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Autore: mattmary15    15/05/2021    1 recensioni
Sono passati anni dagli eventi di Cuba. Charles ed Erik si sono separati, ma il destino ha in serbo un tiro mancino per loro e a riunirli sarà l'ultima persona a cui pensano. Stavolta saranno alle prese con un nuovo avversario dei mutanti e una potente organizzazione che ne gestisce le risorse e che reclama l'eredità di Sebastian Shaw.
Seguito de 'L'anello mancante' ma può essere letta anche senza conoscere il contenuto del prequel.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, Nuovo personaggio, Raven Darkholme/Mystica
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L'eredità di Shaw'
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Epilogo

 

Payge aveva avvisato tutti i membri del circolo di New York che occorreva indire un consiglio straordinario per nominare il sostituto di Daniel Pierce scomparso dopo i fatti di Washington.

Era passato un mese e non se n’era avuta più alcuna notizia.

Il consiglio si teneva sempre in un luogo diverso e quella volta fu scelto il palazzo della famiglia  Buckman, tra le fondatrici del Club.

Erano presenti tutti i più importanti membri della cerchia esterna che finanziava e, allo stesso tempo, godeva dei benefici del Circolo.

Lady Chantel si versò da bere e invitò a fare lo stesso a due dei gentiluomini che sedevano al suo fianco. Howard Stark e il signor Osborn non se lo fecero ripetere.

Il senatore Kelly era evidentemente a disagio. Non vedeva l’ora che la riunione finisse. Lord Braddock invece sedeva composto.

Warren Worthington prese la parola.

“E’ passato un mese. Dobbiamo gestire in qualche modo la transizione tra Pierce e il nuovo Alfiere Nero. Sapete tutti che mio figlio è il più adatto a ereditare questo ruolo.” Lady Chantel tossì per richiamare l’attenzione su di sé.

“Tuo figlio è un mutante, vero, ma non ha i mezzi per reclamare l’eredità di Shaw. Sebastian aveva due figlie. Se Donnie non avesse offeso la maggiore, tutto questo non sarebbe capitato.”

“Le figlie di Shaw sono entrambe morte.”

“Non è quello che mi risulta.” Intervenne Osborn. “Sage è in una situazione di coma criogenico. Reversibile ritengo.”

“Hai a che fare con questa storia?” Chiese Stark.

“Non nego di avere aiutato Pierce a perfezionare la macchina di Sebastian. Ignoravo che l’avrebbe usata su sua figlia.”

“Per decidere questioni della cerchia interna non avete bisogno di noi.” Esclamò il senatore Kelly alzandosi. “Io ho altri affari da seguire.”

“Stia seduto senatore, non abbiamo finito.” Lo ammonì il vecchio Braddock.

“Non ci sono altri pretendenti a quella poltrona dopotutto!” Insistette Worthington.

Fu in quel momento che la pesante porta d’oro e legno si spalancò e due uomini fecero il loro ingresso. Worthington scattò in piedi.

“Chi osa!”

“Seduto.” Disse il più minuto dei due e il capo di quel consesso obbedì senza colpo ferire costretto ad eseguire l’ordine. L’uomo più alto fece qualche passo, arrivò al tavolo e prese il bicchiere di Stark.

“Non c’è bisogno di essere incivili, signori, lasciate che ci presentiamo. Il mio nome è Erik Lehnsherr, qualcuno di voi mi conosce come Magneto. Il reverendo laggiù è il professor Xavier. Vi avviso! Ha avuto un mese impegnativo ed è di umore piuttosto contrariato.” Erik si portò il bicchiere alle labbra e bevve un sorso restituendolo poi al suo proprietario.

Charles avanzò fino all’altezza della seduta di lady Chantel.

“Vi informo che non avete bisogno di nominare un nuovo Alfiere Nero. La sede di New York dell’Hellfire è stata requisita dalla Confraternita dei mutanti. Se qualcuno di voi non è d’accordo, non ha che da dirlo.”

Il senatore Kelly si fece minuscolo nella sua poltrona mentre Erik gli dava una pacca sulla spalla invitandolo a rimanere seduto. Lady Chantel sollevò il bicchiere e mimò un brindisi.

