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Autore: Whatliesintheend    15/05/2021    0 recensioni
[...] Draco si fermò ad un certo punto.
S'inchiodò, per meglio dire, con lo sguardo perso all'interno di uno di quegli scompartimenti, quello dove Harry Potter e i suoi amichetti stavano ridendo, facendo incantesimi stupidi e condividendo dolciumi di ogni genere. Potter pareva pervaso da un'allegria irrefrenabile e travolgente, che dimostrava chiaramente quanto avesse sofferto la lontananza dal Mondo Magico per tutta l'estate.
Sul viso pallido e controllato di Draco si dipinse una smorfia nervosa.
Lo infastidiva così tanto fare caso a come quel Grifondoro se la spassasse del tutto ignaro della sua esistenza.
Fu per questo motivo che strinse i pugni e si ritrovò catapultato all'interno dello scompartimento esattamente come finiva per fare ogni anno. Non poteva farci niente: era più forte di lui... ed era forse un po' il suo modo di salutarlo che mascherava bene o male il suo devastante bisogno delle attenzioni di Harry Potter. [...]
(Dal Capitolo 1)
Insomma una fanfiction Drarry come tante altre, profondamente sentita, ma scritta senza pretese di dignità letteraria.
Buona lettura, Ary
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Famiglia Malfoy, Famiglia Weasley, Il trio protagonista, Theodore Nott | Coppie: Blaise/Theodore, Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo, Più contesti
Capitoli:
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Quando Theodore Nott riprese conoscienza, la prima cosa che percepì fu un lancinante dolore a una tempia, poi delle zone della pelle del proprio viso come fossero incrostate e, infine, si accorse che i suoi polsi erano dolorosamente stretti in qualcosa di freddo e sgradevolmente viscido.
A fatica, riuscì a sollevare il capo, che tuttavia dovette far ricadere all'indietro, dove fu sorretto dalla ruvida superificie del tronco di un albero.

Ansimò leggermente, mentre iniziava a percepire l'aria che circolava nel suo corpo, era tuttavia molto diversa dall'aria fresca di una notte al campo, anzi, era secca e bollente.
Theodore aprì gli occhi e ciò che vide fu l'accampamento che era stato la sua casa negli ultimi nove mesi, messo a ferro e fuoco, le fiamme stavano divorando il tessuto delle tende e c'erano mobili e supellettili sparsi ovunque, ma il tutto si consumava nel più cupo silenzio.
Quindi dov'erano tutti?

Girò debolmente la testa verso destra per guardarsi intorno, ma gli si annebbiò immediatamente la vista e una voce apprensiva gli intimò di fare attenzione ai movimenti bruschi.
Con gli occhi ancora velati e il cervello rallentato dalla sua recente ripresa di coscienza, Nott riuscì lo stesso a sorridere nel riconoscere la voce di Blaise Zabini, proveniente da un punto molto vicino alla sua sinistra.

"Avresti dovuto arrenderti, ti saresti risparmiato quel capitombolo."

Di nuovo il ragazzo sorrise alle parole  dell'altro e lasciò che la sua testa cadesse di lato questa volta, dove arrivò ad appoggiarsi sulla spalla del mulatto.
Lo trovò un po' rigido, forse a causa del suo gesto o forse solo degli effetti residui della fattura che gli era stata lanciata in precedenza.

"Tentar non nuoce, poi poteva andarmi molto peggio."

"Parli come un Grifonidiota"

Stavolta fu Zabini a sorridere, incurante del disastro che stava avendo luogo davanti ai loro occhi, piuttosto troppo distratto dal folle ritmo con cui il cuore gli batteva nel petto.

"Non è una cosa carina da dire"

Mugolò Nott, ancora troppo debolmente, mentre sfregava la guancia contro la spalla dell'altro come cercando l'angolazione che fosse più comoda.
Il ragazzo si era irrigidito di nuovo, stavolta chiaramente non a causa del Pietrificus subito.

"Non la penso davvero"

Rispose pacatamente e a questo scambio di battute seguì un lungo silenzio da parte di entrambi, silenzio durante il quale, Theodore ebbe modo di riprendersi e notare come tutti i supersiti, loro due compresi, fossero stati raggruppati al limitare della foresta e legati con le mani dietro la schiena a degli alberi.
Il freddo e viscido impedimento era dato da lacci magici, di una sostanza traslucida e luminescente.

"Blaise, ti prego dimmi che hai un qualche piano geniale."

