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Autore: LadyHeather83    15/05/2021    4 recensioni
Dopo gli avvenimenti di Majin-Bu, tutto sembra tornato alla normalità, o quasi.
Qualcuno riesce ad evocare il drago Polunga per riportare in vita un popolo quasi estinto.
Una nuova avventura aspetta Goku e Vegeta, che si troveranno ad affrontare delle importanti decisioni, per il proprio bene e quelle per le sorti delle persone che amano di più
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gohan, Goku, Goten, Trunks, Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Vegeta-Sej

*

Capitolo 12 – Non aprite quella porta

*

Bulma da quel giorno non vide più suo marito, era trascorsa più o meno una settimana.

E nonostante fosse stata destinata ai laboratori, era convinta di non conoscere del tutto quello che accadeva nei sotterranei del castello.

Non era raro imbattersi in qualche dottore che trasportava in condizioni critiche qualche guerriero saiyan, facilmente intuibile dai monitor a cui erano attaccati quando di corsa attraversavano quei corridoi per condurli alla fine, dove due porte enorme di metallo si aprivano al loro passaggio, oppure quando passavano nel lettore il loro lascia passere.

Anche Bulma, incuriosita, ma con la scusa di rendersi utile, aveva provato ad accedervi, ma la spia rossa non accennava a lasciare il posto a quella verde quando strisciava il suo badge nella fessura apposita, o in alternativa quando chiedeva a qualche medico di poterlo seguire.

“Non hai accesso a quell’area” Le aveva detto Re Vegeta palesandosi dietro di lei.

“Sono una scienziata, e ho il diritto di sapere che cosa accade dietro quella porta”.

“Niente di che. I guerrieri vengono medicati nella vasca di rianimazione, è così che ci curiamo le ferite dopo una battaglia” Spiegò.

Ma Bulma non era il tipo di persona che si poteva incantare con quattro parole giusto per dargli il contentino.

“Non mi sembrava avesse ferite di guerra!” Constatò facendolo rimanere perplesso, quella donna aveva l’occhio lungo e sarebbe stato difficile convincerla.

“Non tutte si vedono. Vedi…” Si fermò perché non ricordava più il suo nome.

“Bulma, mi chiamo Bulma.”

“Bulma. Una squadra è stata sul pianeta Celith, lì i suoi abitanti usano un veleno paralizzante per difendersi, quel saiyan ne è stato vittima, tutto qua. Un paio d’ore nella vasca di rianimazione e ritornerà come nuovo.”

“Ma…” Tentò di dire.

“Torna al tuo lavoro. E’ tutto”.

Re Vegeta attese che la moglie di suo figlio recepisse il messaggio e tornasse nel suo laboratorio a riparare le navicelle, prima di aprire la porta ed addentrarsi a controllare la situazione.

“Voglio vedere mio marito e mio figlio” Gli ordinò facendolo fermare e poi voltarsi di scatto e Re Vegeta dovete trattenere per un angolo il lungo mantello rosso per evitare che gli coprisse la faccia.

“Non sei nelle condizioni di fare pretese. Sei ai nostro servizio, e questo equivale ad essere nostra schiava.”

“Ho una cosa importante da dirgli” Berciò innalzando un pugno che non spaventò per niente il monarca.

“Che sei incinta?” La spiazzò con quella domanda “…forse lo sa già…forse Saiyla glielo ha già comunicato. Se mio figlio non si è presentato significa che non gli importa della creatura che porti in grembo”.

Conosceva bene suo marito e quelle parole non la toccarono minimamente, sapeva che se Vegeta si comportava in quella maniera un motivo c’era.

Era anche vero che non lo vedeva da una settimana, anzi, forse è più corretto dire che non aveva più rivisto nessuno.

Sapeva altresì della presenza di Goku in quel pianeta, ma tranne l’aver ascoltato di nascosto un paio di conversazioni tra Radish e Nappa avvenute tra quei corridoi, non conosceva ulteriori dettagli.

