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Autore: blackjessamine    12/05/2021    15 recensioni
[Matthias Helvar/Nina Zenik – Hogwarts!AU]
Rafforzare amicizie e rinsaldare la cooperazione internazionale è una faccenda delicata. Prevede diplomazia e tatto.
Condiscendenza ed entusiasmo.
Delicatezza e mani tese.
Per maggiori approfondimenti, leggere alla voce: "Nina Zenik, contrario".
[Storia candidata agli Oscar della Penna 2022, indetti sul forum Ferisce Più la Penna"
Storia partecipante all'iniziativa“For God’s sake, say something” indetta da Fuuma sul forum Ferisce la penna]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matthias Helvar, Nina Zenik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un calderone pieno di forte amor bollente



 

Avrei fatto meglio a restare al castello a studiare.

Te lo ripeti ad ogni gomitata che trova la strada per le tue costole anche attraverso il mantello, lo sibili a ogni piede che ti calpesta gli stivali, a ogni colpo nella schiena e a ogni risatina che ti ferisce le orecchie.

Sembra che la scuola intera si sia riversata in quello squallido paesino, quasi che avere a disposizione una manciata di viottoli fangosi in più equivalga ad avere conquistato una grandissima libertà. Sembra anche che tutta la scuola sia ben decisa a dare uno spettacolo indecoroso, mostrando a tutto il villaggio quanto infantili e sciocchi possano essere gli studenti di Hogwarts: battaglie a palle di neve per le strade, schiamazzi, magie non autorizzate da parte di ragazzini che a malapena sanno tenere in mano una bacchetta, studenti che corrono da tutte le parti.

Ti stringi meglio nel mantello – quello regolamentare della divisa, perché ci tieni a dimostrare quanto gli studenti di Durmstrang siano in grado di mantenere disciplina e contegno anche in un giorno di festa – e attraversi la strada, evitando di inzaccherarti gli stivali in un cumulo di neve mezza sciolta e andando a sbattere contro un ragazzino che sembra decisamente troppo giovane per essere a Hogsmeade. Il ragazzino barcolla in avanti e rischia di cadere, ma prima che il senso di colpa si possa fare strada dentro di te – del resto, tutta la tua devozione a Durmstrang non sarà mai sufficiente a giustificare l’omicidio di un figlio di Hogwarts – una risata inconfondibile sembra aprire la folla che intralcia l’ingresso di un negozio apparentemente molto apprezzato.

Alzi lo sguardo, ma è solo una piccola concessione alla tua stupida recita con cui cerchi di convincerti che sia tutto normale: perché tu vuoi fingere che quella sia solo una risata sguaiata e volgare, una risata troppo alta emessa da qualcuno senza un minimo di ritegno, ma è tutta una bugia. L’hai riconosciuta subito, quella risata, l’hai riconosciuta dal primo istante, senza neanche avere bisogno di alzare lo sguardo per incrociare quello luminoso e sfacciato di quella creatura demoniaca – perché quello sguardo non può che appartenere a un demonio deciso a ridurti l’anima a brandelli, di questo ormai sei sicuro. 

Nina ti guarda dritto in faccia, non ti stacca gli occhi di dosso nemmeno per un istante, mentre allunga la mano verso lo spilungone che le cammina accanto e schiocca le dita con fare imperioso.

“Hai perso, Jesper”.

Nina ti sorride, un sorriso da gatta che presto si trasforma in un’espressione di comica intransigenza quando Jesper – Fahey, quello quello che durante le la prima prova del torneo aveva fatto un sacco di galeoni scommettendo su quel soldo di cacio di Potter, ora lo riconosci – si stringe al petto l’enorme busta colorata, cullandola come fosse un bambino.

“Ti posso dare le Bacchette di Liquirizia e le Api Frizzole, ma le Lumache e le Bolle sono di Wylan. Non rientravano nell’accordo”.

Nina ride di nuovo, carezza con fin troppa dolcezza il braccio di Fahey, ma gli occhi, gli occhi, per Djel, sono fissi su di te – una promessa, una minaccia, non fa alcuna differenza, ti bruciano comunque l'anima.

“Oh, sono di Wylan? Davvero? Be’, in questo caso…” Nina trascina la frase a lungo, una nota dolcissima in cui tu, però, riesci già a scorgere l’acciaio – “in questo caso avresti dovuto riflettere un po’ di più, prima di scommettere qualcosa che non è tuo”.