Il mulatto, fino a quel momento perso con gli occhi nella vista del disastro che stava loro di fronte e tingeva di rosso il cielo stellato con i bagliori delle sue fiamme magiche, si morse un labbro e le sue sopracciglia scattarono verso l'alto in un tic che non lasciava intendere nulla di buono.

"No, e Draco e Potter sono ancora là in mezzo."

"Eh, Potter?"

Blaise non rispose e Theo sospirò, riappoggiando la testa contro il tronco dell'albero che condivideva con il mulatto.

All'improvviso, con un suono secco e in un'esplosione di lapilli, i sostegni di una delle poche tende ancora in piedi si spezzarono, cadendo a terra per un effetto a catena.
Una volta che le fiamme si furono abbassate e il fumo acceso di scintille roventi si fu diradato, si aprì la scena sullo scontro agguerrito che stava avendo luogo al centro dell'accampamento.
I due ragazzi aguzzarono gli occhi per riuscire ad aggirare i lampi di luce che scaturivano da tre punti diversi, tre bacchette diverse, e distinguere coloro che le impugnavano.

Harry Potter avanzava spavaldamente, come preda di un qualche demonio che lo spingeva ad essere incauto fino al limite del verosimile e avanzare sempre di più contro il suo avversario anche quando non sarebbe stato il caso di farlo.
I gesti del suo braccio erano veloci e decisi, scomposti e decisamente frutto di un istinto momentaneo, completamente diversi dagli eleganti movimenti, perfettamente misurati con cui Lucius rispondeva ad ogni colpo.
La sua figura trasmetteva una calma tombale, perfino il suo mantello si muoveva con indifferenza quando l'uomo schivava gli attacchi.

Qualche passo indietro, un po' in disparte, a coprire le spalle di Harry, c'era anche Draco, che ancora doveva  realizzare di poter effettivamente colpire suo padre, l'aveva desiderato per tanto tempo, forse solo per infantile ripicca, forse per un odio molto più viscerale, ma comunque stessero le cose, ora non ne aveva il coraggio.
Dunque si limitava a difendersi e a difendere quell'idiota spericolato di un Grifondoro che, se non fosse stato per lui, sarebbe già stato schiantato o colpito una decina di volte.

Ma Draco non poteva difenderlo per sempre, era troppo imprevedibile e uno dei contrattacchi di Lucius sarebbe andato a segno, presto o tardi.
E infatti, avanzando incautamente, Harry finì con l'andare incontro all'Oppugno con cui Lucius gli stava scagliando addosso delle travi di legno.
Ne fu preso in pieno e scaraventato all'indietro di qualche metro, le assi gli ricaddero disordinatamente addosso con dei tonfi sordi.

Draco si voltò di scatto e, preso dal panico, abbassò la guardia.
Harry tossì, una tosse che aveva un suono spaventoso e il Serpeverde gridò il suo nome appena prima che uno Schiantesimo non lo mancasse di poco, facendolo barcollare e costringendolo a girarsi verso il padre, il suo viso era trasfigurato dall'odio mentre l'uomo restava imperturbabile.

Nulla si mosse sul volto freddo del mago nemmeno quando scagliò contro al figlio la Maledizione Cruciatus.
Dalla sua bacchetta scaturiva un odio indicibile, davanti al quale Draco non potè che soccombere, cadendo in ginocchio in preda alle convulsioni mentre ogni nervo del suo corpo sembrava sul punto di prendere fuoco.

Il moro sentiva le grida di Draco pulsargli nelle orecchie dolorosamente e, con un debole gesto del polso e mormorando a stento la formula dell'incantesimo, riuscì a liberarsi dalle travi che lo schiacciavano a terra.
Sdraiato al suolo, con la bacchetta stretta in pugno e appena la forza di tenere gli occhi aperti, arrabbiato e impotente, ordinava ai suoi muscoli di obbedirgli, ma riuscì appena a sollevare la testa.

Visto dall'esterno, ciò che si parò davanti agli occhi di Harry era ancora più insostenibile del dolore fisico che provava in quel momento.
Prese un respiro profondo prima di raccogliere le forze necessarie per mettersi a sedere, o meglio ci provò perchè finì con il tossire e schizzare sangue fuori dalla bocca, ma almeno finì seduto.
Ignorò la vista che gli si annebbiava, ignorò il dolore lancinante ad ogni osso del corpo e si costrinse a stare in piedi.
Attorno lui l'accampamento andava a fuoco e ad ogni più piccolo movimento il terreno sotto ai suoi piedi si macchiava di nuove gocce di sangue, ma tutto ciò che i suoi occhi vedevano era Draco disteso a terra che rischiava di essere cruciato fino alla follia.
L'unico dolore che contava in quel momento era il suo e doveva finire.

