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Autore: LadyHeather83    15/05/2021    2 recensioni
Adrien e Marinette si sono sposati. Hanno una bella casa, un lavoro entrambi alla Maison Agreste e tre figli: Louis, Emma e Hugo, e anche il tanto agognato criceto.
Un equilibrio stabile, che verrà sconvolto dal ritorno di un nemico che credevano sconfitto.
Terza parte della serie ENSEMBLE CONTRE LE MONDE . Long precedenti BEST FRIENDS e LE ALI DELLA FARFALLA.
Genere: Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Lila, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Papillon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ensemble contre le monde'
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Il ritorno di Papillon

*

Capitolo 16

*

La domenica mattina di solito era una giornata di festa e non c’era pranzo senza la famiglia riunita, di entrambe le fazioni s’intende.

L’enorme tavolo di mogano della sala da pranzo di casa Agreste, era sempre bandito a festa e i bambini attendevano sempre con trepidante attesa l’arrivo dei nonni.

Già i loro genitori li vedevano sfregarsi le mani quando si avvicinava la fatidica ora aspettando che il campanello suonasse, li avrebbero accolti con baci ed abbracci e loro li avrebbero ricoperti di doni.

Ma non quella domenica.

Quella era diversa.

Ne i nonni Gabriel e Nathalie e ne i nonni Tom e Sabine avrebbero banchettato assieme a loro.

Anzi, con il clima che regnava in quella giornata piovosa non sapevano nemmeno se gli sarebbe stato servito il pranzo almeno a loro tre.

Dalle otto di mattina, sia Adrien che Marinette, furono intrattenuti dagli avvocati al telefono.

Erano le dieci, e i tre pargoli erano riusciti a contare quindici telefonate, prima suonava il telefono della mamma e poi quello del papà, si alternavano così.

Nonna Nathalie riposava ancora sedata nella sua stanza, troppo forte lo shock dell’arresto del marito e il medico che l’aveva visitata quella notte dopo un malore, per precauzione le aveva prescritto assoluto riposo con dose di tranquillanti.

I coniugi Agreste, si erano dimenticati di chiedere alla signora LaFleur se fosse disponibile a guardare i bambini e a preparare qualcosa di commestibile da metter sotto i denti per loro tre.

Ma per fortuna, potevano contare su Tom e Sabine, che fino al momento in cui nel display del telefono di Marinette non era comparsa la chiamata in arrivo della madre, non avevano pensato a loro.

“Mamma!”

“Finalmente Marinette, è tutta la mattina che provo a chiamarvi” Aveva detto apprensiva la signora Dupain.

“Lo so mamma, ho appena visto i tuoi messaggi, siamo stati impegnati con gli avvocati” Spiegò lasciandosi cadere sul divano di alcantara grigio.

“Cosa dicono? Ci sono novità? Ancora non posso credere a quello che è successo!”

“Nemmeno noi. Comunque nessuna novità, dicono che quel video sia autentico e che ci siano poche possibilità di tirare fuori Gabriel di prigione.” Sospirò portandosi una mano sulla fronte, la testa le doleva e a complicare tutto si era messo anche il tempo, Marinette stava sempre male quando la pressione atmosferica si abbassava.

“Possiamo fare qualcosa tesoro mio? Avete bisogno che i bambini vengano qui?”

“Magari, mamma. Sarebbe davvero di aiuto. Nathalie si è sentita male stanotte e sta riposando”.

“Ma è terribile! Prepara i bambini, mando papà a prenderli. Dormiranno da noi questo fine settimana.”

“Ti ringrazio mamma.” Disse con voce rotta dal pianto.

“Amore, che cosa c’è? Non fare così!”

“Sono una cattiva madre. Non so badare ai miei bambini” Singhiozzò asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.

“No, non lo sei. Hai bisogno di staccare la spina un attimo. E lo sai che io e tuo padre ti aiuteremo. Scaccia via quelle lacrime e prepara i miei nipoti.”

“Grazie mamma. Ti voglio bene!”

“Anche io tesoro”.

*

Marinette non fece a tempo a chiudere la chiamata che il telefono squillò di nuovo.

