Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Ricorda la storia  |      
Autore: jomonet    15/05/2021    10 recensioni
MariChat May 2021 - Moonlight
Chat Noir 20 yo - Marinette Dupain-Cheng 20 yo.
Una visita più o meno inaspettata può stravolgere un’amicizia duratura e solida? La luce della luna irradierà i loro animi, filtrando e illuminando i più intimi segreti e rischiarendo i sentimenti celati per troppo tempo nella parte più remota del loro cuore.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-- Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum "Ferisce più la penna".

La notte era scesa su tutta la città da un paio di ore, la Torre Eiffel brillava come un diamante a punta sfregiato da tante sfumature dorate e lucenti; le vie erano illuminate dalle tantissime insegne di ristoranti che brulicavano di cittadini e turisti provenienti da tutto il mondo; il Louvre rifletteva la sua calda luce sulla fontana che lo accostava, creando dei riflessi che univano il giallo proveniente dalla sua forma piramidale con il blu intenso e profondo del cielo primaverile; mentre la maestosa cattedrale di Notre-Dame si ereggeva nella sua spettacolare bellezza architettonica e impressionante altezza da togliere il fiato a chiunque, splendendo al centro di Parigi come un cuore dai mille colori grazie alle sue lunghe vetrate gotiche. La luna piena osservava e controllava vigilante ogni singolo movimento notturno nelle vie parigine, pregando silenziosamente per la sua amata città affinché quella notte alcun cattivo l’attaccasse e ne disturbasse il quiete riposo. La luce argentea illuminava graziosamente tutti i quartieri, dando conforto e sicurezza a tutti i bambini che temevano il buio, entrava nelle dimore, flirtando attraverso le finestre e tendendo le sue braccia buone e bianche per far compagnia a chi dormiva e a chi lavorava, rischiarendo e, talvolta, riuscendo a far trasparire i loro desideri nascosti fin dentro l’animo.

Tuttavia, quella notte la luce argentea era attratta in particolar modo da un ragazzo dai capelli biondi e scompigliati, seduto su di un tetto di un alto palazzo accanto alla brillante Torre Eiffel. La lunga coda nera penzoloni, che fuoriusciva dal suo costume di pelle, si arrotolava distrattamente, muovendosi ritmicamente da destra verso sinistra e così via. Gli occhi, contornati dalla maschera nera, erano chiusi, mentre dalla sua gola risuonava una melodia dolce e armoniosa, come una rilassante ninna nanna. La luna piena gli accarezzava teneramente ogni centimetro del suo volto maschile, morbido e ben delineato dalla giovane età dei vent’anni, ringraziandolo per il suo accogliente e melodioso canto dedicato a lei.

Il suono improvviso di un clacson fermò bruscamente la melodia del ragazzo, facendogli muovere istintivamente le orecchie da gatto tra i biondi capelli scompigliati. Aprì lentamente una palpebra e poi l’altra, facendo risplendere l’argento della luna nei suoi occhi verdi come lo smeraldo. “È ora che torni a casa.” Si disse sottovoce, ricuperando il suo bastone allungabile da dietro la schiena. Si inchinò verso la figura tondeggiante e luminosa incastrata nel cielo e volò da un tetto ad un altro, premendo il pulsante per prolungare la sua spessa asta magica. Nel mentre saltava, il suo sguardo felino cadde istintivamente su di un tetto parigino in particolare, da dove faceva capolino un luminoso balcone. Conosceva fin troppo bene quel luogo, poiché per molte volte e per vari motivi si era ritrovato immischiato dentro quelle quattro mura accoglienti. In quel palazzo abitava la sua migliore amica Marinette, una ragazza davvero graziosa e dal cuore d’oro. L’ultima volta che l’aveva vista era stata quella stessa mattina, comprando nel suo negozio una piccola confezione di morbidi e deliziosi croissant. Il suo stomaco brontolò alla sola immagine di uno dei più buoni cornetti di Parigi fatti dalle mani benedette della famiglia Dupain-Cheng e al sapore croccante e dolce del burro che si scioglieva sulla sua lingua. Aveva l’acquolina in bocca. Preso da un puro istinto felino, cambiò immediatamente la sua direzione e puntò velocemente verso il famigliare balcone illuminato. “Spero che Marinette proverà un po’ di pietà per un gattino affamato a mezzanotte.” Si leccò spudoratamente le labbra, rischiando di graffiarsi la lingua con i suoi canini appuntiti. 