Una settimana, era trascorsa già una settimana.

Eppure credeva che una volta arrivati Goku e Vegeta avrebbero sterminato il loro popolo e fatto ritorno sul pianeta Terra, quanto ci avrebbero messo?

Un giorno al massimo aveva calcolato, ed invece erano trascorsi sette giorni.

Sette lunghi giorni di nausee e crampi alla schiena e allo stomaco.

Sette giorni di ansia e preoccupazione per delle perdite esigue di sangue che aveva,le era successo anche con quando aspettava Trunks e il medico ginecologo le aveva detto essere normali “perdite da impianto” le aveva definite quel piccoletto pelato baffuto.

“Passeranno in pochi giorni, stia tranquilla” Le aveva detto all’epoca, ma ora non aveva nessuno su cui contare, nessuno specialista a cui  mandare un messaggio solo per essere rassicurata, e non c’erano nemmeno Chichi e Videl con le quali confrontarsi.

Era sola e doveva accettarlo.

Bulma fece un bel respiro profondo e scacciò via i brutti pensieri che le stavano attraversando la mente.

“Si guardi bene le spalle, Re Vegeta.”

“Da te?” Chiese incurvando il labbro inferiore “…cos’è una minaccia? Non mi sembri nelle condizioni di farne”.

L’azzurra fece spallucce “E’ solo un consiglio”.

*

Vegeta sentiva degli strani rumori provenire dai laboratori e ad ogni volta che provava a chiedere a suo padre di entrare per dare un’occhiata, veniva liquidato con un va tutto bene e di non preoccuparsi.

Aveva fiutato quella menzogna da kilometri di distanza e per fortuna aveva avuto la brillante idea di mandare sua moglie in avanscoperta, reclutandola tra gli scienziati.

Doveva assolutamente scoprire che intenzioni avevano e che cosa c’era sotto.

Perché Sayla li aveva resuscitati.

E per farlo, doveva fingersi uno di loro, o meglio, fingere di stare al loro gioco.

Per questo quando suo padre gli aveva proposto di unirsi a lui nel regnare come ai vecchi tempi non aveva esitato.

Il problema sarebbe stato Kakaroth.

Quale ruolo affidargli?

Visto che Bardack era il primo ufficiale del re, lui avrebbe avuto il figlio? Non avrebbe potuto chiedere di meglio se fosse stato così, ma sarebbe stato troppo bello per essere vero.

Muoversi liberamente tra i sotterranei del castello, tra i suoi laboratori e nelle prigioni prendendo i loro amici si sarebbe rivelato un gioco da ragazzi.

Ma il sovrano, aveva deciso per Nappa e Radish con grande disappunto di Vegeta.

A Kakaroth sarebbe stato affidato il compito di formare le guardie e i guerrieri, ben lontano da Vegeta.

“Dannazione!” Aveva imprecato mentalmente, se aveva tra i piedi Nappa e Radish non si sarebbe potuto muovere indisturbato nel castello e il suo piano ci avrebbe messo molto di più per realizzarsi.

Però essendo il principe, magari poteva far visita ai prigionieri.

Doveva sincerarsi delle condizioni di tutti.

L’unica cosa che non riusciva a capacitarsi, è come Gohan, Goten e Trunks non abbiano ancora tentato la fuga, non sarebbe stato difficile per loro liberarsi.

Dimenticava una cosa…Sayla era esperta di magia, non era da escludere che gli avesse fatto una fattura.

Sentiva ancora le loro auree, quindi non erano in pericolo e questa era una buona cosa.

Altra cosa a cui pensare prima che potessero essere vendute come schiave, o peggio ancora lasciate alla mercè di quei barbari, era controllare in che condizioni versavano Mai, Chichi, Videl e la mocciosa.

Il principe dei saiyan si mise addosso la divisa tipica del suo pianeta e indossò il suo miglior ghigno, il suo motto era far buon viso a cattivo gioco.