La soddisfazione sul suo viso non dovrebbe accenderle così tanto le guance, non dovrebbe far brillare il suo sorriso come se si trattasse di un un’alba sui fiordi. Tu non dovresti notare quelle fossette deliziose, non dovresti domandarti se quelle gote arrossate siano davvero calde come appaiono, non dovresti…

“È uno scherzo. Dimmi che è uno scherzo. Non hai scommesso i miei dolci, razza di rimbambito, vero?”
A salvarti da quei pensieri è il ragazzino che poco fa hai rischiato di travolgere, che ora è fermo davanti a Fahey con le braccia incrociate al petto e tutta l’aria di voler esplodere d’indignazione. 

“Sì che li ha scommessi, ovvio che lo ha fatto. E ha perso, naturalmente, perché guarda un po’, Mr. Lupo Solitario è qui, proprio qui, e mi sta fissando come se io fossi un delizioso Pallotto Cioccocremoso”.

Nina sta parlando di te, e lo sta facendo con una sfacciataggine che è troppo anche per lei. Ma non fai in tempo a cercare di riafferrare un po’ di dignità – tanto la senti colare vita tutta, la senti  salirti al viso con quel rossore che non puoi controllare e riempire l’aria da lì fino al castello – che il piccoletto coi capelli rossi ricomincia a tormentare Fahey:

“Sei impossibile! Impossibile! Dimmi almeno che non hai scommesso anche i miei BonBon Esplosivi, o è la volta che ti costringo a imparare a suonare il mio flauto!”
“Se è una proposta a luci rosse, Wylan, abbasserei la voce, o mi uccidi sul colpo Durmstrang”.

E tu tossisci, tossisci per cercare di sopravvivere all’imbarazzo e perché non puoi che soffocare davanti a un viso capace di dire certe cose con tanta serietà e una luce così maliziosa negli occhi. 

“Non li tengono più, i tuoi stupidi BonBon Esplosivi. Non da quando tu hai fatto esplodere tutto l’espositore, almeno. Dicono che non sono adatti a un pubblico di ragazzini, o una cosa del genere…”
Tu resti per un attimo a fissare Fahey e l’altro ragazzino, chiedendoti se davvero quel tizio tutto occhioni blu e riccioli rossi possa aver fatto esplodere un intero espositore di caramelle. Be’, probabilmente sì, dato che sembra in confidenza con Nina Zenik.

I due ragazzi continuano a battibeccare per un po’, fino a quando Nina strappa dalle mani di Fahey il sacchetto di dolciumi, ti si avvicina e ti prende sottobraccio. 

Sottobraccio e totalmente alla sprovvista, perché se l’unica reazione sensata sarebbe sottrarti e allontanarti, ti ritrovi invece a lasciarti guidare lungo la strada affollata, mentre Nina si volta indietro e lancia un saluto ai suoi amici ancora intenti a discutere tra di loro.

 

***

 

Nina ti fissa con quella sua espressione divertita, i gomiti mollemente appoggiati allo steccato alle sue spalle e la punta di uno stivaletto intenta a tracciare segni irregolari nella neve fresca.

Non lo sai come sia successo, ma l’incantesimo che ti ha lanciato è durato abbastanza perché lei ti guidasse lontano dal villaggio, ciarlando di tutto e di niente mentre tu la seguivi docile come un cagnolino. 

“Eddai, sciogliti un po’, Durmstrang. Guarda che si vede che ti piace stare in mia compagnia, e non c’è niente di male! Del resto, questa pagliacciata di Torneo non serve proprio a rafforzare la cooperazione internazionale o robe del genere?”
“Non è cooperazione internazionale, questa. Questo è rapimento ai danni di una scuola rivale, altroché”.

La tua non voleva essere una battuta – non sei bravo a fare battute, non lo sei mai stato – ma Nina ride, e per la prima volta hai la sensazione che rida con te, non di te. 

“Va bene, va bene, tregua. Anzi, guarda, ti faccio anche un’offerta di pace, per farti entrare in quella zucca dura e vuota l’idea che non ho intenti bellicosi”.

Nina fruga nel sacchetto di dolci che ha estorto al suo amico – che tu, con la tua sola e inconsapevole presenza, l’hai aiutata a estorcere al suo amico, perché a quanto pare Nina era sicura che tu saresti andato a cercarla a Hogsmeade – e ti porge un rettangolo di cartone di un inquietante viola acceso.

Lo guardi, esiti, e lei lo scuote appena, facendo risuonare il contenuto.

“Sono gomme da masticare. Non mordono, eh. Anzi, il punto è quello, sei tu che devi mordere loro”. 

La sua voce è canzonatoria, e tu, pur di farla tacere, strappi via la linguetta protettiva e ti fai scivolare in mano un rettangolo lilla. Lo annusi, sospettoso, ma ha un buon profumo: non sapresti dargli un nome, ma è un odore gradevole, e sì, perché no, invitante.