 

“Tikki…” Marinette si tuffò all’indietro sul suo letto ancora rifatto. “Sono davvero stanca…”

“Marinette, hai studiato tutto il giorno!” La piccola kwami della coccinella svolazzò accanto a lei. “Sono molto orgogliosa di te! Fortunatamente oggi non c’è stato alcun pericolo in città e hai potuto concentrarti per bene sul tuo studio!” La rassicurò, coccolandosi sulla pancia della padroncina. 

“Spero solo che domani l’esame vada bene…”

“Ne sono sicura! Andrai alla grande! Nessuno è bravo quanto te nella sartoria!”

“Tikki…” sospirò la ragazza. “Ma questa… è la storia della sartoria!” Nascose il volto tra le sue mani, non accorgendosi che la sua kwami fosse volata lontana da lei. “Quasi… quasi…” disse con voce sommossa e ovattata dalle dita premute contro la bocca. “Sì… ho bisogno di un po’ d’aria fresca e nuova.” Si alzò lentamente dal letto, sbadigliando e ricuperando una felpa pesante abbandonata su di una sedia. “Tikki… io esco in balcone…” aprì delicatamente la botola che portava verso l’esterno, tenendo il volto puntato verso la sua stanza alla ricerca del suo kwami. “Ma dove sei finita? Volevo chiederti se desiderassi stare con me…”

“Molto volentieri!” Esclamò improvvisamente dietro di lei una voce maschile divertita. “Gentile da parte tua domandarmelo.”

Marinette lasciò la presa sulla botola e balzò all’indietro completamente spaventata, rischiando di cadere pericolosamente sul suo letto se una mano nera con lunghe unghie affilate non l’avesse sorretta in tempo.

“Hey, non volevo spaventarti.” Si scusò immediatamente l’eroe parigino, tenendola saldamente con un braccio, mentre l’altro era occupato a mantenere il passaggio quadrato aperto.

“Chat… Noir.” Bisbigliò tra sé lei. 

“Sì, sono proprio io.” Sul volto del ragazzo si disegnò un sorrisetto malizioso e allegro.

Marinette socchiuse appena gli occhi e notò un puntino luminoso che brillava divertito nella nera pupilla stretta e lunga, che richiamava perfettamente quella tipica dei gatti, e le orecchie a punta stranamente abbassate, come a voler sottolineare il suo sincero dispiacere per averla spaventata. “Chat Noir!” Esclamò questa volta con più enfasi, tentando di non farsi sentire dai suoi genitori al piano inferiore. “Che ci fai qui? È mezzanotte!”

L’eroe parigino la tirò verso di te, stringendola delicatamente contro il suo petto per aiutarla a salire ed uscire sul suo balcone. “Un vero eroe non dorme mai” le ammiccò simpaticamente, prima di tornare serio e lasciarla libera. “Stai bene… mia principessa?” Le prese una mano e le baciò regalmente il dorso. 

Marinette arrossì istintivamente e se ne sorprese. Le visite di Chat Noir erano diventate quasi una consuetudine. Almeno una volta alla settimana il ragazzo passava a trovarla e a lei non dispiaceva affatto, perciò era abituata a quel tipo di gesti. Sorprendentemente riusciva ad essere completamente se stessa quando era con lui e, anche se non lo ammetteva chiaramente a se stessa, bramava quei loro incontri notturni e segreti. Nessuno sapeva della loro stretta amicizia nata anche sotto quelle loro vesti: lui l’eroe gatto e lei una comune e normale cittadina di Parigi. Con gli anni il loro rapporto era di gran lunga migliorato, facendosi più solido, veritiero e duraturo. Si sentiva al sicuro, protetta e sapeva di potersi fidare ciecamente del suo compagno — del suo migliore amico — nelle battaglie contro il male. Nutriva un profondo rispetto verso quel gatto nero impacciato, simpatico e vanitoso, un perfetto ascoltatore delle sue disgrazie quotidiane, un ottimo consigliere e… forseanche qualcosa di più.