Il problema sarebbe stato dirlo a Kakaroth, visto che erano giorni con si vedevano.

Lasciò la sua stanza da letto dove aveva trascorso le ultime sette notti.

Era proprio come la ricordava da piccolo: due enormi finestre drappeggiate da due pesante tende cremisi, al centro un letto in legno a baldacchino imbottito da lenzuola si seta nere e un paio di armadi nella parete libera. Un lampadario a goccia di finissimo e pregiatissimo cristallo troneggiava il soffitto bianco.

Trovò Radish ad attenderlo ai piedi delle scale, sembrava alquanto nervoso e continuava a camminare su e giù mangiandosi le dita delle mani.

“Finalmente!”

“Finalmente cosa?” Chiese il principe interrogativo.

“Devo parlarti!”

*

Goku sospirò mentre strappava nervosamente dei fili d’erba seduto sul giardino del palazzo reale attendendo di essere chiamato per la missione.

Sarebbe andato con suo padre Bardack su un pianeta poco lontano a ritirare delle pelli e delle coperte, l’inverno sul pianeta Vegeta-Sej si stava avvicinando ed erano sprovvisti di ogni cosa, non potevano rischiare di morire assiderati anche se il loro fisico tollerava qualsiasi tipo di temperatura, e non sarebbe stato di certo un po’ di freddo ad ucciderli.

“La navicella è pronta, la tua amica dai capelli azzurri l’ha riparata!” Aveva annunciato Bardack raggiungendo il figlio e rimanendo in piedi vicino a lui.

“Voglio vedere la mia famiglia” Sembrava non aver sentito quello che gli aveva appena detto, e ogni volta che ne aveva l’occasione chiedeva di loro.

“Ti ho detto che…” Bardack svenne cadendo addosso al figlio prima di terminare la frase.

“Papà…papà stai bene?” Lo chiamò per la prima volta con quell’appellativo mentre lo schiaffeggiava cercando di fargli ritornare i sensi.

“Ka..k..ka..roth” Ansimò annaspando e sollevando un braccio.

“Che cosa ti prende?” Gli chiese urlando scuotendolo con forza perché restasse sveglio, ma ogni volta che provava a fare qualcosa sentiva il suo respiro farsi sempre più pesante e gli occhi dilatarsi sempre di più finché non li chiuse del tutto.

Goku non aveva tempo da perdere, doveva subito portarlo in infermeria dove sarebbe stato curato.

Lo caricò sulle spalle senza nessuna fatica e dopo qualche falcata raggiunse il palazzo e i sotterranei dove trovò Bulma intenta nella riparazione di una scheda di memoria.

Riversò il corpo di suo padre su una barella e questa di incrinò leggermente.

L’amica si tolse il casco protettivo e spense la fiamma ossidrica.

“Che succede?” Gli chiese prendendo uno stetoscopio per auscultare cuore e polmoni.

Bardack respirava a fatica e il battito del cuore era accelerato, se fosse successo ad un essere umano sarebbe sicuramente morto.

“Non lo so, stavamo parlando ed è svenuto, l’ho portato qua!” Spiegò allargando le braccia.

Bulma e Goku realizzarono che era la prima volta che si vedevano da quando erano lì, non dissero nulla, ma si limitarono a sorridere l’uno all’altro.

Loro due potevano capirsi con uno solo sguardo, non servivano parole per esternare la loro gioia nell’essersi trovati e nell’apprendere che stavano entrambi bene.

“Dobbiamo attaccarlo ad un monitor” Nella fretta di sposarsi, Bulma urtò con il ventre lo spigolo di un mobiletto d’acciaio, strizzò gli occhi dal dolore, poi guardò il camice bianco che iniziava ad imbrattarsi di sangue e il panico l’assalì di colpo.

“Oh mio dio!” Esclamò Goku sorreggendo l’amica.