Sbuffò senza nemmeno guardare chi era, sicuramente l’ennesimo avvocato o giornalista da strapazzo che voleva intervistarla.

Aveva passato una decina di minuti a bloccare il numero di telefono dei reporter, non aveva voglia di rispondere ancora e ancora no comment, e poi riagganciare subito dopo.

Guardò il display: era Alya e non poteva assolutamente ignorare la telefonata.

Alya” L’aveva chiamata più volte perché la sua amica non si decideva di parlare, dall’altro capo del telefono sentiva singhiozzare e doveva assolutamente saperne la causa.

Che avesse litigato con Nino? Improbabile, in vent’anni non li aveva mai visti arrabbiati, almeno in pubblico.

M-ma-marinette!” Balbettò tirando su con il naso.

“Che succede amica mia?” La corvina pensò che quella domenica era partita con il piede sbagliato, le brutte notizie si susseguivano una dietro l’altra e lei sarebbe crollata prima o poi.

Già la notte l’aveva passata in bianco, anzi, erano più di una notte che trascorreva così, ma doveva essere forte, soprattutto per i suoi figli e per Adrien.

Fece un bel respiro profondo e si concentrò sulla sua migliore amica, ora era lei che aveva bisogno d’aiuto.

M-mi hanno licenziata!”

Marinette strabuzzò gli occhi, la sua amica, la sua impeccabile giornalista sempre in prima linea, quella che otteneva premi a destra e a manca, colei che in prima serata era record di ascolti: licenziata.

Puff…gettata via come fosse immondizia.

“Stai scherzando spero!”

“No, in redazione mi hanno dato il ben servito perché non ho pubblicato la notizia di Gabriel.”

Marinette chiuse gli occhi e fece una breve pausa, non sapeva cosa dire, in pratica era stata licenziata a causa sua, per la loro amicizia.

Già una volta aveva rischiato il posto per una cosa del genere, ma quella volta la notizia non era rimbalzata su tutti i giornali, era più un pettegolezzo, una voce falsa messa in piazza da una casa di moda concorrente e subito smentita dalla stessa.

Amica…mi dispiace! Ma lo sai che non dev…

“Non dirlo, ti prego. Vi voglio bene e non scriverei mai qualcosa che vi possa danneggiare. Gabriel è innocente, lo so”

Marinette sospirò ancora e strizzò gli occhi, odiava mentirle, odiava non poterle dire tutta la verità, ma qui non si trattava di lei, ma bensì di un’altra persona.

Una persona che in passato ha sbagliato, ma che si è pentita subito quando aveva capito che stava perdendo un figlio, accecato da un amore perduto che non riusciva a trovare la giusta consolazione.

“Grazie, amica mia, il tuo sostegno significa molto per me. Ti prometto che quando Gabriel verrà scagionato, quel grassone si pentirà amaramente di averti ferita e capirà l’errore commesso nel licenziare una persona di valore come te.”

*

“Andremo dai nonni, yuhuuuuu!” Esultò Hugo prendendo il trolley a forma di gatto dal suo armadio riempiendolo di tane cose, ma non quelle che servivano veramente, tipo cambi di abito e biancheria pulita.

“Hugo! Staremo via solo un giorno, pendi la sacca più piccola” Lo rimbeccò il più grande che si trovava sulla soglia della sua cameretta già pronto per andare, e poco dopo lo raggiunse la piccola Emma con la sua valigia rosa pastello.

“Ehi! Perché Emma ha la valigia grande e io devo prendere quella piccola?” Chiese lagnandosi il piccolo Agreste.

“Perché io sono una signora e devo essere sempre pronta ad ogni evenienza!” Gli rivolse una linguaccia ed alzò il mento in segno di offesa.

Louis alzò gli occhi al cielo, quello sarebbe stato un lungo week end.

“Andiamo dai nonni, non a fare una vacanza. Ci servirà solo della biancheria pulita e il pigiama.”

Emma guardò il più grande torva “Beh! Se a te piace tenere lo stesso abito per più di un giorno accomodati pure. Io sono una Agreste, e un Agreste deve essere sempre impeccabile”.

“E questa dove l’hai sentita?” Sbuffò per l’ennesima volta il più grande.