 

La luce argentea brillava luminosa tra le ciocche nere, che cadevano armoniosamente lungo le spalle della ragazza. Sollevò lo sguardo dal dorso della mano di lei, attendendo pazientemente una risposta alla sua domanda. “È stupenda”, pensò istintivamente, non riuscendo a fermare quell’impulsiva frase nata in quel momento. La luna le accarezzava dolcemente ogni sottile lineamento del volto, modellato perfettamente dall’età dei vent’anni, illuminando maggiormente le delicate labbra carnose, socchiuse e inarcate in un accenno di un sorriso. 

“Sto bene.” Gli rispose con calma. “Grazie.” Indicò con la mano la botola ancora aperta. “Anche se… mi hai fatto prendere un bello spavento!” Lo rimproverò, chiudendola. “Allora? Come mai da queste parti?”

Chat Noir le rivolse uno sguardo allegro e malizioso. “Cosa c’è? Per caso ti sei stufata dei nostri incontri?” Si avvicinò pericolosamente al volto di lei per stuzzicarla. 

“No, no.” Ammise la ragazza, muovendo velocemente le braccia e allontanando il corpo del ragazzo dal suo. “Ma riconosco quello sguardo… tu vuoi qualcosa.” Lo guardò di sottecchi.

L’eroe parigino fece finta di doverci pensare un po’ su, toccandosi ripetutamente il mento con l’indice. “Mh, qualcosa…”

“Chat Noir…”

Principessa…” sussurrò con voce roca, sedendosi sulla ringhiera. “Hai una brutta considerazione di me…” si girò la coda attorno al braccio per poi snodarla subito.

Le iridi azzurre di Marinette lo fulminarono, raffreddandosi e irrigidendo i delicati lineamenti delle sue palpebre gentili. “Chat Noir…” ripeté, incrociando le braccia al petto e osservando il ragazzo voltarsi verso la luna piena. “Non usare questo gioco con me. Lo sai che non funziona. Allora… cosa vuoi?”

 

L’eroe non rispose. Se ne stava seduto sulla ringhiera con aria assorta verso il cielo. I suoi capelli biondi riflettevano perfettamente la luce argentea della luna, schiarendoli e attraversandoli delicatamente, ciocca per ciocca, come tante spille. Marinette si strinse nella sua felpa che copriva il pigiama, avvicinandosi alla figura scura di qualche passo e allungando istintivamente una mano verso la nera schiena contratta. I suoi occhi caddero nuovamente sull’irresistibile chioma bionda, attratta irrefrenabilmente da alcuni ciuffi più lunghi che gli sfioravano la nuca. La coda del ragazzo si mosse rapidamente, catturando per un istante l’attenzione della ragazza, che si bloccò con il braccio a qualche centimetro da lui, mentre quella dondolava impaziente tra di loro.

Il ragazzo inspirò rumorosamente un po’ d’aria. “C’è qualcosa che ti turba, Marinette?”

Lei sgranò gli occhi. “No.”

“Menti. Anche io ti conosco.”

“Va bene…” sospirò. “Domani ho un esame.”

Chat Noir si voltò per metà, mostrando il suo impeccabile profilo contornato e risaltato dalla luce argentea, che evidenziava il contrasto tra l’oscura maschera e i ciuffi chiari sulla fronte. L’occhio verde l’osservava intensamente, come a volerla penetrare attraverso il suo stesso sguardo, scavare fin dentro la sua anima e risalire a galla una volta ottenuto ciò che desiderava. Era un occhio guardingo, buono, ma fin troppo scintillante e infiammato da celestiali sfumature bianche, che si univano al suo naturale verde acceso, perforandola come se lei fosse un semplice palloncino. “Sicura?”

Marinette ruppe il forte legame tra i loro sguardi, abbassando il volto verso il pavimento del balcone per annuire e arrossire leggermente. “Cosa mi sta succedendo?”, si chiese mentalmente, “Cos’ho stasera? È l’esame? Ho studiato troppo? È colpa della luna piena? Mh, no. Lei non c’entra nulla… credo. Sì, è colpa dello studio. Decisamente. Ho le guance che bruciano come due fiamme perché ho passato troppo tempo sui libri.” 