“Sto bene, è solo un graffio per fortuna!”  Disse controllando meglio, lo spigolo del tavolino era appuntito e le bastò poco per ferirsi.

Più tardi si sarebbe fatta vedere, nel frattempo aveva tamponato il tutto con qualche metro di garza sterile.

“Pensiamo a tuo padre ora” Gli aveva detto indicando l’apparecchiatura posta dietro di lui che consisteva in un monitor con diversi cavi attaccati, forse un aggeggio che serviva a monitorare l’attività cardiaca e cerebrale.

Bulma non era un’esperta in medicina, ma qualcosa all’università e nella forbita biblioteca di casa, era riuscita ad imparare.

Un po’ di anatomia umana l’aveva studiata, quel poco che bastava per riuscire a rianimare una persona, insomma, le basi le sapeva, e sapeva anche usare un defibrillatore se ne avesse avuto occasione.

Avendo un saiyan in casa che si sottoponeva in passato ad allenamenti impossibili, era stata costretta a seguire corsi di rianimazione e primo soccorso, sarebbe stato più facile per lei aiutarlo in caso di bisogno, prima che riuscisse a costruire la vasca di rianimazione sotto suo suggerimento, ma ogni volta che tentava di collaudarla, falliva, lei e il dottor Brief, non erano riusciti a scoprire il segreto di quella macchina salvavita, ma ora che nell’altro laboratorio ce n’erano a disposizione sicuramente ne avrebbe rubato le funzionalità, e chissà che non fosse riuscita a trovare i progetti in qualche cassetto.

Goku stava per legarsi da solo con quel groviglio di fili mentre li passava all’amica.

“Sta fermo, altrimenti rischi di strozzarti” Lo schernì aiutandolo come meglio poteva cercando di non sbattere la pancia a destra e sinistra.

“Ho notato che stai molto attenta al tuo ventre, c’è qualcosa che mi devi dire?” Assottigliò gli occhi.

“Santo cielo Goku, ti sembra il momento per chiedermi una cosa del genere? E poi lo hai visto anche tu che mi sono ferita, sto solo facendo attenzione a non farmi più male.” Attaccò la spina alla presa e il sensori al petto e poi alle tempie.

Quando il monitor si accese iniziò a suonare all’impazzata richiamando i medici che si erano presi una piccola pausa.

Ne arrivarono tre, di etnie diverse.

Quello dal muso allungato simile ad un pterodattilo inveì contro Bulma dicendole che dovevano essere avvertiti o portare Bardack nella sala adatta.

“Non ho il pass, non me lo hanno ancora dato” Incrociò le braccia al petto in segno di offesa.

“Forza, dobbiamo portarlo di là, non c’è più molto tempo da perdere!” Disse uno sbloccando il meccanismo della barella per trascinarlo con più facilità.

Una corsa contro il tempo prima che per il capitano Bardack fosse la fine, aveva bisogno di un’infusine immediata di staminali, i tre aprirono la porta e passarono, anche Goku li seguì, Bulma invece si era accasciata a terra in silenzio ansimando.

Si tenne la pancia mentre il sangue continuava a fluire.

*

Goku continuò invece la sua corsa nel lungo corridoio inseguendo i tre medici, non si era accorto di aver perso la sua amica Bulma.

Spalancò gli occhi quando arrivarono a destinazione e il suo viso fu illuminato da una luce verdastra.

ro**

Continua

*

Angolo dell’Autrice: Buon sabato a tutti amanti del fandom.

Grazie per essere arrivati fino a qui, lo so, vi ho lasciato con più interrogativi che risposte, ma vi prometto che presto le avrete.

Abbiamo un Radish che deve parlare con Vegeta…di cosa?

Bardack si sente male e Goku che insegue i medici…che cosa avrà visto?

E non dimentichiamo Bulma!

Io come al solito vi do appuntamento al prossimo week end e con il titolo del prossimo capitolo: Fuori uno.

Accetto previsioni.

Buon fine settimana, Erika

  
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