"Expelliarmus!"

Doveva essere un grido, ma la sua gola raschiò fastidiosamente e il suono della sua voce fu smorzato.
Tuttavia un getto di luce rossa scaturì dalla punta della sua bacchetta e colpì con forza il braccio del Mangiamorte, arrivando a stortarglielo dietro la schiena.
Intanto la bacchetta del mago volava in aria, rischiando di confondersi nel buio della notte, ma Harry non la perse di vista e usò tutta la prontezza rimastagli in corpo per scagliargli contro un altro incantesimo.

"Incendio!"

La smorfia di dolore incisa sul volto di Lucius Malfoy quando la sua bacchetta prese fuoco e la cenere che ne derivò si disperse nell'aria era gratificante per Harry quanto lo era stato afferrare il suo primo Boccino d'Oro, poi il moro sentì la voce di Draco alle proprie spalle, nulla più che un sussurro indistinto nella notte, ma fu meglio che vincere la Coppa del Quidditch.

"Sei un mago morto, Potter"

Ringhiava Lucius Malfoy, come se per lui la battaglia non fosse ancora finita.
Infatti Harry fece un errore ad ignorarlo e a voltargli le spalle per cercare di raggiungere Draco nonostante muoversi fosse una tortura: doveva avere almeno due costole rotte, forse anche un braccio e la gamba destra gli pulsava come se fosse stata trafitta da un coltello.
Ovviamente non poteva essere un coltello, verosimilmente era un chiodo, ma se ne sarebbe occupato in un secondo momento.

Ad ogni modo non arrivò a raggiungere il ragazzo, perchè anche se Lucius Malfoy era fuori gioco, l'uomo non aveva agito da solo fino a quel momento e Harry si dette dello stupido per non aver pensato a Dolohov e Nott, che in quel momento gli stavano davanti, il primo con gli occhi accesi da una furia sorpresa, il secondo turbato e tremante con la bacchetta puntata verso il viso del moro.

Prima che il Grifonoro potesse agire in qualsiasi modo, Nott lo disarmò e Dolohov lo afferrò per la collottola e lo trascinò indietro, di nuovo verso Lucius.
Lì Harry cadde in ginocchio, mentre poteva sentire il chiodo premergli a fondo nella carne della coscia al punto da fargli girare la testa, mentre le ossa rotte della sua cassa toracica premevano contro i polmoni, mozzandogli il fiato.
Un rivolo di sangue colò fuori dalle labbra bluastre del moro.

Malfoy portò la mano verso il bastone che altro non era se non la fodera della sua bacchetta, di cui ormai non rimaneva altro che cenere.
Le dita pallide dell'uomo si strinsero convulsamente attorno alla superficie scura e l'attimo successivo Harry era a terra e boccheggiava tenendosi la mascella dolorante.

"Prendete quell'altro e mettetelo con i prigionieri, io e Potter dobbiamo scambiare due parole."

Harry ringhiò, con i denti incrostati di sangue e gli occhi che mandavano lampi, ma tutto ciò che Lucius Malfoy fece di rimando fu sorridergli freddamente e inginocchiarsi davanti a lui, infierendo con quello sguardo crudele che aveva capito perfettamente quanto al moro avesse dato fastidio il modo in cui aveva chiamato Draco.

Intanto Dolohov e Nott eseguivano gli ordini di Lucius, l'uno indifferente e l'altro con la ridicola devozione di un cagnolino ammaestrato.
Sollevarono da terra Draco, quasi privo di sensi e con gli occhi spenti, come se il dolore subito ne avesse consumato la luce, lo portarono fino al limitare del bosco dove Theodore e Blaise trattenevano il respiro.

"Allora Potter, sto per metterti di fronte a una scelta, non essere nervoso, non è un'interrogazione quindi rilassati... inoltre, dovresti esserci abituato."

Harry taceva con la guancia premuta contro il terreno umido, anche solo respirare era come inghiottire aghi e di certo non intendeva dare a Lucius la soddosfazione di una qualsiasi reazione da parte sua: conosceva Draco abbastanza bene da sapere quanto i Malfoy odiassero essere ignorati.

"Arrenditi, lascia che Lyell sbatta ad Azkaban quei Mangiamorte, dopotutto dovresti odiarli quanto odi me. In cambio, loro avranno salva la vita e tu morirai con la coscienza pulita. Altrimenti, Potter, ti giuro che li guarderai morire con i tuoi occhi, dal primo all'ultimo."