Lo sguardo di Chat Noir era fisso su di lei e Marinette capì perfettamente come si potessero sentire degli spiedini sul fuoco se fossero stati animati, nel'essere arrotolati ripetutamente fino a quando non erano ben bruciati. Si immaginò di essere una di loro, mentre percepiva i polpastrelli delle mani e dei piedi farsi più ardenti. Il ragazzo fece una piroetta su se stesso per sedersi a gambe incrociate sulla ringhiera, voltandosi completamente verso di lei. L’oscurità investì improvvisamente il suo corpo. Fu come se il suo costume si riempì istantaneamente di ombre, attirando a sé tutto il buio del balcone e rifiutando la luce argentea. Solo i capelli continuavano a regalargli un’aurea angelica e benevola, mentre gli occhi felini, furbi e scaltri, la risucchiavano in un infinito abisso di puro verde luminoso, splendendo nel mare nero della sua stessa ombra. “Io sono venuto perché avevo voglia di un croissant” i suoi denti bianchi brillavano come stelle nella notte più scura. “E… tu? Ora mi dici la verità?”

“Lo sto facendo!” Sbottò lei, sbattendo involontariamente i piedi a terra. “Cos’ha? Cosa gli è preso? Perché questa sera è così… così… curioso e… diverso? Fino ad una settimana fa ci divertivamo… e adesso? La fame gli fa funzionare i due neuroni che ha in testa?”

Con un salto agile e furtivo, Chat Noir scese dalla ringhiera di ferro e cadde a pochi centimetri dal suo volto spolverato da un leggero rosso. Sul viso del ragazzo c’era un sorriso beffardo e malizioso. “Va bene.” Fece spallucce e con calma la superò, andando a sollevare la botola quadrata. “Se domani hai un esame… tanto meglio andare a dormire.” Le sorrise gentilmente. 

Marinette sentì un brivido caldo percorrerle rapidamente tutta la schiena, causandole diversa pelle d’oca nella maggior parte del corpo e raffreddandole le vene delle mani e delle gambe. “V- vuoi… entrare?”

“Sì” il ragazzo le rivolse uno sguardo interrogativo. “Non è la prima volta che tu…”

“Sì, sì, sì!” Esclamò goffamente la ragazza, correndo verso la botola aperta e tentando di nascondere il suo improvviso imbarazzo privo di senso. “Ugh. Sul serio, cos’ha Chat Noir?”, si richiese mentalmente, “Questo suo strano atteggiamento, mi… destabilizza. È più… intenso rispetto alle scorse volte ed io… uhh, non so come comportarmi… non so cosa sta succedendo a me! Cosa intendeva con ‘verità’? Cosa vuole da me?” Si morse il labbro inferiore, mentre si toglieva la felpa e osservava la figura felina entrare nella sua camera attraverso lo specchio appeso al muro. “Perché reagisco così…? Lui ha ragione. Non è la prima volta che entra nella mia stanza. Eppure… sembra diverso… lo vedo diversamente… mi pare quasi… che lui… sia… intrigante.”, premette maggiormente le labbra l’una contro l’altra. “È vero che… nelle ultime settimane… notavo alcuni suoi comportamenti farsi più… importanti. Aveva sempre un buon pretesto per baciarmi il dorso della mano, mi scompigliava i capelli e poi me li accarezzava oppure mi abbracciava prima di andarsene. Piccoli gestiti che ho sempre ricondotto al carattere affettuoso e premuroso di Chat Noir… è come se lui si stesse svegliando da un lungo sogno… o sono io a viverlo? E se… invece… lui provasse…”, Si guardò dritta negli occhi nel riflesso davanti a sé. “No. No, Marinette. No.”, ingoiò rumorosamente un po’ di saliva, lasciando campo libero ad una nuova vocina che fino a quel momento aveva tenuto in silenzio in un angolo nascosto del suo cuore, “Ma perché no?”. 

“Hey. Stai bene?” L’eroe parigino l’osservò attraverso lo specchio. 

“No.”, pensò, sospirando e tentando di ricuperare un po’ di sicurezza per far azzittire la nuova vocina maliziosa e curiosa della sua testa. “No, Marinette. Non cedere. Non è possibile. È letteralmente impossibile. Lui è il tuo migliore amico… Adrien è il tuo vero amore!”. 