“Stabilire un nuovo ordine era il motivo per cui eravamo qui riuniti in fondo. Morto il re, viva il re!”

“Dovremmo cedere il potere a questi uomini senza colpo ferire?” Chiese perplesso Braddock. Erik camminò fino a stargli di fronte.

“Posso senz’altro ferirvi, ma ciò non toglie che la vostra fedeltà deve andare a Tessa Shaw a far data da oggi.”

“E chi parlerà per lei mentre dorme?” Chiese Osborn.

“Io. Qualcosa in contrario?” Domandò Erik sorridendo in modo minaccioso. Fu allora che Worthington, liberato poco prima da Charles, chiamò Paige e Tanner.

I due comparirono sulla porta ma non si mossero. Paige chiarì la loro posizione. 

“Noi obbediamo solo al Re Nero e lei, signore, non è il Re Nero.” 

Worthington tirò fuori un’arma e la puntò contrò Charles. Erik lo costrinse a fare fuoco contro se stesso. L’uomo cadde, ferito, sul pavimento.

“Chiunque pensa di fare altrettanto, riceverà lo stesso trattamento.” Precisò Magneto. Howard Stark si alzò e raggiunse Charles.

“Mi avevano detto che lei è una persona perbene.” Disse al professore guardandolo negli occhi.

“Mi hanno detto la stessa cosa di lei. Perché allora è qui? E’ lei che ha inventato le armi antimagneto, vero?” Stark non rispose e tornò a sedersi. “Potete andarvene oggi, ma ricordate che io posso entrare nelle vostre teste e convincervi a fare del male alle persone che sono sotto al vostro stesso tetto. Non ne avrò piacere ma se mi forzerete la mano, lo farò.” 

Il senatore si alzò per primo, annuì e uscì. Osborn aiutò Worthington e fece altrettanto. Stark prese il braccio di lady Chantel che attese che la sala fosse vuota prima di congedarsi.

“La ricchezza del Hellfire è senza fine e senza fine è il suo potere. Tutti desiderano arrivarvi in cima ma la sua fortuna non è quella di chi lo comanda. Ho conosciuto Sage quando era una ragazzina. Non si meritava una simile fine ma se avete preso New York per lei, sappiate che Worthington chiamerà Londra e poi Parigi, Honk Kong e Mosca. Non avrà mai fine.” Erik le passò il cappello decorato di piume che aveva posato sulla poltrona.

“Londra e Parigi sono già capitolate. Le altre cadranno una ad una. Non temete, madame, cambieremo il destino di Tessa.”

La donna e Stark uscirono e li lasciarono da soli nella grande sala riccamente decorata.

Erik tirò fuori da una tasca la moneta del Reich che dal giorno della parata portava sempre con sé.

“Sai, amico mio, credo di aver capito cosa fare di questa alla fine.”

“Davvero?” Chiese Charles infilando le mani in tasca e dondolando il proprio peso da una gamba all’altra mentre guardava fuori dalla finestra del grande attico dei Buckman.

“Sì, in fondo è l’eredità di Shaw ed ora lo è anche di Tessa.”

“A me basta che la tieni lontana dal sottoscritto.” Erik rise.

“Te lo giuro.” Disse facendosi passare la moneta tra le dita. “Credo che mi metterò in affari anche io  e comincerò con una sola moneta.”

“Intendi abbandonarmi? Hai sentito la signora? Ci sono molte altre sedi del Club.”

“Niente affatto amico mio. Lo bruceremo tutto come promesso a Tessa. Dico solo che ciò che le apparteneva, lo conserveremo per lei, per quando si sveglierà.”

“L’eredità di Tessa?” Chiese Charles con un’espressione di nuovo gentile e curiosa sul viso che fece bene al cuore di Erik. 

“L’eredità di Tessa.”

New York, ai loro piedi, si fece custode di queste rinnovate speranze.


NdA:
Grazie per essere arrivati fin qui. So di non essere stata costante con gli aggiornamenti.
Spero comunque che la storia abbia meritato tanta pazienza.
Vi aspetto alla prossima insieme ad Erik e Charles.
Mary.

 

 

 

 

  
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