Nina solleva le sopracciglia e sembra volerti esortare, e allora al diavolo, non può essere tanto difficile cacciarsi in bocca una gomma da masticare, no? Ti getti il rettangolino in bocca, e hai appena il tempo di avvertire un sapore piacevole, perfettamente in linea con l’odore appena percepito, prima che il fuoco ti invada la bocca.

Ti senti bruciare, e per un istante temi che quella maledetta gomma abbia preso davvero fuoco, sei pronto a sentire le fiamme salire a incendiartarti il viso e darti fuoco ai capelli, alla pelliccia del mantello, a ogni cosa. 

Sputi, allora, e le risate prive di qualsiasi ritegno di Nina coprono a malapena il sibilo che quella poltiglia violetta emette quando cade in mezzo alla neve.

“Non ho mai visto qualcosa di più divertente. Credevo di saperti fare arrossire, ma quello è niente rispetto al colore della tua faccia in questo momento!”

Vorresti rispondere, ma stai ancora cercando di riprendere fiato e di assicurarti che il tuo palato non sia solo una distesa di vesciche gonfie e doloranti. Alla fine, dopo quello che ti sembra un tempo infinito, riesci a riprendere il controllo della tua bocca, e grugnisci:

“Perché mai qui in Inghilterra pensate sia una buona idea vendere queste cose a dei ragazzini?”
Nina si stringe nelle spalle, prende fra le dita una gomma, e si lascia andare a un’altra risata. 

“Perché è divertente. Lo so che da voi in mezzo ai ghiacci questa parola non esiste, ma sai, una cosa divertente? Che fa ridere? Hai presente?”
“Lo so che cos’è una cosa divertente, e questa non lo è”, borbotti, sentendoti sciocco un bambino che cerchi di giustificarsi davanti a dei ragazzi più grandi.
“Solo perché sei troppo delicato e non sei arrivato a scoprire la cosa più bella. Guarda e impara, Durmstrang”.

Nina si getta in bocca la gomma da masticare, e  tu riesci ad avvertire l’istante esatto istante in cui quel maledetto affare le manda a fuoco la lingua. La pelle del viso è tutta una chiazza rossa e gli occhi le si riempiono di lacrime, ma lei continua a masticare fino a quando sembra recuperare un po’ di autocontrollo.

“Visto? Non era così difficile”.

“E questo sarebbe divertente? Soffrire per niente?”
Nina ride, continuando a masticare con la bocca semiaperta – dovrebbe essere un gesto disgustoso, e invece no, Nina non è mai disgustosa. Eccessiva, sguaiata e rumorosa, sì, quello sempre, ma mai disgustosa. 

“Esagerato, per un po’ di calore… e comunque, no, la cosa divertente è questa”.

Si lecca le labbra, e ti fissa con occhi che sembrano ardere più di quella stupida gomma, mentre la sua lingua traccia movimenti che tu vorresti cancellarti dagli occhi, perché sai che continuerai a vederli ancora e ancora, durante le lezioni e mentre cercherai di prendere sonno – soprattutto quando cercherai di prendere sonno.

E poi comincia a soffiare, e una bolla violetta le sorge fra le labbra. Quando quella bolla ha raggiunto quasi le dimensioni del suo viso, lei si aiuta con le dita di una mano per sigillarla e sfilarsela di bocca. 

Dovrebbe scoppiare, quella maledetta bolla, dovrebbe scoppiare e invece no, resta lì tra le sue dita, come un fiore troppo grande e troppo colorato. 

Nina la lancia, le dà un calcio e quella rimbalza via, rotolando lungo il sentiero che hanno appena percorso.

“Ecco, vuoi riprovare?”
Scuoti la testa, incapace di distogliere lo sguardo dalla sua bocca impegnata a soffiare un’altra bolla più piccola, ma se possibile di colore ancora più intenso.

“Ma non ti sei scottata?”
Non riesci a trattenerti: tu senti ancora la bocca mezza indolenzita, mentre Nina sembra perfettamente a suo agio.

“Tesoro, la mia bocca è abituata a cose ben più bollenti”.

Per essere certa di risultare sufficientemente allusiva, Nina strizza un occhio e si getta oltre le spalle i suoi morbidi capelli scuri. 

E tu vai a fuoco di nuovo, anche senza bisogno di masticare una di quelle porcherie.

“Ti sto prendendo in giro. Se tu non ti fossi comportato da mammoletta e avessi masticato ancora un po’ la tua gomma, avresti scoperto che c’è un incantesimo lenitivo, lì dentro”.

Ti porti una mano alle labbra, sentendole gonfie, e un pochino ti maledici per essere stato tanto sciocco.