“Per il croissant passerò un’altra volta… se per te va bene.” Chat Noir fece qualche passo incerto verso di lei.

“Adrien. Adrien. Adrien.”, si ripeté mentalmente come un mantra, focalizzando completamente la vista sulle sue iridi azzurre come il mare e non accorgendosi della nera figura felina che si avvicinava quattamente alla sua schiena. 

 

Chat Noir camminava lentamente. “Principessa…” sussurrò fievolmente, posando una mano sulla spalla di lei. “Sei veramente stanca.” Puntò il suo sguardo in quello della ragazza accanto a lui e notò un sottile velo avvolgere le sue palpebre dalla forma delicata e fine. Le sue iridi tremavano leggermente, mostrando infinite tonalità di azzurro, da quello più chiaro che combaciava e si mescolava con quello più scuro simile alla notte. Era come se dentro di lei si stesse battendo una furiosa tempesta marittima, in cui onde anomale si sovrastavano e si scontravano violentemente, non lasciandola in pace. Eppure c’era una piccola e fioca luce, sulla punta più interna dell’occhio, che schiariva le sue tenebre, come un faro in un burrascoso mare agitato. Chat Noir si aggrappò a quella lieve luminosità e, sfiorando il tessuto caldo del suo pigiama, accarezzò delicatamente alcune lunghe ciocche nere per farla tranquillizzare. I suoi occhi verdi si allontanarono da quelli azzurri solo per un fugace momento, poco prima di scorgere un chiarore rassicurante, caldo e morbido che si espandeva lentamente, abbracciando le sue iridi e dissolvendosi nel suo animo. Vide le spalle di Marinette abbassarsi e così anche ogni muscolo in tensione del suo collo e del viso. Chat Noir continuava a far scorrere le sue dita affilate tra i lunghi capelli soffici e profumati della ragazza, mentre lei socchiudeva appena le palpebre per abbandonarsi al suo tocco grazioso e delicato. “Vieni.” Le bisbigliò, facendo scendere la sua mano e unirla a quella di lei per accompagnarla verso il suo letto. L’aiutò a sistemarsi e a rilassarsi sotto le lenzuola, rassettando velocemente i cuscini e rimboccandole le coperte.

Sul volto della giovane giaceva un sereno e affettuoso sorriso. “Grazie.” Disse con voce calma. 

Chat Noir era seduto accanto a lei con le braccia afflosciate sul ventre e con la schiena ben dritta, pronto e attento a qualsiasi evenienza. “Domani sarai bravissima” l’incitò sottovoce. “Non conosco nessuno straordinario quanto te.” Ammise, addolcendo il suo sguardo felino accompagnato da un tenero sorriso.

Gli occhi della ragazza si serrarono per guardarlo meglio. “Mh… e Ladybug?” 

“Anche…” confessò, abbassando appena le spalle e curvandosi un poco in avanti. “Lei è strepitosa e l’ammiro tanto” prese un po’ d’aria per dare pausa al suo discorso. “Ma lei… non è te” le rivolse un altro sorriso più accentuato, mentre le dita delle sue mani cominciavano inaspettatamente a formicolargli. “Tu riesci ad essere una supereroina ogni giorno, senza alcun potere dalla tua parte. Tu sei migliore di me e di Ladybug. Sei incredibile… sei speciale, Marinette.”

“Chat…”

“No…” la fermò. “Ora devi dormire” si alzò in piedi per andarsene. “Puoi stare tranquilla per domani” si cinse in avanti per accenderle l’abat-jour e spegnere le altre luci della sua camera. “Sono sicuro che ce la farai.” Le regalò un simpatico occhiolino. “Ho molta fiducia in te.” Prese il suo bastone argento ed era pronto per andarsene, ma qualcosa lo fermò. Abbassò il suo sguardo e sentì il suo cuore perdere un battito, percependo dentro al petto un forte tonfo vuoto. Le sottili dita di Marinette si erano intrecciate perfettamente attorno alle sue. La calda e fioca luce dell’abat-jour si rifletteva negli occhi da cerbiatta della ragazza, brillando come tante piccole lucciole nel suo sguardo lucido, spolverato da una significativa e sincera speranza.

