mai immaginata che i due potessero piacersi anche in quel senso. Insomma, a dir la verità non aveva pensato spesso a chi potesse essere la persona adatta ad Al, ma di certo…
“Non pensavo fosse il tuo tipo.”
La ragazza aveva utilizzato un tono neutro, privo di giudizi, eppure Albus sobbalzò nell’udire quelle parole, ed esitante le chiese perché.
Lily si strinse tra spalle, non sapeva bene nemmeno lei cosa dire… era solo una sensazione un po’ così, a pelle, la sua.
“Non mi aspettavo che ti piacessero i biondi...”
La verità era che Lily non aveva immaginato spesso il fratello in una relazione, ma le poche volte che l’aveva fatto la persona al suo fianco aveva sempre i capelli rossi… Eppure... Lily decise di tenere quel pensiero per sé.
“Però non sono un problema… i suoi capelli, intendo,” continuò lei mordendosi il labbro.
Albus si sentì sollevato da quella risposta ma per scrupolo, nonostante stesse ancora dandosi mentalmente dell’idiota per aver dubitato della sorella, chiese un’ultima, ulteriore conferma: “Quindi non ti dà fastidio, giusto, che sia un maschio?”
Lily sorrise.
“No, assolutamente no.”
Lily era ancora piccola, ma non era stupida: sapeva che quella rivelazione avrebbe potuto recare fastidio a qualcuno, anche se non avrebbe dovuto, e sapeva che suo fratello stava già percorrendo una strada in salita, che avrebbe continuato ad essere ostacolata dall’insignificante giudizio negativo dei cafoni che non sapevano far altro che condannare gli altri a causa della loro ignoranza. Lily sapeva e capiva, perché aveva già sperimentato sulla propria pelle gli effetti dei pregiudizi crudeli, ma aveva anche già sperimentato l’unica cosa utile a sconfiggerli: la comprensione.
E, nonostante Albus potesse avere già una certezza dai capelli biondi, anche lei avrebbe fatto la sua parte, per lui. Anche lei l’avrebbe protetto, difeso, abbracciato. Anche lei l’avrebbe amato nei giorni più bui.
Ed insieme avrebbero affrontato qualunque cosa.
 
Albus e Lily passarono il resto del pomeriggio in quell’aula ammuffita, a parlare di tutto e di nulla.
Sapevano entrambi che ad attenderli, il giorno seguente, ci sarebbe stata una qualche noiosa punizione – ma non lo ritennero importante. Per Lily sarebbe stata la prima ed ultima della sua intera carriera scolastica: un’unica macchia indelebile destinata a restare per sempre sulle scartoffie con sopra il suo nome – per lo meno in quelle raccolte negli archivi polverosi di Hogwarts. Nel portfolio di Albus, invece, quel documento avrebbe certamente dato meno scalpore; in mezzo a tanti altri fogli simili, dopotutto, era molto più semplice che passasse inosservato.
Entrambi sapevano ciò che sarebbe loro spettato, ma entrambi pensarono che le baggianate del mondo esterno avrebbero potuto aspettare ancora un po’.
Tra quelle quattro mura di cemento crepato si illudevano che il mondo girasse per il verso giusto, e per quel pomeriggio andava bene così. Stavano bene così.
 




 
 
 
 
 
 
 







 
Angolo Autrice:
 
Ciao e grazie per essere arrivat* fin qui!
Spero che il primo capitolo di questo piccolo progetto scritto di getto vi sia piaciuto. Io non so ancora se esserne soddisfatta o no, perché solitamente sono una lumachina e, per scrivere una pagina, ci metto una settimana! Però voglio cambiare… e questo è un inizio, il mio inizio...
Ho già scritto i primi tre capitoli di questa mini-long, quindi gli aggiornamenti saranno costanti (una volta alla settimana o ogni due, a seconda di come sarò messa con gli esami), i capitoli – in teoria – saranno 5, anche se può capitare che le cose da dire si moltiplichino – inizialmente la storia doveva averne solamente 3!
 
Per chi segue Black Widow: ricordatevi le lenticchie senza cotechino di Scorpius!
Volevo anche aggiungere che in questo universo narrativo gli elfi sono ormai considerati alla stregua degli esseri umani, e quindi non svolgono più tutte le funzioni di prima, hanno turni di lavoro più corti e, in generale, diritti… Questo avrà piccole ripercussioni sulla trama: banchetti meno ricchi, alcuni lavoretti in più di cui si devono occupare gli studenti, etc…
Le divise non sono più obbligatorie se non nelle cerimonie ufficiali, ma alcuni studenti scelgono di metterle comunque (anche questo si noterà sia qui – nei prossimi capitoli – che in BW).
La storia è ambientata nel 2021-2022, due anni prima, quindi, della mia long in corso Black Widow, quindi spero di riuscire a trasmettervi lo spirito del nostro tempo? in maniera adeguata!
Fatemi sapere cosa pensate dei personaggi, sono molto curiosa!
Un abbraccio virtuale e a presto,
 
Sofifi


 
  
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