“Quindi? Cosa devo fare, rischiare di bruciarmi di nuovo mangiando un’altra di quelle robe?”
Non sei sicuro di volerlo fare, a costo di tornare alla nave con le labbra gonfie e rosse.

“Nah, credo di avere un’altra soluzione”.

La malizia che accende gli occhi di Nina non suggerisce niente di buono, ma tu ti ritrovi incapace di allontanarti.
Non ti allontani quando lei fa un passo verso di te, leccandosi le labbra.

Non ti allontani quando lei affonda le mani nel collo di pelliccia del tuo mantello.
Non ti allontani quando lei dà uno strattone deciso, obbligandoti a chinarti in avanti.

Né ti allontani – non potresti mai farlo, non vorresti mai farlo – quando le sue labbra si posano sulle tue, un bacio morbido che si trasforma presto in qualcosa di molto più intenso.

E una parte di te – minuscola, insignificante – si dice che lei deve averti presa in giro, perché di lenitivo la sua bocca non ha proprio niente, ma anzi, è capace di incendiare ogni singola fibra del tuo essere, quasi ti stesse facendo annegare in un mare di Gomme Bolle Bollenti. 

E non t’importa.
Perché annegare nel fuoco ti sembra l’unico tuo destino, l’unica strada da percorrere, e lo fai con un trasporto che non credevi di possedere, mentre la stringi a te e affondi le mani nei suoi lunghi capelli e la senti sospirare, felice.

È solo dopo un tempo infinito che riuscite a staccarvi, e tu sei stupito che attorno a voi la neve non si sia sciolta, contagiata dalla febbre che vi ha travolti.

Nina ti sorride, i suoi occhi da gatta pieni di malizia e complicità, e tu non lo senti nemmeno nascere, quel sorriso, ma ti ritrovi con le guance indolenzite a sorriderle come un idiota.

Un idiota felice, felicissimo di aver lasciato perdere i compiti e aver lasciato il castello per unirti a tutti gli altri studenti – di aver cercato lei, perché dietro tutti i passi che ti hanno portato a Hogsmeade c’è sempre stata lei.

“Allora, posso dire di avere un cavaliere per il Ballo del Ceppo?”
Quello stupido ballo.

Quello stupido ballo a cui avevi giurato di non mettere piede, ma a cui ora ti ritrovi a pensare con un misto di angoscia ed eccitazione.

“Credevo fosse l’uomo a dover fare la proposta”, cerchi di prendere tempo. Ma Nina alza gli occhi al cielo, ti rifila una pacca non troppo gentile su una spalla e si lascia andare a una risata leggera.
“Credevi male, perché qui siamo nel mondo civilizzato, non fra i ghiacci, e nel mondo civilizzato gli uomini possono tranquillamente arrossire ed essere felici di farsi invitare a un ballo dalla ragazza dei loro sogni, Durmstrang. Ma se non ti sta bene, posso benissimo trovare un altro cavaliere, eh”.

Il sorriso sulle sue labbra, però, dice tutto il contrario. E tu le circondi la vita, l’abbracci  e le cerchi di nuovo le labbra.

“Matthias. Chiamami solo Matthias”, mormori tra un bacio e l’altro, e lei ti stringe nel primo abbraccio che lascia il posto anche alla tenerezza.

“Allora ci vediamo al centro della pista da ballo, Matthias. Io sarò quella con tutti gli occhi addosso”.





 

 


 

Note:

Che dire. Questa storia doveva essere una flash, ma mi è esplosa tra le mani. Da quando ho iniziato a pensare a possibili caratterizzazioni per delle Hogwarts!AU, ho sempre creduto  che Matthias sarebbe stato perfetto, come studente di Durmstrang tutto rigido e impettito e sconvolto dall'irruenza di Nina.

Questa storia si ispira vagamente a quella scena in cui Nina descrive il dolce con le uvette a cui si deve dar fuoco solo per divertimento, perché oggettivamente sono pronta a pagare con soldi veri per poter leggere di Matthias costretto a mangiarlo davvero.

Jesper e Wylan non erano previsti, e in fase di revisione ho dovuto ridimensionarli molto, ma ci tengo a sottolineare che hanno sicuramente fatto pace alla Testa di Porco, because capre.

Kaz e Inej non sono contemplati perché chiaramente sono rimasti a Hogwarts per rubare la coppa del Torneo Tremaghi (solo la coppa, perché chiaramente i galeoni della vincita riposano già sotto il cuscino di quella serpe di Kaz).

La smetto di dire idiozie, giuro.

Spero almeno di avervi strappato un sorriso, con questa cosina.

   
 
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