“Rimani.” Gli disse con voce calda.

“Principessa…”

“Ti prego.”

Con il cuore che pulsava impazzito come un tamburo contro il suo petto, il ragazzo acconsentì e si lasciò trasportare dalla dolce e profumata mano di Marinette ad allungarsi accanto al suo corpo sopra le coperte. 

“Principessa…” sussurrò con voce tremendamente affettuosa. “Hai bisogno del tuo cavaliere per addormentarti?”

Marinette arricciò scherzosamente la punta del suo naso. “Io non ho bisogno del cavaliere. Me la cavo perfettamente da sola.” confessò orgogliosamente.

L’eroe parigino inarcò maliziosamente un sopracciglio, sporgendosi maggiormente in avanti con il volto, ma fu subito respinto dalla ragazza che, nonostante le sue guance fossero diventate di un rosso splendente, lo rimandò indietro, spingendolo con un dito sulla punta del naso. “E dimmi, mia principessa,” il suo tono divenne pericolosamente basso “rifiuteresti la mano anche di un innocente gattino nero?”

“Innocente?” Ripeté lei, sogghignando tra sé. 

“Certo!” Esclamò gioiosamente lui, allargando spontaneamente il suo braccio per farlo cadere nell’altra parte vuota del letto e poter abbracciare la ragazza dalla risata melodiosa.

Gli occhi azzurri si socchiusero appena, regalandogli un dolce sguardo velato da una miriade di nuovi e vecchi sentimenti, mescolati e avvinghiati tra loro sotto la luce calda dell’abat-jour e quella accogliente della luna, che faceva capolino nel letto dalla circolare finestra della camera. “Avrò sempre bisogno di te, Chat Noir.” Confessò, accarezzandogli una ciocca bionda.

Il ragazzo strisciò istintivamente verso il basso per accoccolarsi tra il petto e la pancia della ragazza, avvolti tra le soffici e morbide lenzuola del letto, ricreando il vibrante suono tranquillizzante delle fusa di un vero gatto. Sollevò il suo sguardo curioso e affettuoso per incontrare nuovamente quello indecifrabile di lei.

“Ti prego…” continuò lei, mentre le sue dita si affusolavano e ruotavano delicatamente nei suoi capelli “Sta’ attento… quando combatti contro i cattivi, io… io ho paura che… non voglio che ti accada qualcosa” sospirò “Hai sacrificato così tante volte la tua vita per Ladybug…”

“Perché mi fido ciecamente di lei. Siamo l’uno la spalla dell’altra. Deve essere così.”

“Chat… Noir…” bisbigliò lei. “Io tengo a te e non voglio…”

 

Le parole le morirono in bocca, non appena un nero dito affilato le premette duramente contro le labbra, facendola perdere il filo del suo discorso e un paio di respiri.

“Marinette, non ti devi preoccupare” le sue iridi verdi si strinsero, le sue lunghe pupille si allargarono, creandole inaspettatamente dei leggeri brividi sul volto “Io ci sarò sempre… per te.” Si avvicinò appena, sollevandosi un poco con il busto, e sfiorò dolcemente una sua guancia calda. “Veglierò sempre su di te, mia principessa.”