Harry gemette, tradendosi, ma la rabbia, il dolore e la disperazione lo accecavano al punto che nemmeno Lucius esisteva più, esistevano solo il suo corpo martoriato e la sua anima lacerata dalla consapevolezza di essere stato inutile.
Ma piu di tutto, la mostruosità di quell'uomo lo portò a rompere il suo voto di silenzio.

"Come puoi essere così deviato, come puoi fare questo a tuo figlio?"

Ringhiò debolemente Harry e un evidentente lampo di soddisfazione solcò gli occhi grigi del mago.

"Non è più mio figlio da quanto ha scelto il suo percorso, da quando ha scelto di fare amicizia con te, tradendo l'onore della famiglia."

Ignorando completamente tutte le falle pedagogiche di quel discorso che comunque Harry si aspettava di sentire, il Grifondoro scelse di focalizzare un altro dettaglio della risposta dell'uomo, solo in funzione di una breve quanto misera rivicinta.
Ridacchiò, ma il suo viso era deformato dal dolore e un paio di gocce di sangue macchiarono il terreno, poi alzò gli occhi verso Lucius Malfoy con malizia.

"Amicizia? Oh non la chiamerei così, paparino. Io mi scopo Draco, me lo scopo così forte da fargli urlare il mio nome. Dovresti sentire che bel suo-"

La frase fu troncata lì, la scarpa lucida del mago si era piantata nella pancia di Harry e lui aveva incassato, costringendosi a inghiottire il sangue che gli aveva invaso la bocca con il suo sapore sgradevole.
No, non era stata una mossa intelligente, ma Lucius non era mai stato così furioso, ne era assolutamente valsa la pena.

"Ti lascio qui a pensarci su, Potter. Ma fai in fretta schifoso invertito, tornerò prima dell'alba."

Così, con un'andatura evidentemente affrettata dalla rabbia repressa, Lucius se ne andò, ma non verso il limitare del bosco, bensì verso la voliera del campo, lasciata intatta dalle fiamme, ma piena di gufi e civette che, all'avvicinarsi del mago, presero a sbattere le ali in preda al panico.

Starà di certo scrivendo a Lyell.

Pensò Harry d'istinto mentre la rabbia tornava ad accecarlo insieme alla consapevolezza che tutto quello che aveva fatto non aveva portato a niente se non a un finale che non poteva che essere tragico.
Come se non bastasse, di nuovo, stava a lui scegliere quale fosse il meno peggio da abbracciare.

Ad una sua parola Draco e gli altri sarebbero sopravvissuti, certo, ma a quale prezzo? Oggi era Azkaban, ma dalla semplice reclusione, già di per sè un inferno, alla condanna al Bacio dei Dissennatori quanto sarebbe passato?
Il solo pensiero, semplicemente, lo uccideva.

Dunque sì, forse la morte non era così male, forse Draco per primo l'avrebbe preferita, ma chi era lui per decidere e poi come avrebbe potuto semplicemente restare immobile mentre quel ragazzo che aveva tutto il suo cuore e la sua devozione cessava di esistere?
Almeno sarebbe morto poco dopo, era una magra consolazione, ma un solo istante con la consapevolezza di averlo perso e portarsene sulle spalle la colpa sembrava insostenibile.

Ora il terreno sotto la sua guancia era fradicio, non si era accorto di stare piangendo a dirotto, non aveva fatto caso a come ora anche il suo ventre e il suo petto fossero lacerati e sanguinati, ma questa volta per opera di una lama invisibile, piu sottile dell'aria e, per questo, mille volte più affilata.
Ma sì, dopotutto cos'era la morte se non la naturale fine della vita? Non era che una facezia al confronto di ciò che comportava il Bacio.

Harry strinse con forza le palpebre per scacciare dalla testa l'immagine di Draco, pallido e smunto, attirato come per gravità verso le gelide fauci di quella creatura che, lenta e inesorabile, gli rubava l'anima, la fiammella di vita piu pura della vita biologica stessa.
L'anima di Draco era semplicemente troppo preziosa, troppo pura e perfetta per avvicinarsi a quegli esseri disgustosi, Harry non l'avrebbe mai permesso, a costo di vivere il tempo che gli rimaneva come vittima delle più atroci sofferenze.
Era un piccolo pegno se paragonato a ciò che avrebbe dato a Draco.
E a tutti gli altri, ovviamente anche a tutti gli altri.

 

   
 
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