“Nonno Gabriel” Rispose con semplicità incrociando le braccia sotto al seno.

“Eccomi, sono pronto!” Disse Hugo mettendo fine a quel piccolo litigio tra fratelli, presentandosi con una sacca più piccola come ordinatogli dal fratello più grande.

“Bene, andiamo!” Louis aiutò Hugo portandogli la sacca.

Louis ed Emma erano davanti a lui mentre attraversavano il corridoio e si accorsero che mancava all’appello solo quando la biondina gli aveva chiesto se l’avrebbe aiutata ad impastare i biscotti.

Si fermarono anche loro e guardarono indietro.

Hugo si trovava al centro del corridoio con lo sguardo rivolto al pavimento di legno scuro, in mano stringeva il pupazzo di Chat Noir.

“Tutto bene?” Gli aveva chiesto amorevolmente la sorella.

“Credi che Lady Bug e Chat Noir aiuteranno il nonno Gabriel? Lui è innocente e non merita di restare in prigione”.

Emma gli sorrise abbassandosi alla sua altezza, sapeva che non avrebbero potuto aiutarlo in alcun modo.

“Lady Bug e Chat Noir non possono fare nulla per il nonno, ci penseranno mamma e papà a lui.” Spiegò Louis in tono pacato anticipando Emma.

“Ma loro non sono Lady Bug e Chat Noir” Piagnucolò battendo i piedi a terra.

Louis deglutì, non voleva mentirgli, ma era anche consapevole che non avrebbe mai mantenuto il segreto, era ancora troppo piccolo per capire certe cose.

“Lo dovranno essere. Anche se non indossano maschere, mamma e papà sono e saranno sempre i nostri super eroi, no?”

“Ben detto Louis!” Annuì la biondina dandogli man forte e convincendo Hugo.

*

Lila Rossi fu costretta a stare nel suo appartamento quel pomeriggio.

La pioggia non accennava a placarsi e rendeva i suoi spostamenti difficili, anche se le sarebbe bastato rimanere a casa per controllare le persone con le sue farfalle nere e viola.

Ma non poteva esporsi più di tanto, altrimenti Gabriel avrebbe avuto una possibilità di uscire di prigione, non poteva permettere di esporsi più di tanto, già aveva rischiato con l’akumizzazione del capo di quella reporter odiosa, per lei.

La castana era seduta sulla sedia di legno con le gambe sopra il tavolo, teneva in mano una penna stilografica nera che agitava tra le dita.

Aveva già spuntato quasi tutta la sua lista dal titolo “azioni malvagie”, ne mancava una, quella più importante.

Quella che avrebbe finalmente cadere ai suoi piedi Adrien.

Picchiettò la penna un paio di volte sul quel foglio e ne smangiucchiò il tappo pensando a come attuare il suo piano.

Aveva bisogno di Volpina, era l’unico modo per passare inosservata creando un illusione dietro l’altro.

Si alzò dalla sedia di legno e si stiracchiò, la camicia bianca che indossava si era alzata leggermente scoprendole i glutei nudi, non indossava l’intimo.

Dopo la sua breve avventura in solitaria si era scordata di metterle.

Afferrò poi la bottiglia mezza piena di gin e ne bevve un sorso, poi un altro e un altro ancora.

Lila scosse leggermente la testa perché la vista per qualche istante le si era annebbiata a causa dell’alcol, si avvicinò all’altra sponda del tavolo dove teneva delle freccette.

Prese tre di quegli oggetti appuntiti e le tirò sul muro andando a centrare perfettamente le teste dei tre mocciosi, poi ne prese altre due e centrò il cuore dei genitori ritratti ai lati.

Il viso di Adrien era incorniciato da un cuore rosso, mentre quello di Marinette era stato coperto da una X nera e marcata.

“Ancora un po’ e staremo insieme amore mio” Gli soffiò un bacio con la mano.

Lila fece una smorfia di disgusto e disapprovazione quando il suo cellulare squillò.

“Che hai da rompere?”

“I topini hanno appena lasciato la tana”.

Perfetto…sai dove stanno andando?”

“A casa Dupain”.

*

continua

  
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