La gola divenne improvvisamente arida e secca, il respiro si era fatto più affannoso e lento, la bocca era asciutta e il suo cuore… pulsava velocemente, come un treno in corsa. La luce argentea della luna risplendeva perfettamente sulle ciocche bionde e sugli occhi terribilmente profondi e penetranti del ragazzo. Sentì lo stomaco accartocciarsi su se stesso, una sensazione di vuoto farsi largo nel suo ventre e un forte fuoco divampare ferocemente nel resto del suo corpo. Espirò con fatica un po’ d’aria dalla bocca, mentre le dita di Chat Noir si addentravano furtivamente tra i suoi capelli e il suo volto si avvicinava pericolosamente al suo. Buttò fuori un’altra manciata d’ossigeno caldo dalla gola. D’un tratto si trovò a navigare in un oceano verde smeraldo, calmo e al tempo stesso agitato e inquieto, sempre più vicino, sempre più vorace, inglobandola tra le sue alte e buone onde. Socchiuse involontariamente le labbra, causando maggior aridità alla sua bocca, che desiderava ardentemente di essere bagnata e nutrita da un sorso d’acqua. La sua mente era un cumulo indefinito di nuvole bianche che viaggiavano lentamente, oscurando e comprendo i suoi pensieri più razionali e decisi. Si sentiva leggera come una piuma, come se d’incanto il suo letto si fosse trasformato in vapore caldo e umido e il suo corpo in un soffio d’aria fresca elettrizzante. Percepiva le fusa del ragazzo, udendole come un sottile e innocuo sottofondo. Lo sguardo felino si aggrappava sempre di più al suo, accovacciandosi lentamente con il volto verso le sue labbra improvvisamente screpolate e secche. Marinette socchiuse i suoi occhi, notando un vortice di emozioni che balenavano superficialmente nel verde delle palpebre del ragazzo e che venivano risucchiate dal profondo nero delle sue pupille. La bocca di Chat Noir si aprì lentamente, mostrando i suoi evidenti canini leggermente appuntiti, brillanti come due diamanti che riflettevano la luce bianca della luna, splendenti come stelle nell’oscuro universo, maliziosi e accattivanti come quelli citati nei tanti libri di fantasia letti. Con rapidità, lui tirò fuori la sua lingua per muoverla agilmente tra i suoi denti, leccando ogni loro contorno e bagnando le sue labbra tenebrose. Un lungo ed intimo brivido elettrizzante le percorse tutto il corpo, percuotendola e buttandola violentemente di nuovo contro la morbida superficie del suo materasso per poi riprendere a volare tra le nuvole soffici abbracciate dalla luna.

 

I suoi occhi azzurri lo penetravano fin dentro l’anima, rendendolo instabile e insicuro come poche volte si era sentito con addosso il suo costume da gatto. Le sue iridi cristalline, piene della luce lunare, trasparivano una sensazione attraente e suadente che gli regalavano intensi fremiti di piacere per tutto il corpo, partendo dalla nuca fino ad arrivare alla punta della sua coda, che si muoveva velocemente da una parte all’altra dietro la sua schiena per non farsi notare. A causa dei suoi poteri, percepiva chiaramente sulla pelle l’aria calda che alleggiava fra di loro, il sensibile e accogliente calore irradiato dal volto rosato della ragazza e dal suo affannoso e profondo respiro contro le sue labbra, procurandogli una dolce secchezza. Il petto tremava freneticamente e involontariamente contro le lenzuola a ritmo dei battiti sempre più forti e rapidi del suo cuore, mescolandosi ed unendosi alle sue naturali e irrefrenabili fusa, che solleticavano i loro ventri separati esclusivamente dalle coperte, udendosi maggiormente ad ogni suo tocco approfondito nei capelli neri di Marinette. Le sue dita scesero sulla nuca e sul caldo collo di lei per afferrarlo delicatamente, stando molto attento a non farle del male con le sue unghie affilate da gatto. Si sporse ancora di più in avanti e, nel farlo, dovette premere un poco la sua mano contro la pelle morbida di lei. Il suo sguardo cadde istintivamente sulla bocca di Marinette, che schiuse maggiormente le sue labbra con rapido e naturale riflesso. Spinto da una sincera preoccupazione, i suoi occhi percorsero rapidamente il viso della ragazza per assicurarsi che stesse bene. I suoi occhi camminarono agiatamente e silenziosamente come un gatto lungo la sua gola, la sua bocca ancora ben aperta, le sue guance tinteggiante dal contrasto del rosso della sua pelle e dell’argento della luce lunare, il suo naso aquilino e il suo sguardo appannato e intenso. Le sue iridi azzurre lo stavano divorando come mai avevano fatto, come mai era capitato prima d’allora. Erano cambiate, erano diverse dalle altre volte. Erano più lucenti, limpide e ipnotiche. Bramavano qualcosa. Imprigionavano graziosamente tra le loro sfumature argentee un folle desiderio intimo e segreto, celato dietro le sue espressioni innocenti e mature, ombreggiate da un velo elettrizzante, fine e incontrollabile. Una tempesta d’acqua infuriava nei suoi occhi, dove le onde azzurre si scagliavano furiosamente contro il cielo grigio, donato dalle tonalità grigie e bianche mescolate armoniosamente con quelle naturali azzurre. Quell’irascibile e melodioso paesaggio incorniciato nello sguardo annebbiato di Marinette lo tentava, lo invitava, lo chiamava a sé con soavi grida silenziose.

 

Marinette si sentiva come in una bolla, che dal fondo dell’oceano, galleggiava lentamente verso la superficie ondeggiante, indirizzata verso l’aria fresca e umida pregna di salsedine. Aveva la bocca aperta e arida, mentre il volto oscuro, contornato d’argento, di Chat Noir si avvicinava pericolosamente e le sue dita appuntite si rilassavano contro il suo collo. Tante piccole fiamme dirompenti giocavano sulla sua pelle, divampando e ardendo maggiormente dove incontravano e si scontravano con il tocco leggero e lieve del ragazzo. Il suo sguardo velato e tremante seguì lentamente il movimento incerto e traballante di Chat Noir che, con una nuova fragilità apparente e accennata, si approssimò verso una sua gota, sfiorando delicatamente la sua pelle bollente e fiammeggiante per accostarsi al suo orecchio. Percepì il suo gesto come un soffio d’aria calda, morbida e rilassante sul viso. Per un istante si sentì nuovamente immersa in un’apnea piacevole, mentre le dita del ragazzo salivano dalla sua gola all’altra guancia libera e la campanella oro del vestito nero da gatto risuonava dolcemente tra di loro.

“Mia principessa…” le sussurrò all’orecchio con voce bassa e accogliente “Buonanotte.”

Marinette sussultò appena sul proprio posto, sgranando improvvisamente lo sguardo, come se si stessa destando violentemente da un lungo e incantevole sogno fatto ad occhi aperti. L’alito caldo di Chat Noir contro il lobo freddo del suo orecchio creava in lei infiniti brividi indescrivibili, voraci e penetranti fin dentro le ossa. Spostò lentamente il suo volto leggermente verso di lui per incontrare nuovamente il suo sguardo accattivante, malizioso e benevolo, ma l’eroe parigino saltò furtivamente verso la botola e abilmente l’aprì. La luce della luna entrò bruscamente nella camera, illuminando tutto ciò che era abbracciato dal buio e creando una scia luminosa dritta al suo letto. Solo l’ombra ben delineata di Chat Noir discordava nell’alone argenteo e angelico che brillava sulla sua coperta rosa. La coda del ragazzo roteò su se stessa e si sollevò agilmente, puntando maliziosamente verso i capelli biondi. Chat Noir si voltò di lato, mostrando solo una parte del suo viso illuminato dalla luna, racchiuso in un sorriso furbo e scaltro. L’occhio sinistro l’osservava attentamente, immerso in una tenebrosa oscurità splendente e brillante di un verde acceso e di un pungente argento. 

“Non mi hai detto tutta la verità” le ribadì con tono provocatorio e ammaliante “Tornerò, mia principessa, e all’ora me la dirai” piegò maggiormente il suo sorriso verso l’alto, quasi a formare un ghigno malizioso “I tuoi occhi non riescono a mentire con me.” E con un rapido e felino salto volò via, chiudendo la botola dietro di sé con la coda e lasciando che un ultimo suono melodioso della sua campanella echeggiasse per tutta la camera di Marinette.

Spazio Autrice:

Salve lettrici e lettori!✨ 
Sono jomonet 🌻
È la prima volta che scrivo in questo fandom e di questi due ragazzi pasticcioni, dolci, ma complicati lol 
Ho voluto partecipare al mese dedicato ad una delle mie coppie preferite del famoso "love square" e spero con tutto il cuore che vi abbia lasciato un po' di spensieretezza e serenità! La tematica del giorno era "Moonlight", perciò ho cercato di immaginarmi una situazione diversa, più matura e sentimentale tra i due protagnoisti, tutto ovviamente benedetto dalla luce argentea della luna. Amo i MariChat, nonostante per ora siano la coppia più impossibile! lol
Se vi va, lasciatemi un vostro pensiero e io vi risponderò con molto piacere. 🥰
Grazie immensamente per aver letto e per aver dedicato un po' del vostro tempo alla mia piccola storia! ❤️
Baci,

jomonet

 

   
 
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: jomonet